giovedì 8 novembre 2018

LA CADUTA DEL MURO

Il famigerato “Muro di Berlino”, denominato in lingua tedesca come Berliner Mauer oppure con il termine preferito dai comunisti di Antifaschistischer Schutzwall  (Barriera di protezione antifascista) non era in realtà un semplice Muro ma un vero e proprio sistema di imbrigliamento obbligato per chiunque vivesse al suo interno.
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Il muro fu eretto il 13 agosto 1961 dal Governo comunista della Germania Est (Repubblica Democratica Tedesca), soggiogata e comandata dall’Unione Sovietica, allo scopo di impedire la libera circolazione con le persone provenienti dall’area della Germania Ovest denominata anche “Bundesrepublik Deutschand” o Repubblica Federale di Germania.
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Il termine “Repubblica democratica” di cui si è appropriato il sistema politico comunista, in realtà è solo una delle tante menzogne che da sempre accompagnano le dittature marxiste, poiché tali sistemi politici si basano sull’uso della violenza e della forza contro le masse popolari inermi.
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Berlino ovest : una enclave all'interno di Berlino Est e della Germania comunista
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Nulla di democratico quindi, ma una vera e propria opera coercitiva il cui momento più rappresentativo fu rappresentato dalla costruzione di un muro.
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La costruzione, composta da da due muri paralleli di cemento armato e fortificati, separati da una fascia di terreno denominata “striscia della morte” larga alcune decine di metri, ha circondato Berlino Ovest, dividendo in due la città per ben 28 anni, fino al al 9 novembre 1989.
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Durante questo periodo l’oppressione comunista punì con la morte chiunque tentasse di scappare al di là del muro.
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Il servizio segreto comunista russo, il tristemente famoso KGB, sparò ad almeno 133 persone che cercavano di superare il muro alla ricerca di libertà, uccidendole spietatamente.
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A quel tempo c'era un ufficiale russo, membro dei servizi segreti di stanza proprio a Berlino est, il quale faceva parte dei criminali assassini che sparavano oppure ordinavano di sparare alle sventurate vittime del loro odio, un tenente colonnello di nome Vladimir Putin, che sarebbe poi diventato un feroce e spietato dittatore nel nuovo ordinamento politico in Russia.
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La menzogna e la disinformazione sono gli elementi comuni ai vari partiti comunisti occidentali, in primis quello italiano e quello francese, con cui gli imbonitori marxisti, camuffati e metamorfizzati da pseudo intellettuali, hanno scientemente e colpevolmente nascosto il modus operandi dei regimi comunisti russo o cinese, compreso anche quello adottato nella Germania est, caratterizzati tutti da morte, sangue, distruzione, tortura, spersonalizzazione dell’individuo, deportazione e disprezzo dei diritti umani.
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Il “modello” sovietico basato sull’uso della violenza e della sovversione armata rivoluzionaria è stato ripreso senza mezzi termini dai seguaci della falce e martello anche in Italia, che nel biennio 1919 –1920 hanno condotto il Paese sull’orlo di una cruenta guerra civile.
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Carri armati sovietici a Berlino est
Link all’articolo sull’argomento :
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Uno degli scopi del comunismo è la cosiddetta dittatura del proletariato, che in realtà si risolve in una enorme bufala di portata storica, poiché nei Paesi comunisti la dittatura è sì presente, ma rivolta contro il proletariato e non gestita da esso.
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I politicanti comunisti burocrati e assassini, in realtà, gestiscono le masse secondo gerarchie che non lasciano alcuno spazio a qualunque tipo di democrazia popolare, ma anzi sfogando su di loro la violenza auspicata continuamente negli scritti di Marx.
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Il Muro di Berlino ha ben rappresentato in terra d’Europa questo scenario, seguendo un disegno già sperimentato in Unione Sovietica, in Cina, in Cambogia e nella Corea del Nord.
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In ognuno di questi paesi si contano a milioni le vittime del comunismo, ma oggi è finalmente possibile gridare questa verità, tenuta nascosta per decenni da criminali del calibro di Palmiro Togliatti o Sandro Pertini oppure dagli assassini partigiani della falce e martello.
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Berlino ovest, in pratica, è stata ridotta ad enclave in territorio comunista, separando le famiglie e le persone, il cui desiderio di riunirsi è stato calpestato da divieti letali.
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In un dossier del servizio segreto della Germania Est datato 1973 si legge :
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Non esitate ad adoperare le vostre armi, anche se a tentare di violare il confine sono donne e bambini”.
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Molti cittadini hanno escogitato il modo per scappare dal comunismo, ideando modalità fantasiose e diverse, di cui ne cito alcune ad esempio :
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■  Nel dicembre 1961, Harry Deterling, un ingegnere ferroviario, utilizzò un binario in disuso ma ancora utilizzabile, per fuggire insieme alla famiglia e ai propri amici a bordo di un treno da lui guidato, e lanciandolo a tutta velocità in direzione Berlino Ovest, travolgendo le guardie di frontiera.
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Il giorno successivo la tratta ferroviaria fu smantellata dal regime comunista.
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La massima estensione territoriale dell'egemonia comunista sovietica (1959-1961)

