domenica 22 maggio 2011

GIOVANNI FALCONE


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La mafia non è affatto invincibile.

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È un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha avuto un inizio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.
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Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini,ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.   »
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(Giovanni Falcone)
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Giovanni Falcone (Palermo,18 maggio 1939 – Isola delle Femmine, 23 maggio 1992) come tutti sanno è stato il magistrato italiano che il 13 marzo 1991 accolse l'invito del vice-presidente del Consiglio dei ministri, Claudio Martelli, che aveva assunto l'interim del Ministero di grazia e giustizia, a dirigere gli Affari penali del ministero stesso, allo scopo dichiarato di rendere più efficace l'azione della magistratura nella lotta contro il crimine.
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Si devono direttamente o indirettamente a Falcone una serie impressionante di decreti per il contrasto alla mafia adottati nel 1991:
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sull’incarcerazione dei boss mafiosi, sulla custodia cautelare appesantita, sui collaboratori di giustizia, sulla Direzione nazionale antimafia, sulla Procura nazionale antimafia e sulle procure distrettuali, sull’antiracket, e sull’aumento dei termini di custodia per i mafiosi.
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Falcone antepose a tutto l’autonomia e l'indipendenza della magistratura.

Ma non si fermò lì.
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Al binomio sostituì un trinomio : autonomia, indipendenza ed efficienza.
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Disse l’8 maggio 1992, quindici giorni prima di essere trucidato :
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L’autonomia e l’indipendenza della magistratura sono anzitutto un valore storicamente da valutare, ma soprattutto un valore che ha una sua razionalità, una sua giustificazione, una sua logica, una sua spiegazione, in quanto costituisce non un privilegio di casta, non un privilegio della magistratura o qualcosa di riservato a una élite dello Stato.
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L’inamovibilità, l’autonomia, l’indipendenza sono valori, oltre che princìpi costituzionali, che servono per l’efficienza della magistratura, non meno che per l’efficienza della pubblica amministrazione in genere.
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Fu assassinato il 23 maggio 1992 quando, alle 17 e 56, all'altezza del paese siciliano di Capaci, cinquecento chili di tritolo fanno saltare in aria l'auto su cui viaggia insieme alla moglie Francesca Morvillo e le auto dei tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
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Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo


Sulla prima auto, una Croma marrone, viaggiavano :
Vito Schifani alla guida, con accanto il capo scorta Antonio Montinaro, mentre dietro sedeva Rocco Dicillo.

Antonio Montinaro (Calimera, 1962 – Capaci, 23 maggio 1992) era Assistente della Polizia di Stato, ed era, appunto, il capo della scorta di Giovanni Falcone, e viaggiava nella prima delle tre Fiat Croma che riaccompagnavano il magistrato, appena atterrato a Punta Raisi da Roma, a Palermo.

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Montinaro aveva 30 anni, era sposato con la moglie Tina e aveva due figli.
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Tina Montinaro è una delle promotrici dell'associazione vittime di mafia, e da anni gira l'Italia per parlare del sacrificio di suo marito e della necessità della lotta alla mafia.


Vito Schifani guidava la Croma marrone della scorta, mentre sul sedile posteriore stava l'agente Rocco Dicillo.
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Sulla seconda auto, una Croma bianca, viaggiavano Giovanni Falcone (alla guida), la moglie Francesca Morvillo (accanto al Giudice) e il loro autista Giuseppe Costanza (che siedeva dietro poiché Falcone aveva chiesto di poter guidare).
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Sulla terza auto, una Croma azzurra, viaggiavano altri tre agenti, sopravvissuti all'esplosione : Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello, e Angelo Corbo.
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Nell'esplosione, avvenuta sull'Autostrada A29, all'altezza dello svincolo per Capaci, i tre agenti nella Croma marrone morirono immediatamente, poiché la loro auto fu quella investita con più violenza dalla deflagrazione, tanto da essere sbalzata in un oliveto a più di dieci metri di distanza dal manto stradale.
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Perirono il giudice e la moglie, nella seconda auto, mentre l'autista si salvò, e sopravvissero gli occupanti della terza auto, la Croma azzurra.
Nemmeno due mesi più tardi, il 19 luglio, toccava a un altro magistrato cadere sotto i colpi della mafia.
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.Resti della Croma marrone, distrutta dall'esplosione
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Paolo Borsellino veniva infatti ucciso da un'autobomba a Palermo, in via D'Amelio.
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Si tratta di uno dei periodi più bui della storia della Repubblica Italiana.
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Questo breve post vuole essere, nel suo piccolo, una testimonianza ed un ricordo verso chi ha dato la vita per difendere quegli ideali di giustizia che sono alla base di una società civile, contro la violenza e la prepotente arroganza dei mafiosi e del cancro che rappresentano.
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Lottare contro la mafia è anche ricordare coloro che non ci sono più, e che sono stati sopraffatti e annientati durante il loro percorso di lotta.
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A tutti questi eroi va il mio incondizionato affetto e tutta l'ammirazione possibile, insieme al ringraziamento per la loro opera titanica contro un nemico subdolo e potente, colluso con parte degli apparati di quello stesso Stato per il quale hanno dato la Vita.
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Grazie a Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo, a Vito Schifani, ad Antonio Montinaro, e a Rocco Dicillo.
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Grazie anche a Giuseppe, Paolo, Gaspare, Angelo e a tutti coloro che continuano, nonostante tutto, a compiere il loro dovere nel difficile percorso di difesa della Democrazia.
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La mafia è un cancro da estirpare alla radice, e tutti dovremmo dare il nostro piccolo contributo affinchè ciò si renda possibile, in nome della libertà, per noi e per i nostri figli...

