venerdì 23 agosto 2013

LE REDINI DEL POTERE ECONOMICO.

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Fin dal XVII secolo emerge, nel contesto dei rapporti tra i potenti regnanti europei e le facoltose famiglie ebraiche, una forma di simbiosi che accomuna gli uni agli altri.
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Le corti dei re e dei principi necessitavano infatti della competenza finanziaria dei cosiddetti “ebrei di corte”, i quali si occupavano, oltre che delle proprie speculazioni e dei propri investimenti, anche di quelle dei loro potenti “protettori”, garantendo ad essi una fattiva amministrazione economica e una sicura copertura finanziaria necessaria all’approvvigionamento degli eserciti.
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La figura dell’”ebreo di corte” è comunque disgiunta da accostamenti di razza e di religione, ma è da considerare come univocamente legata alla contestualità familiare e sociale dei tempi in cui questa si è sviluppata.
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E’ un fatto però che le famiglie ebraiche di elevate possibilità economiche entrassero a far parte di una attiva partecipazione alle attività economiche dei potenti di turno, mentre le altre comunità ebraiche, di solito rurali, trovavano negli “ebrei di corte” una protezione contro le ingiustizie.
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In questo caso, i correligionari costituivano un anello di giunzione tra le diverse caste, ma solo per motivi di interesse e tutela, grazie ai quali gli ebrei potevano godere di benefici altrimenti negati.
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La famiglia più rappresentativa del potere economico ebraico è stata ed è ancora oggi quella dei Rothschild, a partire da Meyer Amschel, il fondatore della dinastia.
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Il padre, l’orafo Amschel Moses Bauer, che nel 1743 si occupava di contabilità, mise all’ingresso della sua attività una insegna che rappresentava un’aquila Romana su uno scudo rosso.
Il negozio divenne noto come la ditta dello Scudo Rosso, o meglio, in lingua tedesca, appunto, Rothschild.
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Il figlio Mayer, che ereditò l’attività, decise di cambiarsi nome, optando appunto per quello di Rothschild e iniziò a prestare denaro non solo a privati, ma soprattutto ai monarchi e ai governi dell’epoca.
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Mayer iniziò come ”ebreo di corte” al servizio di Guglielmo I° d’Assia, il quale a sua volta divenne poi Langravio, con il nome di Guglielmo IX, nel 1785.
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Il titolo di Langravio era l’equivalente di quello di Conte e permetteva di godere dei diritti feudali verso l’Imperatore, come ad esempio il diritto sovrano sui propri territori.
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Quando Rothschild iniziò la sua carriera al servizio del principe d’Assia, costui era noto anche per essere uno dei più facoltosi prestatori di denaro dell’epoca.
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L’esperienza e l’influenza esercitate dal “protettore”, portarono a Rothschild innumerevoli clienti, permettendogli di accumulare ingenti capitali, e consentendogli di allargare la sfera di influenza oltre i confini locali.
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Meyer, dopo aver addestrato i suoi cinque figli nelle tecniche di creazione e manipolazione del denaro, li piazzò a Francoforte, a Parigi, a Vienna, a Londra, e a Napoli.
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Il primogenito, Amschel (1733-1855), rimase a Francoforte, con il padre, per occuparsi della Banca della città natale.
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Il secondogenito, Salomon (1774-1855), fu destinato a Vienna, mentre il terzo figlio, Nathan (1777-1836), che aveva dimostrato di essere il più abile, fu mandato a Londra nel 1798, all’età di 21 anni.
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Durante i 17 anni trascorsi in Gran Bretagna, Nathan portò il capitale originario di 20.000 sterline, datogli dal padre, a ben 50 milioni di sterline, pari a svariati miliardi di dollari dei nostri giorni.
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Il quartogenito, Karl, andò invece a Napoli.
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Infine, il quinto figlio, Jacob (James), nel 1812 fu destinato a Parigi con un capitale iniziale di 200.000 dollari.
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Nel 1868, dopo 56 anni, il suo reddito annuale era di 40 milioni di dollari.
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Quando James costruì la sua immensa e lussuosissima dimora, a 19 miglia a nordest di Parigi, suscitò il commento di Guglielmo I, che vedendola disse :
