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Negli anni di fine 1800, però, né il popolo belga, né il governo politico di Bruxelles, erano interessati a una qualsivoglia forma velleitaria di acquisizione di territori esterni al Belgio, sotto forma di possedimenti coloniali, al contrario degli imperi europei che in quegli anni, durante l'inizio dello “slancio verso l'Africa”, entrarono in competizione l'uno con l'altro per impadronirsi dell'Africa e saccheggiarne le risorse.
Negli anni di fine 1800, però, né il popolo belga, né il governo politico di Bruxelles, erano interessati a una qualsivoglia forma velleitaria di acquisizione di territori esterni al Belgio, sotto forma di possedimenti coloniali, al contrario degli imperi europei che in quegli anni, durante l'inizio dello “slancio verso l'Africa”, entrarono in competizione l'uno con l'altro per impadronirsi dell'Africa e saccheggiarne le risorse.
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Leopoldo II, era invece fermamente convinto che il
colonialismo potesse rappresentare la chiave di volta per affermare la
grandezza del Belgio, e cercò quindi un modo per acquisire una colonia, non
come re della nazione belga, ma come privato cittadino.
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Dopo vari tentativi organizzò una compagnia commerciale
camuffata da organizzazione scientifica e filantropica internazionale, e
insieme ad Henry Morton Stanley (famoso esploratore inglese) risalì il corso
del Fiume Congo e nel 1880 stabilì una colonia nella regione del Congo.
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Grazie a manovre diplomatiche e alla Conferenza di
Berlino del 1884/1885 i rappresentanti di 13 paesi europei e degli Stati Uniti
riconobbero Leopoldo come sovrano della maggior parte dell’area da lui
fagocitata insieme a Stanley.
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L’area ad Ovest dei fiumi Congo e Ubangi (l’attuale
Repubblica del Congo), divenne un protettorato francese, divenendo poi nel 1891
una colonia, col nome di Congo Francese.
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Il territorio ad est del fiume Congo (l’attuale
Repubblica Democratica del Congo), fu assegnata a Leopoldo II come proprietà
personale, che il Re provvide a rinominare con il nome di Stato Libero del
Congo.
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Il territorio del quale egli si autoproclamò
“Sovrano del Congo”, era 76 volte più grande del Belgio.
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Oggi quel territorio è diviso tra Repubblica del
Congo (ad Ovest, con capitale Brazzaville) e Repubblica Democratica del Congo
(ad Est, con capitale Kinshasa).
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Naturalmente Re Leopoldo II ebbe il totale controllo
su tutta l’area e fu libero di organizzarla come se fosse stato un suo dominio
personale.
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Da quel momento Leopoldo si contraddistinse per la
sua brutalità nella gestione amministrativa del neonato Congo.
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La sua attività spaziò inizialmente
dall’esportazione dell’avorio per finire poi allo sfruttamento della gomma.
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Il Re belga ottenne ciò che voleva, costringendo i sudditi congolesi alla raccolta della gomma, "prendendo le loro famiglie in ostaggio fino a che fosse stata raggiunta una certa quantità di gomma".
La tortura e la coercizione divennero i sistemi abituali
di re Leopoldo per costringere la popolazione a soddisfare la crescente domanda
di gomma da parte degli europei.
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Agli africani che non raggiungevano la quota di
raccolta imposta dal re venivano amputate le mani, mentre l’esaurimento fisico,
la schiavitù, e le malattie portarono, insieme ai ripetuti omicidi, alla morte
di milioni di persone.
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Le
frequenti epidemie di “vaiolo” e di “malattia del sonno” aggravarono la
situazione, innalzando la mortalità a stime che variano da 3 a 10 milioni di
morti.
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Le
atrocità devastarono la popolazione al punto da poter definire tutto ciò come
“genocidio”.
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A quei tempi, come rimarcato anche da Conrad nel suo
libro “Hearth of Darkness”, quell’area era uno dei tanti “spazi bianchi” (cioè
del tutto sconosciuti) sulla carta geografica, ma divenne, come appunto recita
il titolo del libro “un luogo di tenebra” grazie alle infamie del colonialismo
Belga.
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Leopoldo
II fu definito da uno storico britannico come :
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“…
un Attila in vesti moderne, e che sarebbe stato meglio per il mondo che non
fosse mai nato.”
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Durante
il saccheggio dei territori congolesi da parte di re Leopoldo, i cosiddetti
“agenti della gomma” che agivano sia per conto dell'impero belga che degli
interessi dell'industria della gomma, si distinsero attivamente in omicidi di
massa, tortura e abusi sugli africani.
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Interi
villaggi vennero requisiti per essere usati come depositi per lo stoccaggio e
la lavorazione della gomma stessa.
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Le
popolazioni del Congo, consistenti in almeno 250 gruppi etnici distinti furono
sterminate, considerate alla stregua di esseri insignificanti, simili a scimmie
(così erano considerate le popolazioni ottentotte) , senza storia e privi di
diritti.
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Per
i popoli europee, belgi in primis,
tutto ciò era considerato “normale”, nonostante tutti si riempissero la
bocca di termini filosofici come “libertà”, “diritti umani”, e malgrado si
professassero cristiani, ispirati teoricamente dall’amore per il prossimo e dal
rispetto reciproco.
