giovedì 30 agosto 2018

LEGA E 5 STELLE : IL DISPREZZO DEI DIRITTI UMANI


Scrivo questo articolo nauseato dalla notizia che anche un Ministro del Governo a firma Lega e 5 Stelle sia andato in Cina a stringere la mano agli sgherri del criminale comunista e Presidente Xi Jinping, uno dei più feroci dittatori esistenti sul globo.
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Evidentemente per il nostro Governo le persone sottoposte a tortura, annichilite, ridotte in schiavitù e umiliate anche dopo la morte con il prelievo forzato dei loro organi per alimentarne il turpe commercio clandestino, non sono motivo sufficiente per prendere le distanze dal regime del feroce dittatore.
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Vergogna per la BANDIERA ITALIANA :
Tria stringe la mano al Ministro delle Finanze cinesi Liu Kun

Il miraggio dei vantaggi economici e delle prospettive commerciali supera, agli occhi del Governo italiano, qualsiasi altra considerazione, perfino quella del più elementare rispetto della democrazia che dovrebbe essere alla base della convivenza civile e democratica, svilendo e tradendo i princìpi di  libertà del popolo italiano.
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Poco importa al Ministro Tria che oltre cento monaci buddisti si siano dati fuoco per protestare contro un regime sanguinario che ha distrutto il Tibet, il pacifico Paese del loro riferimento spirituale, il Dalai Lama.
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Poco importa che Xi Jinping abbia deportato la quasi totalità della popolazione tibetana, rinchiudendola nei Laogai per annichilirla, e sostituendola con una massiccia immigrazione di cinesi di etnia Han.
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Poco importa al Ministro Tria che in Tibet sia stata devastata ad ogni livello la millenaria civiltà, che siano stati dati alle fiamme i Monasteri, le bandiere, i simboli, che siano stati annichiliti gli usi e le tradizioni, e che sia stato addirittura proibito l’uso della lingua madre e delle pratiche religiose.
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Il nuovo Hitler cinese :
Xi Jinping
Chissà se Salvini e di Maio sono contenti di aver stipulato accordi commerciali con un criminale comunista che stringe i propri connazionali in una morsa di terrore.
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Forse, il fatto che la tortura in Cina sia un “modus operandi  quotidiano e che milioni di vittime del regime comunista cinese subiscano trattamenti davvero disumani non costituisce per il nostro Governo un elemento significativo o degno di attenzione e di riflessione.
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Chissà, forse in nome del Dio Denaro potremmo fare accordi con Adolf Hitler se fosse vivo e vegeto, oppure con Stalin o Lenin, oppure con qualsiasi altro efferato e sanguinario dittatore, se ciò ci potesse garantire un vantaggio economico.
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Vergogna ! Non basta aver assistito al siparietto con cui Salvini, indossando una maglietta con l’immagine di Putin glorificava il feroce dittatore russo, tributandogli un incomprensibile omaggio, ma ora dobbiamo anche subire il fatto che il Governo Italiano si accordi con disinvoltura con un altro dittatore altrettanto sanguinario, quello cinese.
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Matteo Salvini e Vladimir Putin

L’elenco delle vittime uccise e torturate dal comunismo cinese è infinito e si allunga di giorno in giorno, non solo nell’indifferenza della “civile” Europa, ma addirittura con il compiacimento di Capi di Stato e di Ministri, come Tria, che ne diventano complici a tutti gli effetti.
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Complicità in genocidio, in torture, e in disprezzo dei diritti umani.
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Non posso assistere in silenzio a questa ipocrita e colpevole collusione del Governo Italiano con un regime sanguinario come quello cinese.
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Da questo momento, e fino a quando Non si prenderanno le distanze da chi disprezza la vita stessa del popolo cinese, mi dichiaro contrario alle politiche del Governo Italiano a firma Lega e 5 stelle, perché viziate e corrotte dal dispregio di quei diritti umani che sono alla base di qualsiasi società civile.
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Non mi rendo complice di chi permette, anzi avvalla, l’uso della prevaricazione e della violenza contro civili inermi e contro chi manifesta forme di dissenso pacifico.
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Non sostengo chi chiude gli occhi di fronte alla devastazione del Popolo tibetano, e lo lascia solo a subire il genocidio programmato dal criminale comunista Xi Jinping.
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Evidentemente mi sbagliavo su questo Governo, credendolo rispettoso della cosa più importante : la libertà delle persone e la democrazia.
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Non una parola è uscita dalla bocca del “comunista” penta-stellato Fico, sempre pronto a sbandierare intenti umanitari che evidentemente non gli appartengono, e nemmeno dall’opposizione che, in precedenza, ha percorso il medesimo itinerario.
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La “missione” di Tria ha proclamato la vittoria del Dio Denaro e della ricerca del profitto a tutti i costi, rendendo triste realtà il meschino miraggio di uno pseudo benessere costruito sulla pelle di sventurati sottoposti alla tirannia.
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Dico NO, fermamente e risolutamente, a chi antepone il guadagno e il profitto ai diritti umani, e a chi, come il Ministro Tria palesa un evidente dispregio dei valori di libertà e di giustizia con cui mi identifico.
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Sono anticomunista perché condanno il totalitarismo espresso in nome di Marx e in nome di qualsiasi altro riferimento, e rifiuto qualunque tipo di collusione o di compiacimento con espressioni di manifesto disprezzo dei diritti dell’uomo.
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Queste premesse mi collocano da oggi in avanti come antagonista del Governo a firma Lega e 5 stelle, a causa del loro tacido accordo con il criminale Xi Jinping, sperando che le persone di buon senso manifestino insieme a me il loro dissenso verso le politiche commerciali con la Cina.
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La libertà è il bene più prezioso .. anche quella del Popolo cinese !
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Dissenso
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martedì 28 agosto 2018

