domenica 26 ottobre 2014

LA VIGLIACCHERIA DI ISIS...

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L’orrore è l’elemento principale che contraddistingue l’incedere di Isis, l’organizzazione islamica che sta seminando morte e dolore in tutti i luoghi in cui è presente.
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Nel mese di Settembre a Mosul, in Iraq, un tribunale jihadista ha condannato a morte per apostasia (aveva rifiutato l’islamismo come propria religione) l’attivista per i diritti umani Samira Salih al-Nuaimi, uccidendola in piazza dopo cinque giorni di tortura.
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Questi cosiddetti “tribunali” che si arrogano il diritto di decidere sulla vita o sulla morte delle persone, sono composti da integralisti islamici che hanno intrapreso una cruenta “guerra santa” contro chiunque non sia un seguace della dottrina di Allah, e che fanno del fanatismo religioso una vera e propria ragione di vita.
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La furia di costoro si manifestò già nel 2001, allorquando i talebani afgani riversarono il loro odio anche contro i monumenti di religioni diverse dalla loro, distruggendo le statue dei buddha di Barmiyan.
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Recentemente i miliziani jihadisti si stanno accanendo contro le tombe dei profeti a Mosul, la città che nell’Iraq settentrionale ha assistito alla distruzione della tomba di Giona (che risaliva al VII secolo a.C.), di Daniele, del mausoleo di San Giorgio (il patrono di Mosul) e del sepolcro di Seth (ritenuto da ebrei, cristiani e musulmani come figlio di Adamo ed Eva).
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La forsennata corsa alla distruzione, che prevedeva nei piani degli integralisti la distruzione del minareto “pendente”, il simbolo della città di Mosul, è stata interrotta dalla provvidenziale rivolta degli abitanti stessi della città, che si sono opposti alla furia devastatrice.
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L’efferatezza ricorrente a cui ricorrono con ferocia i guerrieri islamisti (ma sarebbe meglio chiamarli criminali) è quello del taglio della testa di coloro che hanno la sventura di scontrarsi con loro.
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In particolare il loro accanimento si palesa verso le minoranze cristiane in Siria e in Iraq, contro le quali Isis adotta metodi terroristici quali le uccisioni di massa, la decapitazione, la vendita di donne come merce di scambio, l’arruolamento coatto di bambini da usare in combattimento, e la distruzione dei luoghi di culto diversi da quello islamico.
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Donne messe in vendita da Isis
Le coperture finanziarie di Isis sembrano essere imponenti, e questo permette ai fanatici e barbari vigliacchi sostenitori di un integralismo distruttivo e malato di proseguire la loro folle corsa verso un totalitarismo che assume i connotati di nuovo “male assoluto” del terzo millennio, dopo il nazismo e il comunismo.
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La morte e le atrocità sono parte integrante dell’essenza stessa di Isis, come provano le esecuzioni quotidiane di migliaia di innocenti, e gli attentati dinamitardi che colpiscono indifferentemente la popolazione civile.
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Neanche bambini sono esenti da questo stillicidio di violenza gratuita, sadica e perversa, e lo provano le autobombe fatte splodere davanti alla scuola “Akrima Majzumi” e all’ospedale “Zaim” nella città di Homs, nella zona centrale della Siria, nei primi giorni del mese di ottobre.
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Decapitato da Isis
Trenta studenti, di cui la maggior parte di età inferiore a 12 anni, sono rimasti uccisi.
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La situazione in Iraq non è molto diversa, e le bande armate dei miliziani del terrore si macchiano impunemente di atrocità quotidiane, come il massacro di 480 prigionieri detenuti nel carcere di Badush a Ninive, nella parte settentrionale del territorio iracheno, come l’uccisione di 14 religiosi, e come la strage di 175 studenti, i cui corpi sono stati poi gettati in una fossa comune.
Il numero dei profughi che hanno bisogno di assistenza umanitaria aumenta ogni giorno, dando all’emergenza le carattersitiche di genocidio programmato, di vero e proprio sterminio, abietto e ripugnante, di crimine contro l’umanità.
