Non tutti sanno che Stalin prima di morire aveva iniziato
un vero e proprio piano di sterminio della popolazione ebraica che era presente
sul territorio sovietico, nonostante il fatto che più della metà dell’apparato
criminale comunista fosse composto
proprio da elementi ebrei.
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Sul
ruolo degli ebrei nella società comunista ecco di seguito il link ad un mio
vecchio articolo :
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Il
pretesto scatenante con cui il dittatore georgiano iniziò quello che sarebbe
diventato un vero e proprio percorso genocida della razza ebraica, fu il
cosiddetto “processo dei medici”, progettato e costruito appositamente a tale
scopo, così come tutti gli altri “processi farsa” con cui Stalin eliminò i suoi
avversari.
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Le direttive di Iosif Stalin per istituire tale processo
puntavano ad attribuire precise responsabilità
dei medici ebrei in un complotto antirivoluzionario.
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Il piano generale prevedeva di lanciare una nuova grande
ondata di Terrore di cui sarebbero state prodromiche proprio le persecuzioni
anti-ebraiche e i pogrom già ampiamente sperimentati in tutta la Russia.
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Se la morte non avesse colto Stalin il 5 marzo 1953, il
piano criminale che era già stato avviato negli ultimi mesi del 1952 sarebbe
stato eseguito alla lettera e completato, essendo già pianificato nei minimi
particolari dal suo ideatore.
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Naturalmente il comunismo italiano e le sue propaggini
metamorfizzate, fino ad oggi, si sono ben guardati dal menzionare tutto ciò,
riferendosi a Stalin solo come ad un “faro”, come guida da seguire,
identificando come unico sterminatore di ebrei solamente Adolf Hitler.
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I medici ebrei riconosciuti colpevoli sarebbero stati
impiccati nella Piazza Rossa, su una piattaforma di pietra che nel Medioevo
veniva usata per le esecuzioni capitali.
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Nel frattempo la famigerata polizia segreta, quella per
intenderci con cui collaborava Palmiro Togliatti, il numero due del Comintern,
avrebbe organizzato dei pogrom in tutta l’Unione Sovietica.
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Sarebbe iniziato il genocidio, articolato in tre distinte
fasi programmate a tavolino.
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La prima fase prevedeva di deportare gli ebrei residenti
nelle città sovietiche in campi di prigionia appositamente preparati nei
territori ad est degli Urali.
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Successivamente si sarebbe proceduto a mettere le elite
ebraiche una contro l’altra, spingendo i leader a compiere provocazioni di
vario tipo e rendendo così apparentemente giustificabili le reazioni
governative.
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L’anno precedente Stalin aveva già fatto uccidere le elite
intellettuali ebraiche, sbarazzandosi di scrittori, poeti, e artisti di lingua
yiddish, e nella seconda fase si sarebbe poi proseguito in questa direzione.
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L’ultima fase sarebbe stata quella in cui si sarebbe
proceduto a sterminare gli ebrei rimasti, arrivando così a compiere un
genocidio di milioni di persone innocenti su base etnico, sociale, e religiosa,
del tutto simile all’olocausto nazista.
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Poco prima della morte di Stalin, a Kovotcenko e a
Melnikov rispettivamente Capo del Governo e Primo Segretario del Partito, in
Ucraina, venne impartito l’ordine di dare il via ai pogrom nella loro regione.
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Meno di due mesi prima che Stalin morisse si stava
approntando un enorme numero di mezzi di trasporto per la prevista deportazione
di intere masse popolari, costituite appunto dagli ebrei.
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Verso la fine del 1952 Stalin diede l’ordine al Partito
Comunista Polacco di prepararsi ad individuare e ad arrestare tutti i circa 70
mila ebrei presenti in Polonia, e di chiuderli in campi di lavoro in attesa
della loro deportazione in Siberia.
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Era previsto infatti che le deportazioni dovessero colpire
tutti gli ebrei presenti nei territori satelliti dell’Est europeo.