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Questa strategia “familiare” permise quindi ad un’unica famiglia di controllare gli affari e l’economia di ben cinque Stati diversi, accrescendo le ricchezze e il potere del gruppo ebraico.
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Inoltre la famiglia Rothschild si alleò con la famiglia Schiff, con la quale condivise un edificio a cinque piani, noto come casa dello Scudo Verde, a partire dal 1785.
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Nel 1818 il Principe Metternich affermava che i Rothschild fossero le persone più ricche d'Europa.
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In effetti le banche dei Rothschild verso la metà del 1800 dominavano tutto il sistema bancario europeo e questa famiglia era sicuramente la più ricca del mondo.
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Le acquisizioni di monopolizzazioni divennero una priorità costante legata ai prestiti che i Rothschild concedevano, come nel caso di Cecil Rhodes, che potè, grazie ai finanziamenti ricevuti, instaurare un vero e proprio dominio commerciale monopolizzando i terreni auriferi del Sudafrica e dei diamanti dei DeBeers.
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In questo modo i Rothschild si garantivano la sicurezza della restituzione del prestito.
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Finanziarono la monopolizzazione delle ferrovie in America, e permisero poi a John D. Rockefeller di iniziare la scalata al monopolio nel settore della raffinazione petrolifera.
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Questa operazione condusse alla nascita della Standard Oil, grazie ai finanziamenti concessi dalla National City Bank of Cleveland, una delle tre banche dei Rothschild negli Stati Uniti.
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L’ascesa continua della famiglia Rothschild durante gli anni successivi al periodo in cui i suoi componenti interpretavano il ruolo di “ebrei di corte”, portò ad un mutamento nei rapporti tra ebrei e Stato.
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La monopolizzazione dei mercati finanziari legati all’emissione di prestiti statali, da parte della potente famiglia, creò una sorta di "obbligo" a rivolgersi al capitale ebraico in genere, che permettesse forti investimenti pubblici.
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La possibilità di fruire dei capitali ebraici diede vita quindi ad un allargamento del substrato su cui avrebbero poggiato le fondamenta di una riunita collettività ebraica nell’Europa centro-occidentale.
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I Rothschild divennero lo stereotipo rappresentativo di un internazionalismo ebraico in un continente costituito da Stati nazionali.
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L’immagine dei Rothschild rafforzava l’idea e la credenza che il popolo ebraico costituisse un’unica grande famiglia e che i loro vincoli di sangue rappresentassero una razza a sé stante in mezzo alle nazioni europee.
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I detrattori del popolo ebraico, li descrivono come una casta mercantile internazionale, che operando come una forza occulta e onnipotente, dietro i troni e i governi, manipola il destino di intere comunità sociali. (Times del 10/03/1920)
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A cosa si riferiva il trafiletto del Times, a proposito del complotto ?
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Nel 1958 Guy Carr scrisse il libro intitolato “Pedine nel gioco”, in cui si trova la risposta a questo quesito.
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In parole povere, Mayer Rothschild, nel 1773 diede inizio, insieme ai 12 uomini più facoltosi e potenti dell’epoca, al Movimento Rivoluzionario Mondiale, allo scopo di prendere il controllo delle ricchezze, della forza lavoro, e delle risorse naturali di tutto il mondo.
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Se andiamo a leggere il “Piano rivoluzionario” di Mayer vediamo che questo si articola in circa 25 punti fondamentali, che mirano tutti ad unico scopo :
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la realizzazione di un Nuovo Ordine Mondiale.
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Le tecniche necessarie al raggiungimento dell’obiettivo, secondo Mayer, dovevano essere attuate secondo i suoi standard di riferimento, drammaticamente cinici e privi di qualsiasi risvolto umanitario.
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Per esempio, si auspica che i Governi legittimi vengano distrutti da nemici interni o esterni, poiché il vincente, per necessità, deve comunque ricercare un aiuto finanziario, interamente nelle mani dei Rothschild.

