venerdì 30 marzo 2018

La dittatura di PUTIN


E’ di questi giorni la notizia, apparsa su tutti i giornali, che il nuovo zar di Russia, Vladimir Putin è stato rieletto alla guida della Nazione.
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Quello che i media non dicono però è che le elezioni sono state palesemente falsate da una serie di fatti e di circostanze che hanno prodotto tale risultato.
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Uno fra tutti riguarda la censura che il regime di Putin ha applicato su chiunque avesse dimostrato in precedenza elementi di dissidenza verso il suo operato, in modo che i blog e i siti dell’opposizione venissero chiusi e tolti di mezzo.
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La competizione per il potere non si è però fermata qui.
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Da parte dello zar si riscontra, da parecchi anni, il ricorso ad una violenza cieca e risoluta verso coloro che denunciano e smascherano, o tentano di farlo, le sue attività preferite, quali l’assolutismo, la brama di potere, la collusione con i gruppi mafiosi che detengono il potere economico, e il suo progetto di Eurasiatismo.
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I suoi piani espansionistici sono sotto gli occhi di tutti, a partire dalla tragedia consumatasi in Cecenia, rasa al suolo e distrutta dai militari russi, con crimini efferati e quotidiani contro la popolazione, come stupri e torture, assassinii e deportazioni, fino alla conquista totale del territorio.
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I carri armati russi sono presenti anche in Ucraina e in Georgia poiché Putin ha messo gli occhi su queste Nazioni sovrane, incurante della comunità internazionale e del loro biasimo.
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Come non ricordare che la sua ferocia si è spesso focalizzata verso giornalisti e scrittori, come ad esempio Anna Politkovskaja, Anastasja Baburova, Stanislav Markelov, e Natalia Estemirova ?
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Questi martiri dei nostri giorni hanno combattuto lealmente contro Putin e la sua arroganza, semplicemente raccontando le cronache quotidiane sui loro giornali  o libri, ottenendo però, in cambio, una sentenza di morte.
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Vorrei ricordare l’estremo sacrificio della giornalista Natalia Estemirova, sopra citata,  avvenuto il 15 luglio 2009, per mano dei sicari prezzolati di Putin.
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(Natalia Estemirova  -  28/02/1958, Oblast’ di Sverdlovsk, Russia  -  15/07/2009, Inguscezia, Russia)
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La giornalista, che scriveva e lavorava per “Memorial”, una ONG russa che si batte per la difesa dei diritti umani, fu rapita a Grozny (Cecenia), poco dopo essere uscita da casa sua.
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Il suo corpo fu ritrovato a distanza di qualche ora in un bosco, vicino alla città di Nazran, nelle vicina Inguscezia, con due fori di pallottola alla testa, come in una esecuzione.
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Al momento della sua uccisione la giornalista divenne, suo malgrado, la ventunesima vittima (tra i giornalisti) dal 2000 al giorno della sua morte nel 2009.
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I suoi articoli raccontavano, oltre ad omicidi come questo, anche delle torture e degli abusi commessi in Cecenia dalle squadracce russe, delle loro esecuzioni sommarie, degli stupri, e dei diritti delle persone che venivano calpestati quotidianamente.
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La sua attività le valse una serie di riconoscimenti a livello internazionale :
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nel 2004 le fu assegnato il “Right Livelihood”, il cosiddetto Nobel alternativo assegnato da Parlamento svedese ;
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nel 2005 il Parlamento Europeo le riconobbe la “Medaglia Robert Schuman” ;
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nel 2007 ricevette il premio Anna Politkovskaja, nella sua prima edizione, dedicato alle donne che operano e si distinguono in difesa dei diritti umani nelle zone di guerra.
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Putin è un personaggio molto pericoloso, spietato e dittatoriale, e accentra sempre più potere nelle sue mani,  proprio come ha fatto il leader cinese Xi Jinping, che si è autoproclamato leader massimo a vita.
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Possiamo quindi affermare, senza tema di smentita, che l’ascesa di Putin trova sostentamento in un vero e proprio bagno di sangue sulla pelle di intere popolazioni, di dissidenti che si opponevano ai suoi dictat e di giornalisti che raccontavano al mondo le sue atrocità.
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Appare quanto meno singolare che parte del popolo della destra in Europa guardi a lui come punto di riferimento, identificandolo come nazionalista difensore dei valori identitari del proprio Popolo.
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Le vittime sopra citate sono solo alcune delle innumerevoli persone uccise da Putin, in una lunga lista insanguinata a cui appartiene, come ultimo in ordine cronologico, anche Sergej Skripal, assassinato con il gas nervino in territorio britannico.
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Putin non è nuovo a questo genere di omicidio.
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Ne è un esempio, oltre che una prova tangibile, l’assassinio premeditato di Aleksandr Litvinenko, ex agente dei servizi segreti russi, poi divenuto dissidente, che venne eliminato per mezzo di avvelenamento da radiazione con il polonio-210, a Londra.
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Molti ricorderanno che Litvinenko accusò Putin, prima di morire, di essere il mandante del suo avvelenamento, oltre che dell’assassinio della giornalista  Anna Politkovskaja.
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Il KGB, ora denominato FSB, è il famigerato apparato dei servizi segreti sovietici staliniani, a cui apparteneva Putin in qualità di tenente colonnello, ed è il filo conduttore della lunga catena di omicidi e di stragi.
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Tutte le nefandezze compiute dai criminali politici sovietici in nome del comunismo (Stalin, Ezov, Berja, Jagoda, solo per citarne alcuni) sono state ralizzate con la complicità e la partecipazione attiva del KGB, i cui uomini sono gli stessi che attuavano le politiche repressive anche nella Germania Est, sparando su chiunque tentasse di fuggire dal regime comunista.
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Putin era (ed è rimasto) uno di questi fanatici assassini, con il grado di tenente colonnello, dal 1975 al 1991.
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Oggi Putin, con il suo progetto di unione Eurasiatica, presentato e delineato sulle pagine del quotidiano Izvestija fin dal 4 ottobre 2011, vorrebbe fagocitare in chiave espansionistica tutti i territori adiacenti la Russia, comprendendo anche l’Europa, come “protettorato”.
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Quando era vicesindaco di San Pietroburgo, Putin aveva forti legami con la malavita locale e le cosche mafiose, come la famigerata Banda di Tambov, dedita al controllo dei traffici di droga in tutta l’Asia centrale, al riciclaggio di denaro, e attiva nel racket delle estorsioni.
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Il KGB, di cui Putin faceva parte, deteneva il vero potere nella Russia post sovietica, ed era il mezzo attraverso cui i politici tenevano a bada le mafie, controllandole e gestendole, in un mondo in cui “legalità” e “democrazia” erano parole prive di significato.
