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Mao Tse Tung |
Mao Zedong, meglio noto in occidente come Mao Tse Tung, nacque a Shaosan il 26 dicembre 1893 e morì a Pechino il 9 settembre 1976.
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La Cina, dal 1920 fino alla presa del potere da parte di
Mao Tse Tung, fu caratterizzata dalla
contrapposizione di due schieramenti politici : il Partito Comunista Cinese
(PCC) da un lato, e il Kuomintang (Partito Nazionalista Cinese o Guomindang)
dall’altro.
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In precedenza, la storia cinese
si è sviluppata in una continua alternanza di divisioni e di unificazioni, di
contrazioni o di espansioni territoriali, sempre sotto l’egida e l’influenza di
diverse dinastie, a volte anche di etnia straniera (come nel caso dei Mongoli o
dei Mancesi).
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L’ultima dinastia cinese fu
quella dei Qing, detta anche Manciù, il cui dominio fu interrotto con la rivoluzione Xinhai del
1911, attuata dalle Forze di Alleanza repubblicane, nazionaliste, e socialiste,
che portò alla fondazione della nuova Repubblica di Cina, nei territori
settentrionali.
Parallelamente al nuovo corso
politico però, in Cina si manifestava ancora il controllo sulla popolazione dei
numerosi “Signori della guerra”, che dotati di propri eserciti personali
esercitavano il potere, dominando sui territori con metodi più o meno brutali.
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In particolare, il periodo
cosiddetto appunto dei “Signori della guerra” si sviluppò a partire dalla
morte di Yuan Shih-kai nel 1916, che fino ad allora aveva esercitato una vera e
propria dittatura militare nel periodo che va dalla fine della dinastia Qing ai
primi anni della neonata repubblica.
La scomparsa del dittatore
lasciò un vuoto di potere che fu immediatamente riempito dai suoi ex
collaboratori militari (i “Signori della Guerra”, appunto) che, grazie alle forze
armate da loro comandate, spadroneggiarono fino al 1926, anno in cui le truppe
di Chiang Kai-Shek trionfarono su di loro.
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Chiang Kai-Shek, leader delle
forze nazionaliste (Kuomintang), governò gran parte della Repubblica cinese dal
1928 fino al 1949, anno in cui fu definitivamente sconfitto al termine della
lunga guerra civile che lo contrapponeva al PCC (Partito Comunista Cinese) e a
Mao Tse Tung.
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Mao Tse Tung (tradotto : “splendere sull’Oriente”)
nacque nel 1908, terzogenito di una famiglia di agricoltori che viveva nella
valle chiamata Shaoshan, situata nella provincia dello Hunan, nella regione
centrale della Cina.
Mao sarebbe poi diventato il
despota che esercitando un potere assoluto di vita e di morte su un quarto della
popolazione mondiale, quella cinese, si rese responsabile della morte di oltre
settanta milioni di persone.
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La sua adolescenza fu
caratterizzata da un’indole pigra e svogliata, a causa della quale Mao
rifiutava qualsiasi impegno, sia fisico che intellettuale, tanto che all’età di
10 anni era già stato espulso da tre scuole perchè ritenuto ostinato e
disobbediente, e dovette cambiare diversi istitutori a causa del suo
comportamento.
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Il padre di Mao, Yi-chang, che
finanziava i suoi studi, era molto scontento di lui, e lo picchiava ogni volta
che il figlio non lo assecondava, tant’è
che Mao lo odiava e lo disprezzava, come dimostrano i numerosi aneddoti
della sua infanzia.
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Nel 1911 Mao, si trasferì a
Changsha, capitale della Provincia, e disse addio per sempre alla vita del
contadino, divenendo infatti un giovane studente.
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In questa veste espresse per la
prima volta le sue idee repubblicane mediante un saggio che incollò sui muri
della scuola, e ribadendo le sue convinzioni con un gesto di protesta, e cioè
tagliandosi il codino, che simboleggiava la tradizione della dinastia Manciù,
odiata appunto dai repubblicani.
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In seguito si arruolò anche in
uno degli eserciti dei repubblicani ma, non amando le esercitazioni e gli
incarichi di routine tipici delle caserme, abbandonò nel giro di qualche mese.
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Troviamo una precisa e
accurata dissertazione sulla vita di Mao nel libro scritto da Jung Chang e Jon
Halliday, intitolato :
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Questo libro traccia un chiaro
ed esaustivo profilo di colui che attraverso la ferocia e il comunismo provocò
la morte, in tempo di pace, di settanta milioni di cinesi innocenti.
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Fin da giovane Mao arrivò ad
esprimere ciò che poi contraddistinse in futuro il suo operato, affermando che
occorreva bruciare in un colpo solo tutte le raccolte di poesia e di prosa
successive alle dinastie Tang e Sung (in pratica la totale distruzione della cultura
cinese).
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Tra le sue convinzioni personali
spiccava l’atteggiamento verso i princìpi morali, secondo cui le azioni
dovevano rispecchiare unicamente il soddisfacimento del proprio ego e della
propria natura, senza alcuna correlazione con il prossimo.
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Mao soleva anche dire che le
persone come lui non avevano doveri o responsabilità verso altri, ma solo verso
sé stessi.
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Mao divenne comunista nel 1920,
pur non avendo ideali di alcun tipo, se non tutto ciò che poteva arrecargli
vantaggi personali.
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Questo tratto caratteriale
delinea perfettamente l’emergere dell’estremo egoismo di Mao e della sua totale
irresponsabilità, con cui visse per tutta la sua esistenza in simbiosi
assoluta.
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Inoltre, nel suo delirio di
onnipotenza Mao reputava di rientrare nella categoria dei “grandi eroi”,
convinto di appartenere ad una elite di persone a cui fossero riservate la gioia per la
distruzione e per la sovversione, nella schizofrenica paranoia mentale che una pace lunga e duratura fosse
insopportabile e noiosa.
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La distruzione avrebbe infatti
caratterizzato l’essenza stessa del suo futuro, nel coercizzare il Partito
Comunista Cinese con il pugno di ferro.
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Per tuta la sua vita Mao si
dedicò all’intrigo e alla ricerca dell’affermazione del proprio potere, che
ricercò instancabilmente ricorrendo a qualsiasi mezzo per ottenerlo, passando
dalle lusinghe all’omicidio, dal servilismo verso Mosca al tradimento dei suoi
stessi alleati, unendo le tappe del suo percorso con un unico elemento di
distinzione : la ferocia e la malvagità.