E ancora : “Si deve tendere alla creazione di masse indistinte, unite, omogenee, prive di identità, per una loro rapida sottomissione.”

L’annullamento delle differenze etniche, in un processo di massificazione, è senz’altro prodromico all’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale, in cui le masse sono fagocitate e manipolate da un unico trust finanziario che le governa.
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L’annichilimento poi delle identità nazionali che si oppongono alla massificazione, conduce a derive aberranti, come possiamo vedere dalle devastazioni già prodotte in passato.
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I casi non mancano, poiché è sufficiente osservare come i Giovani Turchi dell’Impero Ottomano abbiano operato un vero e proprio genocidio del popolo armeno, nel 1915, oppure come il nazismo si sia posto nei confronti della popolazione di razza ebraica, a livello europeo.
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Per assurdo, l’assioma inerente alla lotta contro le identità nazionali, che Mayer Rothschild propugnava nel suo disegno complottista, sarà poi fagocitato da Adolf Hitler nella sua ricerca di annichilimento del popolo di razza ebraica.
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Tornando ai metodi raccomandati per il raggiungimento dell’obiettivo, Mayer inoltre raccomandava l’uso della violenza e del terrore, per generare una cieca sottomissione.
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Mayer accettò le infiltrazioni della Massoneria Azzurra, tra le Logge del Grande Oriente, per poter nascondere le proprie mire dietro a paraventi di filantropia.
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Espose il valore dell’inganno sistematico, della diplomazia segreta, degli incentivi ad un riarmo globale, alla guerra economica, e al raggiungimento di un nuovo Governo mondiale, come scopo finale.

Tutto ciò induce a riflessioni che sommandosi convergono verso un denominatore comune : il controllo finanziario del pianeta.

