martedì 18 marzo 2014

PUTIN, STALIN, E HITLER

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Sempre più spesso nei media e nelle discussioni sui social network, il nome di Vladimir Putin viene associato a quello del massimo esponente e fondatore del nazismo, come se fosse diventato una sorta di nuovo Hitler.
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Vladimir Putin

Personalmente, dissento molto da questa valutazione, propendendo maggiormente per un diverso accostamento simbiotico, e cioè quello che lo vede interpretare un ruolo già precedentemente impersonato da Joseph Stalin, il massimo esponente del comunismo sovietico.
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Il comportamento di Putin, ex colonnello del kgb, nei riguardi dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, così come della Georgia, del massacro della popolazione cecena, dell’occupazione della Crimea, dell’uccisione di decine e decine di giornalisti in Russia, a partire da quello di Anna Politkovskaia, viene visto sempre più spesso come similare a metodologie adottate da Hitler negli anni 1936 e 1938.
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Joseph Stalin

A proposito delle vicende di Crimea si parla di una nuova “anschluss ucraina”, come a ricordare la precedente “anschluss dell’Austria” alla Germania, nel 1938, e in termini sintattici non ci sarebbe nulla da ridire, in quanto il termine tradotto significa annessione.
A me però ricorda molto di più, come metodologia, quanto successo a Budapest, in Ungheria, nel 1956 e anche le vicende di Praga nel 1968, attuate dal comunismo russo.
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Mi sembra forzato voler attribuire ad un modus operandi che scaturisce in territorio russo da politici non ancora svincolati da un retaggio tragicamente noto, e cioè quello che li identifica come appartenenti alla retrospettiva storico culturale comunista, e che continuano a muoversi secondo un tragico copione già sperimentato ampiamente in precedenza, una etichetta diversa da quella appunto, stereotipata che la dovrebbe identificare.
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Adolf Hitler
Appare ambiguo citare Putin abbinandolo a Hitler, tralasciando le similitudini con Stalin e con il suo riemergente passato comunista.
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Sembra che si eviti accuratamente di pronunciare la parola COMUNISTA, come se il farlo significasse compromettersi con una supposta connotazione di carattere fascista.
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In altre parole : il comunismo non si tocca, nemmeno quando invade Stati sovrani con i carri armati, altrimenti si è fascisti !
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Questa è la tipica manovra di disinformazione programmata che da sempre trova riscontro in un ammorbidimento della realtà e in una mistificazione dei fatti tipica della sfera intellettuale dei seguaci della falce e martello.
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Piuttosto che pronunciare la parola “comunista” in relazione a gravi responsabilità come eccidi, stupri, omicidi, violenze, genocidi, viene proposta come surrogato della verità una parola diversa, che magari è quella di nazista o fascista.
Da anni lo stravolgimento sistematico di ruoli ben definiti dalla Storia è oggetto di manipolazione da parte di chi vorrebbe preservare, agli occhi delle masse, una purezza ideale che non è mai nemmeno esistita.
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Ecco che quindi Putin diventa nazional fascista, mentre in Cina e in Corea del Nord un comunismo bieco e tragicamente perverso può continuare imperterrito la sua incessante opera di sterminio degli oppositori.
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Parata militare in Corea del Nord
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Forse non tutti sanno che in questi Paesi, Russia compresa, vige uno Stato di Polizia, non dissimile da quello che vigeva all’epoca di Stalin.
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I gulag non sono ancora scomparsi, ma si ergono anzi, come cattedrali, nei paesi comunisti, a perseverante esempio per coloro che tentano di opporsi al regime.
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Deportati nei gulag siberiani
Nel mondo comunista, da sempre, la morte segna la fine di tutti i dissensi, e di ogni ostinato tentativo di far trionfare la verità e la giustizia.
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Deportazioni, tortura, sadismo, annichilimento delle vittime, ed eliminazione fisica dei malcapitati, rappresentano gli anelli di una lunga catena di orrore, che prende il nome di COMUNISMO.