L’impegno di Mosca per portare
il comunismo in Cina, prevedeva a quel tempo un programma di finanziamento e di
ingenti aiuti economici, oltre che la fornitura di armi ed uomini al nascente
Partito Comunista Cinese.
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Questa partecipazione di Mosca,
voluta da Stalin in prima persona, ebbe la durata di tre decenni, raggiungendo
il culmine nel 1949, anno in cui il comunismo salì al potere in Cina, per mezzo
di Mao, segnando il trionfo della politica estera sovietica.
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Per esercitare il potere Mao si
avvalse di collaboratori spietati che divennero il suo braccio armato,
interpretando il ruolo di carnefici e opprimendo la popolazione cinese per
decenni, fino a quando loro stessi non divennero vittime dello stesso Maoismo e
della paranoia omicida esercitata dal “Grande Timoniere”, così come amava farsi
chiamare il dittatore comunista cinese.
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La sua smania di potere fu
sempre alimentata dal rapporto complice che ebbe con Stalin, il quale gli fornì
i mezzi di distruzione cui Mao ambiva da sempre, oltre agli aiuti economici per
incrementarne la potenza militare.
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Mai pago dello stadio di potere
raggiunto, Mao intraprese senza sosta le iniziative per raggiungere un livello
sempre più avanzato in campo militare, come l’acquisizione di tecnologie atte a
produrre armi nucleari.
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Per poter fare fronte alle
ingenti spese previste per il conseguimento di questo programma, Mao costrinse
l’intera popolazione ala fame, espropriando qualunque risorsa alimentare
esistente e dirottandone la vendita e i profitti al progetto nucleare in corso,
provocando carestie di proporzioni bibliche nel Paese.
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Per poter fagocitare
completamente le produzioni agricole, Mao ricorse all’imposizione della
collettivizzazione delle campagne, come già aveva fatto Stalin in Ucraina
(causando 10 milioni di morti per fame)
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La collettivizzazione agraria
diede il colpo di grazia al già scarso tenore di vita del popolo cinese,
composto in maggioranza dal ceto contadino, abbassando ancora di più il già
minimo livello di sussistenza cui era ridotto.
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La popolazione affamata fu
costretta a cibarsi delle foglie degli alberi, e la carestia decimò l’intero
popolo cinese, mentre Mao incurante di ciò si faceva preparare lauti banchetti
dal suo cuoco personale.
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I peggiori criminali comunisti
collaboratori di Mao, che si resero complici dello sterminio pianificato di
milioni di cinesi, per mezzo delle purghe attuate in nome del comunismo cinese
furono :
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Zhou En-lai, Lin-Biao, Jang Qing
(la moglie di Mao, detta appunto Madame Mao),
e Deng Xiaoping (poi vittima della Rivoluzione culturale).
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Le strategie politiche di Mao
più devastanti, furono quelle che ancora oggi sono conosciute con il nome di :
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”La
lunga marcia” (1934-1935), “Il Grande
balzo” (1958-1961), “La Rivoluzione culturale” (1965-1966), e “La grande purga” (1966-1967).
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Oltre a queste ci sono state
altre devastanti metodologie a cui ricorse Mao nel suo percorso dittatoriale.
.Indottrinamento ideologico |
Queste espressioni della psiche
schizofrenica e paranoica del dittatore cinese portarono alla morte milioni di
persone del suo stesso popolo.
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Come già accennato, ad
esempio, Mao ricorse senza esitare alla brutalità e alla violenza cieca nel
dichiarare guerra al ceto contadino, reo a suo avviso di interpretare un ruolo
borghese e ostile alla Rivoluzione (mentre in realtà a Mao servivano le derrate
alimentari da convertire in denaro).
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Il ricorso al Terrore e alle
persecuzioni, divenne il mezzo attraverso cui Mao si appropriò di ingenti somme
di denaro, appunto, anche per sostenere economicamente i regimi comunisti
stranieri con finanziamenti elargiti spesso a fondo perduto.
I soldi provenivano dalla
vendita delle derrate alimentari requisite e sequestrate al popolo cinese, che
nel frattempo moriva lentamente di fame e di inedia.
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Il Terrore gli permise inoltre
di plasmare interi strati sociali al suo volere, istituendo la prassi
obbligatoria delle sedute di autoaccusa.
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In queste sessioni si
obbligavano le persone ad autoaccusarsi di crimini antirivoluzionari, o ad
ammettere la propria indole borghese, o a confessare di aver cospirato contro
il regime.
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Questa pratica fu iniziata a
Yenan e comportò l’uccisione di migliaia di giovani studenti, disillusi
dall’evidenza del vero volto del
Partito Comunista.
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Arresti e umiliazioni pubbliche |
Non esisteva infatti
l’uguaglianza sociale predicata dal Partito, ma al contrario un palese e
sfrontato ricorso della classe dirigente ad usufruire di privilegi di ogni
tipo, mentre il popolo sopravviveva mal vestito e senza mezzi alimentari.
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Il Terrore tacitò con violenza
inaudita qualsiasi anelito di dissenso, così come era già successo durante la
lunga marcia, e travalicò i confini di Yenan spargendosi a macchia d’olio in
tutta la Cina
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Mao si dedicò con accanimento ad
ognuna di queste fasi della sua politica, e in occasione del “Grande balzo”
ebbe cinicamente a dire :
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“Metà della Cina potrebbe dover
morire”.
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Esaminiamo ora le tappe più
significative del “programma” criminale di Mao :
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La “Lunga
marcia” può apparire ad un occhio poco attento come il percorso del
popolo cinese raccolto attorno al suo leader allo scopo di sconfiggere il
nemico giapponese, mentre in realtà fu un insieme di manovre messe in atto da
Mao per colpire e sconfiggere il suo più odiato rivale : Chiang Kai-shek.
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Chiang era a capo del Partito
nazionalista e comandava un imponente esercito, ben armato ed addestrato, in
antitesi con l’Armata Rossa comunista, scalcinata e molto inferiore di numero.
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Dal 1931 al 1934 Mao ordì trame
e congiure, spostando contingenti militari sui territori allo scopo di imporre
il Terrore alla popolazione, approfittando dell’aiuto economico e militare
dell’Urss, fino al momento in cui dovette abbandonare il suo quartier generale
perché incalzato dalle forze soverchianti di Chiang Kai-shek.