Dissenso

domenica 8 maggio 2011

LA STORIA NEGATA

Vorrei segnalare un articolo di Paolo CAROTENUTO, intitolato : “La storia negata : il silenzio in Italia sui crimini comunisti” , tratto da : Legno Storto (quotidiano di informazione, in rete).
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Sebbene lo scritto sia datato al 2005, è ancora vividamente attuale, nella sua drammatica esposizione di una verità incontrovertibile, che si può riassumere nel seguente enunciato :
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I comunisti esisteranno finché non sarà fatta piena luce sui loro crimini occultati.
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Articolo :
 " Ha riscosso una grande partecipazione di pubblico il convegno che si è tenuto a Napoli sui crimini negati del comunismo in Italia organizzato dalla Fondazione Campi Flegrei.

Grazie anche a relatori di livello assoluto, presenti giornalisti del calibro di Dario Fertilio e Giancarlo Lehner, oltre agli apprezzati De Simone e Nardiello del quotidiano Il Roma, sono stati presentati volumi di grande valore volti a rimuovere quel silenzio non casuale che è calato su pagine ancora oggi inesplorate della nostra storia.
 In sostanza non si tratta di riscrivere la storia attraverso un'azione revisionista, ma si tratta di scoprire eventi che fino ad oggi sono stati volutamente occultati, manipolati e falsificati.
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Ma chi è che ha intrapreso questa scientifica e metodologica azione di rimozione del passato ?
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E' stata la domanda alla quale si è cercato di dare una risposta.
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Innanzitutto con Dario Fertilio, giornalista del Corriere della Sera ed autore de "La morte rossa" (edito dalla Marsilio), per il quale si sono dette pseudo-verità per occultare la realtà e l'essenza dei fatti.
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Se alla parola lager corrisponde la definizione di campo militare per addestramento militare, se alla parola foiba corrisponde il significato di cavità carsica più o meno profonda prodotta dalle acque correnti, a quella di gulag si è attribuita la corrispondente traduzione di "campo di rieducazione".
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Due sono gli obiettivi perseguiti in questo modo.
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Dimenticare, relegare "tra parentesi" esperienze che magari un domani possono consentire di riprendere un discorso lasciato in sospeso ;
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negare, perché di fronte alla negazione dei crimini del comunismo, è più semplice elevare simboli e bandiere di Lenin o di Che Guevara, ovvero simboli di morte e umiliazione dei diritti fondamentali dell'uomo e della sua dignità.
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Il comunismo ha agito in maniera molto simile in tutti i Paesi nei quali ha raggiunto il potere, dall'Unione Sovietica alla Jugoslavia, dai paesi dell'Europa dell'Est all'Albania, da quelli dell'Asia sovietica a quelli dell'America latina, ed ha riprodotto quasi sempre gli stessi scempi che nell'arco di pochi anni si sono compiuti per mano dei regimi nazionalsocialisti.
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Ma la differenza che ha contraddistinto il comunismo dal nazionalsocialismo è nella menzogna di fondo di cui il comunismo si è dipinto, che pur mantenendo la sua identica forza distruttiva, si travestiva da redentore.
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Per questo i genocidi comunisti devono essere ricordati e non dimenticati o nascosti come si è fatto fino ad oggi.
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Alle date del 27 gennaio ed ora del 10 febbraio, che lasciano sovente spazio alla retorica che accompagna la memoria, è doveroso elevare al medesimo rango quella del 7 novembre, anniversario della rivoluzione bolscevica e che è stata proposta come Giornata della memoria delle vittime comuniste (Memento Gulag) grazie all'impegno caparbio dei Comitati per le Libertà (www.libertates.org), di cui lo stesso Fertilio è presidente e fondatore.