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■  Nel 1961 Wolfang Engels, uno dei soldati che avevano contribuito ad erigere il Muro di Berlino decise di pianificare la propria fuga.
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Il 16 aprile 1963 si impossessò di un carro armato della Germania Est e si diresse a tutta velocità contro la barriera di cemento armato, nel tentativo di sfondarla, ma il mezzo non riuscì nell’intento.
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Engels tentò quindi la fuga uscendo dal mezzo corazzato e cercando di arrampicarsi sul muro ma sfortunatamente rimase impigliato nel filo spinato e sotto il fuoco dei cecchini comunisti che lo colpirono per ben due volte.
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Dall’altra parte del Muro alcuni cittadini di Berlino Ovest che stavano bevendo in un bar, intervenirono e lo aiutarono a divincolarsi dal filo spinato e a calarsi giù dal muro, ferito e svenuto.
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Engels riprese conoscenza sul bancone del bar e vedendo le etichette occidentali sulle bottiglie di alcoolici  capì di avercela fatta.
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■  Il 5 maggio del 1963 Heinz Meixner, un austriaco che lavorava a Berlino est decise di oltrepassare il famigerato Checkpoint Charlie insieme alla ragazza di cui si era innamorato e alla sua futura suocera, che erano acquattate nel sedile posteriore. >
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Heinz era alla guida di una convertibile a noleggio, a cui aveva asportato il parabrezza e a cui aveva sgonfiato parzialmente i pneumatici, così quando arrivò vicino al punto in cui avrebbe dovuto fermarsi per l’ispezione del veicolo, accelerò abbassandosi e passò a tutta velocità sotto le sbarre della barriera, verso Berlino Ovest.
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■  Hartmut Richter è un vero eroe, e vi spiego il perché.

Nel 1966, diciottenne, Hartmut scappò dal comunismo nuotando per ore lungo il canale di Teltow, sfuggendo alle guardie di confine della Germania Orientale.
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Il percorso, lungo e spossante, fu complicato da un cigno che lo aggredì, e dal latrare di cani lungo la riva a causa dei quali doveva nuotare sott’acqua.
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Alla fine riuscì a raggiungere Belrino Ovest esausto e infreddolito, svenendo sulla riva del canale ma in salvo.
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Checkpoint a Berlino Est

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Qualche anno dopo decise di tornare nella Germania dell’Est per far espatriare i suoi amici nascondendoli nel portabagagli dell’auto, riuscendo a metterne in salvo più di trenta persone.
Nel 1976 fu catturato dalla polizia comunista e condannato a quindici anni di reclusione, ma le autorità della Germania Ocidentale riuscirono ad ottenere la sua liberazione dopo quattro anni di carcere.
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■  Ingo Bethke era una Guardia di confine della Germania Est lungo un tratto del fiume Elba, di cui aveva acquisito una certa familiarità. >
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Nel 1975 decise di scappare insieme ad un amico e dopo aver superato una recinzione ed un campo minato i due attraversarono il fiume remando silenziosamente su un materassino gonfiabile, fino a raggiungere la libertà. 