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Putin, Stalin, e Hitler hanno in comune molte cose, come quello di non tenere in alcun conto la vita di milioni di persone, ma rappresentano aspetti diversi di assolutismo, ognuno dei quali va chiamato con il proprio nome.
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Il comunismo ha già prodotto enormi devastazioni in Ucraina, quando Stalin indusse consapevolmente una carestia dalle proporzioni bibliche, che causò la morte di milioni di persone.
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Ora Putin si accanisce nuovamente contro l’Ucraina, in Crimea, dopo aver russificato il territorio (come hanno fatto i cinesi in Tibet), e non possiamo affermare che si tratti di nazismo, considerando i presupposti storici, politici e culturali.
Comunismo è la parola che affiora e che emerge prepotente dal modus operandi di Putin…altro che di destra, o fascista come vorrebbero farci credere gli intellettuali della sinistra.
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Dissenso
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sabato 15 marzo 2014

EURASIATISMO E COMUNISMO


Noi tutti stiamo assistendo al proliferare di un fenomeno inquietante che trova riscontro in un modus operandi e in alcune teorie di base sviluppate in passato sia dal nazismo che dal comunismo.
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Si tratta dell’Eurasiatismo, una filosofia che ha trovato a Mosca, inserita nel programma di una Organizzazione non governativa fondata da Aleksandr Gel’evic Dugin, un terreno molto fertile per lo sviluppo di un panslavismo esasperato, simile al pangermanesimo hitleriano e alla diffusione del bolscevismo per mezzo del Cominform staliniano.
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Anche Stalin nel 1945 proclamava il russo come lingua di comunicazione generale e ufficiale per tutti i Paesi slavi, mentre il metropolita Stefano, Vicario del Sinodo bulgaro invitava il popolo russo a “ricordare la sua missione messianica”, profetizzando la futura unità dell’universo slavo.
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Aleksandr Gel'evic Dugin
L’espansione auspicata dagli eurasiatisti pone al centro del mondo slavo il potere di Mosca, che assume il ruolo di nucleo essenziale per fagocitare l’Europa sotto l’egida di un unico grande controllore : la Russia.
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Putin non è in competizione con Dugin, ma se ne serve come catalizzatore per orientare le masse verso preferenze che auspicano un ritorno a simbiosi panrusse, spezzando i fermenti popolari legati a indesiderati sentimenti nazionalisti.
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Vladimir Putin
L’ex colonnello del Kgb (Putin) affianca il Movimento eurasiatista, fornendo la presenza militare e la forza devastante di un comunismo mai sopito, che ripropone uno stereotipo devastante e tragicamente noto.
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Da una parte quindi una accattivante politica di universalizzazione dei popoli slavi, proposta da Dugin e inoculata alle masse sotto forma di propaganda ideologica, e dall’altra la prepotenza micidiale dell’apparato militare comunista, già responsabile di efferatezze, stupri, omicidi, e violenze, come nel caso dell’occupazione della Cecenia, o in relazione all’eliminazione fisica degli oppositori, come nel caso di Anna Politkovskaja e di altre decine di giornalisti russi.
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Dugin è stato il fondatore del Partito Nazional-Bolscevico e di altri partiti russi, come il Fronte Nazionale Bolscevico, che sebbene siano indicati dai media come “di destra” ripercorrono stereotipi che trovano corrispondenza in un comunismo nazionalista che si allarga come un virus verso una pandemia che si estende in Europa.
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Le simpatie espresse da Dugin verso il nazionalismo esasperato nazista ricalcano la sua ossessione per l’unificazione politica del territorio russo, e il conseguente allargamento all’Europa, salvando ideologicamente l’eredità bolscevica, creando un dualismo destra-sinistra che prende il nome di nazional-bolscevismo.
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Non a caso la bandiera del Partito Nazional-Bolscevico, cui diede origine Dugin, e che attualmente è fuori legge, consiste in una grafica riveduta e corretta di due elementi fusi in un contrasto di assonanze, il nazismo e il comunismo.
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Tale bandiera adotta come simbolo, infatti, la falce e il martello all’interno di un cerchio bianco su sfondo rosso.