A chi ritiene l'anticomunismo come un disco rotto, ha replicato Armando De Simone, autore con Vincenzo Nardiello dell'apprezzato volume di ricerca Appunti per un libro nero del comunismo italiano (ed. Controcorrente), che ha ricordato quale sia lo scandalo che si è perpetrato fino ad oggi.
Il vero tradimento degli intellettuali è testimoniato proprio da un convegno come quello di Napoli, dove a parlare di un simile argomento sono stati quattro "giornalisti" e non storici o studiosi.
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Nessun professore ci ha raccontato di 200 milioni di persone morte, nessuno ha documentato questa che è una storia negata.
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Ed è lecito indagare sulle ragioni per le quali chi sapeva ha preferito tacere.
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Fino ad oggi non è ancora stato compiuto alcun processo al Partito comunista italiano e questo tema non lo si pone nemmeno oggi, un periodo nel quale retoricamente si fa richiamo spesso al dovere della memoria.
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Ma a quale memoria ci si fa appello e perché questa deve essere pilotata, circoscritta ?
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Per questo non abbiamo bisogno di mentitori professionisti, ma di comunisti veri, quelli come Massimo D'Alema che in Unione Sovietica c'è stato 47 volte ;
abbiamo bisogno dei Fassino, che è stato segretario della più grande federazione comunista italiana, quella di Torino, e che oggi si definisce riformista semplicemente perché al congresso dei Ds ha ricordato la figura di Bettino Craxi come una delle più grandi del socialismo europeo.
E vogliamo sapere dove sono finiti i piani di insurrezione contenuti in 5 valigie in pelle verde, laddove addirittura Soave ha ammesso che questi piani furono organizzati fino alla fine degli anni '80.
Stiamo parlando di attentati alla costituzione, reati imprescrittibili, sui quali nessun magistrato ha voluto indagare.
Come è stato possibile tutto questo ?
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Stavolta è Vincenzo Nardiello che prova l'impresa di dare una spiegazione, evidenziando come la storia sia stata messa a servizio di un progetto politico, visto che qui non si parla di fatti interpretati male, non conosciuti o posti correttamente, ma di pagine che sono state espulse completamente dal dibattito storico.
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Pagine che nessuno storico si è preso la briga di raccontare, come quella che vide Palmiro Togliatti invitare ad accogliere i titini come liberatori e di realizzare uno scambio tra Gorizia e Trieste.
Perché tutto questo ?
Una prima risposta è rinvenibile nel fatto che una parte degli storici erano di fatto dirigenti o esponenti comunisti.
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Ma questi da soli non erano sufficienti per portare a compimento questa impressionante opera mistificatoria.
E qui ci viene in soccorso Ernesto Galli della Loggia che recentemente ha ammesso quanto gli storici e gli intellettuali moderati si siano piegati al volere dei comunisti che non gli chiedevano di essere comunisti, ma semplicemente di non essere anticomunisti.
Immaginate che cosa sarebbe accaduto, ad esempio, se un agente della CIA avesse seguito Aldo Moro, il segretario del più grosso partito italiano, fino al giorno prima del suo sequestro.
E' successo, invece, che sia stato pedinato da un agente del Kgb come dimostrano i documenti ufficiali provenienti dagli archivi dell'Unione Sovietica.
Non patacche, ma prove scritte, atti ufficiali, drammaticamente sconcertanti sui quali continua ad aleggiare un silenzio che si fa sempre più assordante.
Dunque oggi ha senso rileggere la storia nel tentativo di depurarla da questi inaccettabili condizionamenti che hanno fatto sì che alcune verità non venissero alla luce ?
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Ed ha senso dichiararsi ancora anticomunisti, oggi che il Muro di Berlino è crollato ed il regime sovietico si è dissolto ?
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Ebbene sì, un simile comportamento è prima di tutto un dovere, perché, come ci ricorda Giancarlo Lehner, autore de "La Tragedia dei comunisti italiani, le vittime del Pci in Unione Sovietica" (edito per la collana le Scie della Mondadori), essere contro il comunismo non è una contingenza politica, ma è un principio ed un dovere morale.
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E ricorda anche che il comunismo non lo si combatte con l'anticomunismo urlato ma semplicemente raccontando i fatti e ricercando la verità.
Del resto basta riportare alcune chicche presenti nel libro del giornalista e storico, direttore de "Il Giusto Processo", per rendersi conto di quanto sia stato enorme il lavoro di dissimulazione prodotto fino ad oggi :
in una lettera inviata al suo comando firmata da Giorgio Bocca, all'epoca attivista partigiano, è possibile leggere il suo sconcerto per taluni eccessi di partigiani comunisti, come quelli di un comandante partigiano di nome Rocca "specializzato ad uccidere personalmente i prigionieri fascisti squartandoli a colpi di pala".
Un Bocca allibito si domandava fino a che punto fosse lecito arrivare.
Questo valoroso partigiano, ovviamente, non ha avuto alcun problema per i suoi atti, se non una medaglia d'oro.
Ma se un tempo erano pagati per disinformare, oggi a sinistra si segnalano professori per la loro imbarazzante ignoranza.
E' di pochi giorni fa un articolo pubblicato sul quotidiano "La Repubblica" di Tabucchi, autore tanto in voga e pompato dall'intellighenzia di sinistra, che tranquillamente si è preso il lusso di dichiarare che Gramsci fosse morto in carcere.
E' evidente che dinanzi a simili mistificazioni si comprende anche perché sia abilmente taciuto da questi "professionisti della menzogna" la vera essenza del patto Molotov-Ribbentrop che nel 1939 ha sancito la nascita dell'asse nazi-comunista e che diede il via libera a Hitler per l'eliminazione degli ebrei.
