Partigiano Comunista e assassino : GUERRINO AVONI
(Bologna, 26 luglio 1920 - 1993)
Figlio di Riccardo e di Cesarina Petardi, di Monzuno (BO)
Titolo di studio 2° avviamento
Lavoro : impiegato
Sposato con la “staffetta” partigiana Ines Crisalidi (Monzuno, 13 luglio 1923 –23 ottobre 2015) figlia del luogotenente di “Lupo”, Umberto Crisalidi.
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Guerrino Avoni fu un partigiano della 3a Brigata Partigiana "Stella Rossa Lupo" dal 16 Giugno 1944 al 30 Dicembre 1944, e operò in tale contesto compiendo atti criminali.
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Dal 10 gennaio 41 all'8 settembre 1943 prestò servizio militare presso l'accademia di Modena.
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L'8 settembre 1943 fu fatto prigioniero dai tedeschi a Modena, dove era di guardia all’Accademia Militare come Caporale, ma il giorno 25 dello stesso mese riuscì a fuggire dalla caserma del 36° reggimento fanteria in cui era stato incarcerato.
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Raggiunse Bologna con una bicicletta che gli era stata data dai contadini della zona di Campegine e raggiunse la casa della madre in Via San Vitale.
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Nella brigata "Lupo" gli fu dato il grado di tenente dal 16 giugno 1944 alla Liberazione, e in questa veste partecipò a molte azioni di guerriglia commettendo anche molti crimini contro vittime civili innocenti.
Nella brigata "Lupo" gli fu dato il grado di tenente dal 16 giugno 1944 alla Liberazione, e in questa veste partecipò a molte azioni di guerriglia commettendo anche molti crimini contro vittime civili innocenti.
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Una di queste azioni delittuose fu quella organizzata per procurarsi risorse a spese della popolazione residente, in una sorta di estorsione a scopo di autofinanziamento.
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L’obiettivo prefissato era Anacleto Monti, un benestante di Pian di Setta, proprietario di un mulino situato in località Ponte Locatello, e amministratore di terreni confinanti con il suo.
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Guerrino Avoni, alias “Guerrino”, comandava la squadra che la notte del 18/19 luglio 1944 si recò presso il mulino del Monti, chiedendo al mugnaio Gino Piacenti e a sua moglie Margherita Mantovani che abitavano nello stesso stabile della famiglia Monti, al piano terreno, se questi fossero a casa, visto che dopo averli chiamati più volte non avevano avuto risposta.
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Il mugnaio confermò loro che Monti era in casa e quindi il manipolo di partigiani prese a colpire la porta di casa minacciando di farla saltare.
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Monti rispose che non avrebbe aperto a nessuno, scatenando così la violenta reazione dei partigiani che spararono raffiche di mitra sulla serratura, fino a scardinarla, ed entrarono.
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Monti reagì all’aggressione sparando con una pistola e ferendo uno dei partigiani che stava forzando la porta, ma gli altri riuscirono ad entrare sparando sia a lui che alla moglie e al genero.
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Minacciarono il mugnaio intimandogli di tacere sull’accaduto, pena ritorsioni, e si allontanarono dal luogo dell’assassinio, ma in quel frangente si accorsero che stava sopraggiungendo una camionetta tedesca.
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I partigiani si appostarono e al momento opportuno la colpirono con bombe a mano e raffiche di mitragliatrici pur sapendo che ciò avrebbe scatenato una rappresaglia.
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La prevedibile reazione del comando tedesco non si fece infatti attendere e alle prime luci dell’alba del giorno successivo (20 luglio 1944) giunsero in forze i militari dell’esercito, che dopo aver trascinato all’aperto il mugnaio e la moglie, ritenuti complici dei partigiani, li portarono a Pian di Setta e li uccisero, non prima di aver dato fuoco alla casa.
La prevedibile reazione del comando tedesco non si fece infatti attendere e alle prime luci dell’alba del giorno successivo (20 luglio 1944) giunsero in forze i militari dell’esercito, che dopo aver trascinato all’aperto il mugnaio e la moglie, ritenuti complici dei partigiani, li portarono a Pian di Setta e li uccisero, non prima di aver dato fuoco alla casa.
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I partigiani assassini erano, oltre al già citato Guerrino Avoni (di Monzuno), anche Archimede Tossani (classe 1923) di Loiano, e Marcello Poli, alias “Topo”, che rimase ferito nella sparatoria.
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“Topo” percepirà poi un indennizzo negli anni ’50 proprio per quella ferita.
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Avoni invece, considerato dagli “Alleati” come un personaggio molto attivo nell’eseguire sentenze capitali, fu arrestato e incarcerato per alcuni mesi.
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Dopo la cosiddetta “liberazione” Avoni negli anni ‘60 fu messo a ricoprire la carica di Sindaco a Monzuno, come esponente del PCI, nonostante i crimini che aveva commesso.
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L’apparato disinformatore comunista si adoperò per falsare la realtà dei fatti, asserendo che dopo che il Monti ferì alla mano uno dei partigiani che stavano entrando in casa, questi se ne andarono.
L’apparato disinformatore comunista si adoperò per falsare la realtà dei fatti, asserendo che dopo che il Monti ferì alla mano uno dei partigiani che stavano entrando in casa, questi se ne andarono.
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Secondo la falsa ricostruzione operata dalle sinistre (come accadde di regola in centinaia di migliaia di altri casi) sarebbero stati i tedeschi ad uccidere il Monti, al momento della ritorsione per l’agguato subìto.
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Molta letteratura sull’argomento, riporta fedelmente la manipolazione effettuata dagli intellettuali eredi del retaggio pseudo culturale di Togliatti, fornendo così agli assassini partigiani un facile alibi per i loro efferati delitti.
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Vorrei ricordare a chi legge che una delle fonti da cui ho ricavato gli elementi di base per questo articolo è il libro di Gianfranco Stella intitolato “I grandi killer della liberazione”.
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Lo scrittore fu denunciato dai vertici dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) da sempre impegnati nel perenne tentativo di nascondere la verità, per le affermazioni fatte da Stella nei suoi scritti.
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La magistratura, dopo un processo che può essere definito una pietra miliare nella Storia della Giustizia italiana, ha decretato la completa e piena assoluzione di Gianfranco Stella.
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Ne consegue quindi che, a tutti gli effetti, tutto ciò che Stella ha espresso sui partigiani comunisti e sui loro crimini sia, come da sentenza, da considerare veritiero ed esatto, mentre per contro ogni affermazione dell’ANPI contraria ed ostile alle affermazioni di Stella debba ritenersi priva di fondamento, il che vale a dire palesemente mistificata o manipolata.
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La mistificazione rappresenta esattamente il modus operandi tramandato in origine dal Partito comunista e dai suoi gerarchi e trasmesso poi come retaggio pseudo-culturale agli eredi poli-metamorfizzati dell'odierno PD e dell'ANPI.
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Sappiamo che l’attività principale dei comunisti delle Brigate partigiane, documentata nei territori di Marzabotto, Vado, Rioveggio, Grizzana, Monzuno, ecc, consisteva nella sistematica spoliazione dei civili, che venivano derubati di qualsiasi cosa avesse un certo valore.
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Inoltre è emerso chiaramente che le rappresaglie tedesche erano provocate, come diretta conseguenza, dalle azioni delittuose dei partigiani comunisti.
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La Storia non si può imbrigliare e manipolare a lungo termine, e prima o poi “i nodi vengono al pettine”, tant'è che oggi conosciamo molti dettagli, precedentemente occultati, sui crimini commessi dai feroci killer partigiani, come appunto Guerrino Avoni.
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Dissenso
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