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Il KGB manipola ancora oggi, mutato in FSB, i flussi finanziari dell’intera Russia, interpretando il ruolo di controllore delle varie componenti sociali : l’Amministrazione pubblica, la criminalità, l’economia, la politica e la finanza.
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Questa chiave di lettura ci permette di capire come si possano essere fusi insieme i servizi segreti e la struttura produttiva post-sovietica.
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Le aziende vengono fagocitate dalla rete del KGB, che segue uno schema preordinato.
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Una qualsiasi nuova azienda viene prima contatta dal racket che chiede una tangente o comunque tenta di estrocere denaro, e poi successivamente interviene il KGB (oggi FSB) che si offre di aiutare l’azienda in difficoltà.
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Da questo momento l’azienda cessa di vivere di vita autonoma e, nel caso che l’attività della Ditta stessa interessi particolarmente i Servizi, questa riceve forti spinte verso lo sviluppo economico ed entra nel meccanismo già consolidato dal KGB per essere fagocitata.
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Vengono inseriti agenti al suo interno e si procede ad alimentare l’ingranaggio delle tangenti, della corruzione e del malaffare, in un crescendo che coinvolge, accomunandole,  le attività produttive dell’intera Nazione.
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La rete di amicizie di Putin è costellata di personaggi ambigui e legati al mondo della malavita, come ad esempio l’avvocato Rudolph Ritter, amministratore di una Join-venture dedita al riciclaggio di soldi sporchi, oppure come il suo successore Vladimir Smirnov.
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I gruppi criminali che fanno parte dell’entourage di Putin partecipano, grazie a lui, ai processi di privatizzazione dell'apparato statale, lucrando profitti altissimi.
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Le organizzazioni malavitose si accaparrano licenze e permessi che permettono loro di incrementare a dismisura un già enorme e sconfinato potere.
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Le attività della mafia di Putin si sono poi ramificate anche all’estero, estendosi in Spagna, in Germania, e negli Stati Uniti.
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L’attacco compiuto dai sicari del nuovo Zar, a colpi di gas nervino in territorio inglese, ha finalmente scatenato una reazione contro lo strapotere e l’arroganza di chi, finora, non ha mai tenuto in alcun conto i dirittim umani delle persone : Vladimir Putin.
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In risposta all’avvelenamento della ex spia del KGB Sergej Skripal e di sua figlia la Gran Bretagna ha deciso di espellere in massa i diplomatici russi da alcune sedi, seguita da altri 14 Stati membri della Unione Europea, dall’Ucraina e dagli Stati Uniti.
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Anche dall’Italia sono stati espulsi due funzionari dell’Ambasciata russa, ma per questa decisione si è subito dichiarato contrario il leader della Lega Matteo Salvini, che da sempre è paradossalmente affascinato dalla figura di Putin.
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Non basta a Matteo Salvini che le vittime dello Zar si contino oramai a migliaia, e che l’espansione militare russa abbia causato sangue e morti, soprattutto fra civili innocenti, fra giornalisti e oppositori politici.
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Non è sufficiente la lunga scia di sangue provocata dall’assolutismo dell’ex colonnello del KGB perché il leader leghista italiano prenda le distanze da Putin e dalla sua cricca criminale.
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Il territorio dell'Eurasiatismo di Putin
Come è possibile che il rappresentante di una larga parte dell’elettorato del popolo della destra in Italia si prostri idealmente al modus operandi di Putin ?
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Come è possibile che Putin eserciti un fascino ammaliatore verso Matteo Salvini e che da questi sia considerato addirittura un esempio da seguire ?
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Forse la spiegazione è da ricercare nel fatto che fin dal 1945 la Russia opera quotidianamente una incessante e capillare propaganda disinformativa, che canalizza e indirizza le coscienze verso stereotipi preconfezionati.
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Fin dalla costituzione dei cosiddetti “partigiani della pace” voluti da Stalin, la Russia ha tentato di condizionare, spesso riuscendovi, intere generazioni in ogni parte del mondo, proponendo la tesi che l’America fosse il diavolo da combattere insieme a Israele, accomunando queste due Nazioni come interpreti di un imperialismo deleterio e pernicioso, da abbattere come nemico della Pace.
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In realtà, mentre le associazioni pacifiste occidentali sapientemente guidate dal Partito comunista e dai sindacati delle sinistre, collusi con il potere sovietico, attaccavano violentemente ogni forma di americanismo, proclamando la difesa della Pace e dei diritti umani,  per contro la patria del comunismo si dedicava ad armarsi ed a calpestare proprio i diritti umani di chiunque manifestasse una propria forma di dissenso.
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In questo ruolo è stato determinante nel dopoguerra l’attività dei partiti comunisti europei, al soldo di Mosca, che per decenni ha alimentato cospicui flussi di denaro verso di loro, come spiegato nel ibro di Valerio Riva “L’oro di Mosca”.
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Oggi, sono cambiati gli attori e i nomi dei protagonisti, metamorfizzati dal corso della Storia, ma l’essenza che era all’origine di tutto ciò è rimasta invariata.
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L’Occidente, e le persone come Matteo Salvini continuano a lasciarsi influenzare da propagande di regime paradossali, e ad idealizzare falsi miti come Vladimir Putin, elevandoli dal ruolo di criminale post comunista a quello di leader nazionalista.
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I valori e gli ideali della destra non sono certo questi, e se Matteo Salvini continuerà su questa strada perderà i consensi che si è meritatamente guadagnato con altre più giuste battaglie in nome del Popolo italiano.
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Mi auguro che Matteo Salvini possa uscire dal tunnel pseudo ideologico in cui si sta cacciando e dalla ragnatela di menzogne in cui Putin lo ha invischiato.
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Personalmente ribadisco il concetto che il nuovo Zar è, e rimane, un criminale da combattere e ostacolare, così come hanno finalmente iniziato a fare Trump e suoi alleati inglesi, così come l’Europa, e non solo.
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Quello di Putin NON è mero nazionalismo, che piace tanto a Salvini (e anche a me), ma una versione malata dello stesso, contagiato da mire espansionistiche sulla pelle di popoli sovrani e indipendenti.
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Non è nazionalismo nemmeno quello di Assad, grande amico di Putin, ma becera tirannia, sulla pelle del popolo siriano, stremato dai bombardamenti del dittatore e del suo amico russo.
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Il sangue di migliaia di vittime, versato per queste politiche che mirano tutte all’Eurasiatismo, grida vendetta, e non compiacenza …
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Dissenso
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domenica 18 marzo 2018