CRIMINALE COMUNISTA : Stepan Nikolaievic Garanin

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Colonel Stepan Nikolaivich Garanin apparently had a powerful independent position in the local hierarchy.Il colonnello Stepan Nikolaievic Garanin  era il Vice Direttore dei Campi di Lavoro correzionali del Dalstroj, creati da NKVD nel territorio della Kolyma, e godeva di una potente posizione di potere che gli garantiva una totale indipendenza operativa e decisionale
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Garanin nella foto segnaletica del suo arresto nel 1938
Al comando dell’intero complesso del cosiddetto Both before and after, Sevvostlag came under the authority of Dalstroy and as I have no evidence there was any interest in Pavlov's affairs, it is not impossible that Goranin simply carried out Pavlov's instructions.Sevvostlag, (campi di lavoro correttivi nord orientali) c’era il Direttore Karp Aleksandrovic Pavlov, che sostituì nel 1937 Eduard Berzin, arrestato dal regime.
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La “bestia nera” dei campi della morte della Kolyma si rivelò essere il colonnello Garanin che però non fu sicuramente non fu ostacolato da Pavlov nel creare questo nuovo centro di tortura e di sterminio
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La mano d’opera gratuita dei deportati, considerati schiavi del regime comunista, fu sfruttata per costruire strade (come ad esempio la Kolyma Road), che servivano al collegamento con le miniere d’oro e al lavoro nei cantieri di estrazione del prezioso materiale.
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Karp Pavlov
Garanin impose delle rigide quote di estrazione giornaliere per i prigionieri, il cui mancato raggiungimento veniva punito con la fucilazione immediata.
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La ferocia di Garanin dimostrò il suo palese sadismo, che si concretizzava con la tortura in un clima di terrore diffuso in tutti i campi sotto la sua direzione.
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Spesso passava in rassegna i detenuti, schierati in file per essere sottoposti alla ispezione, e non di rado Garanin estraeva la sua pistola di ordinanza e al grido di “maledetti nemici del popolo!” scaricava il caricatore sui malcapitati di fronte a lui.
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Colonel Garanin adopted the approach in Kolyma.One of the tales they tell is that after the Spanish Civil War ended in 1938, a squadron of pilots was sent to Kolyma as a punishment for losing to the fascists.Uno dei racconti che confermano la sua fama di sadico assassino è quello secondo cui dopo la fine della guerra civile spagnola nel 1938, uno squadrone di piloti fu deportato nei campi della Kolyma come punizione per essere stato sconfitto in battaglia dai fascisti.
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Secondo il regime comunista sovietico lThe defeat was obviously due to sabotage by the army and air force and not to Stalin's weakness as a military strategist.a sconfitta era “ovviamente” dovuta al sabotaggio da parte dell'esercito e dell'aeronautica e non alla debolezza di Stalin come stratega militare.
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Quando il colonnello Garanin venne a sapere del loro arrivo nel lager, uscì dal suo ufficio a grandi passi e sparò a ognuno di loro con la sua pistola.
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Si narra che vicino alle celle di isolamento del lager di Serpentinka ci fosse uno strapiombo e che alcuni trattori venissero tenuti con i motori accesi al massimo dei giri per soffocare il rumore degli spari e le grida delle persone uccise a revolverate.
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Nel 1938 furono uccisi 26 mila prigionieri, di cui centinaia per mano dello stesso Garanin.
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Resti di un gulag siberiano
L’enorme numero di vittime della sua inaudita violenza, quantificabile in parecchie migliaia di uccisioni, convinse le autorità governative ad arrestarlo nel settembre 1938, ma per soffocare lo scandalo che avrebbe offuscato il prestigio dell’NKVD (la polizia segreta di cui faceva parte e che era deputata alla gestione dei campi di lavoro)  fu diffusa la notizia che Garanin fosse un agente giapponese.
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Garanin fu condannato e inviato nei campi di Ozerlag, nella Siberia centrale, dove fu poi fucilato, nel 1950.
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Nonostante tutti i suoi crimini fu poi paradossalmente riabilitato postumo nel 1959, come vittima di crimini politici.
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Dissenso
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domenica 26 agosto 2018

