domenica 5 luglio 2009

Alla ricerca del "Regno dei Cieli"

E’ oramai certo, dopo diverse considerazioni anche autorevoli sull’argomento, che Gesù non fosse propriamente povero, in quanto figlio di un artigiano che svolgeva un’attività molto richiesta (falegname) a quell’epoca.
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Vestiva infatti con una lunga tunica di velluto bianca, e non di stracci o di cenci.
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Questo stato di cose pare sia diventato un cavallo di battaglia per coloro che difendono lo stile di vita del clero in generale, che non sembra essere privo di alcuna prerogativa legata al superfluo e al non necessario, e del Papa più in particolare, che di tale status ne interpreta il ruolo di esempio da seguire.
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I paladini difensori delle aristocrazie clericali considerano infatti che Gesù non ha mai affermato che bisogna vestirsi male, o vivere di stenti, per meritarsi il Regno dei Cieli, per cui sarebbe eticamente e moralmente legittimo continuare ad avvalersi delle prestazioni delle sartorie Vaticane e di tutte e agevolazioni possibili, rimanendo in clima di santità.
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Non bisogna quindi pensare che le vesti talari bianche in fresco lana, o i mocassini di marocchino rosso, o le mozzette in seta marezzata rossa, insieme agli zucchetti o alle fasce bianche con ricamati gli stemmi del Pontefice, possano in qualche modo allontanare dai Vescovi, dai Cardinali, o dal Santo Padre quel mistico alone di umiltà, quella assonanza di intenti tra medesimi figli di uno stesso Dio, quasi in odore di povertà, prescelti dal Signore, che accomuna in un medesimo percorso di vita pastorali le genti cristiane.
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Poco deve importare, da un punto di vista etico religioso, se nel Darfur i bambini, e non solo, muoiono di fame, perché l’importante è che non si avveri la stessa situazione in Vaticano, quando nei sontuosi banchetti alla “tavola del Padre”, i grassi e rubicondi visi dei Vescovi e dei Cardinali, infervorati da enfasi di benevolenza, dichiarano la loro repulsione per tali ingiustizie.
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Ma già, è pur vero che non è necessario essere messi alla prova subendo e patendo le stesse disgrazie dei confratelli, per meritare il Paradiso, anzi sicuramente qualche bel vestito damascato, ricamato, o cucito su misura in morbido velluto, aiuterà senza dubbio a sorvolare sull’argomento.
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Poco importa, da un punto di vista economico, se la Banca Vaticana, lo Ior, oppure l’organismo finanziario che risponde al nome di Opus Dei, sarebbero in grado di arginare la moria giornaliera di esseri umani, solamente con un minimo atto di impegno, applicando le numerose risorse a loro disposizione.
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Mi risulta però che mentre da anni le Sartorie Vaticane vengono regolarmente pagate, così come tutti i benefici correlati a favore degli alti prelati, per contro da altrettanti anni, continua lo stillicidio di vite umane che vengono stroncate in ininterrotti genocidi e stermini di massa.
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Con l’interlocuzione evangelica“Beati i poveri” non si deve intendere che la Beatitudine Celeste sarà appannaggio dei più poveri, in senso materiale, ma dei poveri di spirito, cioè di coloro che non sapranno abbassare il loro tenore di vita, a favore dei più sfortunati.
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Non è quindi necessario essere dei reietti della società per poter varcare la soglia del Paradiso, non importa essere storpi o ciechi, o disadattati e respinti da tutti.
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Osanna, esultiamo fratelli, poiché i pascoli del Cielo sono aperti anche a chi gozzoviglia, a chi trae piacere dalle tentazioni terrene, lasciando che altri muoiano, chiudendo gli occhi per non vedere.
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Ce lo insegnano tutti quei grassi prelati, tra cui per inciso si nascondono innumerevoli pedofili, che come grassi verri rubicondi si immedesimano nel ruolo biblico del rappresentante terreno della divinità.
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E’ una storia già sentita, che ha il sapore antico della presunta impersonificazione del soggetto divino, interpretata dai vari attori delle diverse religioni, i profeti di turno, che rendono possibile il famoso assioma secondo cui la religione è l’oppio dei popoli.
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Esistono in Italia, o altrove, istituti scolastici gestiti dal Clero, che offrano la possibilità ai bambini di imparare gratis, o per lo meno a prezzi simbolici, in nome della fratellanza universale ?
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Ci sono asili gestiti da Suore o da Preti che raccolgano i bimbi di quelle madri che dovendo lavorare non possono non affidarsi a strutture a cui affidarli ?
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La risposta è si, esistono…peccato che costino molto di più di quelli statali, gestiti dal nostro vecchio, caro stato laico.
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Peccato che la carità sia sempre appannaggio degli altri, dei volontari, dei buoni di animo, di coloro che invece di ingrassarsi alla tavola della ipocrisia, si adoperino per un uso sociale delle risorse.
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Sia fatta la volontà del Signore, dicono gli interpreti di un fervente misticismo, forse disgiunti da una realtà che non sfugge dalla simbiosi povertà ed emarginazione, ma attaccati ad una tradizione che supera e travalica le esigenze umane, a solo beneficio di un raggiungimento spirituale di eccellenza.
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Il Clero sembra aver perso di vista l’obiettivo indicatoci da quel Gesù raccontatoci e trasmessoci da secoli, per deviare in una estrapolazione di miraggi socio politici, in una interpretazione di ruoli economico amministrativi, all’insegna di speculazioni sulla vita stessa dei seguaci, nell’ottica di una gerarchica riconversione strutturale, e di una gestione lobbystica delle varie correnti.
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Viene quasi da pensare che dopo secoli di antagonismo, si siano incontrate, il Clero, con il suo Opus Dei, e le Maggiori Logge Massoniche, e che stiano configurando un Nuovo ordine Mondiale, in cui ci sia spazio solo per gli interessi.
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A che pro, quindi interessarsi del Darfur..?
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Perché provvedere a tutti quei bambini che oramai hanno solo gli occhi per piangere…?
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Il Regno di Dio non è per tutti, questo ormai si evince da secoli di esempi.
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In nome di Cristo siamo andati in Terrasanta con le Crociate, in cui ferventi Crociati hanno dato il meglio di sé, stuprando e uccidendo, in nome di un Dio superiore.
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Poi nel Medio Evo c‘è stata la Santa Inquisizione, durante la quale il Clero si è appropriato degli averi, oltre che della vita, di tutti coloro che non erano sufficientemente integrati in un sistema di sottomissione totale.
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Ora c’è una forma più subdola di sopraffazione da parte del Clero, che non ha bisogno di camere di tortura, ma solamente di organismi finanziari capaci di monopolizzare risorse che andrebbero distribuite in nome di quella universalità, che ci accomuna come figli di Dio.
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Ecco perché il Papa non si occupa del Darfur, perché rappresenta solamente un aspetto di una questione più generale, che riguarda la globalizzazione anche delle vite umane.
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Fa tutto parte di un disegno, occulto, e forse inconscio nella sua crescita inarrestabile, che rappresenta l’evoluzione di una società basata sul profitto individuale, in cui non c’è spazio per i deboli e gli emarginati.
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Ecco perché le sartorie Vaticane proseguiranno nelle loro commesse milionarie, a lungo, in un mistico fervore cardinalizio atto all’imporporazione progressiva dei grassi prelati di turno.
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Dissenso
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