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A migliaia i  bambini cercano scampo sulle montagne, e molto di loro portano sul loro corpo i segni della mutilazione selvaggia e sadica provocata dagli “eroici combattenti di Allah”, come spavaldamente si definiscono i criminali di Isis, che trovano nella brutalità una loro caratteristica primaria, che li identifica e li inchioda alle loro responsabilità.
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La cosiddetta “sharia” (guerra santa) contro gli “infedeli” (chiunque non sia seguace dell’Islam) guida i passi di costoro, ispirandoli quando mozzano teste (per poi esibirle come trofei impalate su una picca), oppure quando si dedicano a  trucidare, a lapidare, ad amputare, a flagellare, a torturare, in un crescendo di orrore che sembra non avere fine.
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Il delirio di onnipotenza spinge i criminali islamici a diffondere i video delle loro macabre atrocità, quali le decapitazioni, i cui video proliferano oramai quotidianamente sui social network, in internet.
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I seguaci del cosiddetto “califfato islamico”, Isis, non disdegnano anche un’altra forma aberrante di uccisione, e cioè la crocifissione, di cui si affannano poi a diffondere le immagini.
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In perfetta sintonia con Isis, così come con i palestinesi che mettono le bombe sugli autobus in Israele, troviamo la famigerata Al Qaeda, che tesse quindi i fili di una simbiosi collaudata tra integralismo islamico, sete di sangue, e odio per l’occidente.
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L’Europa, con l’aiuto di quei paesi che amano la libertà e la democrazia, dovrebbe trovare elementi di coesione che permettano così, uniti, di schiacciare il verme schifoso che rappresenta oggi l’odio integralista musulmano.
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Crocifisso da Isis
Sembra però che la preoccupazione principale della classe politica dirigente sia quella di mantenere un ferreo controllo sulla poltrona su cui sono seduti, e di strafogarsi di privilegi sulla pelle del popolo che, affamato dalla crisi, arranca sempre più faticosamente.
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Figuriamoci se si preoccupano delle popolazioni dell’est in balia di Isis…chissà forse quando anche le loro poltrone vacilleranno, forse sarà troppo tardi…
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Dissenso
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Scrittori del dissenso

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Segnalo ai lettori del Blog un nostro sito, di cui troverete il Link più sotto, che si occupa di far conoscere tutti quegli autori che con i loro scritti contribuiscono a squarciare il velo di omertà e di disinformazione delle sinistre.
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Ci proponiamo di mettere a disposizione un ricco database che comprende le biografie degli scrittori, la loro bibliografia, e le relative recensioni delle opere.
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Data la vastità delle informazioni trattate, il sito è perennemente in aggiornamento, sia per completarne le parti, che per migliorarne l’aspetto.
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Si accettano volentieri critiche e suggerimenti.
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Il tema principale, attorno al quale si muove l’interesse del sito,  è quello che ci vede interpreti di una performance informativa che metta a nudo le pesanti responsabilità dei comunismi e delle nefandezze compiute in nome della filosofia marxista.
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Su piano intellettuale, politico, e dialettico, non ci discostiamo da questa linea di condotta, consci del fatto che per l’altro male assoluto, il nazismo, è già stato detto tutto, mentre riguardo al comunismo c’è ancora molto da sapere.
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Lo provano l’ignoranza che regna attorno a parole, ai più sconosciute,  quali :
gulag, foibe, marocchinate, laogai, Pol Pot, ecc, che purtroppo denotano appunto quanto sia necessario fare chiarezza su argomenti di interesse storico-politico-sociale volutamente e colpevolmente lasciati nell’oblio per troppo tempo. 
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L’immagine che segue descrive, come titolo, il sito che proponiamo, seguita dal link a cui potrete collegarvi.
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domenica 12 ottobre 2014

Hannah Arendt : Le origini del totalitarismo

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Hannah Arendt può, a giusta ragione, essere definita il filosofo per eccellenza dei nostri tempi, per aver compreso concettualmente proprio uno dei fenomeni che persiste ancora oggi nella memoria contemporanea, a causa delle caratteristiche devastanti che lo contraddistinguono: il totalitarismo. 
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Ebrea, nacque ad Hannover (Germania)  il 14 ottobre 1906 e morì a New York il 4 dicembre 1975 in seguito ad un attacco cardiaco.