Il delirio di onnipotenza delle TOGHE ROSSE


L’Italia assiste oggi, tristemente, all’ennesimo tentativo da parte delle “toghe rosse”, espressione della più servile sottomissione di parte della Magistratura all’ideologia dei seguaci di Togliatti, di destabilizzare un Governo voluto dai Cittadini, a maggioranza di Popolo.
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Il Procuratore di Agrigento ha indagato Matteo Salvini per sequestro di persona per non aver permesso ai CLANDESTINI a bordo della nave Diciotti di sbarcare sul suolo italiano.
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Il Ministro dell’Interno Salvini impegnato a Pinzolo in un comizio, saputa la notizia ha dichiarato :
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Possono arrestare me ma non la voglia di 60 milioni di italiani, indaghino chi vogliono.
Abbiamo già dato abbastanza, è incredibile vivere in un paese dove dieci giorni fa è crollato un ponte sotto il quale sono morte 43 persone dove non c’è un indagato e indaghino un ministro che salvaguardia la sicurezza di questo Paese.
È una vergogna.
Il procuratore di Agrigento lo aspetto con il sorriso a Pinzolo.
Aspetto un procuratore che invece di indagare un ministro indaghi i trafficanti di essere umani e spero che mi stia guardando.
Essere indagato per difendere i diritti degli italiani è una vergogna.
Se un giudice vuole fare politica, non faccia il magistrato o il procuratore, ma si candidi con il PD".
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Risulta evidente dall’operato della procura di Agrigento come la volontà popolare, la quale ha chiaramente espresso la volontà di interrompere l’invasione epocale di CLANDESTINI dall’Africa, sia ostaggio della malafede di parte della Magistratura, che crede, a torto, di poterla prevaricare a piacimento.
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Definizione di clandestino :
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Wikipedia : Cittadino straniero che entra/soggiorna in un altro paese, in violazione delle leggi di immigrazione di tale paese.
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Treccani : Immigrato clandestino, che entra in un paese illegalmente
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Garzanti : chi è entrato e vive in un paese illegalmente,senza regolare permesso di soggiorno
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Ciò che accomuna le varie definizioni, e che traspare significativamente da ognuna di esse, è la parola “illegale”, cioè fatto in violazione delle leggi vigenti.
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La Magistratura, non tutta, ma solo quella parte di essa che si riconosce nei dictat della sinistra, cioè le famigerate “toghe rosse”, che tanti danni hanno arrecato all’Italia, la pensano diversamente.
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Secondo le “toghe rosse” il termine clandestino sarebbe denigratorio, poiché, a loro dire, discrimina e crea un clima di intimidazione.
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Terminologia a parte, tutto ciò non toglie che l’essenza della questione, e cioè il reato commesso da chi entra senza permesso in un Paese, sia palese ed evidente, e allora viene da chiedersi come mai le stesse “toghe rosse” così zelanti verso i clandestini (pardon, gli immigrati illegali) non provvedano ad arrestarli e a comminare loro le pene adeguate.
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L’Europa è ostaggio di una invasione epocale di clandestini africani (pardon, immigrati illegali), causata dall’arroganza delle sinistre e dalla partigianeria delle “toghe rosse” prone ai desideri dei politici di turno che ne avallano l’operato, come i vari Renzi, Martina, e Boldrini, con la supervisione affabile e compiacente del Presidente Mattarella.
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E che dicono costoro del fatto che quotidianamente in tutta Europa si susseguano violenze e stupri commessi da clandestini di colore contro chi li ha accolti ?
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Nulla ! Le “toghe rosse” fanno finta di niente, perché altrimenti metterebbero in imbarazzo il PD e i pidioti che li sostengono, quelli per intenderci che sventolano le bandiere multicolori della pace, i più falsi ed ipocriti, a cui non interessa nulla della propria Nazione, ma solamente compiacere il Partito.
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Il PD, oramai lo sappiamo, insieme alle sinistre europee alleate con i poteri economici, ha un piano ben preciso : quello di creare un immenso gregge di pecoroni da plasmare e da manipolare a proprio piacimento (uso e consumo).
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Da qui nasce la loro esigenza di ripopolare l’intera Europa, annichilendone le identità nazionali, e calpestandone gli usi e le tradizioni millenarie.
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Quale strumento migliore che favorire una massiccia immigrazione, incontrollata, di proporzioni epocali ?
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La rete delle complicità dei seguaci di Togliatti si estende ai media e agli intellettuali, che la sinistra “coltiva” amorevolmete da decenni, nella colpevole indifferenza dei centristi e della destra.
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Il giudice di Agrigento si è ammantato di un’aura di “salvatore degli oppressi” che non gli si addice, in quanto gli oppressi siamo noi, e lo siamo proprio per colpa di personaggi ambigui e partigiani come lui, che invece di fare gli interessi del popolo (sovrano) si prostituisce alle politiche devastanti del PD e di una Europa delle sinistre che non ci rappresenta.
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Chissà,  forse tra non molto assisteremo alla sua scesa in politica nelle file del PD, seguendo la scia e l’esempio di altre "toghe rosse" che lo hanno preceduto.
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C’è però un particolare che è sfuggito a tutti questi personaggi del malaffare e dell’inciucio politico ed è quello, non privo di rilevanza, del fatto che gli Italiani si sono resi conto della enorme porcheria e arroganza insita nel progetto delle sinistre, e che con le ultime elezioni ha espresso il proprio netto rifuto di tutto ciò.
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L’Italia e gli Italiani dicono NO, seccamente e risolutamente, alle “toghe rosse” e ai tentativi di destabilizzare il Governo del cambiamento, impegnato a riparare i danni causati dal PD e dai criminali che hanno governato il Paese negli ultimi anni, senza peraltro averne avuto alcuna legittimazione popolare.
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Silvio Berlusconi è stato in gran parte responsabile di tutto ciò !
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Dopo aver distrutto il Partito della destra, fagocitandolo e causando un danno che nemmeno 50 anni di comunismo e post comunismo erano riusciti a fare, è stato poi responsabile di aver consegnato l’Italia alle sinistre, passando per un Governo tecnico che ci ha messi in ginocchio.
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Il suo Governo non fece assolutamente nulla per contrastare l’egemonia socio politica e culturale appannaggio del PD da tempo immemorabile.
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Non si è nemmeno preoccupato di contrastare la disinformazione e la manipolazione della realtà, permettendo così che si verificassero le condizioni favorevoli alla creazione di una persecuzione e di un iter giudiziario che lo avrebbero poi semi-distrutto politicamente.
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Chi è causa del suo male pianga se stesso, come recita la frase idiomatica desunta dalla rivisitazione di uno scritto della “Divina commedia” di Dante Alighieri (Inferno, canto XXIX : credo ch’un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa” )!
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Peccato però che a piangere sia stato il Popolo italiano !
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Ora le “toghe rosse” ripropongono il perverso “giochetto” già sperimentato su Berlusconi e cioè annichilire l’avversario politico (altrimenti non sarebbero “toghe rosse”) con l’uso distorto della Giustizia (a senso unico e manipolata) e rivolto ad un nuovo bersaglio : Matteo Salvini.
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Il PD e la sua accozzaglia di sinistroidi forse credono che gli italiani siano tutti imbecilli e che non abbiano capito cosa si nasconde dietro a questo aberrante disegno.
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Credono che li lasceremo agire indisturbati, ma non è così !
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Clandestini, zingari, stupratori, illegali, violenti, e parassiti, sembrano essere definizioni che non sfiorano nemmeno lontanamente la serena quiete che avvolge i pensieri delle “toghe rosse”, anestetizzati dalla compiacenza, ridotti in una sorta di schiavitù ideologica e partigiana, assuefatti all’odio verso tutto ciò che non è in odore di PD
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Ricordino, costoro, che gli Italiani NON permetteranno che gli venga sottratta la sovranità popolare, come ha già cercato di fare il PD nei suoi numerosi tentativi di rovesciamento del potere democratico attraverso il cosiddetto “golpe bianco” in passato.
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Ricordino le “toghe rosse” che dovranno rispondere del loro operato e della loro partigianeria al Popolo italiano, anche se “in primis” dovrebbero fare i conti con la propria coscienza, sempre che ancora ne abbiano una …
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Il PD sta scomparendo e si dimena rantolando forsennatamente, agitando i suoi spauracchi, come appunto le “toghe rosse”, senza sapere che l’agonia di cui loro stessi sono causa è irreversibile e che condurrà ciò che rimane di loro verso una inesorabile estinzione.
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La Democrazia e la libertà, alla fine, vincono sempre …
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Dissenso
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martedì 21 agosto 2018