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Quando Mao se ne andò, dopo aver
amministrato per anni con estrema ferocia le aree occupate, la popolazione era
calata di un milione di unità.
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Una parte degli abitanti era
stata infatti assassinata come nemici di classe, oppure costretta a lavorare
fino a morire.
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Altri si suicidarono o perirono
per altre cause imputabili comunque al regime comunista.
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Prima della partenza ebbero
luogo migliaia di esecuzioni capitali, di cui si occupò Chou En-lai (a capo
dell’esercito di Mao) dopo aver stilato l’elenco di coloro che secondo il
regime erano classificati come inaffidabili.
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La partenza di Mao e del suo
esercito di circa 80.000 persone diede inizio a quella che enfaticamente
sarebbe stata chiamata “La
lunga marcia”.
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Dopo breve tempo, le truppe di
Chiang Kai-shek avevano già dimezzato il numero degli effettivi dell’esercito
di Mao, pilotandone la Lunga Marcia verso il Guizhou,
incalzandolo e occupando i territori attraversati.
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Incurante di tutto ciò Mao si
preoccupò solo di vincere la guerra per il potere all’interno del Partito
Comunista Cinese, in cui ricopriva ancora un ruolo marginale, tessendo trame
durante il percorso in cui, tra l’altro, si faceva trasportare sospeso su una
portantina dalle lunghe canne di bambù.
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Durante le riunioni di vertice
del politburo cinese Mao incolpò senza ritegno i suoi rivali di Partito,
accusandoli di essere i responsabili della disfatta dello Stato Rosso nella
base di Ruijin, guadagnandosi così una nomina nel segretariato di partito.
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Mao ebbe l’ordine di
raggiungere il Sichuan per riunirsi all’esercito di Chang, sempre incalzato
dalle truppe di Chiang Kai-shek, ma il
pensiero di competere per il potere con un personaggio del calibro di Chang,
peraltro spietato e feroce, non rientrava nelle sue priorità.
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Così Mao fece di tutto
per ritardare l’avanzata verso il Sichuan,
arrivando ad ordinare alle truppe
dell’Armata Rossa, al comando del suo fidato Chou En-lai, di tendere agguati
alle truppe di Chang Kai-shek, ben sapendo queste avrebbero schiacciato con
facilità i suoi soldati.
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Nella località di Tucheng ebbe
luogo infatti uno scontro significativo, in cui 4.000 uomini dell’Armata
Rossa furono sterminati con facilità dalle truppe di Chiang, mentre Mao
dall’alto di una collina osservava imperterrito la carneficina.
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Tutto ciò permise a Mao
di affermare che poichè le truppe
provenienti dal Sichuan (di Chang Kai-shek) erano troppo spietate, non
era consigliabile addentrarsi in quel territorio.
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Contemporaneamente Mao
informò Chang Kuo-tao che Lo Fu (alleato di Mao in tutte queste trame) era
diventato il nuovo numero uno del partito, e che Mao faceva parte della sua
segreteria.
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Chang Kuo-tao, relegato
con il suo esercito nel Sichuan, non potè fare altro che accettare lo stato di
fatto.
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Immediatamente Lo Fu
nominò Mao “Comandante generale di prima linea”, un grado appositamente creato
per lui, dandogli modo di attuare così altre trame e cospirazioni.
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Grazie alla
collaborazione di Chou En-lai e del Professore rosso (suo mentore ideologico)
creò un nuovo organismo a cui diede il nome di Triumvirato.
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Il nuovo Triumvirato, per bocca
di Mao, iniziò a intraprendere una serie di iniziative militari sconsiderate,
che ebbero conseguenze rovinose per tutta l’Armata Rossa.
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Mao costrinse i suoi generali a
“girare in tondo” nel Sichuan, sempre sottoposti ai bombardamenti di Chiang,
che causarono ingenti perdite all’esercito e lo obbligarono infine alla fuga.
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I sacrifici spaventosi cui Mao costrinse
l’esercito fecero infuriare sia Lin Biao che lo stesso Lo Fu, che per evitare
la completa catastrofe gli imposero di fare dietro front e dirigersi verso lo
Sichuan.
Dopo mesi di rinvio per non
incontrare Chang Kuo-tao e dopo aver sacrificato 30.000 uomini con le sue
fallimentari strategie Mao aveva comunque rafforzato la sua posizione politica,
avendo raggiunto un alto incarico nell’esercito e potendo manovrare il suo
burattino Lo Fu, insediato come capo del partito.
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Il momento più alto del mito
della Lunga Marcia nella storiografia cinese è rappresentato dal raggiungimento
del ponte sul fiume Dadu, nel Sichuan centro-occidentale.
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Il giornalista americano Edgar
Snow, a cui fu propinata una storia di pura invenzione descrisse l’evento come
l’apice, appunto, del mito della Lunga marcia.
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Secondo il racconto, l’Armata
Rossa si trovò ad attraversare il ponte privo dell’assito calpestabile,
reggendosi alle sole catene di ferro, e affrontando un nido di mitragliatrici
posto di fronte che falcidiava gli uomini, i quali colpiti dalle raffiche
cadevano nel fiume sottostante.
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Nulla di ciò è vero.
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Non avvenne alcuna battaglia e
nell’Armata Rossa non ci fu alcuna vittima.
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I danni maggiori erano già stati
fatti da Mao, che all’incontro con Chang Kuo-tao era accompagnato da 10.000
uomini affamati, sfiniti, vestiti di stracci, e senza armi, cioè da ciò che
rimaneva del suo esercito di 80.000 soldati : l’Armata Rossa centrale.
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Al contrario, l’esercito di
Chang Kuo-tao che aveva iniziato la propria marcia con 20.000 uomini, aveva
quadruplicato il numero degli effettivi, che erano inoltre ben nutriti,
addestrati e ben armati.
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Gli intrighi di Mao
continuarono, con la collaborazione di Lo Fu, e di Chou En-lai, nel tentativo
di appropriarsi del comando dei due eserciti riuniti, ma a causa però della
forte opposizione di Kuo-tao e dei suoi ufficiali, quest’ultimo mantenne il
comando di tutte le armate, mentre a
Mao toccò la leadership del Partito.
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In seguito, grazie al potere
conferitogli dall’autorità del Politburo, Mao impose una serie di scelte a
Kuo-tao, smistando il suo esercito in territori paludosi e malsani,
costringendolo a lunghi e inutili itinerari e precludendogli la possibilità di
incontrare i Russi, di cui Mao auspicava l’aiuto e la benevolenza.