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La libertà è proprio ciò che manca nei regimi comunisti, da sempre, fin dalla loro nascita, anzi si può affermare che l’embrione stesso del marxismo è l’antitesi stessa del liberalismo e del libero dialogo, del confronto dialettico e dell’interscambio culturale, riducendosi in sintesi a falsità e violenza.
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A riprova di questa affermazione ricordo a chi legge che in occasione della rivoluzione ungherese del 1956, in cui l’intera popolazione magiara si ribellò alla prepotenza bolscevica, fu lo stesso Togliatti a sollecitare i sovietici ad intervenire militarmente per soffocare la rivolta.
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Ricordo inoltre che il 25 aprile, in cui si festeggia la cosiddetta “liberazione” in Italia, è stato fagocitato dai comunisti come se gli interventi dei partigiani comunisti fossero stati quelli risolutori per le sorti della “liberazione” stessa.
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In realtà i partigiani comunisti possono essere definiti come gruppi di assassini feroci e assetati di odio e di sangue, per essersi nutriti del sangue di fratelli italiani e di aver innescato nel corso della guerra le molte rappresaglie delle truppe tedesche contro i civili, pratica quella della rappresaglia di uso comune e perfettamente legale (anche se deprecabile) in tempo di guerra.
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L’odio comunista di partigiani e comunisti assassini si è palesato in Italia anche a guerra finita, ad armi deposte, con uno stillicidio di omicidi e stragi, con l’assistenza e la protezione da parte delle istituzioni, del partito comunista e di personaggi come Dario Fo o Giangiacomo Feltrinelli, patrocinatori dei terroristi comunisti.
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Il Muro di Berlino è, e rimarrà sempre, un emblema della violenza comunista, innegabile e palese.
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Da quando è stato abbattuto, 29 anni fa, insieme al comunismo, la Germania si è liberata di una dittatura peggiore di quella nazista con cui il comunismo pare abbia  molti elementi in comune.
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1989 - Berlino festeggia la fine del Muro


Non a caso Winston Churchill dopo la morte di Hitler, riferendosi a Stalin,  pronunciò la famosa frase :
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Forse abbiamo ucciso il maiale sbagliato !
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Allego un elenco di LINK ai miei precedenti articoli sul Muro di Berlino :
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Ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino
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Il Muro di Berlino
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I prodromi del comunismo e il Muro di Berlino
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9 novembre 1989 - 9 novembre 2014 - Venticinque anni senza Muro di Berlino 
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XXV° anniversario della caduta del Muro di Berlino
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I muri del comunismo
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Dissenso 
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sabato 3 novembre 2018

