domenica 11 aprile 2010

IL GRANDE TERRORE

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Il rimedio, inventato da Lenin e da Trochij, la soppressione generale della democrazia, è peggiore del male che si supponeva dovesse curare.”

Questa citazione di Rosa Luxemburg appare nell’introduzione di un opera letteraria che rappresenta molto chiaramente ed obiettivamente quello che fu l’universo concentrazionario sovietico, su base storiografica, scritta estrapolando dati incontrovertibili desunti da documenti e testimonianze.

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La lettura richiede attenzione ed impegno, non solo per la corposità del libro, che consta di ben 780 pagine, ma anche perché ogni paragrafo è rivelatore di essenze storiche, di estrapolazioni crude e agghiaccianti nelle loro semplici verità, e di analisi eviscerate metodicamente da un intriso di piccoli e grandi particolari.
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Mi riferisco a : Il grande Terrore, scritto da Robert Conquest, uno dei più autorevoli studiosi del periodo staliniano e più in generale della storia politica dell’Unione Sovietica.
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Dopo la caduta del muro di Berlino, Conquest potè accedere agli archivi degli ex segreti sovietici, e consultare files fino a quel momento top secret.
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La concatenazione dei ragionamenti analitici è fluida e avvincente e permette di estrinsecare sintesi soggettivamente caratterizzate da una trasposizione assimilabile in chiave oggettiva, grazie ad una prerogativa di sviluppo delle tematiche universalizzata e storicamente obiettiva.

Conquest ha compiuto un lavoro titanico, regalandoci un’opera ineguagliabile, mai fatta prima da nessun altro autore, o per lo meno non con queste caratteristiche.

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L’approfondimento sistematico non lascia spazio a congetture, ma si basa sull’accertamento dei dati, regalandoci una visione incontrovertibile e completamente affidabile di quanto preso in esame.
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Da tali presupposti emerge un lavoro molto importante che si pone come pietra miliare nell’approfondimento di uno dei periodi storici, quello stalinista in Unione Sovietica, più controverso e meno conosciuto.
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Ora finalmente possiamo identificare i responsabili dei genocidi di intere etnie, vedendoli emergere come personaggi di spicco nella fitta schiera dei seguaci del culto della personalità di Stalin.
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Ogni singola attribuzione è canonizzata da miriadi di tasselli che, uniti, compongono un gigantesco puzzle, fatto di orrore e di milioni di morti.

Il sangue delle vittime è l’elemento comune che trascende da ogni considerazione politica o da qualsiasi logica, ponendosi come sintomatica orribile caratteristica di un sistema di potere che per anni ha calpestato e triturato generazioni intere di persone, su scala etnica, sociale, politica, religiosa, o anche per opportunità contingenti.

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I limiti dello sterminio hanno travalicato i confini sovietici, registrando una espansione a 360 gradi in ogni angolo del pianeta e lasciando i segni indelebili del suo passaggio.

Emerge che fin dalla Rivoluzione d’ottobre del 1917 l’idea della sollevazione non era affatto estesa a livello “popolare”, ma prerogativa quasi esclusiva di un limitato numero di Guardie Rosse e di un gruppo più numeroso di soldati bolscevizzati.
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Dai rapporti del Comitato Centrale Bolscevico infatti si evince che le masse apparivano sconcertate nel ricevere i continui appelli ad una rivoluzione.
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Infatti, la conquista del potere fu, in realtà, un’operazione quasi puramente militare, mentre nella guerra civile che seguì, poche migliaia di “compagni” determinati e consapevoli della prospettiva di un loro totale annientamento in caso di insuccesso, si imposero alla Russia.