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Alla fine
del 1800 gli industriali Dunlop e Michelin avevano inventato i pneumatici per
le biciclette, industrializzando questa nuova risorsa.
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La richiesta di caucciù divenne esorbitante e andò di pari
passo con lo sfruttamento della mano d’opera in Congo, e ai sistemi più
violenti e sanguinari che la repressione di Leopoldo II potesse esprimere.
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Ogni
villaggio doveva consegnare ai rappresentanti del Re una certa quota di
caucciù, non solo gratuitamente ma senza scendere al di sotto di un
quantitativo minimo imposto.
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Per
soddisfare la richiesta, gli indigeni dovevano compiere ogni 15 giorni un
viaggio di un giorno per recarsi nella foresta, nella quale costruirsi poi un
riparo temporaneo, senza cibo, tranne le riserve portatesi dietro, e alla mercè
delle bestie feroci.
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In queste
condizioni dovevano procurare una quantità sufficiente di materiale, da
trasportare poi ai centri di raccolta e consegnarli agli “agenti della gomma”.
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Ogni singolo villaggio doveva mettersi a disposizione gratuitamente un giorno ogni quattro per la realizzazione delle opere pubbliche.
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Un altro lavoro forzato a cui si veniva costretti e che causava molte vittime, era quello di "portatore", nonostante il fatto che le persone fossero stremate per la fatica e morissero per gli stenti.
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Un altro lavoro forzato a cui si veniva costretti e che causava molte vittime, era quello di "portatore", nonostante il fatto che le persone fossero stremate per la fatica e morissero per gli stenti.
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Un vero e proprio sistema di controllo vigilava
affinché non vi fossero defezioni o proteste, ed era composto da circa duemila
“agenti” bianchi, ognuno dei quali sovrintendeva ad un certo numero di nativi
assoldati a poco prezzo e armati all’uopo.
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Il controllo era costante e capillare, e impediva a
chiunque di sfuggire alle imposizioni.
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Per coloro che non si sottoponevano a tutto ciò, o
che mostravano insofferenza, o che non raggiungevano le quote di raccolto
imposte, le punizioni erano terribili :
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si andava dall’amputazione di mani e piedi per gli uomini,
fino alla mutilazione delle mammelle per le donne.
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Il Re impose di non sprecare colpi di arma da fuoco, e per
dimostrare di aver ottemperato alla disposizione, le guardie erano tenute a
consegnare una mano tagliata per ogni colpo sparato.
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In un solo anno, in uno solo dei tanti distretti in cui si produceva il
caucciù, vennero consumate 40 mila pallottole (e venne consegnato un eguale
numero di mani mozzate).
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Per dimostrare che le persone uccise erano di sesso
maschile, si iniziò a portare come prove non le mani ma i peni tagliati.
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Vigeva quindi un vero e proprio sistema basato sul terrore, che nulla
aveva da invidiare a quello che fu poi messo in atto dai comunisti sovietici
sulla popolazione russa ad opera di Lenin e di Stalin dopo la Rivoluzione di
Ottobre.
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Negli anni che vanno dal 1896 al 1903 non ci furono quasi nascite di bambini, come affermato da un missionario che, nel 1910 si stupì dell'assenza quasi totale di bambini dell'età tra i 7 e i 14 anni, proprio negli anni in cui la raccolta della gomma era all'apice.
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I 10 milioni di morti furono considerati come danno
collaterale e come mero oggetto di sfruttamento, e non come vittime designate
dall’odio, in quanto la ferocia con cui si otteneva da loro il risultato voluto
era un semplice mezzo di produzione .
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In questa triste e sintetica elaborazione appare tutto l’orrore del
colonialismo, che pretende di aiutare le popolazioni indigene, in nome di una
civiltà superiore, mentre in realtà svela l’ineluttabile miseria d’animo che ne
anima l’impeto stesso, guidato in ultima analisi dal profitto e dall’interesse
economico.
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Alla
fine del 1908 il Parlamento Belga costrinse il Re a cedere al governo del
Belgio stesso lo “Stato Libero del Congo".
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Dopo
che la proprietà dei territori del Congo passò da Leopoldo II al Belgio fu
instaurata una “politica dell’oblio” per cancellare le prove dei misfatti
compiuti sia dal re che dal governo belga.
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Dall’Europa iniziarono a sciamare come locuste interi
plotoni di missionari, ardenti e bramosi di cristianizzare gli africani,
considerati come barbari da annullare e da rieducare, plasmandoli e adattandoli
ulteriormente al giogo coloniale.
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I funzionari
coloniali belgi che subentrarono a Leopoldo II tentarono di occultare le prove
delle efferatezze compiute, cercando di cancellare ogni traccia dagli archivi
storici.
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Lo storico e scrittore Adam Hochschild lo
afferma senza mezzi termini nel suo “King Leopold’s Ghost” insistendo sul fatto
che una vera e propria “politica dell’oblio” è stata messa in atto scientemente
e accuratamente.