I contadini e il comunismo


Dedico questo breve scritto, estrapolato dal libro di Louis RapoportLa guerra di Stalin contro gli ebrei”, a tutti quei contadini che hanno sempre voluto credere al comunismo come essenza simbiotica al loro status di proletari.
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La credenza popolare che il comunismo sia il baluardo eretto in difesa dei diritti di operai e contadini, è frutto sia di ignoranza storica che della disinformazione operata dal Partito comunista stesso per dissimulare e mistificare l’atroce realtà che ha visto, in Unione Sovietica, un vero e proprio attacco dei comunisti contro i contadini.
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La ferocia dimostrata dal regime comunista contro i contadini è stata senza precedenti nella storia dell’umanità, ed è stata accompagnata da un odio viscerale sia contro di loro che contro gli ebrei.
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Ecco cosa scrive Rapoport :
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Alla fine degli anni Venti il “culto della personalità” era appena agli inizi e doveva ancora assumere le sue proposizioni stratosferiche, ma nel Caucaso già si erigevano statue di Stalin; e i poeti lo paragonavano all’Essere Supremo.
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Presto non ci furono più limiti, e nella vasta parte della terra dominata da Stalin, egli cominciò a produrre morte a un ritmo impressionante.
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Tra il 1929 e il 1932 nei programmi di collettivizzazione e “dekulakizzazione” di Stalin furono sterminate, facendole morire di fame e di feddo, da cinque a dieci milioni di persone: fu questo il suo primo sforzo di “trasformazione dell’elemento umano”.
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Le vittime di questa impresa genocida, i “contadini ricchi”, noti come kulaki, nel subcosciente russo erano spesso associati agli ebrei, come si vede nel Diario di uno scrittore di Dostoevskij, che afferma:
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Rappresentazione di un kulaki
Noi non ci vantiamo mica dei nostri kulaki, non li presentiamo come esempio da seguire, ma al contrario, siamo d’accordo che gli uni e gli altri (ebrei e kulaki) sono ugualmente dannosi”.
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Gli ebrei, con la loro “sempiterna caccia all’oro”, secondo Dostoevskij avevano sfruttato e “rovinato” i russi con la vodka e se fossero stati in maggioranza rispetto ai russi “non li massacrerebbero totalmente fino all’annientamento completo, come facevano con le altre nazionalità negli antichi tempi della loro storia ?
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Sia Lenin che Stalin dicevano che i kulaki non erano esseri umani, proprio come Hitler e i nazionalsocialisti.
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Persino lo scrittore Maksim Gor’kij attaccò i kulaki, esprimendo la speranza che “il popolo incivile, stupido, gonfio dei villaggi russi si estingua (…) e venga rimpiazzato da un popolo istruito, razionale, energico.
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Si poteva sempre contare sugli intellettuali per avere questo tipo di prosa rivoluzionaria da utilizzare contro una nazionalità o una classe prese di mira ovvero delle espressioni un po’ più fiorite delle crude etichettature usate dai dirigenti : Stalin per esempio chiamava questi contadini semplicemente “feccia”.
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Nei film e nei fumetti i kulaki erano rappresentati come orrendi predatori barbuti, simili agli ebrei.
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Famiglie contadine deportate da Stalin sui carri ferroviari
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Persino il grande regista ebreo Sergej Eizenstein contribuì ad alimentare questa immagine.
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Ma quest’opera genocida non aveva bisogno di argomenti razionali, come non ne ebbe bisogno la guerra di Hitler contro gli ebrei : l’idea che soltanto una lotta di classe contro i kulaki avrebbe permesso al partito di mobilitare il resto dei contadini era “quasi del tutto una fantasia”.
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Le motivazioni razionali della liquidazione delle “risorse umane ostili” erano di carattere economico, ma si sarebbero potute dare ragioni politiche o di “sicurezza”, come quando, vent’anni dopo, venne montato il caso contro gli ebrei.
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Anche se fin dall’inizio della rivoluzione le menzogne abituali divennero parte integrante del sistema sovietico, in questo periodo venne cancellata la distinzione tra ciò che i comunisti credevano realmente e ciò che dicevano.
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Mitizzazione di Stalin
come Essere Supremo
Come avrebbe scritto George F. Kennan, dal momento in cui hanno preso il potere i comunisti russi si sono sempre caratterizzati per la straordinaria capacità di coltivare la menzogna come arma politica deliberata.
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Il sistema delle deportazioni in massa cominciò con la collettivizzazione, quella che Stalin chiamò “rivoluzione dall’alto”.
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Tre milioni di contadini, con le loro famiglie, furono deportati nei rigidi climi del nord, mentre altre centinaia di migliaia furono mandati a morire nel Gulag che andava sviluppandosi.
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Interi villaggi vennero distrutti e da tre a sei milioni di persone morirono di fame.
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Secondo alcuni studiosi la politica staliniana dei primi anni Trenta provocò addirittura ventidue milioni di morti.
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Dissenso
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venerdì 2 novembre 2018

