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I
cenni biografici sulla vita di questo criminale comunista ci raccontano che
dopo un periodo giovanile in cui lavorò come fabbro per seguire le orme del
padre, iniziò a palesare un assiduo attivismo politico nelle file delle
organizzazioni sindacali e della socialdemocrazia croata.
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Durante
la Prima Guerra mondiale divenne soldato dell’esercito austro-ungarico e nel
1915 fu fatto prigioniero dai russi e tradotto in Unione Sovietica, dove fu
condannato ai lavori forzati in un campo degli Urali.
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Nel
1917 venne nuovamente arrestato per aver capeggiato la protesta dei prigionieri
di guerra, ma riuscì a fuggire e a recarsi a San Pietroburgo dove si unì ai
manifestanti.
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Nuovamente
arrestato scontò un mese di carcere in Finlandia dove si era recato in fuga dal
campo di lavoro.
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Nel
1918 fu accettato in seno al Partito comunista russo ed entrò a far parte della
NKVD, la famigerata Polizia segreta.
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In
questi anni Tito si sposò con la giovane Pelagia Belussova.
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Nel
1920 tornò in Croazia e partecipò come co-fondatore alla nascita del Partito
comunista jugoslavo (KPJ), il quale fu messo fuori legge l’anno successivo, nel
1921.
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Qualche
anno più tardi, nel 1928 fu arrestato e
condannato a 5 anni di reclusione per possesso illegale di armi.
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Nel
1934 divenne membro del comitato centrale e dell’Ufficio politico del Partito
comunista, diventando sempre più importante in seno allo stesso dal 1937, anno
in cui i suoi compagni furono epurati a Mosca, per diventarne infine Segretario
generale.
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Dopo
una iniziale titubanza provocata dall’accordo tedesco-sovietico attraverso il
famigerato Patto Ribbentrop-Molotov del 1939-1941, Tito iniziò nel 1943 una
guerra di liberazione della Jugoslavia, guidando l’insurrezione anti-tedesca e
la lotta contro la monarchia.
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La
sua impostazione politica gli causò i primi dissapori con Mosca e di
conseguenza un appoggio del blocco Anglo-Americano, che gli permise di
diventare nel 1945 Capo del Governo e Ministro della Difesa.
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Da
quella data e per i due anni successivi Tito accentuò i contrasti con l’Unione
Sovietica, palesando una politica neutralista e finalizzata non a compiacere
Mosca ma volta a realizzare un progetto di Federazione balcanica.
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Nel
1948 ruppe i rapporti che lo legavano al Cominform, l’organismo staliniano internazionale per la diffusione
del comunismo.
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Tito
instaurò nel territorio di quella che è oggi la ex Jugoslavia una feroce
dittatura marxista che condusse, dopo la firma dell’armistizio dell’8 marzo
1943, a una serie di eccidi pianificati a tavolino per eliminare tutte le
popolazioni di etnia italiana presenti nei territori dell’Istria, della Venezia
Giulia, e del Quarnaro
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La
collusione fra Tito e i partigiani comunisti italiani, capeggiati da criminali
del calibro di Palmiro Togliatti e di Luigi Longo, permise al dittatore slavo
di pianificare un progetto che gli permettesse di presentarsi alla Conferenza
di Pace di Parigi rivendicando il possesso dei territori
Giuliano-Dalmati-Istriani.
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Con
l’eliminazione dell’etnia italiana presente nell’area, l’unico altro gruppo
etnico rimasto sarebbe stato quello slavo, il che avrebbe avallato la sua
richiesta di poter annettere alla Jugoslavia i territori in questione.
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Il
feroce assassino comunista, ostaggio del proprio delirio di onnipotenza, si
rese quindi responsabile degli eccidi delle Foibe, e dell’esodo di migliaia di
italiani dai territori giuliani e dalmati.
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La
carneficina compiuta per realizzare il progetto di “pulizia etnica” sulle
popolazioni italiane fu possibile grazie alla complicità di colui che ancora
oggi viene ricordato dalle sinistre con il vezzeggiativo di “il Migliore” e
cioè il criminale comunista Palmiro Togliatti.
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Sulle
Foibe e sull’efferatezza criminale del comunismo slavo rimando ad articoli
precedentemente scritti in occasione delle commemorazioni annuali, che
tratteggiano anche la caratura criminale dei partigiani comunisti italiani e
del loro capo Palmiro Togliatti :
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FOIBE
:
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ESODO
GIULIANO DALMATA :
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NORMA
COSSETTO :
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STRAGE DI
VERGAROLLA ED ESODO ISTRIANO :
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Forse
non tutti gli italiani sono al corrente di una ignominia che appare estremamente
paradossale, compiuta dal Governo italiano, consistente nel fatto che il 2
marzo 1970 venne pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 54 il decreto di nomina
di Broz Tito Josif all’onoreficenza di Cavaliere di gran croce, decorato di
gran cordone, dell’Ordine “Al merito della Repubblica italiana”.
