domenica 29 novembre 2015

IOSIF STALIN

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“ Baffone” è uno dei nomignoli con cui “affettuosamente” i comunisti si rivolgono al loro idolo di riferimento, il defunto ma indiscusso capo del comunismo sovietico Iosif Vissarionovič Džugašvili, meglio conosciuto come Iosif Stalin.
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Gli studi compiuti su questo personaggio, su cui sembra calare incessantemente un’aura di condiscendenza e di bonomia, e sulla cui essenza gli intellettualoidi di mezza Europa hanno taciuto o mentito, ci permettono di rivelare oggi, forti della conoscenza dataci dall’esame dei documenti storici, precedentemente preclusi, ciò che realmente è stato Stalin per l’umanità.
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Si può considerare, a ragione, come il più efferato criminale comunista che la Storia ci possa presentare, come responsabile della morte e della tortura di milioni di persone, uguagliato in ferocia da pochi altri esseri umani, come ad esempio il dittatore comunista cinese Mao Tse Tung o quello cambogiano Pol Pot.
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L’”intellighenzia” sinistroide europea ha dissimulato per interi decenni la reale portata dell’immensa ferocia con cui il comunismo, per mano di Stalin, e non solo, ha causato dall’avvento del bolscevismo russo, instaurato dopo la rivoluzione di ottobre nel 1917, fino ad oggi, ben cento milioni di morti.
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Nonostante ciò Stalin è ancora oggi idolatrato da schiere di fanatici comunisti che vogliono coscientemente ignorare i massacri e i bagni di sangue compiuti da questo sadico assassino in nome dell’ideologia cui si riferiva : il comunismo.
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All’inizio della sua escalation dittatoriale Stalin fu subito responsabile della morte di milioni di persone in Ucraina, inducendo consapevolmente una carestia di proporzioni bibliche, che privò la polazione intera del sostentamento alimentare.
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Criminalizzò il ceto contadino, dichiarando nemico del popolo chiunque fosse proprietario anche di una sola mucca, requisendone le proprietà e collettivizzandole mediante l’inserimento di gruppi di persone fatti arrivare dalle città.
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I contadini che si opposero a tutto ciò vennero fucilati o deportati nei gulag staliniani.
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Tutti i raccolti vennero confiscati dallo Stato, che arraffò anche quella parte di sementi necessarie alla risemina per il futuro raccolto dell’anno successivo.
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Questa condotta criminale fu la causa di quello che ancora oggi viene ricordato come “Holodomor” dalla popolazione dell'Ucraina, e come uno dei maggiori crimini contro l’umanità che sia mai stato perpetrato.
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Furono infatti ben sette i milioni di vittime che perirono a causa della fame prodotta dalla carestia indotta consapevolmente e criminalmente da Stalin.
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La collettivizzazione delle campagne causò una inversione di tendenza nel ceto contadino, per cui gli agricoltori persero interesse nella produzione cercando di fuggire e facendo diminuire drasticamente la produttività dei territori,  anche successivamente alla carestia degli anni 1929-1933.
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Infatti nel 1946 ci fu una nuova carestia che colpì gran parte dell’intero territorio sovietico, che provocò la morte di altri 2 milioni di persone.
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In risposta a tutto ciò il comunismo russo rispose con la deportazione di altre decine di migliaia di contadini, trasferendoli nei gulag siberiani insieme alle loro famiglie.
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Molti di loro trovarono quindi la morte, come chi li aveva preceduti.
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La mente criminale e marxista di Stalin manifestò il suo delirio in ogni settore della società, a iniziare dalle fasce operaie che divennero bersaglio di nuove costrizioni, come l’obbligo di raggiungere una “quota” di produzione, l’obbligo di residenza coatta, il divieto di ritardare l’arrivo sul posto di lavoro, o di assenza, la proibizione di associarsi in gruppi sindacali, pena l’arresto e la deportazione.
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Il non raggiungimento delle quote di produzione veniva spesso interpretato come sabotaggio, con conseguente fucilazione degli operai ritenuti responsabili o la loro deportazione nei famigerati gulag siberiani.
