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Giangiacomo Feltrinelli |
(Milano,
1 giugno 1926 - Segrate, 14 marzo 1972)
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Giangiacomo
Feltrinelli è stato un editore, fondatore della omonima Casa editrice ma anche dei GAP (Gruppi d’Azione Partigiana) una formazione armata comunista,
oltre che un terrorista.
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La
moglie Inge, consapevole delle attività eversive del marito, disse di lui :
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“Aveva capito che non avrebbe cambiato il mondo con il
libri, o l’avrebbe cambiato troppo lentamente”.
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Lo scopo eversivo di questo personaggio è palesato infatti
dalle sue stesse azioni di marxista rivoluzionario, sia come fondatore dei GAP
e fautore della violenza marxista e guevarista, che come attuatore delle
politiche che, rifacendosi alle sanguinarie prepotenze partigiane, produssero sangue
e disperazione nell’Italia democratica del dopoguerra.
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Lo
stesso Feltrinelli, a conferma del suo “status” di terrorista, morì durante la
preparazione di un attentato ad un traliccio dell’Enel con il nome di battaglia
di “Osvaldo”.
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Il
suo complice nell’attentato fu Ernesto Grassi, un appartenente ai GAP, con il
nome di battaglia di “Gunter”, il quale fu successivamente interrogato da
elementi delle Brigate Rosse che indagarono sulla vicenda.
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L’interrogatorio fu registrato su un nastro magnetico che
fu poi ritrovato nel covo brigatista e il cui ascolto confermò la tesi dei
Carabinieri, secondo cui l’editore terrorista sarebbe rimasto vittima del suo
stesso tentativo di attentato.
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La
voce di “Gunter”, infatti, affermava :
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“All'inizio Osvaldo ha
i candelotti di dinamite (della carica che serviva a far saltare il longherone
centrale) in mezzo alle gambe... Si trova impacciato nella posizione, impreca.
Sposta i candelotti, probabilmente sotto la gamba sinistra e, seduto con i
candelotti sotto la gamba, in modo che li tiene fermi, sembra che prepari
l'innesco, cioè il congegno di scoppio. È in questo momento che quello a
mezz'aria sul traliccio sente uno scoppio fortissimo. Guarda verso l'alto e non
vede nulla. Guarda verso il basso e vede Osvaldo a terra, rotolante. La sua
impressione immediata è che abbia perso entrambe le gambe. Va da lui
immediatamente e gli dice: "Osvaldo, Osvaldo ...". Non c'è ... è
scoppiato ...”
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Il cadavere dell'editore ai piedi del traliccio che voleva far esplodere |
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Ricordo
a chi legge che un movimento rivoluzionario, per definirsi tale, si deve ammantare
della condiscendenza e dell’approvazione popolare, raccogliendo consensi per
un operato che anima gli ideali dei suoi appartenenti, per
non scadere in terrorismo e violenza settaria, particolare questo che
identifica esattamente le azioni di Feltrinelli e dei Gap, delle Brigate Rosse
o di Lotta Continua, e di tutti i gruppuscoli armati di ispirazione
marxista-leninista o anarcoide presenti in Italia nel dopoguerra.
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Come
a ricalcare un triste stereotipo già troppe volte visto nel corso di dittature
rosse, le azioni compiute dai terroristi comunisti hanno come filo conduttore
la violenza, cieca e irrazionale, volta solo alla coercizione di chiunque non
sia allineato al pensiero marxista.
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Sono
questi gli ideali marxisti dell’editore che finanziava il P.C.I. del dopoguerra,
amico di Fidel Castro e innamorato della guerriglia, e ambiguamente quanto
intimamente legato alle tristemente famose vicende dell’Italia di piombo.
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Giangiacomo Feltrinelli e Fidel Castro |
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Feltrinelli
viene dipinto, sia dalla moglie che dall’intera sinistra, come un idealista
“rivoluzionario” che amava l’Italia e il popolo, ma i fatti raccontano una
storia diversa, fatta di formazioni armate, di attentati, e di sangue, in
pratica gli assiomi predeterminati dalla violenza marxista, cui l’editore era
assuefatto in maniera totale.