Il BIENNIO ROSSO


L’Italia del biennio 1919 e 1920 fu attraversata da una serie di violenze  politiche, fomentate dalle sinistre, che portò il Paese sull’orlo di una cruenta guerra civile.
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I tanti problemi che seguirono la Prima Guerra Mondiale, come le difficoltà economiche, la disoccupazione, la riconversione industriale da militare a civile, la povertà e il ritorno dei reduci divennero l’alibi attraverso cui la sinistra diede inizio a scontri e battaglie di piazza, coinvolgendo contadini e operai.
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Lo spettro comunista
Anche i ceti medi e le classi a reddito fisso furono colpite dalla recessione economica, a causa dell’inflazione generata dalle enormi spese militari e dal conseguente mancato aumento degli stipendi.
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In questo clima di incertezza e di crisi economica si diffuse nel mondo del lavoro il falso mito della rivoluzione russa, alimentato ad arte dai comunisti italiani, a cui le masse popolari guardavano come ad un punto di riferimento in chiave rivoluzionaria.
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Furono artificiosamente coniati termini nuovi che assunsero il valore di parola d’ordine, come “le fabbriche agli operai” e “la terra ai contadini”.
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Operai e contadini vennero però tenuti all’oscuro del fatto che, in Unione Sovietica, le prime vittime del comunismo furono proprio loro … (la storia ce lo insegna).
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L’impeto marxista rivoluzionario alimentò la protesta popolare italiana e condusse a scontri armati, sollevazioni popolari e occupazioni delle fabbriche, allo scopo di instaurare un regime comunista di stampo sovietico.
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Le lotte operaie si diffusero in tutta europa, travalicando i confini della rivendicazione sindacale e giungendo a mettere in discussione e a minare le basi stesse della produzione economica e dell’organizzazione padronale, e assumendo l’aspetto di rivolta insurrezionale di stampo filo comunista.
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In Italia a quel tempo esisteva il seguente quadro partitico :
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Partito comunista, guidato da Nicola Bombacci
Partito socialista Italiano, guidato da Giovanni Bacci
Partito Popolare Italiano, di ispirazione cattolica, fondato e guidato da Don Luigi Sturzo
Partito Liberale Democratico, guidato da Vittorio Emanuele Orlando
Blocchi Nazionali, guidato da Giovanni Giolitti
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I Blocchi Nazionali erano una aggregazione di forze politiche di destra che comprendevano i liberali giolittiani, i democratici, l’Associazione Nazionalista Italiana di Enrico Corradini, i Fasci di Combattimento di Benito Mussolini, e altre forze di destra.
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Il giorno 11 del mese di giugno del 1919 a La Spezia, le sinistre organizzarono uno sciopero generale che coinvolse oltre diecimila persone.
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I feroci criminali comunisti Lenin e Stalin
La massa di scioperanti fu affrontata dalla Polizia che sparò sul corteo, uccidendo due lavoratori e ferendone venticinque.
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La reazione dei manifestanti fu violenta e si trasformò in moto insurrezionale, al punto che  i facinorosi comunisti si impadronirono della città.
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I negozi  vennero assaltati e saccheggiati, e il conflitto si estese anche a Genova, a Pisa, a Bologna, a Forlì, a Faenza, ad Ancona, a Imola e a Torre Annunziata, segno della presenza inequivocabile di una regia, quella comunista, che animava lo scontento popolare.
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A Genova il 7 luglio migliaia di operai saccheggiarono negozi e magazzini, scontrandosi con la Polizia che sparò uccidendo un facinoroso, ferendone e arrestandone numerosi altri.
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In questi territori gli scontri dei manifestanti con agenti di Polizia e Carabinieri erano all’ordine del giorno, così come i saccheggi di negozi che perdurarono fino al mese di luglio.
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Il 3 luglio a Firenze l’intera popolazione cittadina scese in Piazza assaltando i negozi con le armi e requisendo con la forza le derrate alimentari, le scarpe e le stoffe.
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L’intervento della forza pubblica, che sparò sulla folla, si concluse con un bilancio di due morti e otto feriti.
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La lotta provocata dall’incitamento comunista si concluse non prima di aver coinvolto anche Prato e Pistoia.
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In altre città della Toscana, dell’Emilia, della Romagna, e delle Marche, il parossismo comunista si spinse ad istituire addirittura dei comitati rivoluzionari denominati “soviet annonari” (sulla falsariga di quelli sovietici), deputati alla requisizione di merci non solo di tipo alimentare.
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A Brescia le orde comuniste organizzate ebbero ragione delle forze di Polizia che sparavano sulla folla.
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A Livorno  fu attuata una autoregolazione dei prezzi, arbitraria e violenta, che impose la diminuzione del 50% sui generi alimentari e del 70% sui tessuti.
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A Piombino nacque la prima “Guardia rossa” sul territorio nazionale, incaricata d requisire e distribuire le derrate alimentari.
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"Guardie rosse" armate presidiano una fabbrica occupata