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Iosif Stalin instaurò una feroce dittatura adottando il “Terrore” come metodo per mantenere il controllo sulla popolazione, e deportando milioni di persone, in un delirio paranoico di potere.
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Intere categorie di persone, divise per classe sociale, religione, etnia, furono deportate a milioni, trovando la morte nei gulag staliniani.
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Stalin ideò infatti una serie di strutture detentive, dislocate anche nei territori artici della Siberia, in cui si moriva non solo per le torture subite dagli aguzzini dell’NKVD (la famigerata Polizia segreta), ma anche per la temperatura proibitivamente bassa (si arrivava fino a meno 50 o 60 gradi sotto lo zero), per la denutrizione, e per la fatica dei massacranti turni di lavoro.
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Nel suo disegno criminale Stalin fu assistito da personaggi poco noti in Occidente, a causa del silenzio della classe intellettuale sinistroide che ha manipolato l’informazione per decenni.
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Oggi, con l’apertura degli archivi, il crollo dell’Ursss,  la caduta del Muro di Berlino, e l’avvento di Internet, possiamo identificare e riconoscere gli autori di decenni di carneficine.
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I maggiori macellai comunisti che in prima persona hanno compiuto e ordinato di compiere le fucilazioni, le deportazioni e le torture di milioni di vittime innocenti, in Unione Sovietica, sono :
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Abakumov Viktor Semenovic
Berija Lavrentij Pavlovic
Dzerzinski Edmundovic Feliks
Ezov Nikolaj Ivanovic (diede nome al’era di Ezov, detta “Ezovscina”)
Jagoda Genrich
Suslov Mikhail Andreyevick
Vysinskij Andrej Januarevic
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A loro volta costoro si sono affidati alla spietatezza dei loro sottoposti e al sadismo degli affiliati agli organi delle spietate Polizie segrete, come :
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CEKA, GPU, NKGB, NKVD, MGB, KGB, fino all’attuale FSB in cui il Colonnello  Vladimir Putin è stato Direttore dal luglio del 1998 all’agosto del 1999, prima di diventare Primo Ministro della Federazione russa.
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I lager sovietici erano sparsi a centinaia dall’Ovest all’Est dell’intera Russia, dalla Bielorussia e dall’Ucraina fino alle isole Solovki e alla Kolyma per un totale di 384 insediamenti.
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Uno dei lager più terribili per le disumane condizioni di vita era dislocato nel territorio della Kolyma, cosiddetto per la presenza del fiume omonimo, nella Russia siberiana nord orientale.
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In questi territori la temperatura arrivava spesso a 55 gradi sotto lo zero.
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La lunga mano del comunismo russo, estese i suoi artigli anche alle nazioni confinanti, di cui Stalin voleva appropriarsi.
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Nel giugno del 1941, successivamente al Patto Ribbentrop-Molotov (1939), dopo aver deportato dai territori dell’Ucraina e della Bielorussia ben 380.000 persone, Stalin si trovò di fronte all’imminenza dell’invasione nazista di quegli stessi territori.
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L’attacco tedesco interruppe le ondate di deportazione dei sovietici,  che avvenivano mediante l’uso della rete ferroviaria, poiché i treni erano necessari ai Russi per poter trasferire interi complessi industriali prima dell’arrivo delle truppe di Hitler.
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Conscio di tale problema, in una lettera del  5 marzo 1940 , Berija chiese a Stalin di poter procedere  alla fucilazione di 25.700 ufficiali polacchi che si trovavano  nei campi per prigionieri  di guerra sovietici e nelle prigioni  dei territori dell’Ucraina e Bielorussia occidentali “poichè avrebbero costituito una minaccia permanente  per il potere sovietico”.
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Il permesso venne immediatamente accordato e, nei giorni successivi, nelle diverse località dove si trovavano i prigionieri avvennero segretamente  le esecuzioni di massa.
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Fossa comune a Katyn
Le fosse comuni in cui vennero ammassati i corpi per farli sparire non furono mai ritrovate, ad eccezione di quella di Katyn, in cui vennero scoperti i resti di 4.400 ufficiali fucilati.