Fu in quel frangente che Stalin, in segno di concordia, si permise di offrire in "regalo" ad Hitler tutti gli ebrei internati nei gulag.
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Questo è un dato storico, provato, inconfutabile :
la persecuzione degli ebrei partì con il benestare di Stalin, dei comunisti.
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Innegabile a tal punto che nei libri di storia non v'è menzione alcuna.
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All'epoca, inoltre, Hitler non doveva di certo apparire come un mostro dai "benpensanti rossi", visto che esiste un saggio vergognoso di Palmiro Togliatti per il quale il patto fu la conseguenza dell'aggressione ai danni della Germania compiuta da Francia e Gran Bretagna.
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Possiamo continuare ricordando la storia di Don Pietro Leoni che tornò in Italia dopo essersi fatto 10 anni di Gualg accusato di un reato che nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche era assolutamente vietato :
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avere rapporti col Vaticano.
Certo che per un prete sarebbe stato davvero ostico non averne, ma la tragedia per quest'uomo si materializzò con il suo ritorno nel suo paese natale, Bologna.
Qui cominciò a raccontare la sua esperienza, la verità sull'URSS e su come si viveva.
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Roba da far impazzire il Pci, tanto che i "compagni" italiani arrivarono a dire che il vero prete fosse morto, che quello che parlava era solo un impostore o un sosia.
E cosa fece Sacra Romana Chiesa ?
Pensò bene di spedirlo in Canada perché "era disfunzionale alla strategia del dialogo" intrapresa dal papa buono.
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Ma vi è un documento storico che vale più di mille altre storie raccontate, che inchioda definitivamente Palmiro Togliatti alle sue responsabilità.
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Sono trascorsi 50 anni di dibattiti, riflessioni e scontri tra gli storici nello stabilire se Togliatti avesse o meno fatto qualcosa in favore degli italiani comunisti arrestati, perseguitati e trucidati in URSS. 
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In realtà si è trattato di un falso problema, perché il vero dilemma è stabilire quanti siano stati gli italiani consegnati direttamente da Togliatti ai sovietici.
In un documento datato 25 dicembre 1936, catalogato come «segretissimo», al terzo paragrafo c'è una lista di tredici comunisti italiani, fra cui Vincenzo Baccalà, bollati come «elementi negativi».
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Accanto ai nomi di Rossetti (pseudonimo di Baccalà) e di Modugno, c'è una nota :
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« troskista, deportare ».
E in fondo al testo, la scritta :
« Soglasen » («Sono d'accordo»), firmato « Ercoli », ovvero il nome in codice di Togliatti.
Da notare un particolare agghiacciante :
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«Soglasen» era la formula di ratifica dell'incaricato dell'Nkvd che prendeva visione dei mandati di cattura e degli ordini di perquisizione.
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Togliatti, dunque, anche nel lessico, il codice ristretto dei carnefici, appare tutt'uno con la polizia segreta sovietica.
Del resto, come poteva non essere d'accordo, visto che le prime denunce contro quei poveri compagni di base erano partite proprio dai dirigenti «vigilantes» del Pcd'I ?
Ma esistono ancora i comunisti in Italia ?
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Forse sono cambiate le sigle, ma nei fatti anche il più anticomunista (sua dichiarazione) dei comunisti della storia italiana, Walter Veltroni, spesso ne ha subito la cultura e le metodologie.
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Basta riprendere l'Unità diretta dall'attuale sindaco di Roma dell'11 novembre 1993, a pagina 10, dove appare un trafiletto in cui si comunica la morte del compagno Penco, e si legge "vecchio militante comunista, perseguitato politico per le sue idee di libertà e di socialismo".
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Peccato che Veltroni abbia scordato di aggiungere un particolare :
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Penco fu sì un perseguitato politico, ma lo fu da suoi compagni facendosi pure 14 anni nei gulag sovietici.
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Certo, un particolare irrisorio per chi è cresciuto nella cultura della menzogna.
Ebbene si, i comunisti esistono ancora e condizionano tuttora la ricerca della verità storica se è vero che tra i consulenti della Commissione parlamentare sul dossier Mitrokhin vi sia anche Giulietto Chiesa, corrispondente dell'Unità dall'80 all'88 che non veniva pagato dal suo giornale, ma dal Comitato della mezzaluna e croce rossa sovietica.
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Pagato in sostanza da Breznev.
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Ebbene, Chiesa che veniva pagato tre volte più del direttore della Pravda, con casa, automobile, spese per i viaggi, vacanze garantite, tutte a carico del valoroso stato sovietico, era il giornalista italiano che doveva informare delle cose sovietiche.
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Dinanzi ad un così illuminante scenario, riteniamo di poter chiudere rimarcando il messaggio che Giancarlo Lehner ha lanciato :
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il lavoro serio dello storico non è quello di usare aggettivi o invettive, ma cercare dati, documenti e fatti.
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Questo è il principio da seguire per chi vuole rendere giustizia alla verità ed alla storia del nostro paese e che 60 anni di storia repubblicana non sono stati sufficienti a garantire. "
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E.B.