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Dopo l’avvento del nazionalsocialismo e il successivo inizio delle persecuzioni contro le comunità ebraiche, Hannah fu costretta nel 1933 ad abbandonare la Germania, finendo per stabilirsi in Francia, a Parigi.
Fu internata nel campo di “Gurs” come “straniera sospetta” e poi rilasciata da Governo Vichy.
Hannah e il marito Heinrich Blucher
Fu quindi costretta a lasciare anche il territorio francese nel 1941  e si trasferì a New York dove ottenne la cittadinanza statunitense nel 1951, insieme al secondo marito, Heinrich Blucher.
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Questa formidabile scrittrice, che affonda le radici delle sue analisi nell’approfondimento storico-filosofico degli elementi che costituiscono l’essenza delle strutture sociali, ci offre uno spaccato delle differenze che intercorrono tra i sistemi socio-politici e le forme di potere assoluto, come il dispotismo, la tirannide, la dittatura, e il totalitarismo, ma anche e soprattutto uno studio approfondito delle origini e del perché siano nati i sistemi totalitari.
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Le oltre 600 pagine del suo trattato, “Le origini del totalitarismo”, spaziano dall’identificazione dei suoi interpreti fino alla definizione delle vittime, divenute un elemento massificato nel sistema totalitario, ed evidenziando lo strumento poliziesco e le finalità politiche, dirette ad un dominio universale dei popoli.
La connotazione delle caratteristiche intrinseche del fenomeno indica, secondo Hannah Arendt, la volontà di attuare particolari visioni della legge della storia o della natura, senza tenere conto delle oggettive prerogative di giustizia o ingiustizia, ma secondo canoni disgiunti dalla legalità dei comportamenti individuali.
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L’autrice afferma infatti che i sistemi totalitari in cui vengono commessi crimini mostruosi si avvalgono della convinzione di poter fare a meno di un “consensus iuris”, sentendosi liberamente svincolati dagli obblighi di sottostare all’azione dell’uomo e dalla sua volontà, pretendendo di fare dell’umanità stessa l’incarnazione del dirittto.
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Nell’interpretazione del totalitarismo, tutte le leggi sono vincolate ad una progressione in movimento dei processi naturali e storici.
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I due più sanguinari sistemi totalitari, quello nazista e quello comunista rientrano in questa dinamica.
Per il nazismo, infatti, le leggi razziali costituiscono l’espressione di un concetto naturale espresso da Darwin secondo cui l’evoluzione della razza umana non si arresta alla presente specie .
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Adunata nazista
Secondo Marx, invece, la società è il prodotto di un gigantesco movimento storico, in cui è inserita la lotta di classe, che corre rapidamente verso la sua fine.
Arendt puntualizza che poiché la concezione darwiniana segue un percorso rettilineo, la vita naturale viene considerata storica, per cui i due movimenti (storico e naturale) sono la stessa cosa.
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In effetti, prosegue l’autrice, la politica totalitaria ha messo a nudo la vera essenza di tali movimenti mostrando chiaramente che il processo non poteva avere una fine, poiché se è conforme alla legge naturale eliminare tutto ciò che è nocivo e inadatto a vivere, sarebbe la fine della natura stessa, se non si trovassero nuove categorie del genere.
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Per contro se è conforme alla legge storica che nella lotta certe classi si “estinguano”, sarebbe la fine della storia umana, se non si formassero nuove classi “rudimentali”, destinate a loro volta ad “estinguersi” sotto i dittatori totalitari.
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Nel regime totalitario il posto del diritto positivo viene preso dal terrore totale, inteso a tradurre in realtà la legge di movimento della storia o della natura.
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Pur essendo usato anche come strumento per la soppressione delle opposizioni, il terrore termina tale ruolo a prescindere appunto dall’uso che ne viene fatto e dall’assenza di ostacoli, divenendo totale e supremo, simbiotico e rappresentativo : l’essenza stessa del totalitarismo.
Carta dei gulag in Unione Sovietica
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Il Terrore permette la realizzazione della legge del movimento.
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E’ il movimento stesso che individua i nemici dell’umanità contro cui scatenare il Terrore.