Il gruppo Bielderberg pare inserirsi ottimamente in tale contesto, poiché gli elementi di riferimento sono gli stessi dei potenti gruppi finanziari originati dal capostipite dei Rothschild, così come quelli delle massonerie.
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Il contesto globale e gli scenari socio politici che attualmente ritroviamo in Europa, sembrano appartenere proprio a quegli elementi del percorso iniziato da Mayer Rothschild e propugnati con vigore per il raggiungimento del potere globale.
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I poteri forti, economici, tengono in ostaggio le economie nazionali europee, mirando alla spersonalizzazione delle loro identità nazionali, inglobando e massificando le nazioni in un unico organismo : l’Europa !
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Sembra di rivedere i fotogrammi di un film già trasmesso e visto in passato, quando prima dell’ultimo conflitto mondiale la focalizzazione dell’immaginario collettivo popolare nei riguardi della collettività ebraica in una Europa costituita esclusivamente da Stati nazionali, faceva emergere come unico elemento intereuropeo proprio la indiscussa potenza economica degli ebrei stessi.
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Oggi, probabilmente, è ripreso il cammino verso quel percorso di massificazione che fu interrotto dal nazismo, ma un male ancora più devastante di quello rappresentato dall’ideologia nazional socialista si affaccia sullo scenario europeo, guidato e condotto saldamente dagli odierni detentori del potere economico.
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Le stesse forze occulte scaturite dal predominio dei Rothschild, oggi mutate e metamorfizzate, nascoste da club esclusivi come quello cosiddetto “Bielderberg” e coadiuvate dalle massonerie internazionali, continuano a tessere il loro disegno di predominio mondiale sulle economie globali.
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Quale responsabilità hanno le forze sioniste e la nazione ebraica stessa nella ricerca di un “Nuovo Ordine Mondiale" ?
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L’Europa appare sempre di più come un organismo massificato e indistinto, completamente soggetto a disposizioni cui le sovranità nazionali non possono opporsi.
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Oggi, come in passato, le potenti famiglie ebraiche gestiscono capitali finanziari immensi che, se esaminati a ritroso nel tempo, ci danno la percezione di come la Storia di talune Nazioni si sia sviluppata a seconda dell’apporto finanziario loro fornito dai manipolatori dei flussi economici stessi.
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Non a caso la Rivoluzione Russa del 1917, di cui fu artefice Lenin, fu finanziata dal capitalismo occidentale e in particolare dalla Banca Morgan, di cui era proprietario Rockefeller.
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L’attività della famiglia dello “Scudo Rosso” è stata quindi prodromica ad eventi epocali, quali quello della nascita del Comunismo sovietico.
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A distanza di un secolo, quali sono i nomi dell’alta finanza mondiale di oggi ?
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Chi è che controlla, occultamente, il Fondo Monetario Internazionale, oppure la Banca Mondiale, così come il World Trade Organization (Organizzazione Mondiale del Commercio)?
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Il cartello degli “squali” finanziari più voraci e potenti è oggi costituito dalla elite degli speculatori mondiali, che controllano i cicli economici secondo i loro esclusivi interessi.
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Sono note le organizzazioni che fanno capo a personaggi del calibro dei Rockefeller, o dei Rothschild, come ad esempio il “Club di Roma”, oppure la “Commissione Trilaterale”, così come il “Club Bielderberg”, ed è nota anche la finalità ultima cui queste tendono, e cioè la realizzazione del “Nuovo Ordine Mondiale”.
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Dietro a tutto c’è la regia di pochi, potenti, e avidi personaggi che, forti del retaggio culturale ereditato dagli antichi “ebrei di Corte”, e padroni di immense fortune, riescono a muovere patrimoni di proporzioni inimmaginabili, fagocitandoli, a loro unico ed esclusivo interesse.
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Una fitta trama di personaggi compiacenti costituisce l’ordito di un tessuto adatto a rivestire virtualmente un immenso organismo di potere, che trae continuamente vantaggio indossandolo.
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La simbiosi tra le parti, legata ad una visione univoca del fine cui si tende, conduce a interpretazioni pilotate dei ruoli che le persone svolgono, rinnegando le prerogative che dovrebbero identificare il loro modus operandi.

Personaggi come il Senatore Mario Monti, Franco Bernabè (Telecom), Emma Bonino (esponente Partito Radicale), così come gli altri 40 italiani che hanno partecipato a riunioni del gruppo Bielderberg (tra cui Mario Draghi, Padoa Schioppa, Romano Prodi, Giulio Tremonti, ecc) svolgono, intervenendo ai meeting, un ruolo quantomeno equivoco nei confronti dei rispettivi ruoli istituzionali.
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Come si può, infatti, conciliare l’interesse nazionale con quello di speculatori senza scrupoli che hanno a cuore prioritariamente la realizzazione di un Nuovo Ordine mondiale ?
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Come si può sedere in Parlamento, in nome del popolo italiano, e poi appartenere a gruppi che tendono ad azzerare le singole identità nazionali ?
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Anche il vile personaggio comunista Palmiro Togliatti ha interpretato un ruolo simile, nel dopoguerra, quando, oltre che sedere sugli scranni parlamentari della Repubblica Italiana, ricoprì anche la carica di Numero due del Comintern, l’organismo preposto alla diffusione del comunismo nel mondo, al soldo di Mosca.
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Il sovranazionalismo che guida le scelte dell’alta finanza mondiale è già da tempo imperante e trascende dagli interessi delle comunità nazionali, protraendo i propri tentacoli alla ricerca di percorsi che vanno nella direzione di un totalitarismo illuminato, come ebbe a dire Giovanni Agnelli, il famoso imprenditore ai vertici della Fiat.
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Agnelli affermò infatti :
" Le grandi società multinazionali, la Chiesa cattolica e i partiti comunisti dimostrano che il sovranazionalismo non è un mito, ma è una realtà
".
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L’analisi esposta dimostra che la politica che noi conosciamo, e cioè quella dei Partiti politici, altro non è che “fumo negli occhi” in quanto tutto si svolge in funzione di interessi che nulla hanno a che vedere con i programmi dei gruppi parlamentari e le richieste degli elettori.
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La politica, anzi, ha la responsabilità di aver permesso che si arrivasse a questo punto, anche perché a volte è stata, ed è, collusa proprio con i “poteri forti” che spadroneggiano sulla pelle dei popoli.
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Personalmente sono contrario all’Europa intesa così come lo è oggi : l’Europa di Prodi, che è la stessa delle Banche e dei gruppi economici sopranazionali.