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Nella cittadina
belga di Tervuren esiste un Museo di etnografia e storia naturale in cui fin
dal 1897 fu istituito un nucleo denominato Museo Reale Coloniale per l’Africa
centrale, che celebra il periodo coloniale di Re Leopoldo II.
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In tale contesto vengono esposti manufatti
congolesi e strutture lignee, oggetti etnografici e animali imbalsamati, oltre
che i prodotti principali del Congo, tra cui tabacco, caffè, e caco, oltre che
archivi vari, compreso il diario di Henry Stanley.
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Ciò che è
apparso stridente per decenni, agli occhi di chiunque conoscesse la Storia
della violenza coloniale del Belgio in Congo, è stata la mancanza assoluta di
un qualsivoglia riferimento alle atrocità commesse in quel Paese sia da
Leopoldo II che dal Governo di Bruxelles.
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Gradatamente, a
partire dal 2005, dopo innumerevoli conferenze, si è tenuto, proprio in quegli
anni a Tervuren un grande evento divulgativo, con l’intenzione di togliere i
“veli” su un passato denso di tristi pagine.
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E’ stata infatti realizzata una mostra intitolata
“La memoria del Congo. Il tempo coloniale”, con lo scopo di presentare alcuni
studi su argomenti quali :
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“Pratiche
della violenza nelle prigioni coloniali e postcoloniali”, oppure “Strumenti
violenti di dominio”.
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La verità
quindi, nascosta per tanto tempo, emerge dall’abisso in cui era stata relegata,
ma ad essa non si è data la stessa risonanza che ha avuto, per esempio, la
triste vicenda della “Shoà”.
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I 10 milioni di
morti congolesi sono forse meno importanti dei 6 milioni di ebrei uccisi nei
lager nazisti ?
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Una ricca
casistica letteraria e multimediale provvede a divulgare l’universo del male
causato dal nazismo, mentre poco o nulla emerge riguardo altri interpreti
similari o forse peggiori, come coloro che hanno prodotto un maggior numero di
vittime, quali il comunismo nel mondo o il colonialismo europeo in Africa.
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Ci si
accorge, sempre di più, che l’informazione è pilotata, e decisa ad esprimere
solo certe cose.
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Ci si
accorge che l’opera di divulgazione è soggetta a stereotipi interpretati da
grandi manipolatori, come i falsi depositari della cultura e
dell’intellighenzia, spesso coincidenti con gli intellettualoidi della sinistra
internazionale.
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Personalmente
combatto questa disinformazione sistematica, cercando nelle pieghe di un
passato, spesso celato e deformato, di ritrovare le linee di condotta che hanno
espresso le varianti storiche più rilevanti.
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La
conoscenza ci servirà, spero, per evitare di commettere gli stessi errori.
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Dissenso
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Perchè tutta questa acredine contro il comunismo? Potrei anche capirla se si dicesse chiaramente che il colonialismo fu voluto dal capitalismo euroamericano.
RispondiEliminaCaro anonimo, nonostante tu ti nasconda dietro l'assenza di identità, si capisce che ti infastidisce che qualcuno, finalmente, dica tutte quelle verità nascoste per troppo tempo proprio da quei comunisti che sembrano starti tanto a cuore. Tu confondi l'acredine con la ricerca della verità, cosa che il comunismo di certo ha da sempre ostacolato, tentando in tutti modi di dissimulare, di disinformare, di falsare...e questa è STORIA...non acredine !
RispondiEliminaDissenso
Solo da poco sono venuto a sapere dell'orrendo comportamento europeo nel Congo: nessuno di solito ne parla ma è proprio il caso di usare la qualifica di genocidio. A sentire l'odore della gomma oggi mi si rivolta lo stomaco e a vedere quelle fotografie di amputati corrono nelle vene brividi di orrore, di pietà e di sdegno! Eppure Leopoldo era un monarca "cristiano"! Soprattutto era un "umano" e non un "mostro"! Giustamente un lettore attribuisce quella spietatezza al capitalismo che, a dire il vero, si potrebbe considerare ispiratore e responsabile anche delle efferatezze del Comunismo che fu solo un "Golem" congegnato per sperimentare e preparare il NW.O.
RispondiEliminaMa le vicende del Belgio in Congo hanno le stimmate ancora più infami perché compiute da una nazione ufficialmente cristiana!
Caro signor Dissenso, mi chiamo paola, lavoro sulle piste da ski a Bardonecchia e negli scorsi giorni siamo stati invasi da un orda di fiamminghi. il loro atteggiamento schiavista nei confronti degli operai mi ha distrutta e mi è venuto da chiedermi se non fosse una caratteristica insita nella mentalità di questo popolo. è successo così che sono capitata su questa pagina. Credo proprio di aver avuto a che fare con degli eredi insoddisfatti dell'impero di gomma. Cuore di tenebra l'ho letto tanti anni fa, mi aveva stregata ma non lo avevo compreso fino in fondo e adesso dovrò rileggerlo. Grazie di aver scritto queste cose. paola
RispondiEliminaGrazie delle informazioni.. le inserirò nel mio libeo sull Africa. La gente deve sapere…
RispondiEliminaPaola Caforio