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Colpevolezza e innocenza diventano concetti senza senso, poiché le “razze inferiori”, gli “individui inadatti a vivere”, le “classi in via di estinzione”, i “nemici del popolo” rappresentano già di per sé un ostacolo al processo naturale o storico, come intrinsecamente in conformità con la legge del movimento.
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Il terrore come esecuzione di una legge del movimento, il cui fine ultimo non è il benessere degli uomini o l’interesse di un singolo, bensì la creazione dell’umanità, elimina gli individui per la specie, sacrifica le “parti” per il “tutto”.
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Tortura nel gulag
Dal libro di Danzig Baldaev
Il terrore totale è facilmente scambiabile per un governo tirannico, poiché nella sua fase iniziale deve comportarsi come una tirannide e radere al suolo i limiti posti dalle leggi umane.
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Mentre però nella tirannide esistono spazi, seppur limitati, che consentono di anelare alla libertà, il terrore del regime totalitario distrugge il presupposto stesso ad ogni libertà, eliminando la possibilità di movimento e di spazio e sradicando ogni possibile ipotesi di riscossa.
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Il Terrore del totalitarismo distrugge la pluralità umana,  fondendola in un unico essere, massificato in un unico organismo, soggiacente al processo naturale o storico.
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Il fenomeno totalitarista è considerato dal mondo filosofico non come un avvenimento storico imprevisto e imprevedibile, ma come una evoluzione intrinseca allo sviluppo della società moderna, come potenzialità effettiva derivata dalle devianze delle strutture economiche politiche contemporanee.
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Tortura nel gulag
Dal libro di Danzig Baldaev
Nato dalla crisi della democrazia nella Germania weimeriana così come dalle contraddizioni della rivoluzione comunista in Unione Sovietica, il totalitarismo è stato sconfitto in entrambe le manifestazioni, ma potrebbe rinascere nuovamente in nome di altre e diverse ideologie perverse, per trasformare la società e l’umanità.
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Il principio dell’azione che muove il Terrore, nel totalitarismo, è invece un elemento relativamente nuovo, cui hanno attinto a piene mani sia Stalin che Hitler : l’ideologia.
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Hannah Arendt definisce le ideologie come :
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Ismi che per la soddisfazione dei loro aderenti possono spiegare ogni cosa e ogni avvenimento facendoli derivare da una singola premessa”.
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Il totalitarismo può consolidarsi laddove le ideologie più elementari diventano efficaci nel loro appello alle masse, attraverso la lotta di classe nella sua versione più superficiale, e la supremazia razziale.
L’ideologia prescinde dall’individuo e dall’incedere degli eventi quotidiani, e si arroga il diritto di attribuire ad ogni fatto un significato recondito e insito nella universalità della propria dottrina, dando spiegazione alle versioni della storia passata, alle trame del presente, e attribuendo al futuro la consapevolezza di liberare li movimento della storia e della natura dalle manipolazioni dell’uomo.
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La presenza onnipotente della Polizia, come elemento quotidiano e simbiotico di interconnessione con totalitarismo e terrore, si può evincere anche nel microcosmo di Berlino Est, prima della caduta del “Muro”, così come evidenziato nel film “Le vite degli altri” di F. Henckel von Donnersmarck del 2006.
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Questo concetto è evidente nel libro di Orwell, “1984”, in cui la “psicopolizia” (polizia del pensiero) esercitava lo strumento di coercizione più invasivo per l’umanità : il controllo del pensiero in ogni ora del giorno e della notte.
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Un nuovo totalitarismo oggi si è affacciato prepotentemente sulla scena mondiale, per insidiare e fagocitare chiunque si trovi sul suo cammino : l’integralismo islamico, per mezzo dei feroci adepti dell’ISIS, che usano la decapitazione come mezzo terroristico, indiscriminatamente e su qualunque essere umano dissenziente dai loro dictat.
La collettività mondiale è sottoposta ad un elevato rischio da non sottovalutare, poiché sono a rischio i concetti morali dell’intera società, non solo occidentale, la coscienza, l’onestà, il rispetto per sé stessi, e la dignità umana.
