martedì 24 luglio 2018

Comunismo cinese e dissidenza : TENG BIAO


Teng Biao
Teng Biao è’ nato a Jilin, una provincia nord orientale della Cina, il 2 agosto 1973.
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Attualmente è "Ricercatore in visita" presso la Harvard Law School a Cambridge,  nel Massachusetts.
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E’ un avvocato, attivista per i diritti umani in Cina, ed è stato "ricercatore" sul tema all’Università di New York presso l’Us-Asia Law Institute come "Accademico esterno".
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Teng è stato docente all'Università di Scienze Politiche e Diritto a Pechino, nonchè Direttore della ONG CADP (“La Cina contro la pena di morte”) che mira ad abolire la pena di morte nel continente asiatico.
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Nel 2003 è stato uno degli avvocati che ha manifestato pubblicamente la sua disapprovazione sul sistema delle detenzioni incostituzionali e quindi illegali dei migranti interni, in riferimento alla morte di Sun Zhigang (migrante morto per abusi fisici mentre era detenuto sotto il sistema di “custodia e rimpatrio).
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Tale sistema prevedeva una procedura amministrativa (iniziata nel 1982 e terminata nel 2003 dopo la morte di Zhigang) per la quale la Polizia poteva detenere le persone prive di permesso di soggiorno o di permesso temporaneo di lavoro.
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Nello stesso anno è stato uno dei fondatori della “Open Constitution Initiative  e di “China Against the Death Penalty”.
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Nel 2006 è stato consigliere dell'attivista cieco per i diritti civili Chen Guangcheng, condannato a quattro anni e tre mesi di prigione.
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I condannati a morte vengono fatti sfilare in una macabra parata

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E’ stato invitato come ricercatore alla Università cinese di Hong Kong, poi nel 2007 è diventato ricercatore come accademico esterno presso la Yale Law School.
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Nel 2007 ha difeso anche l’amico attivista per i diritti umani Hu Jia, arrestato per aver criticato i provvedimenti restrittivi attuati dal governo comunista in vista dei preparativi per le Olimpiadi, srcivendo insieme a lui la lettera aperta “The Real China and the Olympics
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È stato arrestato almeno due volte, nel marzo 2008 e nel febbraio 2011 e sottoposto a torture.
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Il 7 marzo 2008, Teng è stato rapito dagli agenti della sicurezza pubblica di Pechino e detenuto illegalmente per due giorni.
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Durante la detenzione è stato ricattato dalla polizia comunista con la minaccia che se non avesse smesso di difendere l’amico Hu Jia, sarebbe stato estromesso dal suo incarico all’Università e arrestato.
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Il 16 febbraio 2011 Teng si è incontrato con i colleghi avvocati Jiang Tianyong e Tang Jitian, per dibattere sul fatto che Chen Guangcheng, l’attivista per i diritti umani non vedente, fosse stato illegalmente messo agli arresti domiciliari dopo la sua liberazione.
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Subito dopo l’incontro i suoi colleghi avvocati sono stati arrestati dal regime comunista, mentre Teng è stato arrestato il 20 febbraio, coincidente con la prima domenica delle proteste per la democrazia cinese del 2011 che erano state ispirate dalla primavera araba.
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Il 28 febbraio 2011, Amnesty International ha lanciato una "azione urgente” a sostegno dei tre avvocati detenuti.
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Teng Biao è stato rilasciato il 29 aprile, dopo oltre due mesi di detenzione, durante i quali è stato sottoposto a tortura.
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Teng ha aderito, insieme ad altri sedici avvocati, ad una iniziativa di protesta in difesa dell’autonomia del Tibet, sottoscrivendo una “lettera aperta” in cui offrivano il loro patrocinio legale gratuito a chi era stato ingiustamente arrestato e detenuto.
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La tortura è un mezzo abituale usato dal comunismo cinese



Il regime comunista cinese di Xi Jinping per punirlo della sua lotta a favore dei diritti umani lo ha interdetto dall’insegnamento.
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Le organizzazioni per i diritti umani hanno affermato che in questo periodo  "Teng è rimasto sotto stretta sorveglianza”.
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Nel 2015 Teng ha dichiarato :
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Gli attivisti per i diritti umani in Cina stanno fronteggiando il più grave giro di vite dal massacro di Tienanmen del 1989.
La repressione di Xi non conosce limiti, ed è rivolta non solo a chi lo fronteggia direttamente, ma coinvolge anche gruppi di fede, utenti della rete, studenti universitari, membri della società civile e mass media.
Un vero e proprio giro di vite perpetrato contro chiunque osa protestare”.   
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La tortura della panca, una delle più applicate dal regime comunista