La “Guardia rossa” si costituì anche a Savona, con la confluenza di migliaia di operai, che si occuparono della “autoriduzione” dei prezzi del 50 %.
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Nelle varie città in cui avveniva tutto ciò si elesse a presidio dei manifestanti la Camera del Lavoro, a indicare il connubio simbiotico fra gli operai e il comunismo.
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In città come Bari, Messina, Taranto, Spoleto, Civitavecchia, e  Barletta, i manifestanti svuotavano i negozi e i magazzini consegnando le merci alla Camera del Lavoro.
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Barletta fu presa in ostaggio per quattro giorni e governata dai “Consigli del Lavoro”, organizzati dai comunisti armati.
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La repressione poliziesca condusse ad arresti di massa e a numerosi eccidi.
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Era ed è oggi più che mai evidente che ai comunisti non importasse nulla del benessere delle masse popolari, di cui sfruttarono l’onda emotiva solo per raggiungere il loro scopo : la rivoluzione armata e la presa del potere.
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Nel 1919 iniziarono i primi scontri fra socialisti e fascisti, mentre più numerosi furono quelli fra socialisti e arditi (gruppo nazionalista, futurista prima e dannunziano poi) .
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Parallelamente alle lotte operaie si sviluppò anche un altro fenomeno pseudo rivoluzionario, e cioè quello dell’occupazione delle terre da parte dei contadini.
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Furono organizzate le cosiddette “Leghe dei lavoratori” per organizzare le rivendicazioni contadine di braccianti, mezzadri, affittuari, finalizzate all’occupazione delle terre.
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Una vasta ondata di occupazioni si verificò nell’agro laziale, poi in Puglia e in Sicilia, per continuare poi nel nord Italia, dove furono occupati i telegrafi, le ferrovie, le cascine, e dove si scatenarono violenze contro i proprietari terrieri, sfociate nella distruzione dei raccolti.
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Le fasce popolari contrarie a questo bagno di sangue si schierarono dalla parte di Benito Mussolini per la restaurazione dell’ordine pubblico.
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La violenza comunista dilagante era contrastata unicamente dalle nuove organizzazioni fasciste, ed oggi, con il senno di poi, si può facilmente capire come mai ancora oggi i comunisti e i loro seguaci (compresa larga parte del popolo delle sinistre) possano odiare tanto i fascismi.
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1920  -  Primi scontri tra fascisti e rivoluzionari socialisti

Il fascismo impedì ai comunisti armati di prendere il potere come in Unione sovietica (loro modello di riferimento) negandogli la possibilità di instaurare un regime dittatoriale rosso di stampo staliniano.
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L’enfasi marxista dei rivoluzionari della “falce e martello” non ebbe il successo previsto dai caporioni del Partito comunista, grazie a Mussolini che salvò l’Italia da questa orribile prospettiva.
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Le minacce delle sinistre e le violenze continue del biennio 1919 e 1920 provocarono una sorta di controrivoluzione moderata e legale che portò Mussolini al potere nel 1922.
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Nel frattempo il Partito Socialista Italiano riunito in congresso a Livorno nel 1921 si scisse in due, dando ufficialmente origine al Partito comunista.
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I comunisti, sostenitori del bolscevismo auspicavano una rivoluzione di tipo russo e giurarono il loro odio eterno al fascismo, responsabile di aver impedito loro di prendere il potere.
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Questo odio è vivo e attivo ancora oggi, anche fra esponenti del Parlamento italiano, e avvelena la società civile, ammorbandone l’essenza con il suo carico di violenza antifascista.
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Io ringrazio, invece, che sia nato il Partito Fascista e che sia opposto alla violenza comunista, altrimenti avremmo probabilmente seguito la sorte che milioni di vittime hanno dovuto subire in Unione sovietica.
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La Boldrini e Renzi (poi castigati dal Popolo italiano) hanno sempre esaltato il loro inutile e anacronistico antifascismo, ma si sono ben guardati dal dire cosa hanno fatto socialisti e comunisti nel biennio precedente l'avvento del fascismo.
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La disinformazione rimane l'arma principe con cui le sinistre nascondono, mistificano, e occultano le verità storiche che appaiono loro scomode, dimostrando così la loro violenza e la loro arroganza.
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Le sinistre sono riuscite a convincere la classe operaia e contadina che il baluardo di difesa dei loro stessi diritti fosse il Partito comunista, rovesciando completamente l'oggettiva realtà.
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Nell'Unione sovietica di Stalin, loro punto di riferimento, infatti, i contadini sono stati deportati e uccisi (carestia ucraina indotta) a milioni, mentre gli operai erano sottoposti ad ogni genere di vessazione (cottimo, stakanovismo, passaporto interno, divieto di sciopero, ecc.).
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Oggi Putin fa la stessa cosa : si mostra all'Occidente come un nazionalista che vuole compattare la Patria, mentre in realtà è un usurpatore e un invasore di Nazioni sovrane, come l'Ucraina, la Crimea, la Cecenia, la Georgia.
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Non a caso è un acceso sostenitore dell'Eurasiatismo, che prevede l'espansione militare della Russia e l'Europa nel ruolo di satellite russo.
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La disinformazione post comunista (Putin è un ex colonnello del KGB) è arrivata perfino a confondere le idee a parte del popolo della destra (in Italia) che guarda a lui come ad un leader da seguire.
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I fatti del Biennio rosso in Italia appartengono a questo modus operandi, in cui la realtà viene stravolta e mistificata.
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Gli esempi non mancano, ma purtroppo non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere ...
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Dissenso
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sabato 10 marzo 2018

