Dopo la morte di Anna Politkovskaja, i giornalisti di Novaja Gazeta insieme ai figli e alla sorella della grande giornalista uccisa dai sicari di Putin, hanno raccolto una serie di suoi articoli, anche inediti, che costituiscono un documento e una testimonianza sulla storia contemporanea della Russia.
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Da questo reportage è nata la pubblicazione postuma di un libro intitolato “Per Questo”, leggendo il quale, possiamo comprendere i motivi che hanno decretato il destino di Anna Politkovskaja.
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La nota introduttiva stampata sul frontespizio del libro recita :
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“Il fronte bellico del Caucaso si dispiega nella sua torbida geografia che allinea sadiche imprese dei militari, analisi economiche del conflitto, misteriose uccisioni come quella di Aslam Maschadov.
Sui retroscena dell'attacco al Teatro Dubrovka getta luce l'eccezionale colloquio con un terrorista (agente infiltrato?) sopravvissuto.
Le trame del potere sepolte tra le rovine della scuola di Beslan si intrecciano a storie quotidiane di una Russia devastata da “guerra, razzismo e violenza come metodo decisionale”, mentre lo sguardo che da Occidente si posa sul “paese pacifico” è quello cinico, lusinghevole o distratto dei politici del momento.”
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La popolazione cecena ha subito sulla propria pelle gli sviluppi di uno strapotere Russo che voleva eliminare il “problema” ceceno con ogni mezzo, non ultimo il ricorso alla ferocia e alla spietatezza sanguinaria, rivolgendo tali attenzioni alla popolazione civile, donne e bambini compresi.
Coloro che, stanchi dei soprusi, si sono rivolti alla Corte Europea di Strasburgo, sono diventati oggetto di repressione e di intimidazione.
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Ecco la descrizione di come, abitualmente, la polizia effettuava le rappresaglie verso queste persone.
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Adam Citaev e suo fratello Arbi, hanno denunciato la Russia alla Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.
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I due fratelli, uno ingegnere e l'altro insegnante di scuola elementare vivevano a Groznyi, in Cecenia.
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Dopo vari anni di attesa, finalmente c'è stata “l'accettazione” di tale denuncia, la N° 59334/00.
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Nella delibera della Corte Europea si legge :
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"Grozny e dintorni sono il bersaglio degli attacchi su vasta scala dei militari russi."
La casa dei “Querelanti” (così vengono definiti i fratelli Citaev dai militari russi) non esiste più, per cui si sono trasferiti in quella paterna.
La rappresaglia verso la famiglia Citaev si è manifestata attraverso uno stillicidio di perquisizioni, saccheggi, e arresti.
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La nota introduttiva stampata sul frontespizio del libro recita :
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Sui retroscena dell'attacco al Teatro Dubrovka getta luce l'eccezionale colloquio con un terrorista (agente infiltrato?) sopravvissuto.
Le trame del potere sepolte tra le rovine della scuola di Beslan si intrecciano a storie quotidiane di una Russia devastata da “guerra, razzismo e violenza come metodo decisionale”, mentre lo sguardo che da Occidente si posa sul “paese pacifico” è quello cinico, lusinghevole o distratto dei politici del momento.”
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Coloro che, stanchi dei soprusi, si sono rivolti alla Corte Europea di Strasburgo, sono diventati oggetto di repressione e di intimidazione.
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Ecco la descrizione di come, abitualmente, la polizia effettuava le rappresaglie verso queste persone.
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Adam Citaev e suo fratello Arbi, hanno denunciato la Russia alla Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.
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I due fratelli, uno ingegnere e l'altro insegnante di scuola elementare vivevano a Groznyi, in Cecenia.
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Dopo vari anni di attesa, finalmente c'è stata “l'accettazione” di tale denuncia, la N° 59334/00.
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Nella delibera della Corte Europea si legge :
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"Grozny e dintorni sono il bersaglio degli attacchi su vasta scala dei militari russi."
La casa dei “Querelanti” (così vengono definiti i fratelli Citaev dai militari russi) non esiste più, per cui si sono trasferiti in quella paterna.
La rappresaglia verso la famiglia Citaev si è manifestata attraverso uno stillicidio di perquisizioni, saccheggi, e arresti.
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Sono stati sequestrati, nazi razziati, perfino il videoregistratore, il computer, la stampante, il televisore, e una stufetta.