Nel giugno 2018 Teng è stato esiliato e ha lasciato la Cina per raggiungere gli Stati Uniti.
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Teng Biao  ha ottenuto i seguenti riconoscimenti :
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2007 : Premio presidenziale francese per i diritti umani
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2008 : NED Democracy Award
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2010 : Human Rights Watch Hellman/Hammett Grants
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2011 : Premio per Outstanding Democracy Activist
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2012 : Premio Defender per la libertà religiosa e lo Stato di diritto
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Una delle sue citazioni recita:
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Wherever or whenever human dignity pravails, tyranny is defeated”.
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"Ovunque o quando la dignità umana pravale, la tirannia è sconfitta".
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Dissenso
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lunedì 23 luglio 2018

COMUNISMO FUORI LEGGE

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Come oramai tutti sanno, nonostante l’immane sforzo di mistificazione delle sinistre che ne volevano alterare la portata criminale, il comunismo è il male assoluto del ‘900.
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Il totalitarismo comunista si è espresso, e continua a farlo in alcuni Paesi, in termini di genocidio popolare, etnico, religioso, sociale, e i suoi autori si sono macchiati di delitti contro l’umanità, calpestando senza ritegno i più elementari diritti umani.
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Qualche imbecille in Italia inneggia ancora a questi criminali, a queste iene con le mani sporche di sangue, come Togliatti, Lenin e Stalin, riproponendo falsità obsolete trite e ritrite, e filosofie legate all’uso della violenza, come il marxismo.
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In molte nazioni, specie in quelle in cui il comunismo in passato ha prodotto devastazioni, lacerando le comunità sociali, oggi il comunismo è stato vietato e messo al bando.
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Il comunista Giorgio Napolitano da giovane, esponente del PCI

Leggi severe ne proibiscono l’apologia e l’uso dei simboli di morte che esso rappresenta.
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Cento milioni di vittime innocenti rappresentano il tributo di sangue che le popolazioni hanno dovuto pagare al comunismo in cento anni.
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In Italia sono state presentate mozioni in alcuni Comuni per la messa al bando del comunismo, in quanto fenomeno totalitarista come quello nazista, anzi peggiore per numero di vittime, ma ancora esistono in molte città vie e piazze intitolate a criminali del calibro di Togliatti, Lenin, e Stalin e il comunismo è a tutt'oggi legale.
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Nel mondo alcuni Paesi hanno messo fuori Legge il comunismo.
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Vediamo quali :
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UCRAINA

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Il 24 luglio del 2015 il Governo ha dato il via ad una riforma per liberare il Paese dal retaggio sovietico che lo stava soffocando, mettendo al bando i Partiti comunisti nel Paese, equiparando nel rifiuto dei totalitarismi sia il comunismo che il nazismo.
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Il Ministro della Giustizia Pavlo Petrenko ha firmato tre decreti per bandire i tre partiti ucraini di ispirazione comunista :
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Il Partito comunista d’Ucraina, il Partito comunista rinnovato, e il Partito comunista dei lavoratori e dei contadini.
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Nel piano di decomunistizzazione in Ucraina sono previsti divieti per i simboli e le bandiere che si rifanno all’ideologia totalitarista e la mancata ottemperanza è punibile con pene fino a 5 anni di reclusione.
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POLONIA