DUE PITTORI COMUNISTI

Sottotitolo : La disinformazione attraverso l'Arte.
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Pablo Picasso e Renato Guttuso, entrambi pittori ed entrambi comunisti, appartenenti quindi all’universo dei disinformatori militanti tra i seguaci di Stalin e di Togliatti, sono un tipico esempio di come i Partiti comunisti europei “usassero” qualsiasi forma di trasmissione culturale (o pseudo tale) per modificare a proprio piacimento le realtà e le verità oggettive, trasformandole in un panegirico dai toni compiacenti ai dictat di Mosca.
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Picasso : colomba della Pace
I due esponenti dell’arte (neorealista Guttuso e cubista Picasso) vennero fagocitati dalla macchina disinformatrice comunista, ed elevati a manipolatori delle coscienze attraverso il messaggio artistico.
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Nel gennaio 1949 il PCF (Partito comunista francese) chiese a Picasso di realizzare un disegno destinato a diventare il simbolo del “movimento per la Pace”.
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Picasso vergò la sagoma di una colomba con un rametto di ulivo nel becco, e subito l’immagine divenne simbiotica con gli eventi che la sinistra rappresentò poi  a livello planetario.
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Picasso : Ritratto di Stalin
Il compito di Picasso e di Guttuso, come fautori di quella “Lotta per la Pace” che oggi sappiamo essere stato un movimento creato e voluto da Mosca per contrastare l’Americanismo, era quello di presentare le loro opere esaltando contenuti dal sapore antimperialista, in perfetta simbiosi con i desideri del criminale georgiano Iosif Stalin.
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In quegli anni si conoscevano già le nefandezze e le deportazioni compiute dal dittatore sovietico, ma questo non impedì a Picasso di dipingere un ritratto proprio per lui, per commemorarne la dipartita, dimostrando così la sua palese malafede e il disprezzo per la vita umana.
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Tale ritratto, che apparve sul settimanale culturale del PCFLes lettres francaise” il 12 marzo 1953, fu inizialmente contestato dal PCI in quanto giudicato inappropriato, a causa della mancata coerenza riscontrabile con l’iconografia classica e di riferimento, cara all’ortodossia comunista.
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Il culto della personalità di Stalin e il clima quasi religioso che ne circondava il mito ne furono sconvolti, ma poi il tempo sfumò le polemiche riconducendo Picasso e il suo neorealismo verso un apprezzamento generale nell’ambito del PCI.
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Picasso mentre ammira l'immagine di Stalin

La “consacrazione” di Picasso da parte del PCI avvenne in occasione della Mostra  retrospettiva di Roma il 5 maggio 1953 in cui espose opere come “La pace e la guerra”,  Massacro in Corea”, e “Il carnaio”.
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Questa triplice evidenziazione del tragico tema della guerra sarebbe di per sé lodevole, se non fosse per il fatto che interpreta esattamente il percorso della cosiddetta “lotta per la Pace” subdolamente voluto e iniziato da Stalin e riproposto dai Partiti comunisti europei.
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Pablo Picasso
Il vero fine cui tende l’intellighenzia comunista, con i suoi disinformatori, con gli intellettuali a senso unico, con le sue manipolazioni, attraverso i “partigiani per la pace”, è quello di indirizzare le masse verso sentimenti di antiamericanismo e di antimperialismo.
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Non a caso la manifestazione artistica di Picasso, che si tenne a Roma nei locali della Galleria d’Arte Moderna, ospitò i maggiori rappresentanti della cultura  nazionale, divisi fra comunisti e democristiani.
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Nel Comitato Esecutivo dell’Organizzazione di tale evento figurava anche il pittore Renato Guttuso, compagno comunista e manipolatore culturale, che non mancò poi di celebrare Picasso affermando :
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La mostra di Picasso a Roma è un successo della cultura italiana”.
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Renato Guttuso
Nel 1937 Picasso già comunista realizzò anche l'opera "Guernica", rifacendosi, guarda caso, al bombardamento della cittadina omonima in Spagna.
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Mai nella sua vita però l’artista andaluso si è impietosito per la sorte di milioni di famiglie deportate da Stalin nei gulag staliniani, e mai ha espresso disgusto per le infami torture cui ricorreva il comunismo per annichilire le sue vittime.
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L’altro pittore citato in apertura di articolo, è Renato Guttuso, apertamente e visceralmente comunista, al punto che nonostante la ferocia dimostrata da Togliatti in centinaia di occasioni, ne celebrò la morte con un quadro di grandi dimensioni.
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La morte di Togliatti”, così si intitola l’opera, ci consegna un mare di bandiere rosse , tra cui si riconoscono visi famosi del comunismo, come quello di Lenin, di Antonio Gramsci, di Luigi Longo, di Giuseppe Di Vittorio, di Giorgio Amendola, e di Enrico Berlinguer, tutti stretti intorno alla bara di colui che ancora oggi viene chiamato dai nostalgici della “falce e martello” con l’appellativo di “il Migliore” .
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Il pittore siciliano, vero e proprio adoratore di Togliatti, dà un’immagine del suo funerale come di un evento commotivo universale, connotandolo con pugni chiusi e con una enfasi esagerata di bandiere rosse.
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Guttuso : "La morte di Togliatti"