venerdì 6 maggio 2011

COMUNISMO = MORTE

Da parecchio tempo, una certa parte della “intellighenzia” di stampo sinistroide europea, compresa quella che in Italia si rifà a teoremi di Togliattiana memoria, sottende subdolamente ad una forma di divulgazione socio-politica che, stante l'impersonificazione con un supposto imprimatur su cui poggerebbe la verità assoluta, denota invece una deriva colpevolmente disinformatrice, retaggio di una sub cultura filo – comunista.
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In parole povere, si tenta di addossare la responsabilità dei mali e delle nefandezze intrinseche della filosofia comunista a coloro che, nei regimi in cui ha sventolato la bandiera con la falce e il martello, hanno interpretato un ruolo di dominanza politica.
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In altre parole, Stalin non sarebbe il risultato prodotto da un regime comunista, e non rappresenterebbe colui che sovraintende alla dittatura del proletariato, bensì solamente un personaggio che nulla ha a che vedere col comunismo e che, anzi, ne ha snaturato l'essenza, operando una metamorfosi attraverso la quale ha disatteso la Rivoluzione di Ottobre stessa e il Trotzkismo.
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I milioni di morti causati dall'holomodor, la grande carestia indotta in Ucraina da Stalin, allo scopo di procurarsi le derrate alimentari da barattare con le materie prime (all'estero) necessarie all'industria, non facevano parte di un disegno integrativo del Marxismo e della sua visione della politica economica (la famosa NEP sovietica)...?

Le purghe staliniane, operate su vasta scala, e su piani di riferimento che spaziavano da quello sociale, etnico, politico, a quello religioso, casuale, schizofrenico, non fanno parte di quella dittatura del proletariato, per il cui perseguimento si doveva attuare una politica del terrore, auspicata dallo stesso Marx ?

Che dire poi degli stessi comunisti europei, tra cui molti italiani emigrati in Russia, ai quali, dopo che avevano constatato l'amara realtà del socialismo sovietico, veniva chiusa la bocca, mediante la tortura e l'internamento nei gulag, perchè non diffondessero una scomoda verità ?

In questi casi, accertati e documentati, la responsabilità dei quadri dirigenti italiani, Togliatti in primis, quale dirigente del Comintern internazionale (l'organizzazione preposta alla diffusione del Comunismo nel mondo) , è diretta e scatenante, concausa diretta di un vero e proprio fratricidio cosciente, criminale e inumano.
Nonostante ciò, costui, di cui mi fa schifo anche solo ripetere il nome, è considerato dai soliti intellettualoidi come un faro di riferimento e di limpidezza morale !

Il Migliore, appunto !

Secondo l'opinione di questo stuolo di solerti disinformatori, il comunismo cubano poi, non sarebbe reale, poiché manipolato per decenni da un feroce dittatore di nome Fidel Castro, che ha oppresso il suo popolo in nome di una ideologia che, pare, non coincida affatto con i prodromi anelanti ad una rivoluzione popolare.

E allora che dire di Pol Pot, e dei khmer rossi cambogiani ?

Lo sterminio di metà della popolazione civile a chi dovrebbe essere ascritto se non alla solita, farneticante, e aberrante ideologia comunista ?

Oppure neanche quello, è comunismo ?

Forse neanche quello cinese, allora, può essere definito tale … sempre secondo lo strano (ma non tanto) modo di interpretare la realtà dei fatti, di coloro che appartengono alla categoria dei disinformatori comunisti.

Stranamente però, l'uso degli strumenti di tortura e di repressione di tutti questi regimi comunisti, rappresenta lo stereotipo di riferimento :

Laogai cinesi, gulag sovietici, lager cambogiani …. facce diverse di una stessa medaglia...

L'annichilimento della personalità, l'abbrutimento fisico mediante la tortura, la deportazione, le brutali ritorsioni sui familiari, sono solo una minima parte delle nefandezze prodotte dagli “istituti di rieducazione” proposti dai regimi comunisti.