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bandiera Fronte Nazionale Bolscevico
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Tra Putin e Dugin intercorre però una sorta di simbiosi che permette di individuare nell’accorpamento delle Repubbliche ex sovietiche una linearità di percorso comune, che passa attraverso una identità di vedute che soddisfa entrambi.
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Le caratteristiche della cieca violenza esercitata in occasione dell’occupazione della Repubblica Cecena sono facilmente individuabili anche nell’ultima devastante performance dello “zar” Putin, mentre gli pseudo referendum “popolari” e l’indottrinamento delle masse a favore della Russia esercitate da Dugin, dimostrano la volontà di annichilire un’altra sovranità nazionale, a favore di un sentimento panrusso che travalica la democrazia e la giustizia.
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Va però considerato che l’elemento principe che si auto alimenta a questo banchetto si può facilmente individuare nell’unico attore in grado di poter decidere, con la forza, in che direzione andare, e cioè Putin.
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Putin quindi assume il ruolo di colui che, paradossalmente, cavalca la tigre, come direbbe Julius Evola, e che strumentalizza gli elementi della politica interna a lui favorevoli, in un percorso strategico degno di un ex colonnello del Kgb, il servizio segreto più fedele al comunismo che sia mai esistito.
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Il comunismo, quindi, ripropone oggi, subdolamente, i suoi stereotipi, modificati , ma identici nell’essenza, come quelli che hanno condotto milioni di persone alla morte nei gulag staliniani.
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Putin ha dimostrato in questi anni di rappresentare la continuazione tra la minoranza bolscevica che strappò il potere politico mediante il ricorso alla violenza, esercitata da Lenin e da Stalin dopo la Rivoluzione dell’Ottobre 1917, e  il comunismo attuale,  metamorfizzato, che da un lato compete sui mercati finanziari mondiali, o che ospita le olimpiadi invernali, ma che parallelamente uccide a sangue freddo gli oppositori politici.
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L’eurasiatismo forse è il mezzo attraverso cui il comunismo tenta di espandere in occidente ciò che resta di un retaggio politico culturale estrapolato dai recessi della devastazione staliniana, metamorfizzato ma saldamente ancorato ai principi fondanti del marxismo, da sempre portati avanti con l’uso della violenza e della coercizione.
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Solo il futuro ci dirà come andrà a finire, e se i miei sospetti sono fondati, ma di certo le azioni nefaste sviluppate in queste giorni in Crimea, sia da Putin che da Dugin, sono sicuramente prodromiche a qualche cosa che non assomiglia neppure lontanamente alla libertà e alla democrazia.
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Dissenso
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domenica 2 marzo 2014

LA SCIA DI SANGUE DEL PCI


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La nascita del Partito Comunista Italiano avvenne per effetto della scissione, in seno al Partito Socialista, tra le frange più a sinistra ed il resto del Partito stesso.
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I suoi capi, fin dall’inizio hanno ricoperto un ruolo veramente devastante e deleterio per l’intero popolo italiano, nonostante il fatto che i proclami della disinformazione comunista e sinistrorsa in genere affermino il contrario.
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Personaggi come Amadeo Bordiga o Palmiro Togliatti, fondatori del PCI e fautori delle tesi Leniniste, hanno da sempre sostenuto tesi antidemocratiche, ritenendo che il proletariato dovesse impadronirsi del potere politico mediante la forza, strappandolo ai capitalisti con la lotta armata e con l’azione rivoluzionaria.
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I comunisti italiani, dalla nascita del PCI, sostennero la Rivoluzione di Ottobre sovietica del 1917, facendo loro le teorie marxiste che auspicavano l’uso della violenza e del terrore, giustificandole come mezzo per ottenere il potere.
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Non a caso, la posizione direttiva di Togliatti in seno al Cominform (l’Organismo politico internazionale di informazione e collaborazione tra i partiti comunisti europei), assume particolare rilevanza se si considerano i suoi rapporti ed accordi con il dittatore comunista sovietico Stalin, con il quale decise a tavolino l’opportunità o meno di adottare una linea insurrezionale in Italia.