La letteratura del DISSENSO anticomunista


Propongo alla Vostra attenzione alcuni dei letterati, poeti, e scrittori, che con le loro opere hanno contribuito a diffondere la verità sugli orrori del comunismo sovietico.
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Ecco quindi un breve escursus sui maggiori rappresentanti del dissenso che il regime comunista ha tentato, inutilmente, di imbavagliare.
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ALEKSANDER ISAEVIC SOLZENICYN 
(Kislovodosk, 1918 - Mosca, 2008)
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Solzenicyn attraverso i suoi scritti ha fatto sapere al mondo intero quale fosse la realtà dei gulag comunisti sovietici, nei quali fu rinchiuso, come dissidente, per lunghi anni.
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Fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1970 e nel 1974 fu espulso dall’Unione Sovietica, salvo poi ritornarvi nel 1994 dopo la caduta del comunismo.
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Nello stesso anno fu eletto membro dell’Accademia serba delle arti e delle scienze nel Dipartimento lingua e letteratura. 
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Alcune delle sue opere :
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Il primo cerchio  -  1970
Il cervo e la bella del campo  -  1970
Per il bene della causa  -  1974
Lenin a Zurigo  -  1976
Una giornata di Ivan Denisovic – 1990
L’arcipelago gulag  -  2008
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Per l’intera produzione dell’autore rimando al Link su Solzenicyn nel sito  Autori del dissenso.it:
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ANA ANDREEVNA ACHMATOVA (1899-1966)  
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Grande poetessa russa, a cui il regime comunista sovietico rese la vita difficile, infatti il marito venne fucilato nel 1921 e il figlio Lev fu deportato in Siberia nei gulag staliniani.
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Ana fu espulsa dall’Unione Sovietica nel 1946 con la pretestuosa accusa di “estetismo e disimpegno politico” e fu riabilitata solamente nel 1955, dopo la morte di Stalin.
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Alcune delle sue opere :
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Le rose di Modigliani - 1982
Un Poema senza Eroe (il suo capolavoro) - 1987
Io sono la Vostra Voce - 1990
La corsa del Tempo - 1992
Lo Stormo Bianco - 1995
Distrugga, per favore, le mie lettere: lettere 1906-1966, 2005, e molti altri.
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La produzione letteraria della poetessa, per sua stessa ammissione, è stata influenzata da Dante Alighieri.
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ANDREJ ALEKSEEVIC AMALRIK (1938  -  1980)
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Venne messo al bando dal regime comunista per aver scritto “Viaggio involontario in Siberia”, la sua opera più famosa.
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Il suo scritto più profetico fu invece il libro del 1970 intitolato “Sopravviverà l’Unione Sovietica fino al 1984 ?” in cui sbagliò di un solo anno la sua preveggenza poiché nel 1985 iniziò la perestroika che avrebbe condotto alla fine del comunismo russo.
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L’autore fu espulso dall’URSS nel 1976 e finì i suoi giorni in Spagna, dove morì nel 1980.
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Link all’articolo su Amalrik nel blog  Italian Samizdat” :
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http://www.italian-samizdat.com/2018/10/amalrik-andrej-alekseevic.html
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ANDREJ DONATOVIC SINIAVSKY (Mosca 1925-Parigi 1997) 
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Pubblicava i suoi libri all’estero con lo pseudonimo di Abram Terz.
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Alcune delle sue opere opere : 
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Il processo inizia – 1960
Storie fantastiche (o Racconti fantastici) – 1963
Che cos’è il realismo socialista ?   - 1966
Una voce dal coro – 1973
Buona notte - 1984
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Link all’articolo su Sinjavskij nel sito  “Autori del dissenso.it
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http://www.autorideldissenso.it/dissenso/sinjavskij.htm 
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BORIS PASTERNAK (Mosca, 10 febbraio 1890 – Peredelkino, Russia, 1960)
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Nacque a Mosca da una famiglia ebraica il 10 febbraio 1890 (secondo il calendario gregoriano).
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Grazie al padre Leonid che era artista e professore alla Scuola moscovita di pittura e alla madre pianista, Boris trascorse l’infanzia in un ambiente intellettuale e artistico, tanto che in gioventù conobbe personaggi importanti e famosi come Lev Tolstoj, che era un amico di famiglia, e il compositore Aleksander Skrjabin, la cui influenza gli fece venire il desiderio di diventare pianista.
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Nel 1912, dopo i suoi viaggi in Svizzera e in Italia, maturò la decisione di dedicare la propria vita alla Poesia.
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E’ stato Premio Nobel per la Letteratura nel 1958, grazie al suo celebre romanzo “Il Dottor Zivago”, fortemente autobiografico, che raccontava gli aspetti più oscuri della Rivoluzione di Ottobre.
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Il regime comunista sovietico manifestò la sua brutalità bandendo l’opera e impedendogli di recarsi a Stoccolma per ritirare il Prremio Nobel, oltre che perseguitandolo tramite i servizi segreti che lo costrinsero all’isolamento e alla povertà.
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Alcune delle sue opere :
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Il gemello tra le nuvole – 1914
Oltre le barriere - 1917
Mia sorella la vita - 1922
L’anno 1905 , poemetto del 1925
Il salvacondotto - 1931
Il Dottor Zivago – 1957 – (Premio Nobel per la letteratura 1958)
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Dissenso
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giovedì 25 ottobre 2018