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Sfatiamo
dunque il falso mito di un Feltrinelli geniale e ammantato da un’indole
rivoluzionaria, e confermiamo invece la cruda realtà che lo vede interpretare
il ruolo di becero terrorista, come conferma anche la situazione nella quale
egli stesso ha trovato la morte per sua stessa mano durante la preparazione di
un ordigno esplosivo in un attentato.
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Feltrinelli
è stato colui che si è impegnato economicamente, moralmente, e ideologicamente
per importare in Italia i modelli di guerriglia castristi e guevaristi,
finanziando gruppi armati e sostenendoli fornendo loro gli armamenti necessari,
grazie anche alla collaborazione dei servizi segreti cecoslovacchi e russi,
come comprovato dalle indagini su di lui.
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L’editore
milanese è stato l’astro nascente di marxismo eversivo italiano nel panorama
del nascente terrorismo che avrebbe condotto a stragi, sangue, e disperazione
su tutto il territorio nazionale.
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La
sua attività clandestina denota non una fierezza d’animo che talvolta si
riscontra nell’indole rivoluzionaria di personaggi che lottano contro la
tirannia, ma una spiccata e subdola vigliaccheria con cui operava perseguendo
finalità antidemocratiche.
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La
sua delirante creazione, quella dei GAP (Gruppi di Azione Partigiana), era una
formazione paramilitare armata, che a guerra finita, in pieno assetto
democratico e parlamentare, ne voleva sovvertire l’ordine con l’uso della
violenza e delle bombe.
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Criminali comunisti delle BR al processo Gap-Feltrinelli |
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Feltrinelli è il
tipico personaggio criminale su cui le sinistre hanno ricamato, grazie ad
apparato disinformativo sempre pronto a mistificare la realtà dei fatti, la
pseudo leggenda del rivoluzionario da ammirare comunque, a prescindere dalla
sua schizofrenica condizione di aspirante guerrigliero e bombarolo.
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Dietro
ai movimenti paramilitari dell’editore terrorista c’era un universo di collusioni
che, passando per i servizi segreti cubani, russi, e cecoslovacchi, riconducevano
a vecchi schemi collaudati e tipici di un becero Partito Comunista, il quale
nella sua incessante esigenza di imporsi tentava di riproporre, anche con l’uso
della coercizione, il modello stalinista e comunista.
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Feltrinelli
era ricchissimo di famiglia, e per questo la sua dimensione politica all’interno
del PCI è sempre stata sia sotto un costante esame che oggetto di diffidenza, al punto che
nel 1958 l’editore venne praticamente estromesso dal Partito e si dichiarò appartenente alla sinistra universale rivoluzionaria che si riconosceva nelle
guerre di liberazione del sudamerica e del Terzo mondo.
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Feltrinelli
diventò quindi il simbolo di una sorta di “rivoluzione permanente”, apocalittica, che
esaltava il libretto rosso di Mao, l’orazione funebre per Che Guevara, i discorsi
di Ho Chi Min e gli scritti del Capitale di Marx.
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L’ingresso
nella clandestinità segnò il confine che lo porrà da quel momento in poi tra
coloro che, rifiutando la società e la democrazia, ne volevano annichilire la
stessa essenza.
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Il
delirio totale di Feltrinelli e dei suoi seguaci era simile a quello di una setta
sanguinaria, nei cui raduni clandestini si vagheggiava di tritolo, di vigilia
rivoluzionaria, di vigilanza antifascista, di resistenza.
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I
mezzi espressivi di Feltrinelli diventarono non più i libri, ma i bottiglioni di
benzina e le scatole di pelati piene di esplosivo, i sabotaggi, le armi, il furore
cieco, incontrollato, devastante.
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Il
suo stesso odio per la società sarà poi il boia che metterà fine alla sua
esistenza.
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Una morte che, obiettivamente, renderà il mondo migliore, senza di
lui …
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Dissenso
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