Il dipinto di Guttuso rispecchia la volontà disinformativa e mistificatrice del PCI, presentando un Togliatti quasi mistico, idolatrato e adorato, mentre sappiamo che la realtà su questo ambiguo personaggio è molto diversa.
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Le vittime delle Foibe e i comunisti italiani esuli in terra di Russia, deportati nei Gulag staliniani, sono solo alcuni dei misfatti compiuti con la complicità del criminale Togliatti, ma Guttuso pittore comunista si è ben calato nella parte che lo contraddistingue, nascondendo accuratamente la verità.
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Questi due pittori, Picasso e Guttuso, sono un tipico esempio di come gli intellettuali comunisti siano riusciti in decenni di manipolazioni a diversificare i meccanismi di indottrinamento e di falsificazione della realtà, inquinando la società ad ogni livello, ma soprattutto culturalmente.
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Picasso : "Guernica"

Personalmente considero questi due personaggi non come esponenti di spicco dell’arte contemporanea da ammirare per il loro talento, ma solo dei “passacarte” del pennello, che dipingono a comando ciò che gli viene chiesto di rappresentare, soddisfacendo le aspettative dei vari Partiti comunisti con i loro imbrattamenti.
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Un’arte a comando, soggiogata da enfasi comuniste, NON può essere considerata arte, poiché le espressioni artistiche sono sinonimo di poesia, sentimento, grazia, eleganza, libertà, valori morali, e amore.
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Il comunismo, lo sappiamo tutti, NON è nulla di tutto ciò ...
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Dissenso
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Un piccolo angolo d'inferno