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Il 25 settembre 2009 con un ritardo di vent’anni rispetto alla caduta del regime, la Polonia decise di mettere al bando i simboli del comunismo approvando un emendamento al Codice Penale, quasi all’unanimità, che vietava la produzione, la distribuzione, la vendita, o il possesso, in stampa o in registrazione, di tutto ciò che potesse rappresentare simboli comunisti o totalitaristi, anche tramite internet.
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Il Presidente Lech Kaczynski con lo stesso decreto introdusse la castrazione chimica per i pedofili e le pene, appunto, per la “glorificazione” del comunismo previste fino a due anni di reclusione.
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Chiunque indossi, in Polonia, anche solo una maglietta con l’immagine di Che Guevara è quindi punibile penalmente.
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Le uniche persone che possono conservare simboli e oggetti del comunismo sono i collezionisti, poiché giustificati da scopi artistici ed educativi.
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Questa Legge è stata fortemente voluta dalla popolazione, che non ha dimenticato le violenze e le privazioni causate da 50 anni di dittatura comunista.
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Per il reato di apologia sono previste pene detentive.
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REPUBBLICA CECA
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Dal 1º gennaio 2010, il codice penale della Repubblica Ceca, così come in Slovacchia, prevede la pena detentiva da 6 mesi e 3 anni per chiunque neghi, metta in dubbio, approvi o giustifichi i crimini dei regimi comunisti e nazionalsocialisti
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SLOVACCHIA
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In Slovacchia esisteva già la L. 125/1996 "Sull'immoralità e l'illegittimità del sistema comunista";
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dal 1º settembre 2011 nel codice penale slovacco sono state introdotte disposizioni in base alle quali è passibile di pena detentiva da 6 mesi e 3 anni per chiunque neghi, metta in dubbio, approvi o giustifichi i crimini dei regimi comunisti e nazionalsocialisti
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UNGHERIA
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Dal 24 luglio 2010, commette reato chiunque neghi, metta in dubbio o minimizzi in pubblico i crimini commessi contro la popolazione dal regime socialista e comunista (negazionismo).
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dal 1º gennaio 2013 è vietato l'uso pubblico di denominazioni legate ai regimi autoritari del XX secolo ricomprendenti il regime fascista guidato da Ferenc Szallasi (1944-1945) e il periodo socialista (1948-1990).
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In particolare, è fatto divieto di utilizzare “il nome delle persone che hanno giocato un ruolo di primo piano nella fondazione, sviluppo o mantenimento di regimi politici autoritari del XX secolo, o parole ed espressioni o nomi di organizzazioni che possono essere direttamente collegate ai regimi politici autoritari del XX secolo”.
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BULGARIA
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Il Partito comunista è vietato per Legge.
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Nel testo di Legge si evidenzia il “carattere criminale dell'ideologia comunista giunta al potere con l'aiuto di una forza straniera, le truppe sovietiche, in violazione della Costituzione”.
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GEORGIA
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Nell'aprile 2014 il governo ha approvato la messa al bando dei simboli comunisti.
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Sono previste pene detentive per i trasgressori.
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ESTONIA  -  2015 :  Proposta di messa al bando dei simboli comunisti
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LETTONIA  -  Nel 2013 il Parlamento lettone ha messo al bando bandiere, stemmi, emblemi, inni con la falce e martello
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LITUANIA  -  2008  -  Comunisti al bando, simboli illegali,  e condanne fino a 5 anni per chiunque neghi i crimini commessi dal comunismo
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MOLDAVIA

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Ottobre 2012 : La falce e martello e tutti i simboli comunisti sono vietati, in base alla nuova Legge che condanna i crimini del comunismo e dei regimi totalitari.
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Dissenso
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venerdì 20 luglio 2018