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I livelli di disinformazione e di falso ideologico raggiunti da Togliatti sulle atrocità commesse dal comunismo sovietico, hanno raggiunto l’apice con una propaganda martellante attuata con ogni mezzo di informazione, radio o giornali che fossero.
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A questo proposito, rimando ad un mio precedente post sull’argomento, al link:
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In particolare la politica Togliattiana, apertamente filo-sovietica è a dir poco discutibile, in quanto questo personaggio, oggi denominato “il Migliore” dai disinformatori della sinistra italiana, pur sedendo sugli scranni parlamentari italiani, operava per il raggiungimento degli interessi di un comunismo sovietico e internazionale, a discapito e contro le disposizioni del Governo Italiano.
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La rivoluzione, e il pericolo di una presa del potere per mezzo della violenza, da parte del Partito Comunista Italiano, hanno sempre aleggiato sulle teste del popolo italiano, nonostante che i fautori del marxismo in Italia costituissero una esigua minoranza.
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D’altra parte, anche in Russia, dopo la Rivoluzione di Ottobre, anche i bolscevichi rappresentavano solo una piccola parte dell’intero movimento popolare che partecipò alla presa del potere, destituendo lo Zar, ma ciò non impedì loro di accaparrarsi il potere mediante l’uso della forza e della violenza.
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Sono note in Italia le organizzazioni paramilitari di stampo marxista e comunista che non hanno mai nascosto il loro intento rivoluzionario, a partire dalla tristemente famosa “Volante Rossa” del dopoguerra, passando attraverso la nascita di “Potere Operaio”, di “Avanguardia Operaia”, e di “Lotta Continua”, fino al loro aberrante apogeo : le “Brigate Rosse” .
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Una scia di sangue contraddistingue e accomuna tutte le formazioni comuniste, che hanno infatti sviluppato un crescendo di violenza in Italia, anche in un clima sociale di democrazia, rifiutato a priori, in perfetto stile marxista.
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La letteratura in materia è ampia ed esaustiva, grazie a tutti quegli autori che, svincolati da etichette di parte, hanno contribuito ad affermare tutte quelle verità, altrimenti nascoste, che la disinformazione comunista, appunto, ha cercato di far  passare sotto silenzio.
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La responsabilità del Partito Comunista Italiano aleggia dietro ogni misfatto politico di sangue dell’Italia del dopo-guerra, a partire dalle vendette dei partigiani e dai massacri da questi compiuti, fino all’omicidio di Aldo Moro, passando attraverso l’infamia delle Foibe, e finendo con l’eliminazione fisica di qualsivoglia oppositore politico, come ad esempio l’esecuzione del giuslavorista Marco Biagi.
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Aldo Moro, assassinato dalle Brigate Rosse
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Un filo comune lega tutti questi fatti di sangue di cui ho riportato solo un minimo accenno, rispetto alla vastità che invece ne compone l’essenza stessa, ed è rappresentato dalla intrinseca violenza, dalla ferocia verso chi non si allinea al dictat marxista,  dal rifiuto del dialogo, che diventa invece auto-referenzialismo assoluto, dall’uso delle armi e del terrore, come armi di devastazione non solo ideologica, e mezzo per l’affermazione del comunismo.
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La malafede accompagna sempre questo perverso itinerario, supportando e propagando tramite gli intellettualoidi di cui si è sempre servita la sinistra, una mistificazione costante e capillare, atta a distorcere, a travisare, a giustificare, a nascondere.
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Accade quindi che pluri-omicidi come ad esempio Renato Curcio, il terrorista leader delle Brigate Rosse, fautore della lotta armata, venga scarcerato in anticipo rispetto alla pena che avrebbe dovuto scontare,  e assume il ruolo di oratore davanti ad una platea di studenti universitari per condividere la sua smania di attivismo antifascista.
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Accade quindi che formazioni comuniste come ad esempio “Proletari armati per il Comunismo”, apertamente inneggianti alla rivoluzione mediante l’uso della forza e della violenza, esprimano personaggi nefasti quali Cesare Battisti, che pur condannato a due ergastoli vive tranquillamente come libero cittadino in Brasile.