Anna Politkovskaja, la giornalista di Novaja Gazeta, è mandata dal suo giornale in Cecenia, non come inviata speciale ma come semplice civile, per potersi calare nella tragica realtà della gente comune che subisce gli orrori della guerra con la Russia.
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Vivendo insieme alla popolazione,  Anna riesce e percepire l’essenza stessa di quel mondo di violenza, constatando personalmente le atrocità commesse dai militari sugli abitanti dei villaggi.
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E’ testimone dei tanti rapimenti di civili che vengono sequestrati per essere poi venduti come schiavi.
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I corpi di chi non riesce a sopravvivere, invece, sono destinati ad essere sezionati per l’asportazione degli organi interni destinati al commercio clandestino.
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 Anna trova in tutto ciò delle similitudini e delle analogie con il tragico periodo del terrore staliniano, affermando :
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Il “materiale umano” scompare durante la notte e non ne resta traccia, proprio come nel 1937”.
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Le torture, le mutilazioni, le orecchie tagliate, le teste scalpate, e il taglio delle dita, fanno da corollario a questo universo di orrori in cui l’umanità sembra essere svanita.
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La Russia applica ai ceceni un perverso teorema secondo il quale deve essere loro inflitto un crudele ed efferato terrorismo di Stato su base etnica.
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Nel tentativo di cercare aiuti umanitari per le popolazioni cecene stremate e bisognose di aiuto, l’autrice ha effettuato molti viaggi in Europa, passando per Amsterdam, Parigi, Ginevra, Bonn, e Amburgo, ricevendo però solo inutili plausi per la sua attività e pochissimi aiuti concreti.
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Eccidio di ceceni ad opera dell'esercito russo
L’Europa si è girata dall’altra parte, come se il genocidio in atto non riguardasse le civili ed educate coscienze delle Nazioni che la compongono.
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Nel frattempo Putin ha permesso che in Cecenia fossero istituiti campi di concentramento a scopo di lucro, attraverso i quali le sue truppe scelte, considerate eroi in terra di Russia, taglieggiavano ed estorcevano denaro alla popolazione.
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Donne, uomini, bambini, anziani, e malati, venivano sistematicamente rapiti durante raid notturni e poi segregati nei campi di concentramento dentro buche scavate nella terra, profonde alcuni metri.
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Fossa per i prigionieri
Veniva poi richiesto un riscatto alle famiglie del villaggio e, nell’attesa, le truppe infierivano sui malcapitati compiendo stupri, efferatezze, torture, e mutilazioni.
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Questi personaggi erano il fiore all’occhiello di Vladimir Putin, il dittatore russo ex colonnello del KGB che sovraintendeva alle operazioni della guerra cecena.
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Nei tanti villaggi in cui Anna Politkovskaja si è recata, ha potuto constatare la precisa e deliberata volontà dell’esercito di Putin di distruggere la popolazione cecena.
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Paesini, villaggi, centri abitati grandi e piccoli vengono assediati e presi di mira per settimane o mesi da bombardamenti incessanti che radono tutto al suolo, mietendo vittime innocenti e riducendo alla disperazione i sopravvissuti.
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Le storie che fluiscono nella narrazione dell’autrice riempiono di sgomento per la malvagità che traspare dall’operato delle “eroiche” truppe russe, che sistematicamente sputano con disprezzo sui diritti umani, comportandosi come iene assetate di sangue, salvo poi negare o nascondere i loro misfatti.
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La Legge non esiste più, sostituita dal terrore provocato dagli sgherri di Putin, veri e propri assassini e sadici in uniforme, indegni di essere chiamati uomini, così come il loro capo supremo, il nuovo zar del Cremlino.
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La tratta degli schiavi è endemica e viene concretizzata con un modus operandi ben preciso e collaudato.
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Prima si paralizza in centro abitato mediante numerosi check point preceduti, naturalmente, da intensi cannoneggiamenti, poi segue un rastrellamento casa per casa, in cui si arrestano le persone.
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In seguito, quando le madri, le sorelle, o le figlie, degli arrestati trovano il coraggio di andare a chiedere notizie dei loro cari, vengono dapprima insultate e respinte dai soldati inferociti, e subito dopo avvicinate da un ufficiale dai modi garbati che interpreta il ruolo di “poliziotto buono”.
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Il nuovo Zar, Vladimir Putin
Questo farabutto che veste la divisa dell’esercito di Putin, una vera accozzaglia di schifosi e luridi criminali sanguinari,  è colui che dà inizio alle trattative per il rilascio dei prigionieri, chiedendo ai parenti un riscatto per ogni singola persona arrestata.
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Merce di scambio.
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A questo si riduce il valore della vita umana in Cecenia.
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Gli ufficiali di Putin sono gli intermediatori finanziari,  e le merci sono le vite degli esseri umani.
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La città di Grozny ha pagato un prezzo molto alto in questo assurdo conflitto.
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Tutto è stato devastato metodicamente, compreso l’Ospedale e le attrezzature mediche.
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Il “blocco” è stato totale e la vita, se così si può chiamare, è rimasta a lungo sospesa in un limbo di incertezza e di terrore in cui non esistevano nemmeno più le lacrime, finite oramai da parecchio tempo.
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Putin ha portato la fame, le malattie, la vita senza una casa, il terrore e l’odio, un odio profondo e reciproco che i ceceni non dimenticheranno mai.
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Una delle cose che colpisce maggiormente è l’enorme vigliaccheria dei soldati russi, gli eroi di Putin, che si accaniscono ferocemente contro i più deboli, gli anziani e le donne, sadicamente, come solo menti depravate e vigliacche possono fare.
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I casi di violenza gratuita, di stupri, di omicidi, di torture, di sequestri, e di mutilazioni non sono fatti isolati, ma costituiscono la regola, endemicamente, ogni giorno, ripetutamente, infinitamente, a testimonianza del fatto che l’esercito russo, quello di Putin, è malato, incapace di provare quel senso di umanità che differenza l’uomo dalla bestia.
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In questo panorama di violenza e di devastazione emergono anche gruppi di ceceni, mostri criminali costituiti in bande armate desiderosi solo di vendicarsi di qualche torto subìto.
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Costoro sfogano la loro rabbia e le loro frustrazioni su chiunque, siano essi militari che cittadini inermi, fregandosene dei diritti civili e del rispetto degli esseri umani.
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Ogni notte a Grozny, come in tutta la Cecenia, bande di ceceni, bande di militari russi, e bande di entrambi, scorrazzano armate ovunque, seminando terrore e morte.
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La città di Grozny distrutta dai bombardamenti dell'esercito di invasione russo
Fa parte della normalità quotidiana vedere nelle città cecene i bambini vestiti di stracci, laceri e sporchi, infestati dai pidocchi, affamati, magrissimi, inselvatichiti e soprattutto terrorizzati.
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La Russia ha sistematicamente oltraggiato il popolo ceceno, depredandolo e arrogandosi il diritto di togliere la vita a chiunque avesse la sfortuna di trovarsi di fronte agli assassini dell’esercito moscovita.
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La bassezza morale e la crudeltà che i militari russi hanno dimostrato contro la popolazione cecena, che risulta da migliaia di testimonianze rese dai sopravvissuti, ma Putin, il tronfio assassino russo, anziché scusarsi, si compiace dei risultati ottenuti.
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Le spedizioni punitive compiute dai russi contro la popolazione, la cui grave colpa era quella di essere cecena, dimostrano un odio insanabile, razziale, etnico, di stampo sovietico, la cui matrice evidentemente era solo sopita.
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Come si può infierire contro una nonnina sdentata che si regge malferma sulle gambe, chiamandola puttana e troia ?
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Particolare di ciò che resta della città di Grozny dopo i bombardamenti russi