Critiche di POPPER al MARXISMO


KARL RAIMUND POPPER (Vienna 28/07/1902  -  Londra 17/09/1994) , era un filosofo ed epistemologo austriaco naturalizzato britannico.
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E’ considerato un filosofo politico di considerevole statura, e difensore della democrazia e dell’ideale di libertà, oltre che avversario di ogni forma di totalitarismo.

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Propongo un estratto dell’articolo  : Le critiche al marxismo di Karl Popper
a cura di Roberta Musolesi
edito su : http://www.filosofico.net/poppercriticamarx.htm
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Marx, secondo Popper, fu un falso profeta perché nessuna delle sue profezie si è rivelata veritiera e perché ha sviato e confuso molte persone, inducendole a credere che la sua profezia storica, originata e prodotta da un metodo ritenuto autenticamente scientifico di approccio ai problemi sociali, si sarebbe effettivamente avverata.
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Le critiche di Popper al marxismo non sono in effetti completamente originali, ma sono il frutto di una polemica di lungo periodo, che si evidenzia sullo sfondo della storia del Novecento, in particolare a partire dalla Rivoluzione Russa del 1917.
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Critiche analoghe e riconducibili a quelle popperiane furono infatti formulate da :
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- Weber : non cita direttamente Marx, ma nelle sue critiche si riferisce chiaramente al suo pensiero e al suo metodo, contro cui muove l’accusa di pretendere di dedurre la realtà da leggi astratte, con esclusione di tutto il portato esperienziale della rivoluzione scientifica ;
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- Sorel : accusa il materialismo storico di rinchiudere la storia nell’ambito di un sistema chiuso di cui darebbe le leggi.

Il materialismo storico sarebbe quindi una metafisica che si impone come gabbia della realtà ;
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- Croce (anni ’30 del Novecento) : l’atteggiamento iniziale nei confronti di Marx fu di disponibilità a riconoscerne i meriti teorici, ma poi approda, durante gli anni del fascismo, ad una sorta di liquidazione, fondata sull’idea che tutta la riflessione marxiana fosse in effetti fondata su un grossolano Assoluto economico (à Dio senza religione che si pone come grande artefice della storia) che sostituendo l’idea hegeliana, tirerebbe le fila degli avvenimenti.
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Le critiche di Popper alla dottrina di Marx sono riconducibili a :
a) critica alla dottrina marxiana delle classi
b) critica alla dottrina marxiana dello stato
a) critica alla profezia finale dell’avvento del socialismo.
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Relativamente, invece,  alle critiche nei confronti del pensiero marxiano, Marx stesso  -   afferma Popper  -   propone il suo pensiero prima di tutto come un metodo, il cui fine sarebbe quello di studiare le cause e gli effetti storici e, sulla base di questi, cercare di formulare una profezia circa l’avvento del socialismo.
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Il metodo marxiano, quel materialismo storico che, secondo Popper, esprime la più totale fiducia nella predizione scientifica, è caratterizzato da due fondamentali vizi di forma :
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~ Determinismo (à influenza di Laplace) : secondo Marx ( che per Popper in queste sue affermazioni dimostra di non aver letto correttamente Laplace), la scienza può predire il futuro solo se questo è rigidamente predeterminato ;
Il metodo scientifico quindi, basandosi su un rigido determinismo, può individuare le cause che determinano gli sviluppi sociali.