IL GENOCIDIO DEI COSACCHI


Lo zar Nicola II°
La Rivoluzione russa del 1917 iniziò nel periodo intercorso tra il 23 e il 27 febbraio di quell'anno, durante il quale prese corpo una sollevazione popolare, in gran parte spontanea, appoggiata dai militari della guarnigione di Pietrogrado, rivolta contro lo zar di Russia, l’Imperatore Nicola II.
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Lo zar fu detronizzato e divampò la nuova era rivoluzionaria russa, a cui parteciparono i socialdemocratici menscevichi, i socialdemocratici internazionalisti, i trotskisti, e i bolscevichi.
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In seguito, la minoranza bolscevica composta da Lenin e dai suoi fedelissimi, sferrò un colpo mortale contro i rivoluzionari che avevano fatto la rivoluzione stessa e nell’ottobre del 1917, con un colpo di Stato cruento, presero il potere, scatenando come reazione una guerra civile lunga e sanguinaria.
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La ferocia dei bolscevichi si palesò immediatamente con il massacro di coloro che, pur avendo realizzato la rivoluzione, non erano bolscevichi, iniziando una catena di epurazioni, di fucilazioni, di torture, e di deportazioni di portata epocale.
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La furia comunista bolscevica si abbattè poi su tutti i componenti della famiglia imperiale, e in seguito attuando il programma di collettivizzazione delle campagne voluto da Lenin, deportando a centinaia di migliaia i kulaki, così erano chiamati i contadini considerati ricchi dal nuovo regime (era sufficiente possedere una mucca per essere considerati tali).
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Cosacco a cavallo
Trotski guidò l’esercito dell’Armata Rossa contro le popolazioni del sud est, scontrandosi contro i cosacchi provenienti dalle regioni dell’Ucraina.
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I Cosacchi, disgustati dalle violenze dei bolscevichi, dalle loro violazioni e dai furti perpetrati a danno delle Chiese e dei luoghi di culto, e contrari alla politica agraria di Lenin si batterono a lungo, combattendo una ostinata guerriglia contro l’Armata Rossa.
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I Cosacchi del Kuban’, provenienti dal territorio del Caucaso meridionale, erano i principali alleati dell’esercito bianco che si opponeva alla presa di potere bolscevica che aveva scatenato la guerra civile.
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Le poplazioni che non vennero deportate e coloro che scamparono alla fucilazione confluirono nell’esercito bianco, presero le armi, e nel periodo che va dal 1918 al 1920, combatterono eroicamente contro gli invasori dell’Armata Rossa, affiancati appunto dai Cosacchi.
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L’esito finale però dichiarò vincitori i bolscevichi che infierirono sui vinti che, come i vandeani che si erano opposti alla Rivoluzione francese, furono massacrati a decine di migliaia e cancellati dal ricordo storico dai libri del regime marxista.
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Ancor oggi, l’argomento che tratta della resistenza dei cosacchi che trovarono la morte in battaglia opponendosi alle bande dei comunisti bolscevichi e ai loro numerosi atti di barbarie, è difficilmente affrontato in Russia.
La lotta dei Cosacchi comandati dal generale Denikin, persa ma portata avanti con tenacia ed onore, viene ancor oggi ricordata, per le analogie con quella dei cittadini bretoni della Vandea, con il nome di Vandea Cosacca.
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Le persecuzioni contro i Cosacchi, le deportazioni, le fucilazioni, e il loro impiego nei lavori forzati, costrinsero  circa 100.000 di loro a rifugiarsi all’estero, mentre il culmine della repressione fu raggiunto nel 1925 quando il plenum del Comitato centrale del Partito comunista decise di varare misure atte a cancellare quanto era rimasto delle loro tradizioni.
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La letteratura sulla “vandea” cosacca è limitata, ma possiamo trovarne le prime tracce nell’opera di Aleksandr Isaevic Solzenicyn, il grande scrittore dissidente russo che in “Arcipelago gulag” fa riferimento all’ininterrotto afflusso di uomini (comunità, gruppi religiosi, categorie sociali, etnie intere) deportati in seguito alla rivolta di Tambov che andava a costituire l’immenso popolo dei deportati.
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Solzenicyn cita infatti le rivolte contadine del 1920-1921, in cui emerge la reazione della popolazione e la resistenza dei Cosacchi del Don :
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"Un episodio ben noto :
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folle di contadini con calzature di tiglio, armate di bastoni e di forche hanno marciato su Tambov, al suono delle campane delle chiese del circondario, per essere falciati dalle mitragliatrici.

L’insurrezione di Tambov è durata undici mesi, benché i comunisti per reprimerla abbiano usato carri armati, treni blindati, aerei, benché abbiano preso in ostaggio le famiglie dei rivoltosi e benché fossero sul punto di usare gas tossici.

Abbiamo avuto anche una resistenza feroce al bolscevismo da parte dei cosacchi dell’Ural, del Don, del Kuban’, del Terek, soffocata in torrenti di sangue, un autentico genocidio".
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In epoca zarista, prima della Rivoluzione del 1917, le popolazioni cosacche erano caratterizzate dal loro ruolo di difensori sia della religione ortodossa che dei confini più remoti dell’Impero Russo.
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In nome dello zar i Cosacchi combattevano contro i tatari e i turchi per difendere i territori e parallelamente per conquistarne di nuovi.
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Per questo motivo i loro insediamenti occupavano le zone di confine, delimitando alcune zone cuscinetto con i Paesi limitrofi.
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I cosacchi vivevano praticamente come “liberi guerrieri”, amando la libertà e odiando la schiavitù, fino a diventare sotto l’Impero zarista un ceto militare, privilegiato e rispettato.
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Generale Denikin
Verso la metà del XVII° secolo combatterono contro la dominazione Polacca e contro gli ebrei che ne amministravano i beni, e che erano addetti anche al ruolo di esattori dele tasse.
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I Cosacchi fecero strage di ebrei, organizzando tremendi pogrom contro città e villaggi ebraici a cavallo fra il 1800 e il 1900.
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Nel mese di settembre del 1919 i Cosacchi guidati dal Generale Denikin uccisero 1.500 ebrei a Fastov, una località a sud-est di Kiev, in Ucraina, sottoponendoli a impiccagione.
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Secondo la tradizione ogni Cosacco ha un diavolo sulla spalla sinistra e un angelo sulla spalla destra − bella metafora della duplicità dell’animo umano – perciò il Cosacco si fa crescere una lunga ciocca di capelli lungo la guancia sinistra, per poter scacciare il diavolo con i movimenti della testa.
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Dissenso
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giovedì 19 luglio 2018