LA DITTATURA DI GOOGLE


Mi sono ritrovato all’improvviso con il profilo Google plus bloccato, e contemporaneamente ho ricevuto l’avviso che potete leggere qui sopra.
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Evidentemente la Democrazia in Google plus NON esiste, ma è subordinata a considerazioni di carattere soggettivo di chissà quale personaggio deputato a “tagliare” in base ai suoi elaborati mentali.
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Suppongo di essere stato oggetto di segnalazioni da parte di elementi idioti della sinistra che, in attesa della estinzione totale dell’apparato PD e dei comunisti affiliati, non trovano di meglio che tentare di boicottare chi, come me, ha contribuito alla loro disfatta.
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Ed è così che fioccano le segnalazioni a Google plus, il quale dovrebbe almeno controllare che queste rispondano al vero, invece di bloccare con una tempestività talmente repentina da apparire quasi sospetta coloro che, guarda caso, appartengono all’Universo della destra.
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Ho richiesto subito un riesame, grazie al quale poi il mio profilo è stato ripristinato, senza comunque sapere quali e quanti fossero gli scritti incriminati e sottoposti a censura.
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Non è certamente un caso che, comunque, esistano all’interno di Google plus dei gruppi e delle community che inneggiano spudoratamente al comunismo, ai suoi simboli e ai suoi gerarchi, senza preoccuparsi minimamente di diffondere un palese odio verso chiunque non sia allineato con i dictat marxisti, ma pare che in questi casi Google plus si dimostri indifferente.
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E’ evidente che la politica di Google plus si rivela inadeguata a contenere fasce di utenza nelle quali una buona parte degli internauti si riconosce nelle linee di cambiamento che hanno scosso l’intera società italiana.
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Gli pseudo intellettuali delle sinistre, che appaiono oggi in via di estinzione, sono evidentemente riusciti prima di intraprendere il loro cammino senza ritorno, ad inquinare e manipolare anche il mondo dei social, ponendosi come ostacolo contro coloro che hanno contrastato fino ad oggi la disinformazione comunista.
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Infatti è prassi abituale degli squallidi censori di Facebook, così come di quelli di Google plus, ricorrere all’impedimento fisico della scrittura e alla sospensione degli account di coloro che sono nel loro mirino, mentre nel frattempo si “chiude un occhio” sui simboli di morte del comunismo.
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Ritengo che NON si possa e NON si debba rimanere ostaggio di tutto ciò, in balia di chi oggi decide se tu puoi o non puoi scrivere articoli o commentare su questi social.
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Google plus, inoltre, ha arbitrariamente deciso di chiudere i battenti entro il mese di Agosto 2019, privandoci di uno strumento comunicativo al quale prima ci ha abituati.
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Il gioco sporco di Google deve essere contrastato, magari cercando di sostituirlo ricorrendo all’uso di browser alternativi, come ad esempio Opera, Opera neon, Comet bird, Maxthone, Mozilla Firefox, Pale moon, Slim jet, solo per citarne alcuni.
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Google non merita la nostra approvazione, poichè prende a calci la libertà di espressione, e applica una censura a cui tra l’altro è abituata, avendo prodotto un servizio ad hoc per il Governo comunista cinese, plasmando il software assecondando, contro lo stesso popolo cinese, i dictat del regime di Xi Jinping.
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Possiamo fare a meno di Google anche come “motore di ricerca” oltre che come “browser”, infatti possiamo rivolgerci a programmi quali Bing, Startpage, Yahoo, Qwant, Duck Duck Go, e Virgilio, tanto per citarne alcuni.
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Concludo invitando chi legge a imitare ciò che i “compagni” della falce e martello fanno contro di noi, popolo della destra, e cioè segnalare i loro scritti che inneggiano al comunismo (e quindi alla violenza e all’odio sociale) e a contrastarli con blocchi e altre segnalazioni a Google plus.
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Dimenticavo : non c’è solo la piattaforma blogger per farsi un proprio blog (ma per cui è necessario avere un account google), ma anche Wordpress, Livejournal, Wattpad, e altri…
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Dissenso
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venerdì 12 ottobre 2018