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Il libro di Hannah Arendt è senza dubbio prodromico alla possibilità di poter identificare un eventuale male assoluto, come ad esempio i tentativi di un odierno islam impazzito e devastante, grazie alle attente analisi dell’autrice, che ci permettono un discernimento più agevole grazie proprio al suo lavoro.
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Dissenso
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sabato 4 ottobre 2014

XXV° Anniversario della caduta del Muro di Berlino


La costruzione del muro che divise la Germania orientale comunista da quella occidentale e democratica iniziò nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961.
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Divenne lungo 156,4 chilometri e alto 3,6 metri.
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Almeno duecento persone rimasero vittime delle guardie rosse mentre cercavano di scappare dalla Germania comunista, nel tentativo di raggiungere la libertà e la democrazia al di qua del muro.
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Il 9 novembre ricorre il 25° anniversario della caduta del simbolo della Guerra Fredda : IL MURO DI BERLINO.
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La Storia ci racconta che il 13 agosto del 1961 le unità armate della Germania dell’est bloccarono ogni via di accesso e di collegamento con la parte ovest, e iniziarono a costruire il muro, sotto gli occhi attoniti e impotenti della popolazione.
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Di tutta la lunghezza del muro, ben 43,7 km di esso tagliavano letteralmente in due la città di Berlino.
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Rostropovich, esiliato dall'Urss (amico di
Solgenitsin) suona il "Preludio" di Bach,
alla caduta del Muro di Berlino
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La data della caduta del muro è ufficialmente quella del 9 novembre del 1989, ma in realtà la sua demolizione iniziò il 10 di novembre.
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Le due sfere di influenza, quella sovietica e quella americana, si fronteggiarono per 28 anni nei territori delle due Germanie e in tutto questo periodo il comunismo ha mostrato a tutti il suo vero volto, uccidendo chiunque cercasse di scappare verso la libertà.
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In quasi trent’anni non è mai morto nessuno che cercasse di entrare nella Germania dell’Est, ma tutte le vittime furono uccise dalla furia comunista che colpiva le persone che volevano raggiungere invece la Germania Ovest, in cerca di una vita migliore.
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Il male assoluto, che ha prodotto 100 milioni di morti nel mondo, in tutti i Paesi in cui è stato presente, come in Cina, in Unione Sovietica, in Germania dell’Est, in Corea, in Cambogia, in Vietnam, a Cuba, ecc, continua ancora oggi a uccidere tutti coloro che vi si oppongono.
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Ne sono una viva testimonianza la strage dei Tibetani, con cui i comunisti cinesi mirano ad annichilire e a far scomparire l’intera etnia, a partire dai monaci buddisti e dalla distruzione dei monasteri, così come l’uso dei laogai come strumento di repressione del Governo cinese per tacitare il dissenso politico e reprimere cruentemente gli impeti di ribellione popolare.
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La mancanza di democrazia è tangibile a Cuba come a Mosca, e si avvertiva fino a pochi anni fa in tutti i Paesi del blocco comunista (Bulgaria, Romania, Ungheria,, Polonia, Cecoslovacchia, Albania, ecc).
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La ferocia del comunismo si è palesata in parecchie occasioni, come quando durante la ribellione in Ungheria, Mosca si presentò al popolo magiaro con uno schieramento di carri armati e di soldati dell’armata rossa per soffocarla.
In tale occasione il nostro Presidente Napolitano, allora fervente comunista del PCI dichiarò che gli insorti erano facinorosi da combattere !
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E’ bene ricordare ogni anno l’anniversario della caduta del muro di Berlino e tenere alta la memoria dei fatti, per evitare che la disinformazione intellettualoide di sinistra cerchi di manipolare, come è già avvenuto in diverse occasioni.
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Gli ex comunisti hanno da sempre mistificato la realtà oggettiva, falsando e plagiando gli eventi a loro comodo.
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Per interi decenni costoro hanno infatti nascosto verità scomode al comunismo, come gli eccidi delle Foibe, che costarono la vita a migliaia di italiani innnocneti, con la compiacenza di Togliatti, che avvallò l’operato dei partigiani titini senza porre alcun ostacolo.