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I Russi negarono fino al 1992 la responsabilità di tale crimine, incolpando i tedeschi di esserne gli autori, e solo con il crollo dell’URSS vennero alla luce i documenti che fecero inequivocabilmente  luce sul misfatto approvato da Stalin.
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Non pago del bagno di sangue Stalin diede precise indicazioni per deportare 25.586 persone (12.682 lituani, 9236 lettoni, e 3.668 estoni) fornendo a Berija e a Merkulov il permesso di arrestare le famiglie rientranti nella categoria di nazionalità baltica.
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Il Partito comunista sovietico, guidato da Stalin, ideò anche un programma di sfruttamento dei deportati, allo scopo di utilizzare il lavoro forzato come risorsa per la realizzazione di opere come, ad esempio, il canale Mar Bianco – Mar baltico (1931-1933).
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In realtà, nonostante l’opera sia stata presentata come un successo del programma di lavoro dei Gulag, a causa della scarsa profondità (4 metri) fu invece di scarsa utilità economica, a causa proprio delle limitazioni che proibiscono il passaggio a grandi imbarcazioni.
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Le condizioni di lavoro erano brutali e proibitive, e le razioni alimentari talmente insufficienti che i deportati (150.000) si riducevano a scheletri ambulanti ricoperti di pelle, e finivano per morire nell’indifferenza dei loro aguzzini.
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Oggi l’Occidente sa praticamente tutto sulle deportazioni che il nazismo di Hitler ha operato, a partire dal genocidio di 6 milioni di ebrei, ma nulla o quasi si sa delle deportazioni eseguite dall’altro male assoluto dell’età moderna : il comunismo, per mano di Stalin.
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La mancanza di informazione e il silenzio, così come la sistematica omissione dei fatti avvenuti e la disinformazione, sono stati lo strumento abituale con cui la sinistra europea ha tentato di nascondere i misfatti dietro cui i comunisti si sono nascosti, all’insegna della bandiera rossa con la falce e il martello.
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Fatti di sangue, di orrore, di sadismo, crimini contro l’umanità, genocidi, stupri, annientamento degli individui sia fisico che delle loro coscienze, e terrore, sono gli strumenti di cui si è avvalso a piene mani il comunismo, in tutte le manifestazioni in cui esso è apparso ed è stato presente, a partire da quello sovietico.
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Donne e bambini deportati
Interi popoli sono scomparsi dalla faccia della terra, per la sola colpa di appartenere ad una etnia invisa a “baffone”, così come viene ancora oggi benevolmente definito dai suoi seguaci il maggiore criminale comunista di tutti i tempi : Josif Stalin.
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Elenco di seguito alcune delle popolazioni deportate in masssa, prelevate dai loro territori di nascita per essere trasferiti su carri bestiame in territori desertici della Siberia, a 50 gradi sotto lo zero, senza che fosse stata prima preparata alcuna struttura che li accogliesse.
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A migliaia venivano fatti scendere a destinazione direttamente sulla nuda terra gelata di quei territori siberiani, malvestiti poiché erano stati prelevati in fretta dalle loro case, senza dare loro il tempo di preparare nemmeno le valigie.
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Il freddo gelo di quei territori li accoglieva in un abbraccio mortale, falcidiando famiglie intere disperate e distrutte dal terrore.
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Nell’ottobre del 1943 furono trasferite 69.267 persone di etnia KARACAI dai territori del Caucaso e dislocate nei lager del Kirghstan e in Kazachstan.
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Nel mese di dicembre toccò a  91.919 CALMUCCHI deportati  in Siberia.
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Poi nel febbraio del 1944 fu la volta di 387.229 CECENI e INGUSCI, che furono deportati contro la loro volontà, per volere di Stalin e del suo feroce esecutore Lavrentij Pavlovič Berija, il famigerato capo della Polizia segreta sovietica.
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La lucida follia omicida dei criminali comunisti si accanì poi nel marzo del 1944 contro 37.107  BALKARI e subito dopo, nel mese di maggio contro 191.000 TATARI di CRIMEA.