Ci stiamo impoverendo ogni giorno di più, mentre il popolo è ostaggio delle imposizioni finanziarie dettate dalle Banche e dai politici senza scrupoli che ne avallano l’operato.

I suicidi di imprenditori falliti per la crisi economica sono sotto gli occhi di tutti, mentre le file alle mense della “Caritas” si allungano a dismisura…

La massificazione globale è in pieno svolgimento, pronta a segnare il destino di milioni di persone, ma qui, in Italia, pare che la maggior parte delle persone sia più interessata al fatto che la propria squadra di calcio segni il gol della vittoria nella partita della Domenica.

Mi ripugna constatare il disinteresse di interi gruppi popolari, che condannano così i propri figli ad un futuro da schiavi.

Personalmente mi avvalgo di due massime che ho sempre tenuto in considerazione :
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Memento audere semper ! , e
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Meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora !
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Voi cosa ne pensate ?
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Dissenso
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domenica 21 aprile 2013

NORMA COSSETTO

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Norma Cossetto, nacque a Santa Domenica di Visinada, un piccolo borgo agricolo dell’entroterra Istriano, non lontano da Parenzo (Porec) in territorio ora appartenente alla Croazia, il 17 maggio del 1920.
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Il padre, Giuseppe, era un possidente terriero e benestante, dirigente locale del Partito Nazionale Fascista e aveva ricoperto anche l’incarico di Commissario Governativo delle Casse Rurali e di Podestà di Visinada.
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In questo ruolo aveva notevolmente contribuito allo sviluppo della vita agricola e sociale del paese, e aiutato le persone indigenti del luogo.
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Norma si diplomò brillantemente nel 1939 nel Regio Liceo Vittorio Emanuele III di Gorizia, poi si iscrisse all’Università di Padova.
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I suoi contemporanei la ricordano come una giovane ragazza dedita allo sport, molto portata per gli studi e le lingua straniere, infatti conosce bene sia il francese che il tedesco, e superò l’esame di maturità con 9 e 10 in greco e latino.
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Norma amava la musica e per questo motivo studiava il pianoforte, ma era attratta anche da pittura e canto.
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Era fidanzata con un incursore dei mezzi d’assalto della Regia Marina.
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Dal 1941 alternò lo studio universitario, come studentessa di Lettere e Filosofia, iscritta all’Università di Padova, a periodi di lavoro, come supplente scolastica nei paesi di Pisino o di Parendo, e nel frattempo si iscrisse ai Gruppi Universitari Fascisti di Pola.
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Nell’estate del 1943, seguita dal Professor Arrigo Lorenzi,  stava preparando la sua tesi di laurea, intitolata “Istria rossa” (riferendosi al colore della terra ricca di bauxite dell’Istria), e quindi passava le giornate girando per municipi e canoniche alla ricerca di archivi che le consentissero di sviluppare i suoi scritti sull’argomento.
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Il 25 settembre un gruppo di partigiani di Josip Broz, meglio conosciuto come Maresciallo Tito, con l’appoggio di quelli italiani, fece irruzione a casa dei Cossetto, e si lasciò andare al saccheggio, depredando la famiglia dei suoi averi, e sparando in aria a scopo intimidatorio sopra i letti, nelle camere.
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I comunisti titini portarono via perfino le divise del papà, che in seguito avrebbero poi indossato, cucendovi sopra una stella rossa.
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Il giorno successivo, il 26 settembre, un partigiano di nome Giorgio si recò nuovamente a casa dei Cossetto, per convocare Norma al Comando partigiano, che aveva sede nell’ex caserma dei Carabinieri di Visignano.
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La formazione partigiana era composta da un gruppo assortito di comunisti sia italiani che slavi.
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Norma fu dapprima interrogata, e poi le fu proposto di entrare nel movimento partigiano, promettendole libertà e mansioni direttive.
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Le proposero di collaborare con quello stesso sanguinario movimento di occupazione comunista che aveva già da tempo iniziato i rastrellamenti e i genocidi degli italiani : l’E.L.P. (Esercito Popolare di Liberazione jugoslava), una banda di feroci assassini.
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Al secco e deciso rifiuto della ragazza seguì il suo rilascio e Norma potè tornare a casa, anche se turbata profondamente.
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La sua tranquillità fu però di breve durata, infatti il giorno dopo, mentre girava in bicicletta, il 27 settembre, fu fermata e arrestata dai partigiani titini del cosiddetto Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia.
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Norma fu tratta in arresto insieme a parenti, amici e conoscenti, tra cui Eugenio Cossetto (cugino del padre), Antonio Posar, Antonio Ferrarin, Ada Riosa (cognata del padre), Maria Concetta (cugina della madre), Umberto Zotter e altri abitanti del paese di San Domenico, di Castellier, di Ghedda, di Villanova e di Parenz.
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Tutti furono imprigionati nella ex caserma della Guardia di Finanza a Parenzo, dove la sorella di Norma, Licia, si precipitò per ottenere il rilascio dei reclusi, senza peraltro ottenere nulla.
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Gli sventurati, furono anzi tradotti in altra sede, di notte, su un autocarro, e precisamente nella scuola di Antignana, trasformata in prigione, poiché a Visinada erano arrivati i tedeschi, e i partigiani si sentivano minacciati se fossero rimasti a Parenzo.
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All’arrivo nella scuola, Norma fu separata dal resto dei prigionieri.
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Nelle giornate che vanno dal 1° al 4 ottobre, la ragazza fu tenuta legata ad un tavolo, denudata, e sottoposta a sevizie e stupri dai suoi 17 carcerieri, prolungatamente e ripetutamente.
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Esistono testimonianze in tale senso, tra cui quella di una donna del luogo, che risiedeva proprio di fronte al luogo in cui era tenuta prigioniera Norma, e che vi si avvicinò attirata dai lamenti e dai gemiti che provenivano dall’interno.
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Al calare della sera, prudentemente, la donna cercò coraggiosamente di scoprire la fonte di tali lamenti, e si avvicinò alle imposte socchiuse, per guardare dentro.
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Norma era legata ad un tavolo, e la scena che gli si presentò agli occhi fu raccapricciante.
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La notte tra il 4 e il 5 ottobre sia Norma che gli altri 26 prigionieri furono legati con il filo di ferro e costretti a camminare fino a raggiungere Villa Surani.