.Ufficiali cinesi nazionalisti |
Impose alle sue truppe
(inglobate nell’esercito di Kuo-tao) di svincolarsi e di raggiungerlo,
dividendo così l’Armata Rossa e dirigendosi poi con la propria armata verso la
zona rossa dello Shaanxi settentrionale, dove costituì la sua base con i 4000
uomini sopravvissuti.
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Chiang Kai-shek non lo attaccò,
dietro esplicito ordine di Mosca, forte del fatto che il figlio del
condottiero, in precedenza inviato da questi in Urss per compiere gli studi era
stato ivi poi trattenuto come una sorta di ostaggio.
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Il fatto di aver quindi ottenuto
il controllo del Partito Comunista, anche se con un esercito ridotto al
lumicino, consentì a Mao di essere ritenuto da Stalin come il nuovo leader del
popolo cinese, cui Mosca suggerì subito di avvicinarsi all’Unione Sovietica, chiedendogli
di dirigersi verso il confine della Mongolia Esterna, territorio satellite
russo.
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Il mese di ottobre del 1935
sancì la fine della Lunga marcia
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Il Grande balzo, così
come venne definito dallo stesso Mao, altro non fu che un vero e proprio delirio
di onnipotenza attraverso cui il Grande Timoniere affermò la sua volontà di
dominio sul mondo.
Per la realizzazione di questo
progetto a Mao necessitavano quantità enormi di acciaio, per la costruzione di
navi e di armi, e per ottenere un livello di industrializzazione pari a quello
dei Paesi occidentali.
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Iniziò così una vera e propria
pressione di Stato sui contadini, cui fu richiesto di triplicare o addirittura
quadruplicare i raccolti, che venivano poi puntualmente requisiti dal regime
comunista di Mao.
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Le risorse alimentari erano
vendute all’estero o barattate con le fornitura di acciaio e tecnologie, mentre i
contadini cinesi erano condannati a morire di fame.
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Chi si opponeva o non forniva le
quantità di cibo richiesto era considerato nemico del popolo e giustiziato.
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La denutrizione e l’inedia non
risparmiarono donne e bambini, costretti anch’essi a lavorare incessantemente
per volere di Mao.
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Furono requisiti anche tutti gli
utensili e gli strumenti di lavoro, per soddisfare le richieste di acciaio che
Mao esigeva, ma tutto ciò non produsse altro che miseria.
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Il disprezzo di Mao verso i
contadini si palesò apertamente in questa rincorsa all’ammasso, peraltro
inutile e controproducente.
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Spesso gli acquisti di materiale
industriale giacevano inutilizzati nei depositi per mancanza di infrastrutture,
mentre la manutenzione era assente perché giudicata inutile, e le quantità di
acciaio prodotte erano per lo più di scarsa qualità e per questo
inutilizzabili.
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Dei 1639 impianti industriali in
costruzione per la produzione di armi, solo ventotto furono completati, ma
rimasero anch’essi improduttivi.
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Il progetto di
industrializzazione di Mao produsse solo impianti inutili e aree dismesse fin
dall’inizio del progetto stesso, mentre localmente gli uomini di partito
interpretavano il ruolo di schiavisti verso una popolazione denutrita e morente
di cui Mao amava dire :
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“ Date loro un pasto completo e non lavoreranno. Meglio
dimezzare la razione, così se avranno
fame saranno costretti a darsi più da fare “.
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Oppure :
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"Si deve gioire della morte. Se la gente non morisse, la terra non sarebbe in grado di contenerla ! "
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Nelle morti di massa, da lui
causate, Mao vide un vantaggio pratico, e quindi sentenziò al culmine del suo
delirio di onnipotenza :
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“ I morti arrecano benefici, possono fertilizzare il terreno ”,
obbligando quindi i contadini a coltivare i luoghi di sepoltura.
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Jang Qing |
La Rivoluzione
culturale fu il progetto portato a termine da Mao, con la
complicità della moglie Jang Qing, per distruggere la cultura cinese e
mantenere la Cina stessa in una condizione sociale amorfa.
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Madame Mao si dimostrò diabolica
e feroce, e dopo la morte del consorte dichiarò :
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“Ero il cane del Presidente Mao.
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Chiunque mi dicesse di mordere, io mordevo”.
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Ricorreva abitualmente
e spudoratamente allo spreco e allo sperpero, per soddisfare qualsiasi
capriccio, mentre il popolo soffriva la fame.
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Era paranoica all’eccesso, e di
notte affrontava incubi ricorrenti in cui apparivano i volti delle
numerosissime vittime della sua ferocia.
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Amava la fotografia, e per
eseguire scatti che le piacevano, costringeva le navi da guerra a manovrare
avanti e indietro, e a far sparare a salve i cannoni antiaereo.
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Nel portare avanti il progetto
di rivoluzione culturale Mao e sua moglie fecero arretrare culturalmente la Cina
di 100 anni.
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Furono bruciati pubblicamente
tutti i libri esistenti ad eccezione del Libretto rosso di Mao, che la gente
era obbligata ad avere sempre co sé.
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Agli studenti delle scuole e
delle università fu chiesto di condannare gli insegnanti che “avvelenavano con idee borghesi il loro cervello”
e che li “perseguitavano
con gli esami”, che furono poi aboliti.
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I professori furono quindi i
primi ad essere perseguitati, e costretti a divenire protagonisti di sedute di autoaccusa, picchiati a sangue
e torturati, mentre le donne subirono molestie sessuali di ogni tipo.
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La violenza delle masse
studentesche fu canalizzata nella costituzione di un nuovo organismo giovanile
: le guardie rosse.
Incoraggiate alla violenza dallo
stesso Mao le Guardie rosse diedero il via ad una serie infinita di atrocità.
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Le vittime prescelte,
soprattutto professori ed educatori, venivano pestate a sangue e costrette poi
a leccare con la lingua il loro stesso sangue versato a terra.
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La preside di una scuola
femminile di Pechino venne torturata per ore, costretta a camminare carica di
pesanti mattoni e percossa senza tregua con cinture militari provviste di
borchie e con bastoni chiodati ogni qualvolta cadeva a terra, fino a farla
morire.