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Nel giugno dello stesso anno fu poi la volta della popolazione non autoctona della Crimea, in cui avevano trovato insediamento fasce di etnia tedesca, armena e greca, tra cui furono prelevati con la forza ben 41.854 persone, la cui sorte seguì la stessa procedura di migliaia di altri sventurati.
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Per completare questo quadro genocida drammatico e sconvolgente dobbiamo registare l’accanimento successivo, nel novembre 1944, contro 92.000 persone, tra CURDI, TURCHI, e CHEMSILY.
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Nelle scuole occidentali, oggi, si leggono (giustamente) brani del “Diario di Anna Frank” e si aprono dibattiti sui campi di concentramento nazisti in cui è avvenuta la “shoà”, ma non viene mai detta alcuna parola su argomenti che appaiono sconosciuti ai nostri studenti, come ad esempio : Kolyma, gulag, Berja, Ezov.
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I cento milioni di morti prodotti dal comunismo nel secolo scorso sono stati abilmente celati perché esso potesse essere presentato sotto un velo di accondiscendenza e di bonomia.
Territori della Kolyma
Questo vergognoso “modus operandi” ha fatto sì che intere generazioni di giovani seguaci del comunismo stesso, abbiano inneggiato a criminali come Stalin, Mao Tse Tung e Pol Pot, nonostante la loro provata responsabilità nei crimini.
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Oggi infatti, dopo l’apertura degli archivi, è finalmente possibile PROVARE, per mezzo di monumentali documentazioni di archivio di fonte comunista, le precise attività criminali e i genocidi compiuti in nome del comunismo.
E’ possibile anche provare la diretta responsabilità del Partito Comunista Italiano che per voce del suo leader, Palmiro Togliatti, si è reso correo di crimini sia contro l’umanità che contro i suoi stessi compagni di fede, in un delirio di compiacenza verso il feroce assassino Josif Stalin.
Il dittatore russo ha ripagato questa servitù politica inondando per decenni i partiti comunisti occidentali con fiumi di denaro, come risulta dallo studio di documenti riservati, e coinvolgendoli così in una spirale di sudditanza simbiotica.
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Delinquenti e criminali comunisti sono stati anche eletti in Parlamento nelle file del PCI, pur se condannati per gravi fatti di sangue, grazie alle generose amnistie dei vari Presidenti della Repubblica, come nel caso degli assassini della Volante Rossa, che nel dopoguerra uccideva impunemente gli oppositori politici.

La violenza è stata infatti, come si è visto, il denominatore comune in tutte le formazioni comuniste esistenti,  e anche oggi le frange extraparlamentari della sinistra, come i Noglobal. o i gruppi dei Centri Sociali, così come gli Autonomi, usano la spranga e la guerriglia come metodi per affermare i loro dictat.
Chiunque non la pensi come loro è un nemico da abbattere, escludendo dalla lotta l’uso della dialettica e del confronto democratico.
Mi viene da dire : “Il lupo perde il pelo, ma non il vizio !
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Dissenso
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sabato 14 novembre 2015

I VIGLIACCHI DI ISIS

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Ancora una volta ISIS ha mostrato il suo volto, che corrisponde perfettamente a quello di un vorace mostro che si nutre del sangue di vittime innocenti.
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Il suo intimo essere è intriso di vigliaccheria e di orrore, oltre che di farneticazioni assurde tanto quanto la dottrina che professa in nome di un Dio che tale non è.
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Quale Essere Supremo infatti potrebbe ammettere e giustificare tanto odio e tanta violenza ?
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Tutte le religioni, in sostanza,  predicano amore, pace, e fratellanza universali, ma pare che le interpretazioni date invece da questa accozzaglia di umanoidi vigliacchi e brutali del Corano, siano rivolte esclusivamente ad annientare, a distruggere, a stuprare, a uccidere, con cieca violenza e nella più totale VIGLIACCHERIA.
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Costoro infatti, si guardano bene dall’affrontare uomini parimenti armati e in grado di confrontarsi militarmente con loro, ma preferiscono accanirsi contro civili inermi, compreso donne e bambini, sfogando contro di loro i più bassi istinti bestiali che nemmeno gli animali più feroci dimostrano di avere.