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Louis Rapoport |
Louis Rapoport nel suo libro “La guerra di Stalin contro
gli ebrei” racconta che fu approntato un immenso campo di lavoro negli
altipiani vicini a Barnaul, una cittadina nella regione del Kuzbass, a nordest
del Kazakhstan, a sud di Novosibirsk e della zona petrolifera della Siberia
occidentale.
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Tutta quest’area, grande come l’Italia e la Jugoslavia
messe insieme, era letteralmente costellata di centinaia di campi di
concentramento sovietici.
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Un tecnico ebreo che lavorava per la Marina russa nella
Siberia occidentale vide uno di questi campi, dalle enormi estensioni, in cui
migliaia di baracche componevano una città fantasma che si estendeva per almeno
due chilometri quadrati.
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Alcune testimonianze confermano di aver sentito
conversazioni fra funzionari ben pasciuti e impellicciati che discutevano sulle
località più adatte per deportare gli ebrei, e che propendevano per la regione
siberiana della Kazakhinskoje, presso Krasnojarsk, ad alcune centinaia di
chilometri da Barbaul.
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Il disegno genocida di Stalin era ben delineato e se non
fosse morto si sarebbe verificato il più grande olocausto della storia
dell’umanità, a danno non solo degli ebrei, tragicamente superiore in numero a
quello nazista.
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Forte
dell’esperienza dei gulag, l’apparato criminale comunista sovietico avrebbe
costituito un immenso impero industriale, grazie alla schiavitù di due milioni
di ebrei, a cui si sarebbero aggiunti prigionieri di varie etnie nazionali
deportate e altri milioni di detenuti politici.
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Nella
regione desertica del kazakhstan, che assomiglia ad una fredda steppa lunare,
erano già stati deportati dalla Polizia di Berja una gran varietà di elementi
di etnia lettone, tatari di Crimea, ceceni, ingusci del Caucaso, coreani,
moldavi, tedeschi del Volga, greci, turchi, e altri ancora.
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Secondo
le dichiarazioni di Roy Medvedev, storico e critico dello stalinismo, il cui
padre morì in un lager comunista, Stalin aveva scelto non il Birobidzan o la
Siberia per la deportazione dei due milioni di ebrei, ma le regioni
settentrionali del Kazakhstan.
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Il
solo campo di Karaganda, esteso per oltre 450 chilometri, ne avrebbe accolti
una buona parte.
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In
alcune zone erano già presenti consistenti nuclei di deportati, come la colonia
di bessarabi esiliati dopo l’annessione della provincia rumena nel 1940, oltre a gruppi di ebrei ucraini
provenienti da Kiev, oppure da Odessa e da altre città.
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Costoro
erano invisi alla popolazione locale, che era stata “informata” dal regime del
“complotto dei medici” e del ruolo di traditori degli ebrei.
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I
deportati venivano quindi trattati con disprezzo, al punto che i bambini locali
picchiavano i bambini deportati, cantando loro canzoncine le cui parole erano :
“Giudeo, giudeo, penzola da una corda … Ebreo
Abramo, prima schiatti, meglio è..”
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Nel febbraio del 1953 Stalin iniziò il piano di
deportazione, mandando nel Kazakhstan gli intellettuali ebrei e le loro
famiglie, insieme ai bolscevichi ebrei della vecchia guardia, e la stampa di
regime incominciò una campagna di odio verso di loro.
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Solo
la morte di Stalin interruppe quello che sarebbe stato, altrimenti, il genocidio di milioni di persone innocenti
…
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Tutto
ciò è stato accuratamente nascosto dai criminali comunisti italiani, come
Palmiro Togliatti, i cui eredi ancora oggi mistificano la verità attraverso un
apparato pseudo intellettuale che nasconde la verità.
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Una
verità quella comunista, fatta di sangue e di orrore.
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Dissenso
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Dai che sta parte contro gli ebrei ti piace eh? Zozzo
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