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Una delle protagoniste di questo
brutale episodio fu poi elogiata pubblicamente dallo stesso Mao, in una
cerimonia che si tenne in Piazza Tienanmen, durante la quale il Presidente le
disse :
“Sii violenta !”
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Dopo aver usato le Guardie rosse
per seminare il terrore nelle scuole, Mao le indirizzò contro la società in
generale per distruggere la “vecchia
cultura” ovunque.
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La violenza dilagò in
ogni direzione, espandendosi cieca e irrazionale, priva di qualunque controllo
:
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Furono distrutte le insegne dei
negozi, le targhe stradali, così come vennero attaccate le persone, le ragazze
con i capelli lunghi, o vestite con gonna, oppure con un accenno di tacco.
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Le vittime venivano rapate a
zero e da allora in poi in Cina si sarebbero trovate solo scarpe basse, vestiti
informi come sacchi, sgraziati e simili a uniformi.
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Non pago Mao il 23 agosto 1966
dichiarò :
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“A Pechino non c’è abbastanza caos. Pechino è troppo educata”, dando
così il suo beneplacito allo scatenare del Terrore su vasta scala, su tutto il
territorio nazionale.
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Iniziarono così gli attacchi
verso gli scrittori più famosi, i cantanti d’opera, ed altri artisti, che
vennero picchiati selvaggiamente e umiliati.
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Le guardie rosse irruppero poi
capillarmente nelle case e nelle abitazioni del popolo, in un delirio di
violenza ossessiva, per bruciare i libri, fare a pezzi i dipinti, calpestare i
dischi, gli strumenti musicali, e qualsiasi altra cosa avesse a che fare con la
“cultura”.
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Rogo di manufatti artistici |
Fu confiscato qualsiasi
oggetto di valore, mentre i legittimi proprietari venivano percossi a sangue e
torturati a morte.
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Il Quotidiano del Popolo, giornale del Partito Comunista salutò queste diffuse e sanguinarie incursioni come “semplicemente splendide”.
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Nella sola Pechino furono razziate quasi 34.000 case e uccise 1772 persone.
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Furono cacciate da Pechino quasi centomila persone e le loro case furono requisite dal regime.
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Il Quotidiano del Popolo, giornale del Partito Comunista salutò queste diffuse e sanguinarie incursioni come “semplicemente splendide”.
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Nella sola Pechino furono razziate quasi 34.000 case e uccise 1772 persone.
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Furono cacciate da Pechino quasi centomila persone e le loro case furono requisite dal regime.
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Nella stessa città furono rasi
al suolo 5000 monumenti storici, e l’intera cultura in Cina fu spazzata via,
insieme al suo passato, ai musei, e alle statue di Buddha, sostituendo tutto
con un clima di terrore.
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Nel 1966/67 Mao approfittò del
totale asservimento delle Guardie rosse per operare una Grande purga su vasta scala di tutti i quadri dei
funzionari di partito e dell’esercito.
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Furono istituiti nuovi gruppi
delle Guardie rosse, chiamati “Ribelli”, con il
compito di individuare chi, all’interno del Partito, deteneva il potere
seguendo una via capitalista, e chi aveva mostrato contrarietà per le politiche
estreme del leader massimo, il quale mirava a sbarazzarsi di loro in massa.
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Lettura del libretto di Mao |
I Ribelli iniziarono così a
denunciare i loro capi, approfittando di questa occasione per poter subentrare
in loro vece, agendo con spietatezza, torturando e perseguitando le vittime
pubblicamente, ricorrendo alle sevizie e immortalando le scene più macabre con
fotografie o riprese filmate.
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Era noto infatti che a Mao
piacesse poi visionarle, traendo piacere dalla visione delle sofferenze
inflitte ai malcapitati.
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Gli ex collaboratori di Mao
divennero così i nuovi destinatari di torture efferate, come quella dell’aereo,
la preferita da Mao, che consisteva nel sollevare il corpo della vittima con le
mani e i piedi legati dietro il corpo, da cui partiva la fune per appenderla.
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La maggior parte dei funzionari
epurati fu sostituita da elementi provenienti dall’esercito che, coadiuvati dai Ribelli, presero il posto di
quasi 3 milioni di ex quadri dirigenti.
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La violenza divenne un elemento
insopprimibile e costante della vita quotidiana.
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Ogni giorno la gente veniva
forzatamente adunata per assistere alle sessioni di denuncia dei “compagni
di strada capitalisti”, durante le quali si leggevano e si ripetevano a non finire le citazioni di Mao e gli
articoli del Quotidiano del Popolo.
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Non esistevano più i
libri, le riviste, i film, gli spettacoli teatrali, la musica radiofonica, ma
solo ed esclusivamente la lettura del Pensiero di Mao.
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Ci furono episodi di rivolta
popolare, come quello di Wuhan, capeggiata dal comandante locale Che Zai-dao,
ma la ferocia oramai collaudata del regime Comunista soffocò nel sangue ogni
tentativo di dissenso.
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Il Terrore usato come mezzo di
affermazione della Rivoluzione culturale comunista si avvalse di metodi di
educazione delle masse abominevoli, come il ricorso al cannibalismo.
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Non di rado, infatti, dopo aver
picchiato a morte le loro vittime, i carnefici ne macellavano i corpi,
scegliendone alcune parti come il fegato, il cuore, o il pene, spesso
asportandole dal malcapitato ancora in vita, per poi cucinarle sul posto e
mangiare i macabri trofei, in veri e propri banchetti di carne umana.
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Il 1968 fu l’anno in cui
l’orrore di Stato espresse la sua più ampia capacità di annientamento delle masse
:
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nei territori della Mongolia
Interna, che voleva staccarsi dalla Cina per collegarsi alla Mongolia esterna e
ai sovietici, furono messe in atto devastanti ricorsi ala tortura sistematica
della popolazione su larga scala.
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Ad una donna musulmana furono
prima strappati i denti con le pinze, poi le furono torti il naso e le
orecchie, e infine venne fatta letteralmente a pezzi.
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Un’altra donna fu stuprata con
un palo (e in seguito si suicidò per l’oltraggio subìto).
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Ad un uomo furono piantati dei
chiodi nel cranio, mentre ad un altro fu tagliata la lingua e vennero cavati
gli occhi.
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Ad un'altra vittima fu inflitta
una pesante bastonatura sui genitali, dopodichè gli fu messa della polvere da
sparo nelle narici e le fu dato fuoco.