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Il sadismo espresso da questi porci pseudo musulmani arriva a decapitare le persone, a mutilarle, a torturarle e a crocifiggerle.
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VIGLIACCHI è l’epiteto che più si addice ai maiali di ISIS, indegni di far parte del genere umano, e meritevoli solo di essere schiacciati come insetti o serpenti velenosi.
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Se è vero che i musulmani considerano immondo il maiale, credendo che questo animale possa contaminarli spiritualmente, sicuramente ISIS con i suoi misfatti eleva la razza suina al di sopra della loro dignità umana, sicuramente inferiore a quella del porco.
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Se è vero che le colpe dei padri ricadono sui figli, mi chiedo quali  genitori abbiano generato simili mostruosità sub umane, sinonimi di bieco furore distruttivo, e di odio generalizzato.
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Mi chiedo in quale recondito recesso mentale si sia annidato il seme di un odio tanto vorace quanto stupido e sterile, tale da condurre gli stessi interpreti in un delirio spesso suicida.
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Di certo l’intelletto non è una prerogativa che appartiene a costoro, affratellati in orde di fanatici criminali che trovano  nello stupro e nella tortura un modus operandi comune.
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Lo stato islamico NON esiste.
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La parodia di auto-affermazione espressa da ISIS corrisponde solo a raggruppamenti criminali finanziati dai movimenti anti ebraici che da sempre sono stati osannati dalle sinistre internazionali, quali Hamas, Olp, e gli Stati canaglia come l’Iran e l'Arabia Saudita.

Lo scopo è quello da sempre dichiarato di distruggere Israele, metamorfizzato poi in un odio generalizzatosi verso l’Occidente.

Purtroppo per decenni gli intellettualoidi delle sinistre si sono sperticati in plausi a favore dell’intifada e di coloro che propugnavano apertamente un palese antisemitismo,  rendendosi correi e prodromici alla nascita dell’estremismo islamico !

Come aveva ragione Oriana Fallaci !


Tutti i fautori della cosiddetta “accoglienza”,  nella civile Europa, si sono scapicollati a togliere i crocefissi dalle aule, e a non celebrare il Natale nelle scuole, per non urtare la suscettibilità degli islamici che avevano accolto.
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Il risultato è stato che orde di marocchini, tunisini, algerini, e chi più ne ha più ne metta, hanno pensato bene di invaderci, allo scopo di godere di privilegi che nemmeno i nativi italiani possono godere.
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Hanno corroso lentamente la nostra civiltà, dedicandosi spesso ad attività illegali, salvo poi inchinarsi ad orari prestabiliti verso la Mecca e profondersi in preghiere dal sapore contestualmente liberatorio, teso alla condanna dei costumi occidentali che  rendevano giustificabile la loro quotidianità.
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Non paghi del loro odio concettuale verso l’occidente e nonostante il fatto che siano comunque venuti a vivere a casa nostra, hanno dimostrato con l’arroganza e la violenza che non esiste la pur minima volontà di integrarsi nella società in cui hanno scelto di emigrare, ma anzi che la vogliono distruggere dalle fondamenta.
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Siamo quindi in GUERRA…per difendere noi stessi e i nostri figli da questi criminali assetati di odio.
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Guerra, fino a che non avremo ricacciato questi MAIALI nel porcile da cui provengono.
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E’ necessario che gli Stati Europei rivedano le politiche di accoglienza fin qui adottate, e che siano usati tutti i mezzi, anche straordinari, per tenere lontani da noi i fautori del fanatismo islamico.
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La chiusura delle moschee dovrebbe essere il primo passo, così come l’allontanamento dall’Italia di tutti quei cosiddetti “Imam” in odore di terrorismo.
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Ripristiniamo le nostre tradizioni scolastiche, come la celebrazione del Natale, e l’esposizione del crocefisso nelle aule didattiche, e prendiamo a calci nel culo tutti i sinistroidi che straparlano di accoglienza.
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E’ colpa loro se siamo arrivati a questo punto.
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E’ colpa della loro stupidità e della loro malafede.