Norma e le altre donne furono nuovamente sottoposte a violenze, poi tutti furono gettati nella vicina foiba, ancora vivi.
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Il padre, Giuseppe Cossetto, e il genero Mario Bellini, dopo la cattura di Norma si misero subito alla loro ricerca, ma furono anch’essi presi dai partigiani.
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Mario Bellini era invalido di guerra e sposato da poco, tanto che la moglie era in attesa di un figlio.
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I partigiani tesero un agguato ad entrambi.
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Bellini fu stroncato da una raffica di mitra, mentre il padre di Norma rimase ferito, e fu quindi finito con una coltellata.
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Si seppe poi che il suo assassino gli doveva la vita, essendo stato trasportato da lui in  auto all’ospedale di Pola, in fin di vita, pochi mesi prima.
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A Mario e Giuseppe furono legate braccia e gambe con il filo di ferro e vennero gettati nella foiba di Treghelizza a Castellier di Visinada, dove furono poi ritrovati il 4 novembre.
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Il corpo di Norma Cossetto fu ritrovato invece il 10 dicembre del 1943, dopo l’occupazione tedesca dell’Istria, dai Vigili del Fuoco di Pola, guidati dal Maresciallo Arnaldo Harzarich, a 136 metri di profondità nella Foiba di Villa Surani, sita alle pendici del Monte Croce, vicino alla strada che da Antignana porta al villaggio agricolo di Montreo.
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Norma era in posizione supina, nuda, con le braccia legate con filo di ferro, su un cumulo di cadaveri aggrovigliati.
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Era stata pugnalata su entrambi i seni e picchiata ripetutamente in viso, come testimoniavano i lividi presenti sul volto.
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Aveva gambe e braccia spezzate.
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Il corpo era stato sfregiato e le era stato conficcato un pezzo di legno nella vagina.
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La salma straziata fu identificata dallo zio di Norma, Emanuele Cossetto.
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La sorella Licia, raccontò poi :
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Ancora adesso la notte ho gli incubi, al ricordo di come l’abbiamo trovata :
mani legate dietro alla schiena, tutto aperto sul seno il golfino di lana tirolese comperatoci da papà la volta che ci aveva portate sulle Dolomiti, tutti i vestiti tirati sopra l’addome…
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Solo il viso mi sembrava abbastanza sereno.
Ho cercato di guardare se aveva dei colpi di arma da fuoco, ma non aveva niente ;
sono convinta che l’abbiano gettata giù ancora viva.
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Mentre stavo lì, cercando di ricomporla, una signora si è avvicinata e mi ha detto :
“Signorina non le dico il mio nome, ma io quel pomeriggio, dalla mia casa che era vicina alla scuola, dalle imposte socchiuse, ho visto sua sorella legata ad un tavolo e delle belve abusare di lei ;
alla sera poi ho sentito anche i suoi lamenti ;
invocava la mamma e chiedeva acqua, ma non ho potuto fare niente, perché avevo paura anche io”.
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La sorella Licia denunciò l’orrendo crimine, presentando una denuncia al comando tedesco, a seguito della quale furono catturati 16 dei suoi assassini.
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Di questi “eroici” partigiani, feroci massacratori di donne innocenti e indifese, sei furono costretti dai tedeschi a vegliare per tutta la notte la salma della loro vittima, Norma Cossetto, nella cappella mortuaria del locale cimitero, e poi la mattina seguente, all’alba, furono fucilati.
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Tre di loro, soli con la loro vittima in decomposizione (era stata uccisa 67 giorni prima) e forse schiacciati dal peso del rimorso, impazzirono, prima di essere passati per le armi.
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Il cadavere della ragazza fu poi ricomposto nella cappella mortuaria del cimitero di Castellier, insieme al padre.
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A distanza di sei anni dalla sua uccisione, l’Università di Padova le ha conferito la Laurea ad honorem, su proposta del Rettore, Concetto Marchesi, e del Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia.
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Il giorno 8 del mese di febbraio, nel 2005, l’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha insignito Norma Cossetto della Medaglia d’oro al merito civile.
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L’onorificenza recita :
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Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba.
Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio”.
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In occasione della Giornata del Ricordo in memoria delle vittime delle Foibe, il 10 febbraio 2011, l’Università degli studi di Padova ha scoperto, nel cortile del Rettorato, una targa commemorativa della morte di Norma Cossetto e della Laurea ad honorem a lei attribuita.
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Sono state intitolate vie a Norma Cossetto nei Comuni di Narni (Terni) nel luglio 2011, di Bolzano il 22 ottobre 2012, e di Fossano /(Cuneo).
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Il Comune di Limena (Padova)  nell’Aprile 2011 le ha intitolato la Biblioteca comunale.
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La barbara uccisione di Norma Cossetto, rappresenta il modus operandi del comunismo più bieco, stereotipando la ferocia e la violenza come elementi simbiotici che collegano, unendoli, la filosofia marxista, impermeata di violenza, e i partigiani titini o italiani, che ne esaltano le caratteristiche.
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La criminale attività svolta da Lenin e da Stalin in Russia si è rivelata prodromica nella sua drammaticità, tanto che i milioni di morti prodotti dal regime comunista sovietico non sono stati sufficienti a evitare che la ferocia rossa prendesse il sopravvento di nuovo, in Istria e Dalmazia.
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Gli esiti sono stati devastanti e hanno prodotto migliaia di vittime innocenti, colpevoli solo di essere italiani, e di trovarsi su un percorso che i massacratori comunisti di Tito avevano già deciso di percorrere e di fagocitare.
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La strage etnica compiuta dagli jugoslavi sulla popolazione civile dalmato-istriana è stata pianificata a freddo, a tavolino, complice il silenzio assenso di Togliatti, che ha permesso ai suoi compagni di partito titini di mettere in atto il loro piano criminale.
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Un vero e proprio ennesimo delitto contro l’umanità è stato compiuto dai comunisti del “Maresciallo Tito” per presentarsi poi alla Conferenza di Pace con una certezza, e cioè quella di presentare il territorio da annettere, rivendicandolo come popolato unicamente da abitanti di etnia slava, e assente da enclavi di popolazione italiana (requisito fondamentale per poter accampare diritti di proprietà).
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Lo sterminio è stato tanto più grave per le modalità con cui è stato attuato : la ferocia.
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La legatura delle mani con il filo di ferro, e le vittime legate l’una all’altra, erano il modus operandi con cui si eseguivano le uccisioni di massa.
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Era sufficiente gettare la prima vittima, spesso viva, nella foiba, perché il suo stesso peso trascinasse nella buia cavità le altre vittime, legate in una lunga catena umana da sacrificare.
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La tortura e lo stupro, insieme alla prassi di infierire con sadica ferocia sulle vittime, ci danno un’idea dell’”eroismo” di questi partigiani comunisti, molto coraggiosi, soprattutto nel tormentare le donne.
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I comunisti italiani per decenni hanno cercato di far passare sotto silenzio tutto ciò, rendendosi nuovamente complici, dopo Togliatti, dei crimini commessi.
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Ancora oggi si tenta di ignorare la data commemorativa che ricorda i tragici eventi.
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Nel Comune di Minerbio, in provincia di Bologna, ho avuto modo di richiedere al Sindaco, nel 2013, di intitolare una Via ai Martiri delle Foibe, ma non ho mai avuto un benchè minimo accenno di risposta.
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Il Sindaco, Lorenzo Minganti, era rappresentante del PD locale…sarà stato un caso ?
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Dissenso
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domenica 14 aprile 2013