AMALRIK ANDREJ ALEKSEEVIC

Amalrik nel 1976

Andrej Amalrik (Mosca 1938 - Guadalajara (Spagna) 1980) è stato un narratore, uno storico, e un drammaturgo russo, oltre che un dissidente. 
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Il padre era archeologo e storico, e anche Amalrik si iscrisse alla Facoltà di Storia dell’Università di Mosca, frequentandola a partire dal 1959.
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Nel 1963 fu però espulso a causa delle sue tesi poco ortodosse sul passato della Russia, espresse nella pubblicazione intitolata I Normanni e la Russia di Kiev che venne peraltro diffusa clandestinamente, in cui dava una rappresentazione paradossale della società sovietica.
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In pratica Amalrik  aveva avanzato l’ipotesi che, prima del nono secolo, i greci scandinavi avessero svolto un ruolo determinante nello sviluppo della Russia, ipotesi questa che, secondo il regime, sminuiva il ruolo delle popolazioni slave.
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Per questo motivo e per il fatto che i testi fossero diffusi clandestinamente attraverso lo strumento del samizdat, l’autore fu arrestato nel 1965 e condannato all’esilio interno e al lavoro coatto in Siberia.
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Dopo aver effettuato un breve viaggio a Mosca in occasione della morte di suo padre, Amalrik rientrò in Siberia e si sposò con Gyuzel Makudinova, una artista espressionista tartara, la quale condivise con lui l’esilio che gli era stato imposto.
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L’accusa con cui fu deportato nella regione siberiana di Tomsk fu quella di tenere “una condotta parassitaria”, ma poi il verdetto fu rivisto dalla Corte Suprema dell’Urss e Amalrik venne liberato nel 1966.
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Il dissidente
Pavel Litvinov
Iniziò a collaborare con la Stampa straniera divenendo freelance per l’agenzia “Novosti” (Notizie) facendo da anello di congiunzione fra i dissidenti e i giornalisti occidentali
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Nel 1968 partecipò con Pavel Litvinov alla stesura del libro “Il processo dei quattro” riguardante l’arresto degli scrittori dissidenti Yuri Galanskov, Alexander Ginsburg, Alexei Dobrowolski e Vera Lashkova, imprigionati per “agitazione e propaganda antisovietica”.
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Litvinov fu arrestato dal regime comunista e quindi toccò ad Amalrik il compito di finire di scrivere il libro e di consegnarlo ai giornalisti occidentali.
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Grazie ai suoi contatti con la stampa estera riuscì a far arrivare in Occidente anche il saggio manoscritto di Andrei Sakharov “Pensieri sul progresso, convivenza pacifica e libertà spirituale”.
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Amalrik tornò a Mosca nel 1969, dove compose il saggio politico e filosofico ”Sopravviverà l'Unione Sovietica fino al 1984 ?“ che trovò subito ampia diffusione nel samizdat e venne pubblicato nello stesso anno anche in Olanda e poi in altri Paesi occidentali.
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Questo saggio letterario prevedeva una crisi incombente del sistema sovietico, che avrebbe portato secondo l’autore alla scomparsa dell’URSS nell’arco di quindici anni, soprattutto a causa della minaccia cinese.
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L’Urss in effetti finì nel 1985 con la Perestroika, un anno dopo la fine prevista dall’autore, anche se, ufficialmente, fu sciolta nel 1991.
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Nel 1970 decise di raccontare la sua esperienza nel gulag staliniano scrivendo ”Viaggio involontario in Siberia e per questo fu arrestato in base all’art. 190/1, e condannato dal Tribunale di Sverdlovsk a 3 anni di lager a regime speciale.
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Amalrik fu tenuto prigioniero in un lager nella Regione di Novosibirsk della Siberia occidentale e a Magadan sulla costa del Mare di Okhotsk.