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Come sempre, l’infausta  “mano” delle sinistre è stata ed è sempre più deleteria nella vita politica dei Paesi in cui essa è presente, a qualsiasi livello societario.
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E’ ora di dire basta ai Palestinesi, a Teheran, e a tutte le sinistre che hanno permesso che si arrivasse a questo punto.
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E’ in gioco la vita stessa dell’Occidente e del futuro dei nostri figli.
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Dissenso
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domenica 8 novembre 2015

VIOLENZA COMUNISTA A BOLOGNA

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Ancora una volta, caso mai ce ne fosse bisogno, il comunismo ha mostrato il suo vero volto, a Bologna, in occasione della manifestazione del centro-destra, domenica 8 novembre 2015.
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Una manifestazione perfettamente legale, organizzata da partiti rappresentati in Parlamento, e con tutti i diritti di esprimere nelle piazze le loro idee e i loro programmi.
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Peccato però che  ciò non interessi ai comunisti, che oramai ci hanno abituato alla consapevolezza del fatto che chiunque non sia allineato ai voleri o alla sudditanza della “falce e martello” sia da considerare alla stregua di un nemico mortale, da abbattere con ogni mezzo, anche violento.
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E la violenza, infatti, è puntualmente comparsa, addirittura preannunciata da roboanti ed arroganti proclami già una settimana prima dell’evento.
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A farne le spese, "in primis", è stata la linea dell’alta velocità, presa come bersaglio per un attentato la cui matrice è chiaramente comunista e anarchica, in una simbiosi che unisce i due mondi paralleli della sinistra, fondendo in un unico obiettivo la dichiarata violenza che entrambi esprimono e a cui si ispirano.
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I tentativi di zittire a colpi di spranga coloro che democraticamente propongono un programma politico diverso dal loro, è tipico dei comunisti, e della sinistra in genere.
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Foto ANSA
D’altra parte l’origine etimologica da cui scaturiscono le forze della sinistra è comune, fin dai tempi in cui gli assassini della “volante rossa” imperversava nel dopo guerra uccidendo e compiendo stragi efferate.
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L’impunità a loro poi concessa dalle massime autorità dello Stato ne ha legalizzato gli atti criminosi, premiandoli addirittura con il loro accoglimento nelle sale della Camera e del Senato della Repubblica come interpreti attivi della politica italiana.
Da questi individui, e da un Partito Comunista legato a filo doppio con i dictat del comunismo sovietico, che per decenni ha inviato veri e propri fiumi di denaro per finanziare le attività di ogni corpuscolo della sinistra italiana, sono nate le organizzazioni paramilitari e fuori legge che hanno sconvolto l’Italia democratica.
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L’uso della violenza è prodromico ed essenziale nella catarsi di un comunismo bieco e feroce, che pascendosi del sangue delle sue vittime, si pone arrogantemente come unico e simbiotico elemento di riferimento.
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Per costoro tutto ciò che esula dai riferimenti dell’ortodossia marxista è quindi da distruggere, senza esitazioni e con qualsiasi mezzo.
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A questo scopo la sinistra italiana ha permesso che nascessero in seno a sé stessa le organizzazioni criminali di Potere Operaio, prima, e delle Brigate Rosse, poi.
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L’assioma ricorrente, che proponeva di interpretare il braccio armato del proletariato,  come elemento di valore aggiunto, in realtà ha sempre e solo esaltato unicamente il ricorso alla violenza come metodo di lotta, rifuggendo al confronto democratico e al dialogo.
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Oggi ritroviamo le stesse prerogative nelle farneticanti proposizioni che i “centri sociali” e le organizzazioni dell’estrema sinistra espongono continuamente : bruciamo, annientiamo, lottiamo, e combattiamo.
La manifestazione leghista e delle destre a Bologna, invece si contrappone a tutto ciò con l’arma del dialogo e della democrazia.
I comunisti che a frotte si sono precipitati alla contro manifestazione organizzata in antitesi a quella di Salvini, si sono presentati con il volto coperto da un cappuccio, sintomo di vigliaccheria e di propositi criminali, e armati di spranghe e catene, come strumento principe di affermazione delle loro filosofie.