Vorrei fare una considerazione :

le potenze coloniali europee, nel periodo che va dal 1896 al 1914, istituirono campi di concentramento per schiacciare la resistenza delle popolazioni.

Spagnoli, Statunitensi, Inglesi, Italiani, hanno usufruito di questa pratica, usando la deportazione e la detenzione di massa.

A volte, come nel caso del governatorato spagnolo a Cuba nel 1896, in cui si istituirono campi di concentramento della popolazione, chi subentrò nella dominazione successiva, in questo caso gli Americani, copiarono letteralmente metodi e strutture repressive.

Nessuno si è mai sognato di ascriverne la responsabilità totale a chi, in quel momento, detenesse il comando, bensì al sistema stesso di quel potere, che ne scatenava sia gli input e le relative risposte.

In Sudafrica, nel 1900, ci fu la repressione inglese verso i boeri ribelli, mediante l'istituzione di concentration camps, che portarono alla morte di 20.000 persone, tra cui donne, vecchi, e bambini.

Che dire del nazismo ?
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I milioni di vittime dell'odio razziale non sono forse l'infausto epilogo di una politica che faceva della barbarie il suo cavallo di battaglia ?

Se applichiamo lo stesso metodo di ragionamento usato dai disinformatori sinistroidi a proposito dei regimi comunisti, dovremmo fare la stessa cosa a proposito del nazismo.

Secondo la loro logica aberrante, applicata secondo una linea di pensiero paranoide e colpevolmente mirata alla manipolazione storica, ne dovremmo dedurre che la “colpa” non fu del nazismo, ma del solo Hitler !

Raggruppiamo quindi qualche personaggio storico, come Mussolini, Stalin, Hitler, Pol Pot, oppure Amin Dada, il cannibale marxista africano, oppure Mao Tse Tung...ed ecco che abbiamo il quadro sinottico dei mali del mondo... mentre le filosofie e i sistemi politici che sono alle spalle di costoro, sarebbero ininfluenti e liberi da responsabilità...
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Tutto ciò è devastante nella sua aberrante logica...non logica !

Va considerato anche l'enorme substrato su cui si sono fondati questi imperi del male...e l'apparato strutturale composto da migliaia di esecutori... di realizzatori, del piano comune cui tutti aspiravano.

I comunisti russi, potevano disporre di personaggi che nulla hanno di diverso dai gerarchi nazisti, in quanto a crudeltà e a ferocia...nonostante la diversa ideologia.
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Ne cito solo alcuni, perlopiù sconosciuti alle masse, a causa dell'opera disinformatrice di quella “intellighenzia” comunista che ora sta cercando di rimescolare le carte in tavola :
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Felix Dzerzinsky (a capo della Ceka, la famigerata Polizia segreta bolscevica), Nicolj Ezov (da cui è tratto il termine ezovscina, il periodo più drammatico delle purghe), Lavrentij Berja (chiamato da Stalin “il nostro Himmler), Genrich Jagoda (fu tra i principali organizzatori della liquidazione dei kulaki, e nella prima metà degli anni trenta si dedicò alla pianificazione della rete dei Gulag ), Nikolaj Bucharin (membro a pieno titolo del Politburo nel 1924, e presidente dell'Internazionale Comunista (Comintern) nel 1926, Aleksej Rykov (membro del Comitato Centrale del partito comunista )...
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Come mai i nomi di questi criminali non sono noti al grande pubblico, così come lo sono, invece, i nomi dei gerarchi nazisti ?
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Come mai non vengono divulgati, nemmeno a Scuola ?
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Voglio ricordare che, secondo varie stime, tra cui quella dell'insigne Professore di statistica Kurganov, tra il 1917 e il 1959 ( e cioè nei primi 42 anni di dominio comunista), le perdite umane dovute alle deportazioni nei campi di sterminio, alle condanne ai lavori forzati, alle fucilazioni di massa o alle carestie indotte con l'arresto e la deportazione di milioni di contadini, furono più di 60 milioni...