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Sbarramento sulla Sprea in prossimità
dell'ex passaggio di frontiera
Pochi conoscono le stragi efferate che possono essere ricondotte sotto il nome di “marocchinate”, commesse dalle truppe nordafricane di liberazione, agli ordini del generale francese Alphonse Juin.
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Poiché si combatteva contro nazisti e fascisti, si permise a squadracce africane di criminali vestiti da liberatori, di stuprare, uccidere, mutilare donne, anziani e bambini di entrambi i sessi, diffondendo anche malattie veneree, senza che poi gli autori di questi gravissimi fatti venissero puniti.
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Su tutto ciò, anzi, calò una coltre di colpevole silenzio…
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E’ nostro dovere diffondere e far conoscere le nefandezze che in nome del comunismo sono state fatte.
Il muro di Berlino è stata una delle cose più ignobili che siano mai esistite, a causa dell’arroganza totale con cui è stato imposto, negando così con prepotenza assoluta la libertà individuale dell’intera  popolazione.
Area della fabbrica di turbine e
generatori Veb Bergmann-Borsig
Ora il muro è stato completamente divelto e non esiste più se non per alcune parti del tracciato, lasciate forse come monito a futura memoria, di cui alleghiamo le immagini.
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Dopo la caduta del muro emergono particolari agghiaccianti sul comportamento dell’armata rossa, nascosti dai dominatori comunisti, come ad esempio il massacro di circa 1000 civili tedeschi abitanti nella cittadina di Treuenbrietzen, nella Germania orientale.
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In precedenza non era possibile riesumare la questione, poiché si correva il rischio di essere deportati nei gulag sovietici, in Siberia, ma dal 2009 uno storico sta cercando di svelare la verità, mentre l’ufficio della procura sta indagando sulla vicenda.

Recinto antiscavalcamento

I corpi vennero sepolti disposti in 12 strati uno sull’altro.
I fatti storici indicano che le truppe russe occuparono Treuenbrietzen il 21 aprile 1945.
Dalle prime ricostruzioni effettuate con l’ausilio dei pochi superstiti, si evince che una repressione brutale nei confronti degli abitanti della cittadina sia stata messa in atto a causa dell’uccisione di  un ufficiale sovietico due giorni dopo l’occupazione.
I russi, per ritorsione, radunarono parte degli uomini abitanti nella cittadina e li condussero nella vicina boscaglia, dove questi vennero fucilati.
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Muro posteriore al Mauerpark
Molte donne vennero invece violentate prima di essere uccise dalle truppe comuniste.
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A quell’epoca  non veniva tenuto il conto dei numerosi massacri poiché di tutti si dava la colpa ai raid americani.
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Prima della caduta del “muro” tutta la fascia di confine tra le due Germanie era già strettamente sorvegliata e fortificata.
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Le regioni di frontiera furono spopolate attraverso l’eliminazione di numerosi centri abitati e il trasloco forzato della popolazione ivi residente
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Furono erette torrette e bunker di osservazione (circa 1.000) e barriere in metallo espanso e furono stanziati insediamenti di truppe fin dal 1952.
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I comunisti controllarono la frontiera anche con l’ausilio di cani e con un pattugliamento costante lungo le installazioni di “filo spinato” a lato dei territori minati.
Fortificazioni lungo la linea di confine
A questo punto, dopo che la Storia ci ha presentato con chiarezza i delitti e le nefandezze che il comunismo ha prodotto, punto il dito contro coloro che stupidamente e ostinatamente, ancora oggi, volgono lo sguardo fiducioso verso gli ideali di Marx, trasognati in una enfasi demenziale e nichilista.
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A costoro chiedo come mai non siano andati, quando ciò era possibile, in quel “paradiso comunista” da cui sembrano essere alimentati gli aneliti idealisti dei comunisti stessi.
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Mi chiedo anche, scendendo su un piano di considerazioni strettamente personali, se queste persone, dichiarandosi marxiste e comuniste, non siano in effetti piuttosto stupide, oltre che culturalmente arretrate e di mentalità simile a quella dei corrosivi e perniciosi parassiti talebani.
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Chissà, forse dovremmo avere pietà di loro…
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Dissenso
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