Questi “guerriglieri della Domenica” in realtà altro non sono che elementi disadattati e irresponsabili, che non avendo la voglia o la capacità di integrarsi in una società civile, ne combattono l’essenza a priori,  arrogandosi il diritto di stabilire di volta in volta i parametri necessari alla vita quotidiana.
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Ecco che così la casa diventa un diritto, occupando quella di altrui proprietari.
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Ecco che così si impone a chiunque, o si tenta di imporre, la propria esclusiva visione della società, ricorrendo alla violenza per affermarne i princìpi.
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Ecco che così l’Università non è più l’ambiente nel quale ci si forma per una attività post laurea, ma un campo di battaglia in cui, ancora una volta, la violenza è sistematica.
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Tutto ciò avviene con la condiscendenza e la compiacenza della sinistra ufficiale, quella del PD, che trae le proprie origini dal ceppo comune da cui si sono poi metamorfizzati e diversificati tutti i rami dei seguaci della “falce e martello”.
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Scritta anarchica
Non ci si spiegherebbe, altrimenti, come mai una sezione dell’Università di Bologna sia stata permanentemente “occupata” per oltre vent’anni dai “beniamini rivoluzionari” che hanno interpretato questo ruolo.
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Non ci si spiega come mai, altrimenti, si sia permesso, e si continui a permettere, che i fautori della violenza comunista proliferassero e si costituissero in gruppi, spesso armati, riconosciuti a livello ufficiale, e che si desse loro sia voce che credito.
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Lo stalinismo, il comunismo cinese, quello cambogiano, la dittatura di Ceausescu, quella di Fidel Castro, il regime di Enver Hoxha, hanno dimostrato inconfutabilmente che la violenza è stata l’elemento comune presente nel disegno comunista di affermazione del marxismo.
Marx stesso, in effetti, designa come metodo necessario di lotta per l’affermazione del comunismo il ricorso alla violenza cieca, senza mezzi termini e indiscriminata.
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Stalin uccise milioni di contadini in Ucraina, per soddisfare le sue esigenze dittatoriali, a cui seguirono stragi epocali di interi strati sociali di popolazione, sia su base etnica, che religiosa, che politica.
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Museo del genocidio  cambogiano
Pol Pot il criminale leader comunista cambogiano sterminò metà della popolazione del suo Paese, riducendola in stato di schiavitù e ricorrendo all’uso della tortura e della deportazione per affermare il comunismo.
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In Cina vediamo ancora oggi cosa succede, pur nell’indifferenza dell’Occidente.
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Assistiamo alla diffusione di lager denominati laogai, in cui vengono internati interi gruppi di religiosi, come i monaci tibetani, e di dissidenti, puniti con la morte e con l’annientamento, sia fisico che psicologico.
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Il muro di Berlino ha rappresentato per lungo tempo il simbolo della ferocia comunista, che non paga del terrore esercitato verso i suoi stessi compagni ne impediva perfino la fuga.
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Monaco buddista, tibetano
I comunisti che oggi hanno attaccato la democratica manifestazione della destra a Bologna, si rifanno a questi stereotipi, armandosi con la stessa ferocia e con la stessa arroganza di chi, in nome di Marx vorrebbe imporre a colpi di spranga la propria volontà.
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Costoro, i vari adepti dei centri sociali ( Crash, Cua, Xm24, Social Log) sono da considerare alla stregua di rifiuti umani, di esseri abbietti,  dediti all’uso della violenza come sistema di vita, e fautori di anarchie prive di valori e di consistenze di qualsiasi tipo.
Solo violenza.
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Questo è ciò che traspare dal loro stesso comportamento, palesato da un modus operandi apertamente arrogante  e pretenzioso, privo di nessi ideologici e sociali che non siano simbiotici con la violenza comunista.
La confusione ideologica che li vede sopraffatti dalla visione di un comunismo violento e distruttivo, li auto emargina e li rende frustrati, conducendoli verso la violenza, di nuovo elemento cardine del loro incedere quotidiano.
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Semplìcemente… comunismo
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Dissenso
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