IL GENOCIDIO DEL POPOLO TIBETANO


Nel 1950 la repubblica popolare cinese invase lo Stato sovrano del Tibet, violando con tale aggressione la Legge internazionale.
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Il Dalai Lama, capo spirituale e politico del Tibet, tentò dapprima una convivenza pacifica con i comunisti cinesi invasori, ma la sistematica politica di  sottomissione e repressione attuata a danno del popolo tibetano lo costrinsero ad appoggiare la resistenza popolare e la rivolta nazionale tibetana che iniziò il 10 marzo 1959.
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Monastero tibetano

La reazione cinese fu immediata e brutale.
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L’intervento dell’Esercito di Liberazione Popolare, così si chiamavano le truppe comuniste cinesi, stroncò l’insurrezione tibetana uccidendo nel Tibet centrale, da marzo a ottobre, più di 87.000 civili.
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Il Dalai Lama, seguito da circa 100.000 tibetani fu costretto a fuggire dal suo Paese, il Tibet, e a chiedere asilo politico in India, dove fu costituito un governo tibetano in esilio.
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In seguito si è prodotto un flusso costante di profughi che sfuggivano alla violenza comunista cinese e alle sue persecuzioni, aggiungendosi agli oltre 135.000 rifugiati già emigrati.
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Costumi tradizionale dei monaci buddisti, ora vietati dal Partito Comunista Cinese

Si calcola che oltre 1 milione di tibetani siano morti a causa delle violenze degli  occupanti, e che il 90 % del patrimonio artistico e architettonico tibetano, compresi circa seimila monumenti come templi, monasteri, e stupa, siano stati rasi al suolo e distrutti.
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La Cina comunista si è appropriata delle ricchezze naturali del Tibet e ancora oggi usa il suo territorio sfruttandone le risorse, oppure come discarica per i rifiuti nucleari cinesi che, insieme alla massiccia deforestazione, hanno causato un danno irreversibile all’ambiente e al fragile ecosistema del Paese.
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Il Partito Comunista Cinese ha stanziato stabilmente 500.000 soldati in Tibet.
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E’ stata introdotta la sterilizzazione forzata delle donne tibetane, per impedire la sopravvivenza dell’etnia stessa tibetana e sradicarne l’identità.
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Ha ridotto la popolazione autoctona deportandola e sostituendola con immigrazione massiccia di cinesi di etnia han.
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La popolazione rimasta è stata sottoposta a continue discriminazioni, come il divieto di parlare in lingua tibetana, di vestire secondo la tradizione, e di pregare.
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Nonostante gli appelli delle comunità internazionali, le risoluzioni del Congresso degli Stati Uniti, del parlamento Europeo, e di molti Parlamenti nazionali, fin dal 1986, che deploravano la situazione esistente in Tibet e il mancato rispetto dei diritti umani anche nella stessa Cina, il Partito Comunista ha continuato imperterrito e con l’arroganza che lo contraddistingue, a calpestare e a violentare la popolazione tibetana.
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Ancora oggi i tibetani imprigionati nei famigerati laogai cinesi sono migliaia e vengono torturati e condannati senza processo, per essere poi espiantati degli organi al momento della loro morte.
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I decessi sono innumerevoli, a causa delle terribili condizioni della prigionia che sono davvero disumane, come testimoniato da testimoni sopravvissuti all’inferno comunista cinese.
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I Tibetani sono sempre stati un popolo estremamente pacifico e chiuso in un isolamento millenario che ne ha preservato una identità culturale unica al mondo, fino a quando non è sopraggiunta l’arroganza del comunismo che ne ha calpestato l’essenza stessa, annichilendola e privandola di contenuto, uccidendo, stuprando, bruciando, deportando.
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Quando in Italia Prodi divenne Presidente del Consiglio, in un Governo popolato da seguaci di Togliatti,  fece il suo primo viaggio proprio in Cina, seguito da un codazzo di imprenditori in cerca di lucro e di affaroni.
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Così facendo questi mentecatti, guidati dal più mentecatto di tutti, si sono resi complici delle nefandezze del Partito Comunista Cinese, lordandosi le mani del sangue delle vittime sacrificali, immolate sull’altare del profitto.
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Il Dalai Lama Tenzin Gyatso

I monaci buddisti del Tibet sono arrivati al punto di darsi fuoco, in un estremo tentativo di sollevare le coscienze mondiali dalla patina di indifferenza che sembra essere calata sulla questione tibetana.
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Dal 2009 sono già 152 i religiosi che si sono immolati per la causa della libertà del Tibet, protestando così contro il giogo oppressore del comunismo cinese.
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La pressione del Partito Comunista Cinese contro il popolo tibetano è micidiale e non lascia spazio a speranze di alcun tipo, configurando nel suo complesso il reato internazionale di genocidio e di crimine contro l’umanità.
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Fino a quando continueremo a tollerarlo e a stringere accordi economici con il sanguinario Governo cinese ?
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Dissenso
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martedì 17 luglio 2018