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Oltre 16.000 persone morirono
nei territori mongoli in seguito a tali torture, mentre il totale di coloro che
subirono la persecuzione comunista arrivò alla cifra di 1 milione di vittime.
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Nella provincia dello Yunan i
perseguitati furono circa 1.400.000 di cui 17.000 picchiate a morte o
giustiziate.
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Le uccisioni patrocinate dallo
Stato comunista per attuare il piano di epurazione voluto da Mao furono
raggiunsero i 3 milioni di unità, mentre coloro che ne subirono
sofferenze e dolore furono almeno centomila.
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~ ~ ~
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Alla fine della Rivoluzione
culturale, subito dopo la morte di Mao furono arrestati i componenti della
cosiddetta “Banda dei
quattro” :
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Jang Qing, Zhang Chunqiao, Yao Wenyuan, e Wang
Hongwen.
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Jiang Qing |
Li Shumeng
(1914 - 1991) fu la quarta ed ultima moglie di Mao, meglio conosciuta con
lo pseudonimo di Jang Qing, o anche
come Madame Mao.
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Come membro del Politburo del
Partito Comunista Cinese e in qualità di maggior portavoce della linea maoista,
insieme alla “banda dei quattro” prese parte attiva nella distruzione della “vecchia cultura borghese”
, introducendo e diffondendo in Cina la nuova
“cultura
rivoluzionaria”, proletaria e socialista.
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Nell’interpretare questo ruolo
si macchiò di efferatezze e nefandeze per le quali, alla morte di Mao fu condannata
a morte.
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La sentenza fu poi commutata in
ergastolo.
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Mentre era reclusa in carcere le
fu diagnosticato un cancro alla gola e fu quindi trasferita in ospedale, dove
il 14 maggio 1991 si suicidò impiccandosi nel bagno.
Zhang Chunqiao |
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Zhang Chunqiao
(1917 - 2005) è stato colui che si adoperò per sfornare articoli di
stampa che rivestivano di marxismo le gesta criminali di Mao, mistificandone la
realtà dei fatti.
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Durante le purghe, all’inizio
della Rivoluzione culturale, mascherò le stesse con una fraseologia ideologica,
nascondendo così il vero intento criminale e spietato di Mao.
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Yao Wenyuan |
Costui curò i testi che
produssero l’illusione anche all’estero sulla vera natura della Rivoluzione
culturale, così come si addice ad un vero manipolatore dell’informazione
comunista.
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Yao Wenyuan
(1931 - 2005) prese parte attiva allo sterminio di migliaia di vittime,
nel corso della Rivoluzione culturale, dirigendo l’epurazione dei moderati e
dei sospetti intellettuali dai ranghi del partito e della società cinese,
ricorrendo contro le vittime all’uso della tortura, dell’esilio, dei lavori
forzati, e delle umiliazioni sia fisiche che psicologiche.
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Wang Hongwen |
Wang Hongwen
(1935 - 1992) fu vicepresidente del partito Comunista Cinese dal 1973 al
1976, oltre che membro permanente del politburo.
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Nel dopoguerra divenne membro delle guardie Rosse e partecipò attivamente alla politica di Terrore di Madame Mao nell'applicazione dei programmi della Rivoluzione culturale.
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Altri fedeli
collaboratori di Mao, ancora oggi sconosciuti al mondo occidentale, sebbene
siano stati crudeli belve assetate di sangue, al pari di Hitler e di Stalin,
furono :
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Fu Sindaco e primo Segretario di
partito prima a Nanchino, poi a Shanghai, e dirigente del Communist Party della
Cina orientale, nonché membro del politburo.
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Sostenne attivamente la causa
rivoluzionaria di Mao, appoggiandolo poi nella parentesi di breve
liberalizzazione che fu definita dei “Cento fiori” nel 1950.
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Questo scenario politico diede
la possibilità ai contadini e agli operai di esprimere e poi radicalizzare le
loro proteste, che scatenarono però una fase di purghe contro tutti i
dissidenti e contro le destre da parte di Mao.
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A Shanghai promosse il culto
della personalità di Mao, lanciandone la “Rivoluzione culturale”.
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Fu al suo fianco anche
nell’ambizioso progetto per la produzione dell’acciaio, e nel periodo del
cosiddetto “Balzo in
avanti” nel 1958.
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Veterano della Lunga Marcia e
vice di Lin Biao nel 1965, divenne poi Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e
Vice Primo Ministro, ed esercitò il controllo su buona parte degli apparati di
sicurezza.
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Fu inviato a Mosca dal Partito
comunista come addetto del Comitato esecutivo del Comintern e durante la sua
permanenza in Unione Sovietica collaborò con la GPU (la polizia segreta).
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Si occupò dell’epurazione degli
ufficiali fedeli a Wang Ming, il dirigente di Partito sconfitto da Mao durante
la Lunga marcia.
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E’ stato per anni il principale
addetto alla sicurezza personale dello stesso Mao, che lo chiamava
affettuosamente “Luo il lungo”.
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Durante le operazioni epurative
dei vertici della Quarta Armata Luo si distinse per la “grande ferocia, crudeltà e malizia”, proclamandosi contrario a politiche di “buonismo senza freni”,
sostenendo anzi l’eliminazione dei controrivoluzionari di partito.
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Nel 1951 Luo iniziò una feroce
campagna contro i “proprietari
terrieri” considerati sfruttatori e controrivoluzionari, dando il
via alla politica di collettivizzazione delle terre agricole.
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Si dedicò anche alla
repressione delle comunità religiose, perseguitando le chiese di ispirazione
cristiana, taoista, o comunque religiosa, ritenute un pericolo per il regime
comunista.
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Luo invitò coloro che avevano in
precedenza collaborato con Chiang Kai-shek (leader del regime nazionalista) ad
ammettere la loro “colpa”,
promettendo una sorta di perdono e la grazia, ma poi mantenne solo in parte la
promessa fatta, proclamando che “un certo numero di persone con debiti di sangue era stato
giustiziato”.
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Nella lotta interna al Partito
Comunista Cinese per il controllo del Potere, venne arrestato come traditore “dagli illeciti rapporti con
l’estero” (l’URSS), umiliato ed obbligato ad autoaccusarsi, come
prevedevano le purghe maoiste.
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Peng Zhen
(1902 -
1997)
.
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Nel 1966 fu destituito da ogni
incarico perché in contrasto con Mao per la sua visione benevola nei confronti
dell’arte e della letteratura, considerate invece da Mao come borghesi e
controrivoluzionarie.