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Adam ed Arbi sono stati arrestati, e quando il padre si è recato al comando di Polizia per sapere che ne è stato dei suoi figli è stato tratto in arresto anche lui, ufficialmente per aver violato il coprifuoco, e trattenuto per cinque giorni.
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“Li ammanettano alla sedia e li pestano a sangue... diverse parti del corpo, tra cui la punta delle dita e le orecchie, vengono usate per trasmettere scariche elettriche... torcono loro le braccia, li picchiano con manganelli di gomma e bottiglie di plastica piene di acqua, li soffocano con nastro adesivo, sacchetti di plastica e maschere antigas, li fanno attaccare dai cani o strappano loro lembi di pelle con le tenaglie...
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Al Querelante n° 1 (Arbi) infilano una maschera antigas che poi riempiono di di fumo di sigaretta...
Il Querelante n° 2 (Adam) viene portato in una stanza... dove gli intimano di confessare di essere un guerrigliero e di aver preso parte a diversi sequestri.
Quando il Querelante n° 2 si rifiuta di firmare la confessione, gli tappano la bocca con il nastro adesivo e lo picchiano sulla schiena e sui genitali, mentre qualcun altro gli pianta contro il mitra e minaccia di sparare al primo movimento..."
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Entrambi vennero poi fatti uscire bendati dicendo loro:
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“Adesso vi fuciliamo”, mentre invece furono portati al carcere di isolamento di Cernokozovo.
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“...li costringono a correre nella stanza degli interrogatori a ginocchia piegate e con le mani dietro la nuca, mentre le guardie li picchiano sulla schiena.
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Entrambi vennero poi fatti uscire bendati dicendo loro:
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“Adesso vi fuciliamo”, mentre invece furono portati al carcere di isolamento di Cernokozovo.
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“...li costringono a correre nella stanza degli interrogatori a ginocchia piegate e con le mani dietro la nuca, mentre le guardie li picchiano sulla schiena.
Nella stanza ci sono un tavolo di ferro, una sedia e un gancio alla parete... li colpiscono con calci, pugni e martellate in varie parti del corpo, soprattutto alle ginocchia;
fanno loro indossare delle camicie di forza, poi li appendono al gancio e continuano a picchiarli;
schiacciano loro le dita delle mani e dei piedi con un martello o gliele infilano nello stipite della porta;
legano loro braccia e gambe dietro la schiena...
Non consentono loro di pregare pena ulteriori percosse...”
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I Citaev ebbero comunque la fortuna di poter lasciare Cernokozovo, vivi, nell'ottobre del 2000, dopo aver subìto tutte le torture previste dagli aguzzini di Putin e dopo avere visitato tutti i gironi dell'inferno.
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Ma ne uscirono vivi.
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La sorte riservata agli attivisti che si battono per i diritti umani è costellata di arresti, torture, ancora oggi.
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Osman Boliev, era il responsabile dagestano (cittadino della Repubblica del Daghestan) per i diritti umani dell'associazione Margherita.
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Fu incarcerato e messo in isolamento nel carcere di Chasavjurt con accuse infondate, e venne torturato perchè aiutava la gente a scrivere denunce da inoltrare a Strasburgo, alla Corte Europea dei diritti dell'uomo.
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La sua testimonianza ci racconta dei pestaggi subitì e di come gli piegavano le braccia all'altzza del gomito, schiacciandole il più possibile l'una contro l'altra, così che bastasse un colpetto secco per danneggiare la colonna vertebrale.
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“Alla polizia mi saltavano sulla schiena, all'altezza del cuore, fino a farlo fermare.
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Ma ne uscirono vivi.
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La sorte riservata agli attivisti che si battono per i diritti umani è costellata di arresti, torture, ancora oggi.
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Osman Boliev, era il responsabile dagestano (cittadino della Repubblica del Daghestan) per i diritti umani dell'associazione Margherita.
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Fu incarcerato e messo in isolamento nel carcere di Chasavjurt con accuse infondate, e venne torturato perchè aiutava la gente a scrivere denunce da inoltrare a Strasburgo, alla Corte Europea dei diritti dell'uomo.
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La sua testimonianza ci racconta dei pestaggi subitì e di come gli piegavano le braccia all'altzza del gomito, schiacciandole il più possibile l'una contro l'altra, così che bastasse un colpetto secco per danneggiare la colonna vertebrale.
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“Alla polizia mi saltavano sulla schiena, all'altezza del cuore, fino a farlo fermare.
Mi rianimavano e poi ricominciavano.
