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I problemi personali possono essere affrontati quindi, da coloro che metabolizzano una assuefazione diretta a catalizzare i contenuti divini e spirituali, in maniera direttamente proporzionale alla dipendenza psicologica da ciò.
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“La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. E’ l’oppio dei popoli.”
Più comunemente questo assioma ha trovato fama nell’elaborato :
“La religione è l’oppio dei popoli.”
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Nel corso dei secoli l’interpretazione umana ha potuto e dovuto focalizzare l’attenzione sulla costruzione di strutture, non solo simboliche, che amalgamando le coscienze potessero universalizzare il pluralismo delle filosofie mondiali.
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Le masse che orbitano intorno alle sfere di influenza, di chiese, moschee,sinagoghe, monasteri, templi o cattedrali, sono oggetto di condizionamento e di manipolazione, di instradamento verso una specifica caratterizzazione sociale.
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Nascono quindi i pastori di anime, i santoni, gli ayatollah, i monaci, i manager dell’azienda religiosa di turno.
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In rappresentanza di questi movimenti si ergono come leader i carismatici esponenti posti alla guida delle strutture globali.
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La sinergia espressa tra il controllo delle enormi masse di persone e il rapporto costo/beneficio dettato dalle risultanze materiali delle varie gestioni delle strutture di appartenenza, ha evidenziato una miriade di ‘complicanze’ e di deviazioni da quello che in origine era un percorso di sviluppo culturale, filosofico, religioso.
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I parametri di riferimento hanno visto convergere infatti una serie di palesi evidenziazioni verso problematiche diverse, che sono oramai divenute una costante fissa in qualsivoglia religione ufficiale.
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Mi riferisco in particolare alla necessità di una sempre maggiore esigenza di elaborazioni economico-finanziarie, alla ricerca di alleanze politiche finalizzate ad una crescente necessità di espansione sociale, economica, e alla fruizione di benefici reciproci.
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La gestione di organismi complessi comporta però, come deviazione, la deriva verso organizzazioni che garantiscono una gestione ottimale delle risorse economiche.
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Da questa situazione si diramano come conseguenza varie emanazioni del potere finanziario, sociale, religioso, dirette alla ricerca di collaborazioni eticamente discutibili.

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Nel capitolo quattro (Il ministero della paura) emergono pesanti responsabilità e collusioni tra Roberto Calvi, l’ex presidente del consiglio Giulio Andreotti, e l’arcivescovo Paul Marcinkus capo dello IOR, nonché il coinvolgimento dell’Opus Dei.
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L’atteggiamento spregiudicato e immorale tenuto durante la gestione economica dai collaboratori del Papa, non è dissimile da quello altrettanto disinvolto e cinico dimostrato dalle altre chiese elitarie.
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Possiamo assistere, in questo panorama dai contorni mistici ad una ben più cruda realtà, che passa attraverso collusioni tra terrorismo e moschee, interpretando soggettivamente i versetti coranici in nome di una cruenta guerra santa contro gli ‘infedeli’.
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Anche in questo caso spesso i capitali trasmutano attraverso canali privilegiati, sconfinando dai sentieri della legalità verso territori proibiti, accogliendo lungo il percorso le proposte di investimento in armi ed esplosovi.
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L’importante è fare proseliti, raggiungere e superare obiettivi, consolidare, egemonizzare…in un crescendo che non avrà mai fine…fino a quando le coscienze non si risveglieranno.
Quando ciò accadrà, la religione non sarà più l’oppio dei popoli…chissà…forse l’oppio sarà la droga delle religioni.
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Dissenso
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