Le madri russe che hanno partorito gli “eroi” che indossano la divisa dell’esercito di Putin, si sono rese conto di aver partorito dei veri e propri animali , anzi delle bestie feroci che non presentano nulla di umano ?
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Come può il popolo russo, che ha già vissuto questi drammi all’epoca di Lenin e di Stalin, permettere che oggi ciò accada ad altri popoli per loro stessa mano ?
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Le storie sulla crudeltà russa nei villaggi ceceni si susseguono nella narrazione di Anna, e ci danno l’esatta misura della volontà di Putin di annientare fisicamente il popolo ceceno, compiendo un vero e proprio genocidio.
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Sali, Kurcaloj, Cocin-Jurt, Baci-Jurt, Urus-Martan, Starye-Atagi, Grozny, sono solo alcuni dei nomi di villaggi e città devastate e rase al suolo dalla furia omicida di Putin.
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La tortura preferita dai sui sgherri sembra essere quella della scossa elettrica, usata anche contro i ragazzi e le donne, con il tacito benestare della civile Europa, quella di Prodi e delle sinistre.
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Anna Politkovskaja ha pagato con la vita la sua battaglia in difesa dei diritti umani, e i suoi libri sono letti da milioni di persone, ma ciò sembra scivolare addosso ai freddi burocrati europei che vedono in Putin un affascinante partner commerciale, anziché uno spietato genocida.
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Non importa che il popolo ceceno viva in “un inferno senza grazia” in “un’eterna notte senza stelle”.
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L’Occidente, la “civile Europa, quella di Prodi” ha chiuso gli occhi anche davanti al comportamento di Mosca (Putin, ancora lui!) nei confronti di 200 mila rifugiati che hanno trovato accoglienza nell’Inguscezia, unico Paese a dare ospitalità all’umanità sofferente che scappava dalla Cecenia.
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Il Governo dell’Inguscezia, la cui popolazione è di circa 300 mila abitanti, ha dovuto affrontare il problema di nutrire un numero quasi raddoppiato di persone, senza che Mosca fornisse un benché minimo supporto alimentare.
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Il Presidente Ausev fornì ai rifugiati il massimo appoggio possibile, chiedendo anche prestiti necessari a soddisfare l’esigenza alimentare.
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Mosca rifiutò vigliaccamente qualsiasi aiuto, nella convinzione che l’unico mezzo per risolvere la crisi fosse solo quello di rispedire a casa i rifugiati.
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Non pago del suo atteggiamento Putin interferì subdolamente nella politica dell’Inguscezia, manipolandola e facendo eleggere un suo pupillo, Zjazikov come Presidente dell’Inguscezia al posto di Ausev.
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Il passo successivo fu quello di usare la forza per costringere i profughi a tornare in Cecenia, nonostante il fatto che non avessero più casa e lavoro, esponendoli ai rapimenti, alle spedizioni punitive, e ad ogni altro genere di violenza.
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La furia e l’odio di Putin si sono palesati anche nella stessa Mosca, dove gli uomini dei servizi russi, armati, hanno fatto irruzione nei dormitori degli studenti ceceni iscritti all’Università di Arte e Cultura.
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Manifestazioni anti Putin, il nuovo Hitler russo
Gli sgherri in tuta mimetica hanno picchiato tutti, indiscriminatamente, infierendo in particolare sul padre cinquantenne di uno dei ragazzi fino a fargli perdere i sensi.
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Gli hanno storto le dita e gli sono saltati sulla schiena, strappandogli i vestiti, sputandogli, e chiamandolo scimmia, poi non ancora soddisfatti hanno iniziato a razziare qualsiasi cosa fosse di loro gradimento.
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Gli studenti sono stati portati in auto al Dipartimento per la criminalità organizzata, dove sono stati sottoposti a percosse, umiliazioni, e interrogatori per tutto il giorno, fino a sera.
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Mi viene in mente solo una cosa riguardo a Putin : deve essere processato da un Tribunale internazionale e condannato all’ergastolo per crimini contro l’umanità, così come si è fatto per i gerarchi nazisti, dai quali il suo “modus operandi” non si discosta di molto.
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Molti personaggi politici del “civile Occidente”, dell’Europa delle sinistre, si sono scapicollati a stringere la mano a Putin, l’assassino senza scrupoli, il nuovo Hitler della Federazione russa, primo fra tutti Silvio Berlusconi che pare abbia con lui un notevole feeling.
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Anche altri leader della “destra” italiana simpatizzano apertamente con Putin, come Matteo Salvini, che lo porta ad esempio di un nazionalismo da seguire ed imitare.
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Vorrei sapere come la penserebbe Salvini se la sua cara Elisa o la sua mamma fossero state violentate dalla furia assassina degli sgherri di Putin, compiacente fautore di tali violenze, oppure cosa direbbe se gli avessero bruciato la casa, e lo avessero mutilato per divertimento
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La vergognosa performance di Matteo Salvini
Credo che Matteo Salvini, così come molti altri personaggi del mondo della politica italiana, e non solo, dovrebbero fare una seria riflessione, chiedendo SCUSA per l’abbaglio da cui sono stati accecati, e offrendo una preghiera alle vittime del furore di Putin.
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VERGOGNOSO !
L’esercito russo al soldo di Putin, erede di quell’Armata rossa che militava all’epoca di Lenin e di  Stalin, è oggi composto da sciacalli che interpretano il ruolo di perfidi mostri sanguinari, e di vigliacchi che disonorano il genere umano.
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Il cancro costituito da questi pseudo individui, umanoidi che hanno oltrepassato il limite della ragione, pazzoidi malati e perversi, sadici killer seriali, ha travalicato i confini della Cecenia, infettando la madre Patria russa che li ha procreati.
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Le carogne chiamate reduci, infatti, scorrazzano ora per Mosca e per le altre città russe, come cani ammalati di rabbia che diffondono i loro germi.
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La società russa stessa è infettata.
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Il contagio è iniziato quando il silenzio complice di interi strati della popolazione russa ha accompagnato i misfatti compiuti dai loro stessi figli contro esseri umani innocenti.
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Questo è proprio il risultato che voleva ottenere Putin.
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Il Governo russo deve poter fare affidamento sulla crudeltà dei propri cittadini, incoraggiando la distruzione e compiacendo la logica dell’assassinio, ed è solo così che in Russia si può diventare eroe : uccidendo !
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I fiori all’occhiello di questo perverso sistema voluto da Putin sono i criminali di guerra come il colonnello Budanov, assassino, stupratore, ladro, e rapitore, dalle palesi tendenze sadiche.
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Per delinearne il profilo basti dire che quando tornò a casa in licenza dopo il bombardamento di Grozny, poco mancò che uccidesse il proprio figlio buttandolo dal balcone.
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Il massacratore di Putin, il Colonnello Budanov