Mi accusavano di essere una spia e volevano sapere per chi lavorassi.
Se non parlavo minacciavano di prendersela con i miei parenti.”
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Ogni giorno trascorso presso il carcere di isolamento era un supplizio, in quanto non ricette assistenza medica né tanto meno legale.
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Al suo avvocato la Procura ripeteva sempre la solita frase :
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“Liberarlo? Sì, così ricomincia a mandare lettere in Europa!”
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La mia riflessione, dopo la lettura delle testimonianze di Anna Politkovskaja non può non essere disgiunta da un senso di disagio e di imbarazzo per il comportamento dell'Europa di fronte alla “questione” cecena.
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Il totale disinteresse verso la sorte della popolazione civile cecena, costretta a subire violenze, torture, stupri, e uccisioni, è pari solo alla solerzia con cui i paesi occidentali si sono profusi in tempestivi interventi “umanitari” in tutti i luoghi in cui era presente, con imperiosa rilevanza, sua maestà IL PETROLIO.
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Ecco che allora l'Occidente intero si schierò indignato a favore del popolo del Kuwait, così come di quello iracheno, o libico, compiendo tutti i passi necessari a fermare questo o quel dittatore, mentre nel mondo permaneva un atteggiamento di indifferente sufficienza e disinteresse verso i tentativi di genocidio che quotidianamente venivano attuati ai danni di popolazioni come quella cecena in Russia, o come quella tibetana, ad opera della Cina, o in Sudan, nello scontro infinito che nel Darfur opponeva le etnie arabe e africane.
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Il Presidente del Consiglio italiano di allora, Silvio Berlusconi, accolse il sanguinario dittatore libico Gheddafi, ricevendolo con tutti gli onori a Roma, nonostante fosse palese e noto il suo decennale e squallido ruolo di dittatore.
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I diritti umani in Libia non esistevano, e la repressione degli oppositori politici andava a braccetto con la violenza e la sopraffazione sistematica esercitata su di loro dal regime.
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La popolazione del Tibet invece è stata gradatamente sostituita mediante flussi di immigrazioni forzate di etnia han, imposte dal regime comunista cinese, in un disegno di annichilimento dell'intero popolo tibetano.
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Dopo l'occupazione miliare dei territori tibetani da parte della Cina, fu proibito ai nativi l'uso della bandiera e della loro stessa lingua, così come degli usi e dei costumi tradizionali.
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Le deportazioni erano all'ordine del giorno, mentre i templi buddisti dei monaci tibetani venivano violati dalla prepotenza e dall'arroganza dei soldati cinesi.
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La Cecenia diventò un territorio in cui non esisteva più alcuna legge, se non il semplice arbitrio delle bande al seguito di Kadyrov e delle squadracce russe, che quotidianamente vivevano di stupri e di saccheggi.
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La vita non aveva più alcun valore, con il beneplacito di Vladimir Putin, responsabile di tutto ciò.
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Qusto stato di cose non impedì a Silvio Berlusconi di instaurare un rapporto di vera e propria amicizia con l'ex colonnello del Kgb, ricevendolo in pompa magna e onorandolo come se fosse stato un normalissimo Capo di Stato.
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Il Presidente del Consiglio, coadiuvato anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (il comunista dal volto umano che concesse la grazia a Ovidio Bompressi, l'assassino del Commissario calabres), si spinse anche oltre.
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Riguardo alla visita del Presidente cinese in Italia nel 2011, non solo non si fece alcuna manifestazione di protesta contro di lui, a difesa dei diritti umani sia in Tibet che nella stessa Cina, ma anzi, Napolitano ricevette lui e sua moglie con tutti gli onori.
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Nessuna risoluzione ONU.
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Nessun embargo.
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Niente di niente...
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In Darfur i bambini e i profughi rifugiati nei campi continuarono a morire, mentre l'indifferenza dell'intera Europa regnava sovrana.
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Ancora oggi si muore in Cina, anche solo per aver espresso un parere diverso da quello espresso da un regime comunista sanguinario e feroce.
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Si moriva in Cecenia...solo per il fatto di essere ceceni...
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Si moriva in Tibet, a causa dei disegni di espansione territoriale ed egemonica imposti dai gerarchi comunisti cinesi.
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Si moriva in Libia, perchè per decenni nessuno cercò di impedire al dittatore feroce e sanguinario Mu'ammar Muhammad Abu Minyar 'Abd al-Salam al-Qadhdhafi, meglio noto come Gheddafi, di assassinare metodicamente i rappresentanti delle opposizioni.