ARRIGO BOLDRINI detto "BULOW" - L'eccidio di Codevigo

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L'ECCIDIO DI CODEVIGO
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Arrigo Boldrini, alias Bulow
Vorrei far conoscere meglio a chi legge la storia di un individuo di nome Arrigo Boldrini (1915-2008), che è stato il comandante della 28ma brigata Garibaldi “Mario Gordini” nel 1945, con lo pseudonimo di “compagno Bulow”, oltre che Presidente “onorario” dell’Anpi.
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Dopo aver conseguito il diploma di Perito Agrario, nel 1939 si arruolò come volontario nella Milizia Fascista, con il grado di “capomanipolo” e dopo un periodo lavorativo, nel biennio 1940 1941 a Napoli, in cui venne a contatto con ambienti antifascisti,  fu poi richiamato alle armi con il grado di tenente di complemento, di stanza in Jugoslavia, a seguito dell’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania.
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Nel 1943 rientrò in Italia, per una licenza di convalescenza, e aderì al movimento clandestino del PCI, e dopo l’8 settembre entrò nella Resistenza romagnola, passando quindi da “camicia nera” a “comunista” !
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La storiografia “ufficiale” a questo punto, evita accuratamente di raccontare quante e quali nefandezze siano ascrivibili ad Arrigo Boldrini durante la carriera partigiana che lo portò a raggiungere i vertici della famigerata Brigata Garibaldi.
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Tra i suoi crimini spicca quello per cui, in evidente delirio di onnipotenza, si arrogò il diritto, a guerra finita, di “prelevare” ed arrestare nella zona di Codevigo (Padova) centinaia di fascisti o presunti tali che avevano ripreso le loro normali attività alla fine del conflitto, e che quindi godevano dello "status" di civili.
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Queste persone (235, di cui 114 identificate) furono poi torturate e seviziate con ferocia inaudita, a gruppi, lungo le rive del Brenta e del Bacchiglione.
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Nello specifico, furono ritrovati 113 cadaveri a Codevigo (di cui 77 in un’unica fossa comune), 17 a Santa Margherita, 12 a Brenta d’Abbà, 15 a Santa Maria, 18 a Ponte di Brenta.
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Le vittime, che furono ritenute colpevoli di aver aderito alla Repubblica Sociale Italiana, furono ammassate a Codevigo e successivamente seviziate e orrendamente mutilate, oltre che depredate di ogni loro avere, per essere poi fucilate lungo gli argini dei fiumi Brenta e Bacchiglione.
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Molti dei corpi caduti in acqua furono trasportati lontano dalla corrente, verso la foce, mentre altri furono invece issati su carretti e scaricati poi nei pressi dei vari cimiteri della zona.
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Resti delle vittime della violenza partigiana comunista, ritrovati in una fossa comune
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Altri ancora furono seppelliti sbrigativamente.
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I partigiani comunisti e assassini avevano l’abitudine di istituire anche processi sommari (illegali a guerra finita) in cui, spesso per motivi di rancore e odio personali, venivano emessi verdetti di condanna, sotto lo sguardo compiacente di Arrigo Boldrini. 
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Durante le indagini il Pretore di Piove di Sacco scattò numerose fotografie, a testimonianza futura delle immani dimensioni dell’eccidio, così come fece anche il medico condotto di Codevigo, Enrico Vidali.
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I sopravvissuti alle fucilazioni fornirono ulteriori testimonianze dell’eccezionale massacro perpetrato dai partigiani comunisti assassini contro vittime civili.
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I testimoni oculari rilasciarono dichiarazioni sui fatti accaduti a Gianfranco Stella che le pubblicò nel suo libro “Compagno mitra–Saggio sulle atrocità partigiane”.
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L’autore fu denunciato da un gruppo di partigiani appartenenti all’ANPI, timorosi del fatto che la verità venisse a galla, ma dopo lunghe vicissitudini giudiziarie, Stella fu riconosciuto innocente e assolto.
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La Magistratura con questa assoluzione avvallò quindi le dichiarazioni di Stella sul ruolo criminale dei partigiani comunisti assassini e del comandante Arrigo Boldrini alias “Bulow”, parlamentare comunista per varie legislature.
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Va detto per completezza di informazione che la Brigata partigiana ebbe l’ordine di catturare i ravennati da eliminare dalla federazione comunista di Ravenna, la quale a sua volta aveva ricevuto disposizioni direttamente dal comando bolognese diretto da Ilio Barontini e da Luigi Longo
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L’apparato criminale del Pci quindi è responsabile degli eccidi perpetrati dai partigiani comunisti seguaci di Togliatti, che in primis dettava il “modus operandi” da seguire.
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Alcuni assassini dell'apparato criminale del PCI
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Per meglio evidenziare la ferocia messa in atto dagli “eroici” partigiani di “Bulow”, molto bravi a infierire sulle donne, è sufficiente constatare come si accanirono contro la maestra elementare Corinna Doardo.
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L’autopsia rivelò infatti che sul suo corpo era rimasto intatto solamente un orecchio, segno evidente delle ripetute percosse con cui i “coraggiosi” combattenti della Brigata Garibaldi avevano infierito su di lei, prima di fucilarla e di abbandonarne il cadavere, nudo, nel cimitero.
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Oppure possiamo evincere la volontà criminale di questi “animali” comunisti senza coscienza, avidi di sangue innocente, riconoscendo i tratti criminali che si palesarono nel trattamento riservato a Mario Bubbola, il figlio del Podestà del paese.
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Mario, fu prelevato da casa e sistematicamente torturato e seviziato con estremo accanimento dai “partigiani”, che rivelarono così un istinto criminale talmente elevato che solo una iena sanguinaria come “Bulow” e la sua soldataglia potevano uguagliare.