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Accade quindi che nella “civile” Italia, esistano nella toponomastica di molte delle nostre città, i nomi di strade o di piazze intitolate a personaggi criminali come Lenin o Stalin.
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Anche l’insegnamento storico e la comune didattica nelle Scuole sembra essere restia ad approfondire tematiche quali quella delle efferatezze compiute da schiere di “eroici” partigiani, che hanno stuprato, torturato, rubato e rapinato, seviziato, vilipeso, e ucciso, a guerra finita, ad armi deposte, vigliaccamente e scientemente, spesso arricchendosi alle spalle delle vittime stesse.
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Molti di questi criminali sono stati poi “coperti” dal partito Comunista Italiano, che ha provveduto a fornire loro una nuova impostazione di vita all’estero, in Russia, sotto l’egida del Cominform, oppure in Cecoslovacchia, come collaboratori di Radio Praga, una emittente in lingua italiana che per anni ha trasmesso le falsità politiche e sociali che Mosca voleva fossero propinate al mondo occidentale.
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Il Presidente Saragat concesse poi clemenza ai fuggiaschi riparati in Cecoslovacchia, grazie ad una operazione di “soccorso” verso i compagni comunisti condotta da Giorgio Napoletano, oggi Presidente della Repubblica Italiana, permettendo così a molti di loro di rientrare impunemente in Italia.
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Alcuni di questi loschi personaggi, che non esito a definire criminali, divennero poi addirittura Senatori della Repubblica, in seno al P.C.I.
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Francesco Moranino, ex partigiano, pluriassassino, deputato comunista in Parlamento
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Tornando al ruolo di Togliatti, di cui ho accennato in precedenza, va aggiunto al suo curriculum criminale la responsabilità di aver spianato la strada ai partigiani titini nella tragica vicenda delle Foibe.
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Il silenzio assenso di Togliatti, e gli accordi politici tra i comunisti italiani e quelli jugoslavi hanno segnato una delle pagine più tragiche della storia italiana, consentendo alla bestia comunista di scatenare una delle più feroci repressioni di tutti i tempi : l’omicidio sistematico, pianificato a tavolino, di tutti gli abitanti che fossero di etnia italiana, residenti in Venezia Giulia, in Istria e in Dalmazia, allo scopo di appropriarsi dei loro territori.
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Il vorace mostro comunista, assetato di sangue, non si è però saziato con la “semplice” eliminazione fisica delle vittime, ma è ricorso all’uso metodico della tortura e della violenza gratuita, al vero e proprio sadismo fine a sé stesso, interpretando un ruolo che rappresenta tipicamente lo stereotipo dell’ortodossia comunista-marxista.
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Fin dal 1949 il Cominform, da cui Togliatti era interdipendente, considerava i Governi occidentali come non democratici e incostituzionali, nonostante il fatto che tutti fossero stati eletti dalla volontà popolare, attraverso lo strumento del voto, ponendosi alternativamente come rappresentante di tutte le Nazioni, in nome del Comunismo e del marxismo-leninismo. 
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Oggi i comunisti italiani, dopo decenni di ingorda assuefazione all’enorme flusso di denaro che Mosca ha loro prodigato ed elargito, si sono metamorfizzati e rivolti alla esplorazione di panorami allettanti, quali quelli economici, producendosi in tentativi di scalate a Banche e a mercati finanziari.
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Il Dio Denaro è diventato simbiotico con la falce e il martello, condizionando le scelte della politica di Partito.
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Non a caso, la sinistra di Vendola ha permesso che il malaffare, in Puglia, assumesse le sembianze della morte per cancro, ad opera di spietati criminali (quelli dell’ILVA) che hanno letteralmente comprato, a suon di mazzette, il permesso di avvelenare l’intero ecosistema tarantino.
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Il Dio Denaro è colui che permette, con ampia accondiscendenza, di intensificare scambi e rapporti economici con i Principi del terrore e della tortura, e cioè la Cina comunista.