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Riabilitato nel 1979 da Deng
Xiaoping, divenne membro del Comitato Centrale e dell’ufficio Politico.
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Nel 1983 divenne Presidente
dell’Assemblea Popolare nazionale.
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Sostenne la repressione violenta
dei dissidenti che manifestarono in Piazza Tiananmen nel 1989.
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Le truppe di Deng Xiaoping
aprirono il fuoco sulla folla dando inizio al massacro degli studenti che
occupavano la piazza.
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Alle truppe fu ordinato di
sgombrare la Piazza con ogni mezzo e si permise l’uso dei carri armati per
schiacciare le persone e le barricate costruite dagli studenti.
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Il numero delle vittime stimate
è compreso tra le 400 e le 800 unità.
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Peng Zhen è considerato
ancora oggi uno degli otto anziani del partito Comunista di Cina
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Chen Boda |
Chen Boda, pseudonimo
di Chen Sangyu, 1904 - 1989)
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Si
iscrisse al Partito Comunista Cinese nel 1927 che poi lo inviò a studiare a
Mosca.
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Tornato
in Cina, nel 1931 insegnò e scrisse la Storia di Pechino, usando lo pseudonimo
di Chen Boda.
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Fu
nominato Segretario politico di Mao (1941) e divenne redattore del periodico
cinese Bandiera Rossa (1958).
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In
precedenza scrisse un libro sul pensiero di Mao, poi compilò le quotazioni che
compongono le citazioni del libretto rosso, e in seguito scrisse un editoriale
dal titolo . “Spazzare
via tutti i mostri e i demoni” sul Quotidiano del popolo, segnando
l’inizio della rivoluzione culturale proletaria.
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Sull’onda
degli scritti di Chen Boda, i controrivoluzionari furono definiti, come “demoni-mucca”, oppure
come “spiriti-serpente”.
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Divenne
poi dirigente del Partito Comunista Cinese e Presidente del Gruppo per la
rivoluzione culturale (1966).
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Fu
una figura chiave nel gruppo guidato da Jang Qing, la moglie di Mao, per le
iniziative radicali che sconvolsero l’intera cultura cinese.
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Dopo
la morte di Mao fu arrestato e condannato a 18 anni di carcere, poi ridotti per gravi motivi di salute.
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(Kang Sheng è uno degli pseudonimi usati da Zhao Rong,
insieme a quello di Zhang
.
Shaoqing e Zhao Rong)
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Divenne Segretario del Comitato Centrale del Partito dal
1931 al 1933.
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Nel 1933 fu inviato a Mosca come delegato permanente del
PCC del Comintern, e vi rimase fino al 1937.
.
In Russia Kang
sovraintese alle purghe di centinaia di cinesi, ricorrendo alla tortura, deportandoli
, e giustiziandoli.
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In patria divenne capo
del KGB cinese (denominato DAS, ovvero il Dipartimento degli affari sociali del
Comitato centrale).
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Kang rivelò un’indole
sadica e perversa e lo dimostrava tormentando le sue vittime durante le adunate
di massa.
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Conobbe Jiang Qing e le
divenne amico, poi in seguito la presentò a Mao, che la sposò.
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Dopo il 1959 divenne il
“secondo in comando”
di Mao nelle epurazioni di partito e durante la Rivoluzione Culturale.
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Condusse la repressione
e la persecuzione del partito Popolare della Mongolia interna, un gruppo
separatista sciolto dal PCC.
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Collaborò con Mao ad
ogni genere di nefandezze, come quella escogitata nello Yenan per terrorizzare
i seguaci dello scrittore Shi-wei, il quale aveva portato alla luce con i suoi
scritti i privilegi istituzionalizzati della classe dirigente.
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A migliaia furono
arrestati e gettati in grotte prigioni e sottoposti a pressioni continue perché
si autodenunciassero come spie e denunciassero a loro volta gli stessi compagni
di prigionia.
..
.
La tecnica ricorrente
era quella della privazione del sonno, così come quella denominata “la panca della tigre”
(la vittima veniva legata e immobilizzata nella stessa posizione per lungo tempo), oppure si ricorreva a tormenti psicologici
come la minaccia di introdurre serpenti velenosi nelle grotte, o simulando
esecuzioni capitali.
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Collaborò insieme a Mao
ed a Jiang Qing nel percorso di distruzione della cultura cinese, durante la
gigantesca purga conseguente alla Rivoluzione culturale.
.
Nel 1966 le Guardie
rosse devastarono tutte le città, i villaggi, e le zone di campagna, entrando
casa per casa alla ricerca di libri o di qualsiasi oggetto d’arte per
distruggerli.
.
I monumenti furono
demoliti e i musei devastati, in un clima di terrore diffuso che condusse la
Cina ad un vero e proprio deserto culturale.
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Kang sostenne Pol Pot,
il leader dei khmer rossi in Cambogia, originando così gli orrori e le tragiche
conseguenze che avrebbero poi subìto le
popolazioni di quel Paese.
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Cheng Shi-qing (1918 -
2008)
.
Era un Generale dell’”Esercito di Liberazione popolare”
e Segretario del PCC nella regione dello Jiangxi (1968 -
1972).
.
Ai medici, controllati
dal regime comunista, fu fatto divieto (come già successe durante l’Holodomor (sterminio per fame) ,
in Ucraina ad opera di Stalin) di attribuire le cause di morte alla fame.
Durante la rivolta del
Jiangxi appoggiò Mao nei massacri contro la popolazione, durante i quali fu
usata la tortura come modus operandi.
.
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Durante la folle
politica comunista denominata il “Balzo in avanti”
infierì sulla popolazione, che già sopravviveva a livello di sussistenza, per
dare a Mao i generi alimentari richiesti, di sette volte superiori alla normale
quota fissata in precedenza.
.
La popolazione affamata
fu costretta a nutrirsi delle foglie e della corteccia degli alberi, oltre che
di erba secca.
Dei 70 milioni di morti
causati dalla spietatezza di Mao, ben 38 sono da attribuire alla carestia
indotta negli anni ’58-’61.
.
.
Similmente si volle
sminuire (anche tra i comunisti occidentali) il fatto che dopo l’erba e la
corteccia degli alberi la popolazione incominciò a mangiare i morti, dandosi al
cannibalismo come ultima risorsa rimasta per sopravvivere.