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Il 21 maggio 1973, al termine della pena la Procura di Magadan gli  contestò di nuovo il fatto di aver contravvenuto al medesimo articolo di Legge, infliggendogli altri tre anni di detenzione.
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Amalrik intraprese uno sciopero della fame durato 117 giorni, in seguito al quale la Corte Suprema dell’Urss modificò la condanna a tre anni di esilio, da scontare a Magadan.
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Nel mese di Maggio del 1975 Amalrik fu liberato e potè far ritorno a Mosca, poi l’anno successivo lasciò l’Unione Sovietica per stabilirsi in Occidente dove continuò a diffondere la verità sul sistema repressivo dell’Unione Sovietica.
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Nel 1976 dopo un tour di addio nella sua amata Russia, emigrò infatti in Olanda, dove iniziò a lavorare per l’Università di Utrecht, salvo poi trasferirsi negli Stati Uniti per tenere varie conferenze.
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A proposito dell’uso fatto dall’Unione Sovietica dei manicomi criminali, in cui venivano rinchiusi poeti e artisti dissidenti come Vladimir Bukovskij, Natal’ja Gorbanevskaja, Jurij Mal’cev, Piotr Grigorenko, e Josif Brodskij, Amalrik rivolse al Presidente russo Gorbaciov una riflessione :
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Io penso  -  scrisse Andrej Amalrik  -  che sia la cosa più ripugnante commessa dal regime. Nel contempo mi sembra un esempio lampante della completa capitolazione ideologica del regime di fronte ai propri avversari, non trovare di meglio che dichiararli pazzi”.
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Amalrik e la moglie Gyuzel al loro arrivo ad Amsterdam nel 1976
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Amalrik e la moglie Gyuzel comprarono una villa in Francia, vicino al confine Svizzero, dove iniziò a scrivere il libro “Taccuini di un rivoluzionario”.
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Morì in un incidente d’auto vicino a Madrid mentre si recava in compagnia della moglie e di due esuli sovietici (Vladimir Borisov e Viktor Fainberg) a portare la sua ennesima testimonianza e la sua protesta ad una Conferenza indetta per rivedere gli accordi di Helsinki con l’Urss del 1975.
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La moglie si salvò dal violento impatto della vettura contro un camion, mentre Amalrik fu ucciso dal piantone dello sterzo che lo trafisse all’altezza della gola.
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Amalrik stava per essere nominato rappresentante ufficiale dei dissidenti russi e l’incidente in cui morì è stato quindi motivo di sospetti, nel timore che si trattasse di un assassinio ordinato dal comunismo russo, ma non furono mai trovate le prove che confermassero questa ipotesi.
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Fu sepolto a Parigi nel cimitero russo di Sainte-Geneviève-des-bois.
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Prima di morire Amalrik scrisse un libro intitolato : “Rasputin. Il monaco nero e la corte dell’ultimo zar”, in cui traccia la storia del contadino semianalfabeta russo che divenne un influente consigliere dello zar, raccontandola sotto forma di romanzo.
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L’autore però morì prima di completare l’opera, che fu quindi pubblicata postuma con l’aggiunta di appendici estratte da altri libri su Rasputin.
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Una di queste compilazioni ausiliarie trae spunto da un capitolo dell’opera di Felix Yusopov (La morte di Rasputin) intitolata “La fine di Rasputin”.
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Concludo questo breve "escursus" su uno degli autori russi più chiaroveggenti per quanto riguarda la fine del regime comunista sovietico, offrendovi il link al PDF dell’edizione completa del libro “Sopravviverà l'Unione Sovietica fino al 1984 ?
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LINK :
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Dissenso
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