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L’importante
onoreficenza fu conferita all’infoibatore di italiani il 2 ottobre 1969 dal
Presidente Giuseppe Saragat, lo stesso che nel 1965 concesse la Grazia a
Francesco Moranino, alias “Gemisto”, l’assassino partigiano e comunista che era
stato condannato per omicidio plurimo e continuato.
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Incredibilmente
il sanguinario comunista ideatore e attuatore del piano di sterminio delle
popolazioni istriane e dalmate di etnia italiana gode ancora oggi del titolo
onorifico più elevato del nostro Paese.
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Ciò
accade nonostante il fatto che Tito sia stato un criminale di guerra che ha
apertamente violato i diritti umani !
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Riconoscendo
i crimini di Tito, la Corte costituzionale della Slovenia nel 2011 ha
dichiarato incostituzionale il fatto che si fosse intitolata al massacratore
della Foibe una strada di Lubiana nel 2009, dichiarando che altrimenti si
sarebbe glorificato e giustificato il totalitarismo su cui si resse il suo
sanguinario regime e il genocidio da lui compiuto.
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Anche
Zagabria ha preso atto, coscientemente di tale incongruenza paradossale,
togliendo dalla toponomastica cittadina l’intitolazione a Tito di una piazza
della capitale.
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I
seguaci di Togliatti invece, in Italia, hanno mistificato la verità storica dei
fatti per interi decenni, tramandandone agli eredi metamorfizzati che oggi
proliferano sotto il nome di PD, l’aberrante retaggio di odio e vigliaccheria,
continuando ad inneggiare a personaggi abietti e criminali come appunto
Togliatti e Tito.
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L’ambiguità
dei Governi che da anni si succedono al potere senza che il Popolo sovrano
abbia riconosciuto loro il diritto di poterlo fare, da un lato si palesa con
l’obbligatorietà di riconoscere la tragedia delle Foibe celebrandone la
ricorrenza ogni 10 febbraio in occasione della Giornata del ricordo, (istituito con legge 30 marzo 2004, n° 92),
mentre dall’altro riconosce tra i più illustri insigniti proprio colui che
ordinò la pulizia etnica degli italiani in Istria.
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A
ribadire l’assoluta caratura criminale dell’infoibatore Tito, allego di seguito
un Link ad un mio articolo, in cui si evidenza la presenza massiccia di lager
comunisti della Jugoslavia, teatro di torture, deportazioni, nefandezze e
sangue, sulla falsariga di quelli di staliniana memoria.
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I
LAGER COMUNISTI JUGOSLAVI :
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La dittatura di Tito non fu molto diversa da quella
instaurata da Stalin, infatti dalle foibe alle purghe interne il suo incedere è
sempre stato segnato da una lunga scia di sangue.
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Nel solo 1950 furono emesse in Croazia 7863 pesanti
condanne alla detenzione per infrazione alle leggi sugli ammassi obbligatori,
mentre gli oppositori del regime che manifestavano il loro dissenso sparivano
senza lasciare traccia da un giorno all’altro.
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Ben dodicimila prigionieri incarcerati nei lager presenti
nelle isole del Quarnaro furono rieducati con atroci torture fisiche e
psicologiche, e molti di questi sventurati non tornarono mai più a casa.
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Vi è un ampio resoconto di ciò nei rapporti stilati da
uomini dei Servizi Speciali della Marina, composto da una cinquantina di pagine
corredate sia da testimonianze agghiaccianti che da fotografie inequivocabili
circa le condizioni degli sfortunati compatrioti nei campi di Borovnica e
Skofjia Loka detti appunto i “campi della morte” (vedi LINK precedente). (1)
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Vi sono
anche prove certe degli appoggi e delle coperture fornite da Tito e dai suoi
subalterni al terrorismo internazionale, alle Brigate Rosse ed ai guerriglieri
palestinesi; alcuni componenti del commando di Settembre Nero che il 4 agosto
1972 fecero esplodere a Trieste l’oleodotto che collegava la Baviera
all’Adriatico arrivarono sull’obbiettivo dalla Jugoslavia dove trovarono
l’esplosivo per l’attentato.
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Ricordo
anche a chi legge che Sandro Pertini, Presidente della Repubblica italiana, era
Presidente al funerale di Tito, nonostante i crimini che questi aveva commesso,
in ossequio all’ortodossia comunista di cui egli era certamente un interprete.
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D’altra
parte Pertini è lo stesso Presidente comunista che concesse la grazia a Mario “Giacca”
Toffanin, il maggiore responsabile insieme ai partigiani assassini del PCI dell’eccidio
di Porzus, in cui vennero trucidati 17 partigiani della Brigata .
Concludo
questa breve biografia su Josip Broz detto Tito certo di poterlo
annoverare fra i più spietati assassini del mondo comunista.
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(1) Fonte : Bibliografia
magazine “Storia e Verità” 2017 Giuseppe Barcellona
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Dissenso
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