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Secondo Popper, invece, scientifico e deterministico non sono sinonimi e non è vero che l'adozione di un metodo scientifico debba necessariamente favorire l'assunzione di una prospettiva di rigido determinismo.
E' possibile infatti utilizzare un metodo scientifico ed approdare ad un sapere indeterminato.
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Confusione fra predizione scientifica (à dall’inglese prediction), che indica in effetti la previsione propria della scienza, e profezia storica generale, che indica le linee di sviluppo complessivo della società, ma che non assume, a differenza della prima, carattere scientifico.
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Il materialismo storico di Marx, secondo Popper, in quanto storicismo, quindi convinto della possibilità di prevedere il corso degli eventi storici, e economicismo, fondato cioè sulla convinzione che l’organizzazione economica della società sia fondamentale per tutte le formazioni sociali, presenta alcuni aspetti contraddittori, che lo portano ad essere smentito storicamente e che sono in particolare rappresentati da :
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a)   incongruenza fra l’evoluzione effettiva della rivoluzione russa e la teoria marxiana del rapporto tra rivoluzione politica e rivoluzione sociale :
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Secondo Marx, la rivoluzione sociale si evolve secondo le seguenti tappe :
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- Le condizioni materiali di produzione crescono fino a generare una condizione di conflitto insanabile fra i soggetti che producono e le stesse condizioni materiali
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- Comincia la rivoluzione sociale che sconvolge la base economica e con essa quella sociale, politica e culturale, cioè la sovrastruttura ;
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-   Si innestano nuovi rapporti di produzione.
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Secondo Popper, questa evoluzione non è in alcun modo identificabile e riconducibile agli esiti della rivoluzione russa, cosa che mette in discussione il carattere predittivo di tutta l’impalcatura metodologica di Marx ;
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b)   sopravvalutazione delle condizioni materiali :
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Secondo Popper, l’interazione fra condizioni economiche ed idee non è sempre unidirezionale, nel senso di una dipendenza stretta delle seconde dalle prime, in quanto esistono idee che sono più forti dei mezzi di produzione :
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Se si ammette, per assurdo, che possa essere interamente distrutto un sistema economico, la conoscenza scientifica che permane e sopravvive sarebbe in grado di consentire la completa ricostruzione del sistema economico stesso, ma non vale certamente il percorso contrario ;
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c)  l’economicismo radicale viene smentito dagli stessi sviluppi del marxismo :
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Secondo Popper, infatti, proprio dopo la rivoluzione russa, Lenin si trovò privo di idee veramente valide su cui costruire l’impalcatura economia sovietica e realizzare concretamente la rivoluzione, segno questo che l’abbattimento delle vecchie forme di produzione non conduce necessariamente all’instaurazione di nuove forme e che la struttura economica non è prioritaria rispetto alle idee, ma che sono queste invece ad assumere una posizione di maggiore rilevanza.
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Dissenso
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domenica 4 marzo 2018

KATEHON : uno strumento di PUTIN


Katheon è ufficialmente una rivista russa di geopolitica.
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(Paradossalmente il nome è di derivazione religiosa, infatti secondo le Sacre Scritture il “katheon” è colui che frena l’avvento dell’Anticristo e il trionfo del Regno del Male sulla terra.
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I responsabili della rivista affermano che il termine si adatta perfettamente alla situazione odierna, avendo anche connotati politici, in quanto “il pensiero unico moderno e globalista cerca di allontanare i popoli dalla tradizione cristiana, sostituendola con altri credi materialistici ed antitradizionali che coinvolgono anche le azioni della politica”.
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Questa affermazione appare quanto meno ambigua poichè proviene da un luogo, l’ex Unione Sovietica, dove la violenza antireligiosa e anticristiana ha avuto pochi paragoni nella Storia dell’umanità.
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Nell’aprile del 2017 la Corte suprema russa ha vietato ogni attività e legittimità ai Testimoni di Geova, mettendo al bando i 200.000 praticanti e requisendone i beni.
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La legge anti-terrorismo proibisce inoltre qualsiasi attività pastorale o missionaria per chi possiede solo un visto turistico.
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Inoltre, proibisce l’attività di propaganda (catechesi, formazione, celebrazioni liturgiche) svolte in appartamenti privati.
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Quando la Chiesa ortodossa si mantiene in questi parametri, essa viene privilegiata e appoggiata, ma laddove avvia un discorso maggiormente pastorale, sociale, umanitario, formativo delle coscienze ecc., essa viene ancora privilegiata solo nella misura della sua funzionalità agli indirizzi statali.
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Ma non oltre.
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Premesso che :
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La macchina disinformatrice ex sovietica, dopo aver istigato per decenni l’intero Occidente verso posizioni antimericaniste, dopo aver subdolamente svolto attività para-pacifiste (mentre nel contempo la Russia si equipaggiava con le armi più letali esistenti), e dopo aver condizionato intere generazioni di sinistroidi dalla mente manipolabile e plasmabile, oggi si dedica a perseguire un obiettivo ambizioso :
espandere i propri territori a discapito di Nazioni sovrane, alimentando però l’opinione pubblica internazionale con alibi pretestuosi e metamorfici, al fine di apparire l’esatto contrario di ciò che in realtà è oggi l’Impero di Putin :
un organismo politico marxista paradossalmente simbiotico con il capitale finanziario, così come è anche in Cina (seppure con modalità differenti).
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Gli alibi che occorrono a Putin vengono costruiti con pazienza e determinazione, nel corso di decenni, mediante strumenti sia  fisici che intellettuali, di cui la disinformazione e la mistificazione costituiscono il fiore all’occhiello.
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E’ così che, mentre da un lato le riviste russe di geopolitica come Katheon tuonano da tempo contro il mondialismo che distrugge le identità nazionali, dall’altro iniziano percorsi di russificazione dei territori che vogliono fagocitare, come l’Ucraina, compiendo così veri e propri atti esattamente contrari a quanto predicato.
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L’Ucraina orientale è aggredita quotidianamente da Putin che, con la scusa di andare in aiuto di coloro che si riconoscono nella sfera egemonica russa, occupa militarmente i territori e finanzia i cosiddetti separatisti.
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Bombardieri russi a lungo raggio

Siamo di fronte ad un vero e proprio piano di espansione egemonica e territoriale, pianificata a tavolino dal nuovo Zar, con il supporto di organi mediatici, come appunto Katheon, di cui tracciamo ora, di seguito, un profilo strutturale.