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Dopo la conquista del potere si rese necessario consolidare un regime di circostanze che ne favorissero la stabilità.
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Lenin cercò quindi di instaurare un sistema di industrializzazione d’urto, riuscendovi, e conseguendo un successo nel campo economico.
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Fu però un risultato effimero, effetto della mancata armonica organizzazione, in quanto richiesto come sforzo sovrumano di rincorsa del massimo rendimento, spronati da mito e da coercizione, anziché da razionalità e cooperazione.
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Fu applicato il “cottimo” in base alle norme, uno strumento per sfruttare i lavoratori, anche nei decenni successivi.
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Si applicarono pene detentive per le violazioni sulla disciplina del lavoro.
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Fu emanato un decreto che proibiva il libero spostamento dei lavoratori, e un altro che vietava alle fabbriche di assumere persone che avessero lasciato il loro precedente posto di lavoro senza permesso.
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Venne abolito il sussidio di disoccupazione.
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Vennero altresì annunciate misure punitive contro la negligenza nel lavoro seguite da un decreto che riteneva responsabili i lavoratori per i danni arrecati agli strumenti e ai materiali.
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Il famigerato periodo del “Terrore” trova le sue origini in presupposti che iniziano fin dal 1922, allorchè Lenin, sopravvissuto ad un colpo apoplettico, iniziò a meditare sui difetti apparsi nella rivoluzione da lui stesso compiuta.
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Precedentemente, nel marzo 1921, al X° congresso del Partito, aveva già osservato :
Noi non siamo riusciti a convincere le grandi masse !
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Si era sentito obbligato a scusare la scadente qualità di molti membri del Partito dicendo :
Nessun profondo movimento popolare in tutta la storia si è verificato senza la sua parte di sozzure, senza avventurieri e furfanti, senza elementi vanagloriosi e turbolenti…
Un partito al Governo attrae inevitabilmente i carrieristi
.”
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Aveva già notato il prevalere dei rancori e dei livori personali nei comitati incaricati di epurare il Partito.
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Dopo essersi ripreso da quel primo attacco dic uore, osservava :
“Viviamo in un mare di illegalità”, “il nucleo comunista manca di cultura generale”.

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Nell’autunno, Lenin criticava la trascuratezza e il parassitismo..
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Nel suo “testamento politico” del 1921 Lenin criticava Stalin, chiarendo che era sì, dopo Trockij, il più abile leader del Comitato Centrale, ma che aveva anche concentrato, però, nelle proprie mani un enorme potere..
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Stalin si dedicò con convinzione tenace al progetto di collettivizzazione delle campagne, richiedendo ai contadini quantità sempre maggiori di grano, sottraendo loro anche quello necessario per la semina successiva, e inducendo così una terribile grande carestia, tra il 1932 e il 1933..
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La mortalità seguita all’holomodor, nome con cui viene ricordata la carestia in Ucraina, e al Terrore non fu inferiore ai 6 o 7 milioni di individui, mentre il tributo di morte tra i contadini nell’intero periodo che va dal 1930 al 1933 viene stimato pari a circa 10 milioni di persone..
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Vi sono pochi dubbi sul fatto che lo scopo principale di Stalin fosse quello di annientare la classe contadina, sterminandola insieme agli abitanti dell’Ucraina.
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Il libro si snoda poi attraverso sentieri inesplorati, in cui trovano posto i tasselli di un gigantesco puzzle che raffigura il grande tragico spettacolo messo in scena da Stalin e dalla sua congraga di pazzi criminali sanguinari.
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Si tratta dei vari processi farsa con cui Stalin fece deportare e uccidere milioni di persone, iniziando dai suoi stessi collaboratori, come Kirov,Zinov’ev, ed Enukidze all’inizio, e Bucharin, Pjatakov, Jagoda poi.
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Un capitolo interessante e rivelatore è senza dubbio quello che tratta della purga che colpì anche chi si trovava all’estero, per primo Trockij, ucciso da un sicario di Stalin attraverso il lungo braccio del Comintern (di cui Togliatti era il N° 2)..
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Il ruolo dell’italiano che in patria era chiamato “il migliore”, assume conntotati precisi dalle tinte fosche e ripugnanti..
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Il volume, che andrebbe assaporato a tratti, digerito e assimilato piano piano, dovrebbe essere riletto con uno spirito diverso da quello cui ci si avvicina la prima volta.
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La mole di dati e di rivelazioni raggiunge livelli stupefacenti e induce ad una vorace spinta di lettura allo scopo di fagocitare gli incredibili enunciati storici.

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La seconda volta, consci del contenuto e paghi della consapevolezza che nulla sia più nascosto, è possibile gustarsi una radicale e benefica osmosi tra le righe scritte nei capitoli del libro e i nostri recessi mentali avidi di conoscenza.
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Consiglierei la lettura anche nelle scuole, insieme ai testi storici sulla storia contemporanea.
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Complimenti a Robert Conquest, e grazie !.
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Dissenso
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