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Gli assassini tentarono, senza riuscirci, di tagliargli il collo con il filo spinato, e non riuscendovi ripiegarono sul taglio della lingua, che gli infilarono poi nel taschino della giacca.
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Successivamente gli furono tagliati i testicoli, che gli furono poi messi in bocca, con evidente intento dispregiativo, rivelando un odio incommensurabile e una violenza indicibile, intollerabile, soprattutto a guerra finita.
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Una delle conferme di ciò che avvenne a Codevigo tra la fine di aprile e gli inizi del mese di maggio del 1945, ci viene dal diario del Parroco del paese, Don Umberto Zavattiero.
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Il “valoroso eroe”  Arrigo Boldrini che tollerò e che anzi incentivò il ricorso a questa strategia del terrore, fu poi insignito della Medaglia d’oro al valor militare e ricoprì a lungo la carica di Presidente onorario dell’Anpi !
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Fu eletto deputato e poi Senatore della Repubblica tra le file del Partito Comunista Italiano, e poi dopo l’evoluzione poli-metamorfica dello stesso, confluì nel 1989 nel partito risultante, il PDS concludendo la sua carriera di criminale comunista come deputato parlamentare.
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Boldrini, completamente a suo agio nel duplice ruolo di parlamentare e di criminale comunista era solito frequentare spesso l’ex partigiano e killer seriale Sidney Biggin, a Goro, per fare insieme a lui delle abbondanti mangiate di tortelloni alla zucca e di pesce fritto.
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Per chi non lo sapesse, Biggin compì diversi eccidi nel 1945 sconvolgendo gli abitanti di alcuni paesi del ravennate per la sua ferocia.
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Molti di questi criminali ebbero poi dal PCI un “premio” per aver sparso il sangue di coloro che non erano allineati all’ortodossia imposta da Togliatti, e divennero Sindaci, o vennero inserito negli organici della Polizia di Stato, oppure ricoprirono incarichi parlamentari, seguendo le camaleontiche metamorfosi del Partito.
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Ciò dimostra, caso mai ce ne fosse bisogno, che i cosiddetti “Democratici” di oggi, altro non sono che una “costola” del vecchio e feroce PCI del dopo guerra, al cui interno vegetano anime diverse che sono unite dallo stesso devastante ideale comunista, caratterizzato dall’odio e dalla violenza.
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Simboli del camaleonte comunista : la metamorfosi
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Non dobbiamo MAI dimenticare le vittime di questi eccidio, ricordandole e dando linfa vitale alla memoria storica di quanto avvenuto, in nome di una Giustizia che ancora oggi non ha “presentato il conto da pagare” ai responsabili.
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Va ricordato che a guerra finita, nel maggio del 1945, nella sola zona di Treviso ci furono almeno 630 esecuzioni, ed altre 391 nella zona di Udine.
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La Magistratura di Padova diede corso a vari procedimenti penali, che si risolsero però in un nulla di fatto, poiché i 4 partigiani della “28ma Brigata Garibaldi” inizialmente incriminati, furono tutti assolti.
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I Comandi della “28ma non furono mai soggetti a procedimenti penali, e neppure quelli della “Cremona”, nonostante il fatto che fossero presenti come forze di occupazione proprio in quegli stessi territori in cui avvennero le stragi, in cui l’ordine pubblico e l’azione di Polizia era svolta dai Partigiani del CLN.
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L’Anpi ha sempre difeso l’operato del criminale comunista Arrigo Boldrini, asserendo che mancavano le prove del suo coinvolgimento, nonostante questi fosse al posto di Comando e che quindi fosse obbligato a impedire le stragi, oltretutto in considerazione del fatto che le vittime fossero a tutti gli effetti prigionieri.
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Lo scrittore Gianfranco Stella espresse queste riflessioni nei suoi libri e per questo fu oggetto di persecuzione giudiziaria, e accusato da un’Anpi inferocita di vari reati che però, come già accennato, portarono ad una piena assoluzione.
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Troviamo descrizioni esaustive dell’operato criminale del comunista partigiano e assassino Arrigo Boldrini detto  “Bulow” sia nel libro “1945-Ravennati contro – La strage di Codevigo” che in quello intitolato “I grandi killer della liberazione”, entrambi ampiamente documentati e ricchi di dettagli.
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Arrigo Boldrini è morto il 22 gennaio 2008 all’età di 92 anni, senza avere mai, in vita, pronunciato parole di cordoglio per le sue vittime, uccise in tempo di Pace per vendetta e odio.
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Un odio sordo e cieco, impietoso e irrazionale, che solo i comunisti dimostrano di avere ancora oggi !
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La magistratura rossa, compiacente e collusa, lo ha sempre protetto, conscia del fatto che rappresentasse l’aspetto più bieco di uno stalinismo arrogantemente reiterato, e consapevole del fatto che il dictat del PCI imponeva di uccidere chiunque potesse opporsi al piano di costituire una repubblica sovietica sul suolo italiano, trovando nella Brigata Garibaldi gli artefici interpreti materiali del piano criminale.
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Il Comune rosso di Granarolo (BO) ha intitolato una via al criminale comunista Arrigo Boldrini
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I vertici del PCI istigavano a sparare e uccidere, e a scatenare il terrorismo che dilagherà poi nella società italiana del dopoguerra con effetti devastanti.
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Ad alcuni di questi criminali sono state intitolate vie e piazze nelle nostre città, come ad esempio Viale Togliatti, manifestando una arroganza e un disprezzo verso le vittime del comunismo semplicemente inaccettabile.
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Solo dei mentecatti seguaci di un retaggio pseudo culturale legato al marxismo possono ancora oggi celebrarne l’immagine, ma si sa, il lupo perde il pelo ma non il vizio !
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Dissenso
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