Veniamo ora allo specifico, e cioè alle teorie di Carlo Marx, del quale il comunismo è parte integrante e che sono alla base proprio di ciò che è successo nella Russia di Stalin.
Nel Manifesto del Partito comunista (1848) Marx elabora l'idea che la società comunista può essere raggiunta solo attraverso la “lotta di classe” rivoluzionaria del proletariato e teorizza l'abolizione dei diritti individuali di libertà ;
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Il proletariato si servirà del dominio politico per strappare alla borghesia tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato ;
deve distruggere tutte le sicurezze private e tutte le guarentigie private finora esistite ;”
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Si richiama esplicitamente alla “pratica del terrore” esercitata dai giacobini cinquant'anni prima ;
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C'è un solo mezzo per abbreviare, semplificare, concentrare, l'agonia della vecchia società e le doglie sanguinose della nuova società, un solo mezzo :
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"IL TERRORISMO RIVOLUZIONARIO"
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Come Marx, l'altro teorico del Comunismo, il suo amico filosofo e collaboratore, e cioè Friedrich Engels, teorizza il terrore, farneticando con dichiarazioni come la seguente :
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"la prossima guerra mondiale farà sparire dalla faccia della terra non soltanto classi e dinastie reazionarie, ma interi popoli reazionari "
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Marx rincara la dose, affermando :
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"Teorizziamo l'impiego di qualsiasi mezzo, anche immorale, necessario per fare trionfare la rivoluzione".
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Dopo la rivoluzione, il partito deve continuare questo dominio col terrore che le sue armi ispirano ai reazionari”
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Lo stesso Lenin, ricorda nel suo scritto “Da dove cominciare” :
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Non abbiamo mai rinunciato e non possiamo rinunciare al terrorismo”
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In “Stato e rivoluzione” (1917) sviluppa le idee di Marx ed Engels, insistendo sul fatto che :
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La dittatura del proletariato è incompatibile col parlamentarismo e il proletariato rivoluzionario deve “pezzare” la macchina dello Stato borghese “
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La rivoluzione richiede un uso implacabilmente duro, rapido e deciso della violenza”
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Bisogna stimolare forme energiche e massicce del terrore contro i controrivoluzionari.... devono essere sterminati ...”
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Nel 1918 Lenin scrive di suo pugno :
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Le rivolte contadine devono essere represse senza pietà... impiccate senza esitare...”
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Teorizza poi la violenza sistematica contro la borghesia” e continua parlando di “annientamento implacabile” e di “sterminio sanguinoso dei ricchi”
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In perfetta sintonia col massimo teorico del Comunismo (cari disinformatori …) nel 1922 lancia la sua offensiva contro la Chiesa ortodossa, affermando :
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... è quando nelle regioni affamate la gente mangia carne umana, e centinaia se non migliaia di cadaveri riempiono le strade, che noi possiamo ( e perciò dobbiamo ) effettuare la confisca dei beni ecclesiastici con la più feroce e spietata energia, senza fermarci prima di aver schiacciato ogni resistenza...”
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...applicate ai preti la più estrema forma di punizione...”
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Potrei dilungarmi ancora sulle dissertazioni, non proprio democratiche, che sono alla base dell'ideologia comunista, e da cui hanno attinto a piene mani i regimi, appunto, comunisti, ma lascio ai disinformatori il piacere di continuare la lettura di un Marx e di un Engels che, evidentemente, conoscono solo superficialmente.
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Lascio ai nostalgici comunisti il pietoso compito di perseguire ancora una idolatria macabra e sanguinosa, relativa al crimine contro l'umanità che prende il nome di comunismo...
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Ai disinformatori va tutto il mio disprezzo, come complici di una bestia orribile, che non di rado si è pasciuta del sangue dei suoi stessi figli e a cui è stato permesso, di nascondere la sua stessa natura...
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Aggiungo, per finire, una volta per tutte, una considerazione lapidaria nella sua descrizione, ma assoluta ed oggettiva, esaustiva nella sua drammaticità, palese e incontrovertibile :
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COMUNISMO = MORTE …
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Dissenso
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martedì 3 maggio 2011