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Il fatto che il Paese del Celeste Impero sviluppi le sue politiche produttive mediante l’impiego di mano d’opera a costo zero, utilizzando schiavi all’interno dei Laogai (i famigerati lager camuffati da fabbriche), e che il ricorso alla tortura e alla pena di morte costituiscano una prassi normale e consolidata, non ha impedito ai Paesi occidentali di partecipare sorridendo alle Olimpiadi di Pechino, con stupefacente meschineria e sprezzo per la vita umana.
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All’apparato comunista è permesso tutto : anche uccidere chi non la pensa come lui…
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Sarà poi compito degli intellettuali sinistroidi che affollano i salotti letterari dare le interpretazioni di quelle realtà che sarebbero, altrimenti, universalmente contestate.
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I comunisti arrivano a giustificare aberrazioni quali, ad esempio, lo sterminio della popolazione tibetana, l’annichilimento della loro etnia, la cancellazione dei monasteri buddisti, delle tradizioni, della lingua, degli usi e dei costumi, la deportazione e la sostituzione dei componenti di interi villaggi con gruppi popolari di razza cinese.
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Tutto ciò accade ancora oggi, in nome del comunismo, mentre il sangue che continua a grondare pare non sortire effetto alcuno nelle coscienze dei popoli occidentali, che anzi continuano ad inneggiare a idoli criminali, a cui vengono intitolate vie e piazze…in un delirio inconcepibile…come se esistessero morti di serie A e vittime di serie B, poco importanti, da non considerare, come quelle sortite dalla devastazione comunista.
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Vittime a cui si tenta di dare un doveroso ricordo, ricordandole, come nel caso delle Foibe, incorrendo però, ancora una volta, nella pervicace campagna d’odio dei comunisti, che vogliono impedire addirittura che se ne parli, come nel caso di Simone Cristicchi, il cantante che ha portato sul palcoscenico un musical sull’Istria, commemorando l’esodo italiano e il dramma delle Foibe.
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Simone Cristicchi è stato pesantemente boicottato e contestato a Firenze e a Roma da gruppi di comunisti che gli hanno anche tagliato le gomme dell’auto, a dimostrazione del fatto che la stupida ottusità a la malafede sono parte integrante del comunismo stesso.
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Tutte queste cose andrebbero raccontate nelle Scuole, per dare alle future generazioni una completezza culturale che prescinda dall’intonare le solite e obsolete canzonette come “Bella ciao”, e che dia loro la possibilità di elaborare una informazione a 360 gradi, prodromica al completamento della fase didattica.
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E’ giunta l’ora di abbattere i falsi miti sostenuti da obsolete cariatidi che offendono il senso comune del pudore, come le targhe delle vie e delle piazze intitolate a Lenin o a Stalin, oppure la martellante campagna a senso unico che prevede il lavaggio del cervello degli studenti, mediante l’imposizione di letture come “Anna Frank”, ignorando, per contro, personaggi come Solzenicyn o Grossman.
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Siamo già oltre il tempo limite nella corsa verso una cultura completa e libera da imposizioni di carattere non oggettivo, e nostri giovani dovrebbero essere messi in condizione di poter studiare diffusamente anche autori e testi che trattino diffusamente degli orrori dei gulag russi e dei laogai cinesi, così come delle efferatezze compiute dai famigerati khmer rossi cambogiani, oppure dei partigiani titini all’epoca delle stragi delle Foibe.
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La disinformazione e la mancanza della cultura storica del nostro passato sono prodromiche all’avanzata di quella barbarie che, nascosta, può riaffiorare e impadronirsi della democrazia e del convivere civile.
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Sul mio sito http://www.autorideldissenso.it troverete gli scrittori che hanno contribuito a squarciare il velo di omertà e di disinformazione con cui i comunisti hanno tentato di occultare le pesanti prove che li inchiodano alle loro responsabilità, rendendo possibile identificare i fautori della falce e martello come nemici dell’umanità stessa.
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Il sito è sempre in aggiornamento, a causa della vastità dei dati contenuti, delle biografie, delle bibliografie, delle immagini e delle recensioni, ma confido di riuscire ad aggiornarlo costantemente nel tempo, per affermare un assioma indiscutibile e irrinunciabile :
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MAI PIU’ COMUNISMI
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Dissenso
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