Comunismo cinese e dissidenza : LIAO YIWU


Liao Yiwu
Noto anche come Lao Wei, LIAO YIWU è nato a Sichuan, una provincia nel sud ovest della Cina, il 16 giugno 1958.
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E’ un autore, poeta, reporter, e musicista cinese che è stato imprigionato per aver espresso critiche nei confronti del regime comunista.
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Durante gli anni della carestia indotta da Mao Tse Tung (il criminale comunista cinese che ha causato decine di milioni di vittime, dal 1959 al 1961), Lyao ha sofferto di edema ed è stato sul punto di morire.
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Nel 1966, durante la Rivoluzione culturale portata avanti dal gruppo criminale cinese composto dalla Banda dei quattro, (la famigerata moglie di Mao Tse Tung (Jang Qing), Zhang Chunqiao, Yao Wenyuan, e Wang Hongwen) con la supervisione di Mao stesso, il padre di Lyao fu etichettato come controrivoluzionario.
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Anche la madre fu arrestata per aver tentato di vendere tagliandi emessi dal governo sul mercato nero.
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Dopo il liceo Liao iniziò a comporre poesie, che gli vennero pubblicate su riviste letterarie, e fu addirittura notato dal Ministero della Cultura cinese che iniziò a retribuirlo come scrittore di Stato.
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Nel 1989 però due periodici pubblicarono un paio di poemi di Liao, “La città gialla” e “Idolo”, in cui l’autore criticava il sistema, definendolo paralizzato e corroso da un cancro collettivo.
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Il regime comunista considerò tali poemi come anticomunisti e lo arrestò, dopo aver perquisito la sua abitazione.
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Nel giugno 1989, fu testimone delle proteste e delle dimostrazioni degli studenti a Pechino contro il regime comunista, e della conseguente repressione del Partito che assunse i toni di vero e proprio massacro.
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In questo contesto le truppe governative e i mezzi corazzati massacrarono oltre 10.000 civili, molti dei quali furono stritolati sotto i cingoli dei carri armati a Piazza Tienanmen.
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Liao compose un lungo poema intitolato “Massacro” ma sapendo che non sarebbe mai stato pubblicato fece un’audiocassetta recitandolo.
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La reazione del regime non si fece attendere.
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Nel febbraio 1990 furono arrestati sia lui che sua moglie, nonostante il fatto che fosse incinta, e sei dei suoi amici.
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Liao fu condannato a 4 anni ed inserito nella lista nera permanente del governo comunista cinese per aver rivelato il “lato oscuro” del Partito Comunista Cinese.
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Schiacciati dai carri armati comunisti cinesi a Tienanmen

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Durante la detenzione Liao fu sottoposto a punizioni e torture tali da subìre crolli mentali, arrivando a ben due tentativi di suicidio.
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In detenzione Liao intervistò numerosi prigionieri sulle loro vite, mentre da un anziano monaco imparò a suonare uno strumento di bambù simile ad un flauto, chiamato xiao.
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Quando fu rilasciato dal carcere fu abbandonato sia dalla moglie che dai figli e dai suoi amici.
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Visse come un musicista di strada senza fissa dimora a Chengdu, raccogliendo storie e interviste.
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In questo periodo scrisse  Testimonianze” relativo al periodo della detenzione.
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Nel 1998 compilò una antologia di poesie degli anni ’70 di autori dissidenti cinesi.
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Nel 2001 a Taiwan pubblicò le sue “Interviste” raccolte in più volumi, nei quali sono riunite interviste, appunto, con persone degli strati più bassi della società cinese e con individui che vivevano al margine della legalità, spaziando "da imbroglioni a fuorilegge, artisti di strada, rinnegati e handicappati fisici, a chi si occupa di rifiuti umani, artisti e sciamani, persino cannibali".
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I suoi libri sono stati tradotti in inglese, francese, tedesco, polacco, e ceco, ma sono tuttora vietati nella Repubblica Popolare Cinese.
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Nel 2008 è stato firmatario di Charta 08 redatta dal suo amico Liu Xiaobo (deceduto lo scorso 17 luglio 2017).
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Sempre nel 2008 dopo il terremoto del Sichuan si recò nelle zone del sisma per intervistare i sopravvissuti che combattevano i funzionari corrotti e pubblicò questo materiale nel 2009 ad Hong Kong
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Nel 2010 dopo aver scritto una lettera aperta al Cancelliere tedesco Angela Mekel ottenne il permesso di espatriare per la prima volta e recarsi in Germania, dove visitò Amburgo, Berlino e Colonia, ospite di festival letterari ed eventi.
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Il 4 giugno a Berlino partecipò al “Festival della letteratura” durante il quale si commemoravano le vittime di Piazza Tienanmen in nome dei diritti umani.
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Al suo rientro in Cina fu sottoposto a continui controlli e il 28 marzo 2011 la Polizia emise una nuova ordinanza che gli vietava l’espatrio.
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Il 6 luglio 2011 Liao riuscì ugualmente ad espatriare e ad arrivare in Germania, attraversando il confine con il Vietnam.
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Propongo di seguito la lettura della poesia “Massacro”, scritta da Liao Yiwu nel giugno del 1989 per denunciare il massacro di Piazza Tienanmen.
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La poesia è tratta dal libro edito da Mondadori nel 2015 :

