
6 milioni di ebrei furono torturati e uccisi, gasati e bruciati, in un crescendo di orribile ferocia, in un disegno che tendeva all’eliminazione sistematica dell’etnia ebraica dalla faccia della terra.
Il Nazismo, male assoluto, come il Comunismo, è stato la causa di queste immani stragi che hanno avvicinato il mondo intero all’orlo di un baratro che poteva essere senza ritorno, e in cui non esistono parole come “diritti umani”, “amore” o “fratellanza” .
La cieca rabbia nazista, che stravolse le menti e gli animi di intere generazioni, coinvolgendo e inglobando nella sua marcia di furore e terrore chiunque ne venisse a contatto, ha ripercorso un cammino e una ricerca di intenti, cui abbiamo già assistito, purtroppo, in passato.
Seppure con l’adozione di metodologie differenti, e forte di alibi che delegavano a presunte ragioni di parte, la Storia ci ha indicato gli stereotipi su cui si sono basati gli sterminatori che hanno preceduto gli interpreti dell’olocausto nazista.
Le ideologie di riferimento cambiano, mutano, si trasformano, ma alla base di tutto c’è sempre una insofferenza radicale verso il prossimo, che si estrinseca in un parrossismo malato, devastante, e malvagio.
Ecco che così si assiste ad un ciclico ripetersi di stragi assurde, incredibili per la loro portata e per la nefandezza ideologica che le contraddistingue.
Voglio ricordare, ad esempio, l’olocausto Armeno, di cui poco si parla, avvenuto negli anni tra la fine del XIX° e l’inizio del XX° secolo, che provocò la morte di più di due milioni di persone.
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Che dire poi dell’immane olocausto comunista, che nel secolo scorso ha prodotto 100 milioni di vittime, nelle sue varie rappresentazioni, sia in Urss che nel resto del mondo ?
Noi tutti conosciamo bene il nome “Anna Frank” oppure “Auschwitz” e un moto di orrore ci pervade al solo ricordo, ma quanti tra chi legge queste righe sa a cosa si riferisce il termine “holomodor”, oppure “kolyma” ?
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L’altissimo costo umano degli olocausti passati, e di quelli che ancora oggi insanguinano la società contemporanea, deve essere tenuto in altissima considerazione, accomunando tutte le vittime in una giornata del ricordo, che non deve essere, a mio parere, appannaggio esclusivo delle commemorazioni di aspetti parziali e delimitati della Storia.
L’dentificazione e il ricordo delle vittime della shoà, secondo me, non deve prescindere dall’abbraccio universale a tutte le altre vittime di olocausti, che finora, sono stati invece ufficialmente dimenticati.
Non c’è infatti alcuna giornata commemorativa della strage degli Armeni, o di quelle perpetrate nei lager sovietici, oppure delle stragi etniche attuate dai khmer rossi in Cambogia, in Laos, e in Vietnam, così come delle vittime che ancora oggi in Cina trovano la tortura e la morte nei tristemente famosi Laogai.
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In Italia, per ora, finalmente,si è giunti ad istituire la Giornata delle Foibe, ma tanti, anzi troppi, sono ancora i genocidi di cui non si parla neppure più, non ultimo quello che si sta consumando sotto gli occhi dell’indifferenza internazionale in Darfur, e che ha finora provocato 2,5 milioni di morti innocenti.
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Non da meno sono i dati relativi all’Ituri, una semi-sconosciuta regione della Repubblica Democratica del Congo.
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Dal 1999 ad oggi sono state sterminate decine di migliaia di persone, e centinaia di migliaia sono state costrette a trovare rifugio nei campi profughi.
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La questione etnica in Ituri riguarda principalmente due etnie, gli Hema e i Lendu, ma sono le ricchezze del sottosuolo a fomentare questa guerra completamente dimenticata della quale è impossibile persino fare stime precise sul numero delle vittime.
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In Myanmar (Birmania) il gruppo etnico dei Karen è vittima delle persecuzioni etniche del regime.
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Anche in questo caso è pressochè impossibile azzardare stime sul numero delle vittime, a causa della inaccessibilità dell'area, ma stime indipendenti parlano di oltre 130.000 vittime dall'inizio del conflitto e di oltre 1,3 milioni di sfollati.
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In Cecenia, teatro di pulizia etnica da parte delle forze di Putin, dall'inizio del conflitto sono morte circa 250.000 persone.
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In Somalia dal 1991 a oggi sono morte circa 700.000 persone (anche a causa della carestia riconducibile al conflitto)
Nel Kurdistan turco le vittime sono oltre 40.000.
Ci sono inoltre decine e decine di conflitti in tutto il mondo che ogni anno provocano centinaia di migliaia di morti, dei quali, molto spesso, non si sa niente.
Ribadisco quindi ancora una volta il concetto che è giusto ricordare quanto è accaduto al popolo ebraico nel secolo scorso, ma è altrettanto importante che questo ricordo aiuti ad aprire gli occhi sulle decine di olocausti, sia del passato che moderni, e che l’umanità intera ne assorbisse il monito, al fine di impedire il ripetersi di quelle atrocità.
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La questione etnica in Ituri riguarda principalmente due etnie, gli Hema e i Lendu, ma sono le ricchezze del sottosuolo a fomentare questa guerra completamente dimenticata della quale è impossibile persino fare stime precise sul numero delle vittime.
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In Myanmar (Birmania) il gruppo etnico dei Karen è vittima delle persecuzioni etniche del regime.
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Anche in questo caso è pressochè impossibile azzardare stime sul numero delle vittime, a causa della inaccessibilità dell'area, ma stime indipendenti parlano di oltre 130.000 vittime dall'inizio del conflitto e di oltre 1,3 milioni di sfollati.
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In Somalia dal 1991 a oggi sono morte circa 700.000 persone (anche a causa della carestia riconducibile al conflitto)
Nel Kurdistan turco le vittime sono oltre 40.000.
Ci sono inoltre decine e decine di conflitti in tutto il mondo che ogni anno provocano centinaia di migliaia di morti, dei quali, molto spesso, non si sa niente.
Ribadisco quindi ancora una volta il concetto che è giusto ricordare quanto è accaduto al popolo ebraico nel secolo scorso, ma è altrettanto importante che questo ricordo aiuti ad aprire gli occhi sulle decine di olocausti, sia del passato che moderni, e che l’umanità intera ne assorbisse il monito, al fine di impedire il ripetersi di quelle atrocità.
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Dissenso
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