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In Italia, in particolare, nel frattempo troneggiava con grande ambiguità il cosiddetto popolo dei pacifisti e delle loro bandiere multicolori.
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I vessilli dei loro simbolismi, sinonimi di una pace faziosa e di parte, venivano sbandierati solamente dopo che determinate coalizioni politiche parlamentari ne avevano dichiarato il favore oppure no.
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Ecco che allora i nostalgici seguaci di Togliatti si schieravano con i kamikaze palestinesi, portatori di morte, ma pur sempre un fiore all'occhiello di una sinistra che si opponeva da sempre al popolo israeliano.
I diritti umani in Libia non esistevano, e la repressione degli oppositori politici andava a braccetto con la violenza e la sopraffazione sistematica esercitata su di loro dal regime.
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Dopo l'occupazione miliare dei territori tibetani da parte della Cina, fu proibito ai nativi l'uso della bandiera e della loro stessa lingua, così come degli usi e dei costumi tradizionali.
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Le deportazioni erano all'ordine del giorno, mentre i templi buddisti dei monaci tibetani venivano violati dalla prepotenza e dall'arroganza dei soldati cinesi.
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La Cecenia diventò un territorio in cui non esisteva più alcuna legge, se non il semplice arbitrio delle bande al seguito di Kadyrov e delle squadracce russe, che quotidianamente vivevano di stupri e di saccheggi.
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Qusto stato di cose non impedì a Silvio Berlusconi di instaurare un rapporto di vera e propria amicizia con l'ex colonnello del Kgb, ricevendolo in pompa magna e onorandolo come se fosse stato un normalissimo Capo di Stato.
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Il Presidente del Consiglio, coadiuvato anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (il comunista dal volto umano che concesse la grazia a Ovidio Bompressi, l'assassino del Commissario calabres), si spinse anche oltre.
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Riguardo alla visita del Presidente cinese in Italia nel 2011, non solo non si fece alcuna manifestazione di protesta contro di lui, a difesa dei diritti umani sia in Tibet che nella stessa Cina, ma anzi, Napolitano ricevette lui e sua moglie con tutti gli onori.
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Nessuna risoluzione ONU.
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Nessun embargo.
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Niente di niente...
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In Darfur i bambini e i profughi rifugiati nei campi continuarono a morire, mentre l'indifferenza dell'intera Europa regnava sovrana.
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Ancora oggi si muore in Cina, anche solo per aver espresso un parere diverso da quello espresso da un regime comunista sanguinario e feroce.
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Si moriva in Cecenia...solo per il fatto di essere ceceni...
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Si moriva in Tibet, a causa dei disegni di espansione territoriale ed egemonica imposti dai gerarchi comunisti cinesi.
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Si moriva in Libia, perchè per decenni nessuno cercò di impedire al dittatore feroce e sanguinario Mu'ammar Muhammad Abu Minyar 'Abd al-Salam al-Qadhdhafi, meglio noto come Gheddafi, di assassinare metodicamente i rappresentanti delle opposizioni.
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In Italia, in particolare, nel frattempo troneggiava con grande ambiguità il cosiddetto popolo dei pacifisti e delle loro bandiere multicolori.
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I vessilli dei loro simbolismi, sinonimi di una pace faziosa e di parte, venivano sbandierati solamente dopo che determinate coalizioni politiche parlamentari ne avevano dichiarato il favore oppure no.
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Ecco che allora determinati interessi commerciali rivestirono un'importanza superiore ai criteri universali di democrazia su cui avrebbero dovuto fondarsi le società odierne.
I fantocci della politica, nessuno escluso, si sono mossi come burattini, manovrati da interessi che li hanno sovrastati, e si sono resi complici di nefandezze vergognose.
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Sta a noi, membri del popolo, capire che questi personaggi, rappresentanti dei partiti di governo, devono andare a casa, prima che ci conducano verso un destino che non ci appartiene..
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La grande Anna Politkovskaja ha sempre avuto il coraggio di denunciare le nefandezze del regime russo, e ha pagato con la vita.
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Con questo post voglio, ancora una volta, ringraziare Anna Politkovskaja, e i giornalisti della Novaja Gazeta.
Grazie, del vostro coraggio e del vostro sacrificio.
Grazie Anna, sei sempre con noi.
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.Dissenso