Solo l’intervento tempestivo della moglie evitò questo ignobile misfatto..
Rientrato tra i suoi commilitoni, una sera in cui festeggiavano la vittoria elettorale di Putin, si ubriacò insieme a loro e diede l’ordine al maggiore Roman Bagreev di bombardare con i cannoni il centro abitato di Tangi-giu.
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Al rifiuto del maggiore di eseguire l’ordine criminale reagì picchiandolo a sangue selvaggiamente, mettendolo al tappeto e prendendolo ripetutamente a calci in faccia con i pesanti scarponi militari.
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Non contento lo fece legare mani e piedi e lo fece scaraventare dentro una delle fosse scavate nel terreno, in cui solitamente tenevano i prigionieri, dopodiché lo fece ricoprire con calce e gli urinò addosso.
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Le sue caratteristiche caratteriali lo identificano quindi come sadico schizofrenico, tant’è che dopo aver urinato sul maggiore, Budanov si recò insieme ai suoi tirapiedi nella località di Tangi-Cu, ove sapeva per certo che abitasse una bella ragazza, tale El’za Kungaev, appena diciottenne.
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Dopo averla prelevata direttamente da casa sua, il gruppo criminale ha portato la ragazza al reggimento, scaricandola all’interno della roulotte del Colonnello.
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Budanov ha immediatamente iniziato le sue sevizie sulla ragazza percuotendola selvaggiamente, con calci in faccia e sul corpo, tentando poi di strangolarla.
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Questi particolari sono desunti dalla testimonianza di una delle guardie che vigilavano all’esterno della roulotte, Viktor Kol’cov, il quale ha anche dichiarato:
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Il Colonnello stringeva il collo della ragazza con la mano destra fino a che non le ha rotto l’osso, uccidendola”.
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Dopo l’omicidio Budanov ha chiamato i suoi tirapiedi ordinando loro di seppellire il corpo della ragazza nel bosco, di nascosto.
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Un vero eroe russo, che rientra proprio nelle aspettative di Putin.
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Infatti, nonostante il fatto che le indagini e il processo seguite all’assassinio avessero provato molto chiaramente le colpe di Budanov, Putin incaricò la D.ssa Pechernikova, psichiatra che lavorava per il KGB da 52 anni e che aveva firmato le perizie che condannavano i dissidenti antisovietici,  a dichiararlo non responsabile per le sue azioni, mentre la precedente perizia lo aveva giudicato in grado di intendere e di volere.
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Psichiatra del KGB
Sullo sfondo, come a giustificare tanto odio, si delineano le attività di lucro, illegali, attraverso cui i nuovi oligarchi si arricchiscono a spese dello Stato, rubando in tutti settori della vita pubblica, compresi quelli molto remunerativi del petrolio e del gas.
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Gli alti ufficiali federali sono collusi con la malavita, la quale si identifica con gruppi di potere legati ai nuovi oligarchi.
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Tutte le risorse vengono fagocitate da queste nuove mafie, composte da potenti criminali che operano sotto la protezione russa, che ha tutti i vantaggi a creare caos nelle regioni cecene, ricavandone anche un utile.
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I nuovi padroni che si sono insediati in Cecenia, ex ufficiali russi, nuovi oligarchi, ceceni filorussi, o faccendieri, traggono vantaggio dall’inciucio e dal malaffare, dalla truffa allo Stato, all’appropriazione indebita, sotto l’esplicita protezione di Putin.
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Enormi ricchezze si accumulano nelle tasche di questi personaggi, mentre la Cecenia affoga nella miseria.
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Anna scrive :
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I soldati e molti civili sono stati corrotti oltre ogni immaginazione dalla guerra, e hanno dato vita  a una combinazione letale : la Cecenia militare governata dalla violenza, dalle Zindan (le fosse scavate nel terreno in cui vengono tenuti i prigionieri) e dalle mitragliatrici si è fusa con la Cecenia pacifica, dove la frode, il nepotismo e l’anarchia sono la norma”.
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Anna ci fa sapere attraverso il libro che neppure l’ONU può intervenire instaurando un eventuale protettorato militare per la Pace, in quanto troverebbe il veto di Mosca.
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A cosa serve quindi un organismo di tutela e di protezione della comunità internazionale che non può intervenire per portare la pace tra due fazioni solo perché una delle due si oppone ?
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Sarebbe una situazione semplicemente ridicola, se non fosse invece tragica per il fatto che l’intera popolazione cecena è stretta nella morsa dei miliziani russi e che quindi la pace rappresenti solo un lontano miraggio.
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Kofi Annan baratta la Cecenia con il voto di Putin all'ONU, segnandone il destino
Inoltre l’operato di Kofi Annan, Segretario generale delle Nazioni Unite,  è stato, al riguardo, semplicemente incolore e scandaloso nella sua apatica indifferenza, tesa ad un unico risultato, quello di mantenere la sua poltrona ed essere rieletto per un secondo mandato (sembra essere stato questo il nodo principale del suo incontro con Putin, nel quale non si è parlato affatto della Cecenia).
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Kofi Annan aveva bisogno del voto di Putin per essere rieletto, mentre a Putin occorreva stendere un velo di silenzio sulla questione cecena, insieme a un calo della pressione internazionale sul suo operato.
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L’Europa si è fatta da parte, insieme a tutta la comunità occidentale, permettendo così un aggravamento della situazione nella già martoriata ed esausta Cecenia.
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Non contento Putin decide di allargare le sue mire espansionistiche, coinvolgendo la vicina Inguscezia.
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Come già accennato in precedenza, Putin fa eleggere come Presidente Murat Zjazikov, un generale della Sicurezza federale, già rappresentante plenipotenziario nel distretto federale del sud, ipotecando così il futuro del popolo inguscio.
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Il libro si chiude con la vicenda della strage al Teatro Dubrovnik di Mosca.
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Un gruppo di ceceni ha preso degli ostaggi sotto la minaccia delle armi e ora chiede di parlare con lei, che nel frattempo era volata a Los Angeles per tenere una lezione sulla guerra in Cecenia alla scuola locale di giornalismo.
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Rientra a Mosca e attende, insieme ad un ufficiale di none Zenja, le disposizioni delle autorità, ma le ore trascorrono senza mutamenti fino a quando si consuma l’epilogo dell’attentato.
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Nell’inverno 2002 l’autrice è a casa sua, a Mosca, e si interroga chiedendosi :
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Sopravviveremo fino al 2003 ?
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La sua risposta è :
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Non posso dire con certezza di sì. In questo sta l’intera tragedia.
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Dissenso
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