KOSTANTIN MALOFEEV è  il Presidente, oltre che membro del consiglio di sorveglianza, di Katheon.
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Inoltre Malofeev è Presidente del consiglio di amministrazione del gruppo mediatico pro Cremlino Tsargrad (la TV in cui trovano spazio  figure come Alex Jones, noto per le sue teorie complottiste, e Aleksandr Dugin, considerato un po’ come l’ideologo di Putin), oltre che suo finanziatore.
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Konstantin Malofeev è stato anche (guarda caso) uno dei finanziatori del separatismo nella regione più orientale dell’Ucraina e in Crimea.
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Il cosiddetto “Primo Ministro” della autoproclamata Repubblica popolare del Donetsk, Alexander Borodai, era un suo collaboratore, così come lo era anche Igor Girkin, ex colonnello del FSB che si occupava della sicurezza durante le visite dello stesso Malofeev a Kiev e in Crimea, prima della annessione di quest’ultima alla Russia.
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In realtà Borodai è un ultranazionalista, come Putin, che mira all’unità dei popoli slavi, anche con metodi coercitivi e con le armi, calpestando le identità nazionali di altri popoli sovrani.
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Borodai dichiarò ufficialmente di essersi recato in armi nell’est dell’Ucraina in un impeto patriottico che gli imponeva di aiutare quella parte di polazione russofona di cui voleva difendere i diritti.
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Ha anche dichiarato di NON avere alcun legame con il Cremlino, ma è noto che nel 2002, secondo un articolo della Pravda, Borodai è stato nominato vicedirettore dell’FSB (la Polizia segreta russa nata dalle ceneri del KGB).
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Ha lavorato per il giornale Zavtra, ultranazionalista, celebrando le glorie del passato della Russia e sostenendo apertamente l’allargamento delle frontiere russe, in modo da estenderne il territorio.
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Ha svolto un ruolo chiave nell’annessione della Crimea alla Russia, collaborando con il Primo Ministro separatista Sergey Aksyonov.
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Igor Girkin, conosciuto anche con il nome di Igor Strelkov è stato per alcuni mesi il comandante dei ribelli nella città di Slov’jans’k e in seguito della milizia Popolare di Donec’k.
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Membro attivo delle organizzazioni armate fuorilegge che operano nell’Ucraina orientale, è stato definito dalle autorità governative un terrorista, ed è stato soggetto a sanzioni e misure restrittive da parte dell’Unione Europea, tra cui il divieto di accesso a qualunque paese dell’Unione.
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Tornando a Malofeev, è anche Presidente di “Safe Internet League”, una  ONG nata per censurare le informazioni su Internet.
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Sulla pagina internet della Ong si legge :
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Lo scopo di Safe Internet League ;
Sradicare contenuti pericolosi attraverso l'auto-organizzazione della comunità professionale, i membri del mercato Internet e gli utenti privati.
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Naturalmente gli intenti censori e critici, così come le intenzione di creare “liste nere” che limitino l’utilizzo della rete, rientrano nella discrezionalità totale della ONG (o supposta tale).
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Safe maschera i suoi intenti censori dietro un facciata in cui afferma di combattere non solo l’estremismo ma anche la pornografia su Internet.
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I siti che diffondono contenuti dannosi sul web, secondo le valutazioni della ONG, possono essere censurati e chiusi.
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Le autorità russe, che sono dietro a questo progetto di controllo dell’informazione, tentano così di impedire qualsiasi forma di associazionismo e di dissidenza democratica che possa minare il potere di Putin.
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Nel luglio 2014 l’Ucraina aprì un procedimento penale contro Malofeev, accusandolo di finanziare “gruppi militari illegali” nell’Ucraina orientale, che a quel tempo combattevano contro l’esercito nazionale ucraino.
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Per questo motivo è stato inserito nell’elenco dell’Unione Europea delle persone sanzionate durante i disordini filo-russi del 2014 i n Ucraina.
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Il 19 dicembre 2014, lui e la sua compagnia “Marshall Capital Partners”, sono stati inseriti anche nella lista di Controllo delle Società straniere sottoposte a segnalazione (OFAC) negli Stati Uniti.
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Nella Tv di Malofeev, Tsargrad, trova spazio un collaboratore  di nome Aleksander Dugin, la cui avversione per l’Unione Europea è nota, essendo un teorico della fondazione di un impero euro-asiatico, denominato Eurasia.
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Dugin, considerato il braccio destro di Putin, è convinto che la modernizzazione liberale europea vada verso la liberazione dell’individuo nei confronti dei suoi vincoli, per cui esso diventa libero dal vincolo di genere, di famiglia, di società, e di tradizione spirituale.
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La lotta al liberalismo e l’Eurasia sono quindi i parametri che alimentano l’ambizione russa di ritornare sulle terre ex sovietiche, dal Baltico al Mar Nero, dalla Manciuria al Tibet, dalla Mongolia all’Oceano Indiano, arrivando ad avere una sorta di protettorato sull’Europa, instaurando o restaurando un dominio su popolazioni non russe.
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Qualche anno fa ho scritto un post sull’Eurasiatismo, che potete leggere al seguente LINK :
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In realtà la disiniformazione operata da Putin, come sempre pone la questione esattamente al contrario di come effettivamente è in realtà.
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Infatti l’universo delle sinistre europee sta producendo un danno esattamente opposto, poichè ingloba milioni di esseri umani, spersonalizzandoli, e creando un enorme gregge di pecoroni, da poter manipolare a piacimento, e incrementandolo con l’immigrazione selvaggia di popolazioni afro islamiche.
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Altro che liberazione dell’individuo !
