Giuliano Gaggiani |
L’anziano 93enne Giuliano Gaggiani è uno di quei capi partigiani
che negli anni 44 e 45, e nell’immediato dopoguerra, attuarono una serie di
spaventosi ed efferati delitti, facendo straripare il loro odio represso verso
vittime innocenti.
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Tanto per sgombrare il campo da eventuali equivoci,
relativamente al fatto di considerare Gaggiani un criminale oppure no, citiamo
subito quanto affermato da questo individuo, e riportato sulle pagine del “il
Resto del Carlino” in un articolo di giovedì 17 novembre 2016.
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Intervistato sull’assassinio della marchesa Maria Giordani
Catalano Gonzaga, uccisa a colpi di bottiglia all’età di 47 anni, dopo essere
stata violentata, il capo partigiano ha così risposto :
“
Ho ucciso tanti uomini, quando gli sparavo alla nuca, cadevano come
birilli.
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Ma io non ho ammazzato quella donna.
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Il movente furono i soldi. “
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La
confessione “choc” ci illumina su che tipo di individuo sia questo spietato
assassino partigiano e comunista, che con disinvoltura racconta delle fredde
uccisioni di cui è stato l’esecutore, paragonando le vittime innocenti a
birilli, e come se per lui tutto ciò assomigliasse ad una partita di biliardo o di bowling.
L’orrore
di cui è impregnata la sua ammissione è sintomatico del modus operandi del
mondo comunista, anche a guerra finita, e di
come la violenza marxista dilagata nel tristemente famoso “triangolo
della morte” che va da Reggio Emilia a Ferrara passando per Ravenna,
costituisse la norma abituale per i suoi feroci assassini.
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il
95enne di Molinella (Bologna) Silvano Tubertini ha chiesto ufficialmente al
capo partigiano Giuliano Gaggiani di dire tutta la verità sull’assassinio della
marchesa Maria Giordani Catalano Gonzaga.
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Anche
il nipote della marchesa, Adriano Catalano Gonzaga, pur provando ribrezzo per
le dichiarazioni dell’assassino partigiano, che scoprono un passato di eccidi,
di massacri, di ossa di uomini trucidati, di fosse comuni, di cadaveri
occultati, si rivolge alla coscienza del comunista (sperando forse che costui
ne conservi almeno una minima sembianza), chiedendogli di affidare ad un
notaio uno scritto contenente la verità storica, consultabile dopo la sua
morte.
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Il signor Catalano ricorda che il padre, ricordando quella
tragica sera in cui fu uccisa la marchesa, disse che quel capo partigiano
(Giuliano Gaggiani) era presente, e passeggiava su e giù per le scale della
villa.
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Il partigiano oggi si difende trincerandosi dietro un
laconico :
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“La marchesa non l’ho accoppata io”.
Anche la fraseologia usata dal criminale partigiano in questa affermazione indica
la totale mancanza di rimorso o di rispetto per la vittima, in perfetto stile
comunista, che unisce l’odio per l’antagonista allo spregio per la vita umana.
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Alla fine della guerra Minelli espresse la volontà di
rivelare la verità sull’atroce delitto, ma ciò gli fu fatale.
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La figlia, Grazia Minelli, racconta che il 17 maggio 1945,
a casa degli zii, fu prelevato e portato via.
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Da allora non fu mai più rivisto, e scomparve dall'esistenza insieme alle
molte altre vittime del furore e dell’odio comunista.
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Esprimo il mio più totale disprezzo per Giuliano Gaggiani
e per i suoi complici, partigiani assassini,
ricordando loro che presto si troveranno davanti ad un Giudice divino
che non farà loro alcuno sconto.
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Il volto di Gaggiani dovrebbe essere mostrato agli
studenti delle Scuole elementari, come rappresentazione del Male assoluto, e per
prendere le distanze da quel mondo fatto di odio e di sopraffazione : il comunismo.
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“Bella ciao”, la famigerata canzonetta ancora oggi cantata da chi è in simbiosi con gli orrori della lotta partigiana e comunista, assume in questo contesto le sembianze di una complice e devastante assonanza di intenti con chi li ha commessi.
“Bella ciao”, la famigerata canzonetta ancora oggi cantata da chi è in simbiosi con gli orrori della lotta partigiana e comunista, assume in questo contesto le sembianze di una complice e devastante assonanza di intenti con chi li ha commessi.
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Personalmente sputerei in faccia a questo abietto
individuo, che si permette ancora oggi, impunemente, di girare libero per la
strada, dopo essersi arrogato il diritto inumano di compiere freddamente
esecuzioni capitali su esseri umani.
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Quando costui cesserà di esistere, il mondo sarà
sicuramente migliore.
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Dissenso
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al ricordo di giuliano gaggiani accomunerei quello di giovanni pesce e di tanti (troppi) assassini partigiani che hanno contribuito,con le loro gesta, ad imbesuire generazioni di italiani col mito della resistenza
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