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Si nascose anche il
fatto che dopo i morti si iniziò a cacciare i vivi.
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Si hanno notizie
infatti di gruppi di cacciatori che uccidevano gli stranieri di passaggio,
massacrandoli a bastonate per poi cibarsi di loro.
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.
Nel 1932 si unì alla Lega della Gioventù Comunista della Cina, poi divenne comandante del
reggimento speciale che forniva un corpo di elite per la sicurezza del
Presidente Mao, cui si dedicò come guardia del corpo durante la Rivoluzione culturale.
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Fu poi respinto dallo
stesso Mao per l’eccesso di zelo dimostrato, e inviato in un campo di riforma
del lavoro.
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Fu successivamente
reintegrato, prendendo parte attivamente agli affari interni del PCC e
occupando una posizione chiave vicino alla leadership di governo.
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Come capo della
sicurezza di Mao per molti anni, venne a conoscenza di molti segreti, tra cui
le relazioni extraconiugali dello stesso Mao.
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Per questo motivo la
moglie di Mao,
Jiang Qing, si umiliò spesso davanti a
lui per sapere cosa stesse facendo il marito, ottenendo però solo rifiuti.
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Sapendo che
Jang avrebbe cercato di regolare i conti con lui, dopo la morte di Mao Wang
bloccò il suo tentativo di accedere agli archivi personali del marito, e si
mosse con decisione per appoggiare il colpo
di Stato contro la banda dei quattro.
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Lin Biao
(1907
- 1971)
Meglio
conosciuto in Italia come Lin Piao, fu un leader militare e politico del
Partito comunista cinese, numero due di Mao Zedong.
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Successore
designato del Grande Timoniere, dopo la morte di Mao sparì in circostanze
misteriose e poi accusato di alto tradimento.
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L’aereo su
cui volava insieme alla moglie, in direzione della Russia, probabilmente per
riparare in Russia, si schiantò al suolo.
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Nel 1934
Lin Biao comandò il primo Corpo d’Armata dell’Armata Rossa partecipando alla “Lunga Marcia”, e nel
1959 divenne Ministro della Difesa.
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Lin Biao
diede inizio al “culto
della personalità” del leader massimo, prodromico allo scatenarsi
della cosiddetta “rivoluzione
culturale”.
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La moglie
Ye Qun dice di lui che fosse un uomo specializzato nell’odiare, nel
disprezzare, (anche amici, padre e fratello), e nel pensare degli altri le cose
peggiori e più meschine, nel fare calcoli egoistici e nel complottare e
imbrogliare.
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Ye Qun (1917
- 1971)
.
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Si racconta che Ye
fosse una donna dagli appetiti sessuali insaziabili, poco soddisfatti
dall’allora maresciallo Lin Biao notoriamente impotente, da lei definito come “un cadavere congelato”.
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La frustrazione la
portò a cercare compensazione e soddisfazione nell’intrigo e nella persecuzione
politica dei malcapitati che ebbero la sventura di trovarsi nel suo mirino.
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Nel 1971 complottò con
suo figlio Lin Liguo, inducendolo ad attentare alla vita di Mao, ma il suo
piano fu però scoperto e l’intera famiglia dovette scappare.
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L’intento era quello di
raggiungere la Russia,, ma furono traditi dalla figlia Lin Liheng, e quindi
anticiparono la fuga per non essere catturati, prendendo per il volo un aereo
che non era stato ancora completamente rifornito di carburante.
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Volando bassi per
sfuggire ai radar il consumo del carburante stesso aumentò, fino al totale esaurimento e al conseguente
rovinoso schianto al suolo, nel territorio della Mongolia, nel quale morirono
tutti (13 settembre 1971).
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Generale prima del 13°
gruppo d’armata poi del 15°, venne nominato da Lin Biao Capo di stato maggiore
dell’esercito durante la Rivoluzione culturale.
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Notorio dongiovanni
Huang divenne l’amante di Ye Qun, la moglie di Lin Biao.
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Partecipò alla Lunga
Marcia combattendo molte battaglie nella Guerra civile come comandante
dell’esercito comunista, l’Armata Rossa.
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Dopo la congiura di Lin
Biao contro Mao, Huang fu arrestato ed associato alla “cricca” dei cospiratori
a causa dei suoi stretti rapporti sia con Lin Biao che con la moglie, di cui
era appunto l’amante.
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Fu condannato a 18 anni
di carcere e privato dei diritti politici per cinque anni.
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Conosciuto in Italia
come Chou en-lai fu prima un importante dirigente del Partito Comunista Cinese,
poi capo del Governo della Repubblica Popolare cinese dal 1949 fino alla sua
morte.
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Nel 1935 appoggiò la
nuova linea politica di Mao Tse Tung, consentendogli così di dominare il PCC.
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Con la consulenza di
Mosca fondò il KGB cinese e ne fece diventare operativo lo squadrone della
morte.
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Il suo compito
principale comunque fu la formazione dell’Armata Rossa cinese.
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Abusi della polizia cinese |
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Una delle tecniche più
usate era quella denominata “lo scoppio delle mine” in cui si procedeva a
spezzare lentamente il pollice della vittima, procurando un dolore lancinante,
oppure quella in cui si ustionavano lentamente (per acuire il dolore) le
vittime bruciandole con stoppini accesi.
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Questo tipo di tortura
nelle donne veniva applicato alla vagina, mentre il seno veniva tagliuzzato con
coltellini.
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La sua vita fu
costellata dalle atrocità commesse durante il suo percorso insieme a Mao.
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Ricoprì
diversi ruoli direttivi durante il regime comunista cinese, per diventare poi
alla morte di Mao il capo assoluto della Cina, dal 1978 al 1992.
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Veterano
della Lunga Marcia, nel 1949 sconfisse Chiang Kai-Shek nella battaglia finale
contro l’esercito del Kuomintang.
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Fu
corresponsabile di Mao nei massacri del comunismo cinese fin dagli inizi
della Lunga Marcia, e in ogni percorso
politico, passando per la cosiddetta “Riforma agraria” del 1949-1951, in cui
furono “epurati” 3 milioni di agricoltori, e continuando nello sterminio di 550
mila intellettuali nella “Campagna contro la destra” del 1957.
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Nel 1989 fu
uno dei responsabili della dura repressione di Piazza Tienanmen che, oltre che
reprimere ogni minima forma di libertà politica, costò la vita a migliaia di
cinesi.
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Dissenso
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