Combattente
"per la pace"
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Perdendo le rispettive identità popolari, i Cittadini europei rafforzeranno il potere delle elite politiche della sinistra, anziché indebolirlo come prospetta Putin.
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Il conservatorismo nazionalista di Putin e di Dugin, mascherato da una sorta di paterno interesse verso le identità e le sovranità nazionali, e verso gli interessi, la salute culturale, intellettuale, e sociale, delle popolazionei,  in realtà non è altro che una mera volontà di  espansione della sfera di influenza post sovietica.
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Alex Jones, è un conduttore radiofonico americano, collaboratore della TV Tsargrad, che contribuisce all’opera di disinformazione del regime russo mediante i suoi articoli di stampo complottistico, sostenendo teorie antiamericane e cospirazioniste.
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Logo della TV Tsargrad
Questi personaggi (Alex Jones, Aleksandr Dugin, Igor Girkin, Aleksandr Borodai) sono solo alcuni dei figuranti che collaborano al disegno politico di Katheon e del suo anfitrione, il miliardario Kostantin Malofeev.
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Altri collaboratori di Katheon, membri del Consiglio di sorveglianza, sono :
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LEONID SAVIN, che è stato anche redattore del sito e della rivista Katheon, è un analista geopolitico, redattore capo di “Journal of Eurasian Affairs” e capo del “Movimento eurasiatico” internazionale.
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I suoi articoli sono smaccatamente filorussi e apertamente a favore dell’Eurasiatismo.
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GLAZYEV SERGEY  è un economista russo, “consulente presidenziale” di Putin.
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Con le sue teorie alimenta l’odio fra etnia ucraina ed etnia russa, dichiarando addirittura che il Governo ucraino è sorretto dall’ideologica nazista, e definendo le milizie irregolari russofone che hanno aggredito il Donbass come cittadini coraggiosi che esprimono il loro dissenso.
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Quindi secondo le sue folli dichiarazioni gli aggressori russi sarebbero in realtà cittadini indifesi aggrediti dai nazisti del Governo di Kiev.
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La disinformazione espressa in questi termini raggiunge i più alti livelli di menzogna mai visti prima, e contribuisce al disegno egemonico propagandato da Katheon e da Putin.
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LEONID RESHETNIKOV , è Direttore dell’Istituto russo di Studi strategici.
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Anche in questo caso le sue affermazioni sono deliranti.
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Dichiara infatti quanto segue :
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... gli Stati Uniti vogliono in ogni modo dividere la Russia … "
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Quindi, dopo aver aggredito con le armi l’Ucrana orientale meridionale ed essersi impossessati della Crimea, ora i Russi danno la colpa agli Stati Uniti …
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L’idea sovranista e nazionalista di Putin passa quindi attraverso la violenta annessione di popolazioni altrettanto sovrane come la Cecenia, la Georgia, la Crimea, l’Ucraina, e poi chissà, l’Estonia e la Lituania ?
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ANDREI KLIMOV è Membro del Consiglio della Federazione Russa ed è anche responsabile esteri del Partito di Putin “Russia Unita”.
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Il leader leghista Matteo Salvini , sembra essere l’anello di congiunzione italiano tra Dugin, Katheon, e il leader russo Vladimir Putin.
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Sono infatti note le posizioni di Salvini che più volte ha  espresso la sua contrarietà alle sanzione europee contro Putin, che giudica come un ledaer di riferimento.
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ZURAB CHAVCHAVADZE è un principe  Georgiano, ora Preside della Scuola di San Basilio Magno, di ispirazione monarchica e zarista.
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La scuola è finanziata da Malofeev, allo scopo di preparare una nuova elite russa.
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Il padre di Chavchavadze fu internato in un gulag per 25 anni,ma questo non impedisce all’ex Principe di riconoscere Putin, ex colonnello del KGB, come leader “inviato da Dio”.
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.Da quanto scritto finora risulta quanto mai chiaro che Katheon NON può essere una fonte attendibile di notizie, in quanto è chiaramente uno strumento di diffusione e  di propaganda, oltre che di repressione, delle politiche legate all’espansionismo russo.
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L’egemonia che Putin vuole estendere (con l’uso della violenza) si avvale anche di strumenti di mistificazione come Katheon, per dissimulare la realtà dei fatti, esattamente come sta accadendo in Ucraina.
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Salvini a Mosca
Meraviglia che leader occidentali come Matteo Salvini, si sia lasciato suggestionare dalla aurea di sovranità che avvolge Putin..
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La sovranità nazionale e popolare, in effetti, è proprio ciò che Putin sta calpestando, con l’uso dei carri armati e delle armi.
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I suoi feroci militari hanno raso al suolo la Cecenia, stuprando e mutilando, uccidendo civili inermi, e deportando la popolazione.
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I suoi miliziani hanno prima istigato, poi condotto alla guerriglia, la parte di popolazione russofila del territorio orientale ucraino meridionale, fomentando così la risposta di un integralismo islamico che prima era totalmente assente.
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Lo stesso stereotipo si ripete in Georgia e forse, Dio non voglia, si ripeterà in Lettonia e in Lituania.
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Katheon ha una pesante responsabilità in tutto ciò e l’Occidente deve incominciare a considerarlo uno dei tanti strumenti dell’ex colonnello del Kgb : Vladimir Putin.

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Dissenso
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