Un canto, cento canti : La mia storia nelle prigioni cinesi.
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E un altro tipo di massacro avviene nel cuore dell’utopia

Il primo ministro prende un raffreddore, e il popolo deve tossire;

si dichiara la legge marziale

più e più volte.

La macchina senza denti dello Stato rotola verso coloro che hanno il coraggio di resistere alla malattia.

Teppisti disarmati cadono a migliaia; killer professionisti coperti di ferro nuotano in un mare di sangue, accendono fuochi sotto finestre ermeticamente chiuse, puliscono gli stivali d’ordinanza con le gonne delle ragazze morte.

Sono incapaci di tremare.

Questi robot senza cuore sono incapaci di tremare !

I loro cervelli elettronici possiedono un unico programma : un documento ufficiale pieno di buchi.

In nome della Patria, massacrare la costituzione !

Cambiare la costituzione, massacrare la giustizia !

In nome delle madri, strangolare i figli !

In nome dei figli, sodomizzare i padri !

In nome delle mogli, uccidere i mariti !

In nome dei cittadini, bombardare le città !

Aprite il fuoco ! Fuoco !

Sui vecchi !

Sui bambini !

Aprite il fuoco sulle donne !

Su studenti. Lavoratori. Insegnanti.

Aprite il fuoco sui venditori ambulanti !

Aprite il fuoco! Mitragliate !

Prendete di mira quelle facce irose.

Facce terrorizzate.

Facce stravolte.

Svuotate i caricatori sulle facce disperate e pacifiche !

Sparate su quello che avete nel cuore !

Quelle facce che avanzano come una marea e l’istante dopo sono morte sono così belle !

Quelle facce che salgono al cielo e scendono all’inferno sono così belle !

Belle.
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Una bellezza che muta gli uomini in strane belve !

Una bellezza che spinge gli uomini a devastare, calunniare, dominare, depredare !

Fatela finita con la bellezza !

Fatela finita con i fiori !

I boschi. Le università. L’amore.

Chitarre e aria pura !

Basta con queste idee che inducono in errore !

Aprite il fuoco! Mitragliate! Com’è bello !

Come farsi una canna.

Andare al cesso.

Tornare in caserma e scoparsi la vecchia !

Aprite il fuoco! Da tutte le canne! Mitragliate! Che bello! Com’è bello !

Sfondategli il cranio !

Il cuoio capelluto deve diventare cenere !

Fategli esplodere il cervello ! Esplodere l’anima.

Che schizzino sul cavalcavia. La portineria. I parapetti.

Schizzino sulla strada !

Schizzino verso il cielo dove diventeranno stelle !

Stelle in fuga !

Stelle con due gambe umane !

Cielo e terra si sono scambiati di posto.

L’umanità porta cappelli luminosi, splendenti.

Luminosi, splendenti elmetti di metallo.

Un drappello di soldati viene alla carica dalla luna.

Aprite il fuoco ! Da tutte le canne ! Mitragliate ! Com’è bello !

L’umanità e le stelle cadono.

Fuggono insieme.

Impossibile distinguerle.

Dategli la caccia nelle nuvole !

Dategli la caccia nelle fenditure della terra e nella loro carne e fatele fuori !

Aprite un altro buco nell’anima !

Aprite un altro buco nelle stelle !

Anime con camicie rosse !

Anime con cinture bianche! Anime con scarpe da corsa che fanno ginnastica alla radio !

Dove credete di poter scappare ?

Vi scaveremo fuori dal fango.

Vi strapperemo fuori dalla carne.

Vi tireremo fuori dall’aria e dall’acqua.

Aprite il fuoco! Mitragliate! Che bello! Com’è bello !

Il massacro avviene in tre mondi.

Sulle ali degli uccelli.

Nella pancia dei pesci.

Nella polvere sottile.