DANZIG BALDAEV - DISEGNI DAL GULAG

Danzig Baldaev nacque nel 1925 a Ulan-Ude, nel centro-est della Russia ed era il figlio di un etnografo che era stato arrestato come "nemico del popolo".
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Crebbe quindi in un orfanotrofio per i figli dei "nemici" , ed in seguito prestò servizio militare nella seconda guerra mondiale.
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Fu "costretto" dalla NKVD (precursore del KGB) a lavorare come secondino nel carcere di Kresty a Leningrado, oggi San Pietroburgo.
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Il suo lavoro come dipendente e appartenente al sistema penale dei soviet lo portarono ad accumulare esperienze in tutta l'Unione Sovietica, e le conseguenze psicologiche della sua professione sfociarono nella realizzazione di un lavoro in cui l'insieme delle nefandezze con cui era venuto a contatto costituirono i detriti su cui poggiò la sua testimonianza terrificante di pornografia sadica, che dedicò, nel 1988, ad Alexander Solzenicyn.
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La sua opera, sebbene Baldaev non fosse un pornografo nel senso convenzionale, è stata comunque inondata dalla pornografia, poiché l'autore, a causa del suo lavoro nei gulag, era circondato dal sadismo pornografico che caratterizzava la macchina punitiva sovietica.
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Baldaev era un antropologo dilettante, a cui era però stato negato l'accesso all'istruzione, a causa della ignominia politica addebitata alla sua famiglia dal Regime Comunista, ma lottò comunque per testimoniare, mediante una vera e propria anatomia fatta di disegni, la realtà di un sistema che aveva creato l'inumano apparato repressivo di cui egli stesso era involontario complice.
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I suoi disegni e le descrizioni si imprimono terribilmente nella fantasia, a causa della cruenta drammaticità :
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in una delle sue immagini, tre donne nude, emaciate, talmente stremate dalla fame e dal lavoro che i loro uteri hanno subìto un prolasso, sono in fila davanti a un medico del campo sotto un cartello con l'effigie di Lenin che recita :
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"Colui che non lavora, non mangia ".
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In un altro disegno, i lavoratori malati sono cotti a vapore in una sauna, e poi trascinati nudi a temperature sotto lo zero.
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In una delle pagine più nauseanti, una giovane donna che ha rifiutato le avances sessuali dei suoi rapitori, si ritrova legata ad un albero in cima ad un formicaio nel bosco siberiano, con un tubo inserito nella vagina, in modo che le formiche possano attraversarlo e addentrarsi dentro il suo corpo.
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Il carceriere Danzig Baldaev è morto nel 2005, un paio di anni dopo la pubblicazione del primo volume della serie Tattoo (a cui sono seguiti poi un secondo ed un terzo volume) , che illustra i suoi disegni relativi alla subcultura dei tatuaggi nata nelle prigioni e nei campi correttivi in Russia.
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Il suo è un viaggio nell'estetica dei tatuaggi, a cui ha dedicato 28 anni della sua vita, dal 1948 al 1986, in una lunga analisi che racconta per simboli la storia di chi li porta, e descrive ( tramite, appunto, i tatuaggi) il disprezzo dei carcerati verso la società, il sistema politico, e la giustizia.
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Successivamente, la vedova di Baldaev ha permesso la pubblicazione dei “Disegni dal gulag” realizzati dal marito.
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Da questi disegni emerge chiaramente che, anche se egli lavorava come guardiano all'interno del Gulag, si sentiva in forte contrasto con il sistema repressivo sovietico.
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Nonostante la crudezza e la drammaticità che emergono dai particolari più grotteschi e aberranti focalizzati nei suoi disegni, non si può liquidare il suo lavoro come risultato di una mente disturbata, in quanto, parallelamente, trovano riscontro le testimonianze di storici insigni, e di autori del dissenso del calibro di Varlam Salamov, di Aleksandr Solzenicyn, ecc.
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Poche sono le immagini esistenti riguardanti i gulag, e i disegni di Baldaev costituiscono quindi un importante documento di testimonianza, così come quelli presenti nel libro “Quanto vale un uomo” di Evfrosinija Kernsnovskaja, una donna sopravvissuta al Gulag ( di cui ho già trattato in un precedente post ).
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Accludo nel post alcuni dei disegni tratti sia dalla pubblicazione della serie “Tattoo” che da quella dei “Disegni dal Gulag”.
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Con la divulgazione di questi disegni e di questo autore, Danzig Baldaev, vorrei aggiungere un altro tassello alla conoscenza di un argomento per troppi anni colpevolmente ignorato, e cioè quello dei gulag sovietici.
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Troppi intellettuali comunisti, complici di un trend “culturale” per cui si tendeva a nascondere e a manipolare verità scomode, hanno osservato per lunghi anni un silenzio totale sui molteplici crimini compiuti in quel paradiso a cui molti di loro stessi facevano riferimento :
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l'Unione Sovietica di Stalin !
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Ancora oggi c'è chi soggiace succube al fascino perverso di un comunismo e di una ideologia marxista che metamorfizzano tutto ciò che può far comodo, e che, ancora, con una colpevole ostinazione tentano di stravolgere il senso delle cose.
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Non è di molto tempo fa l'attacco da me subìto, messo in atto da esponenti politici di movimenti a prima vista lontani dalle logiche di partito, in occasione di un post sui martiri delle foibe.
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Per il solo motivo di aver ricordato i caduti istriani, uccisi dai criminali comunisti di Tito, sono stato tacciato di essere fascista, e mi hanno minacciato di farmi chiudere il blog !
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Naturalmente, tutto ciò ha contribuito a convincermi maggiormente nel perseverare e a continuare la mia opera di diffusione di quelle verità nascoste che tutti dovrebbero, invece, conoscere...
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Invito, anzi, tutti coloro che vogliono diffondere aspetti meno noti, o particolari tenuti finora nascosti di realtà misconosciute, o verità travisate appositamente da coloro che manipolano le coscienze, a dare voce al dissenso che nasce spontaneo e che si palesa in coloro che rifiutano di essere inglobati da un sistema che fagocita l'informazione.

Il blog è anche a loro disposizione, per fare da cassa di risonanza... ed ampliare la verità oggettiva, storica...
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Dissenso
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