In innumerevoli organismi viventi.

Saltare! Ululare! Volare! Correre !

Com’è bella la libertà !

Com’è bello far fuori la libertà !

Il potere trionferà per sempre.

Si tramanderà di generazione in generazione per sempre.

Anche la libertà tornerà dal regno dei morti.

Tornerà alla vita generazione dopo generazione.

Come la luce fioca poco prima dell’alba.

No. Non c’è nessuna luce.

Nel cuore dell’utopia non può mai esserci luce.

I nostri cuori sono neri come la pece.

Neri e incandescenti.

Come inceneritori di cadaveri.
.
Una traccia dei fantasmi dei morti bruciati.
Noi esistiamo.

Il governo che ci domina esiste.

La luce del giorno giunge in fretta.

Com’è bello.

I macellai continuano a sbraitare !

Bambini. Bambini, i vostri corpi tutti freddi.

Bambini, le vostre mani che afferrano pietre.

Andiamo a casa.

Fratelli e sorelle, i vostri corpi sparsi come rifiuti sulla terra.

Andiamo a casa.

Camminiamo senza far rumore.

Camminiamo un metro sopra la terra.

Sempre avanti, dev’esserci un posto per riposare.

Dev’esserci un posto dove non si sentono spari ed esplosioni.

Abbiamo così voglia di nasconderci in un filo d’erba.

In una foglia.

Zio. Zia. Nonno. Nonna. Papà. Mamma.

Quanto manca ancora a casa ?

Noi non abbiamo una casa.

Lo sanno tutti.

I cinesi non hanno nessuna casa.

La casa è un desiderio confortante.

Lasciateci morire in questo desiderio.

APRITE IL FUOCO, MITRAGLIATE, FUOCO !

Lasciateci morire in libertà.

Giustizia. Uguaglianza. Amore universale.

Pace, in questi vaghi desideri.

In piedi all’orizzonte.

Chiamiamo altri vivi alla morte !

Piove.
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Non so se è pioggia o cenere trasparente.

Corri veloce, mamma !

Corri veloce, figlio !

Corri veloce, fratello maggiore !

Corri veloce, fratellino !

I macellai non mollano.

S’avvicina un giorno ancora più terribile.

APRITE IL FUOCO! MITRAGLIATE ! FUOCO ! CHE BELLO ! COM’È BELLO !…

Piangete piangete piangete piangetepiangetepiangetepiangetepiangetepiangete

Finché non siete ancora circondati e annientati, finché ancora vi resta la forza per succhiare il latte, piangetepiangetepiangete.

Che i vostri singhiozzi si liberino di voi, si fondano in radio, televisione, radar diano ripetuta testimonianza del Massacro

Che i vostri singhiozzi si liberino di voi, si fondano in vita vegetale, vita semivegetale e microrganismi, sboccino in fiore dopo fiore, anno dopo anno piangendo i morti, piangendo voi stessi.

Che i vostri singhiozzi siano deformati, stravolti, annichiliti dal tumulto della sacrosanta battaglia.

I macellai vengono dall’est della città, dall’ovest della città, dal sud e dal nord della città.

Elmi di metallo brillano alla luce. Stanno cantando…

Putrida, soffocante estate, persone e fantasmi cantano…

Non andate a est, non andate a ovest, non andate a sud né a nord.

Siamo in piena luce ma tutti sono ciechi.

Siamo su una grande strada ma nessuno sa camminare.

Siamo in mezzo al fracasso ma tutti sono muti.

Abbiamo caldo e sete ma nessuno vuole bere.
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Gente che non capisce niente dei tempi, gente nella calamità, gente che complotta per abbattere il sole. Potete solo piangere, state ancora piangendo, piangetepiangetepiangetepiangete ! PIANGETEPIANGETE ! PIANGETE !

Siete stati soffocati a morte, bruciati a morte, tutto il vostro corpo è in fiamme!

Eppure piangete.

Salite sul palco e recitate una farsa, venite fatti sfilare davanti alla folla per le strade, eppure piangete.

I vostri occhi esplodono, bruciano la folla che vi circonda, eppure voi piangete.

Offrite una taglia su voi stessi, vi scoprite, dite che avete avuto torto, quest’epoca maledetta è tutta sbagliata !

Eppure piangete.

Siete schiacciati e diventate una polpetta, piangete.

Da polpetta siete calpestati e diventate carne macinata, piangete.

Un cane lecca la carne macinata, piangete nella pancia di un cane !


PIANGETE ! PIANGETE ! PIANGETE !


In questo massacro senza precedenti nella storia solo la progenie dei cani può sopravvivere.
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Dissenso
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