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Alberto Moravia |
Alberto
Moravia è in realtà lo pseudonimo adottato da Alberto Pincherle (Roma 26
novembre 1907 – Roma, 26 settembre 1990) per la sua attività di giornalista,
scrittore, saggista e sceneggiatore, mentre il cognome con cui divenne famoso
era quello della nonna materna.
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Il
padre Carlo Pincherle Moravia, era un architetto e pittore nato a Venezia da
famiglia ebraica di Conegliano Veneto, mentre la madre Teresa Iginia De
Marsanich, detta Gina, era nata as Ancona da una famiglia di immigrati dalla
Dalmazia.
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All’età
di nove anni si ammalò di tubercolosi ossea che lo costrinse ad una vita
ritirata fino al 1923, anno in cui venne ricoverato al sanatorio Codivilla di
Corina d’Ampezzo.
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Subito
dopo la fine della seconda guerra mondiale lo scrittore si iscrisse al Partito
Comunista Italiano, profondamente convinto che il comunismo fosse una religione
moderna superiore al cristianesimo.
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A
quel tempo gli ambienti intellettuali, o pseudo tali, erano dominio
incontrastato delle sinistre, che ne avevano fagocitato l’essenza mediante una
asfissiante opera di disinformazione, anche grazie a personaggi proprio come
Moravia.
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La
caratura culturale e lo spessore politico erano infatti definiti e considerati
in base all’appartenenza militante e all’osservanza dei dictat che il Partito
di Togliatti imponeva alla società italiana.
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I
pittori come Pablo Picasso, o Renato Guttuso, così come gli scrittori e i poeti, oppure gli
attori come Dario Fo e Franca Rame, facevano a gara per ossequiare e compiacere
la politica comunista, perdendo così di vista il vero ideale di libertà e
fratellanza che avrebbe dovuto compenetrare l’universo artistico e
intellettuale in simbiosi con i suoi appartenenti.
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Il "Paradiso comunista" veniva presentato al pubblico mediante l’esposizione
contraffatta di scribacchini tanto solerti quanto in malafede, dando alle masse
popolari una immagine idilliaca del comunismo,
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Altri
scrittori, non contaminati dal servilismo verso i simboli della falce e
martello, rimasti integri nel loro ruolo di servizio alla verità e alla
narrazione, si contrapponevano alle falsità dilaganti del pensiero unico
comunista.
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Ignazio
Silone e Nicola Chiaromonte erano tra questi e attraverso la rivista “Tempo
presente” davano ai loro contemporanei le notizie di una realtà comunista, come
quella sovietica, molto diversa da quel paradiso che veniva propagandato da
personaggi come Moravia.
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Moravia affermò che la teoria comunista era un congegno meravigliosamente architettato in cui i fattori morali e umani sposavano perfettamente quelli materiali e scientifici.
Moravia affermò che la teoria comunista era un congegno meravigliosamente architettato in cui i fattori morali e umani sposavano perfettamente quelli materiali e scientifici.
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Peccato
che sia in Unione sovietica che nei paesi satelliti il ricorso ai gulag e alla
deportazione, alle uccisioni e alla tortura, allo stupro e al ricatto, fossero
elementi pratici inscindibili dalla violenza teorizzata dal suo ideatore, Karl Marx.
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Possiamo
quindi affermare che Moravia era come tanti altri un servo, quantomeno
ideologicamente parlando, del sistema di terrore comunista, di cui osannava
l’universo, falsificandolo in ogni sua
considerazione, e divenendone per questo complice.
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La
sua produzione letteraria si snoda attraverso la pubblicazione di oltre trenta
romanzi, seguendo come filo conduttore i temi dell’aridità morale e
dell’ipocrisia della vita contemporanea.
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Ritengo
sintomatico il fatto che Moravia si dichiarasse apertamente comunista, tanto da
essere eletto Europarlamentare nelle liste del PCI nel 1984, e che di
conseguenza lui stesso possa essere considerato un degno interprete di
quell’ipocrisia e di quella aridità contro cui puntava il dito, ergendosi a
falso poeta, consapevole e ambiguo.
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Renato Guttuso e Marta Marzotto |
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In
periodo di guerra scrisse e pubblicò alcuni racconti a tiratura limitata,
illustrati dal pittore Renato Guttuso, esponente della cultura di area
comunista che poi sposerà Marta Marzotto.
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Elsa Morante |
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Frequentò
a lungo Pier Paolo Pasolini, il regista e scrittore pedofilo tanto caro alle
sinistre, le quali senza tenere in minimo conto le sue aberranti deviazioni
sessuali lo santificarono e lo elevarono a rango di sublime intellettuale da
prendere ad esempio.
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Moravia
nel 1947 scrisse a Nicola Chiaromonte affermando di dissentire dal comunismo
sovietico e di non sentirsela di essere anticomunista in Italia, esprimendo
però con il suo comportamento e con l’iscrizione al Partito Comunista Italiano
una ambiguità a dir poco sconcertante, figlia di quella falsità intellettuale
che lo condusse poi, vergognosamente, nel 1975 a brindare insieme ad altri
“compagni” per l’assoluzione di Achille Lollo, lo stragista di “Potere Operaio”
che nel 1973 arse vivi due dei ragazzi della famiglia Mattei, Virgilio di 22
anni e il fratellino Stefano di soli 10 anni di età, colpevoli di essere figli
del Segretario del Movimento Sociale Italiano di Primavalle.
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Quella sera nella villa di Fregene di proprietà dei genitori di Lollo, a festeggiare l’ignobile sentenza di prima assoluzione che le toghe rosse avevano confezionato per il “pupillo” di Dario Fo e Franca Rame che lo assistevano tramite la loro organizzazione delinquenziale denominata “Soccorso rosso”, c’erano oltre a Moravia, anche il poeta Dario Bellezza e il pittore e regista Mario Schifano.
Quella sera nella villa di Fregene di proprietà dei genitori di Lollo, a festeggiare l’ignobile sentenza di prima assoluzione che le toghe rosse avevano confezionato per il “pupillo” di Dario Fo e Franca Rame che lo assistevano tramite la loro organizzazione delinquenziale denominata “Soccorso rosso”, c’erano oltre a Moravia, anche il poeta Dario Bellezza e il pittore e regista Mario Schifano.
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Dario
Bellezza è l’esempio tipico di come fosse composta negli anni ’70 (ma anche in
seguito) la schiera intellettuale di
area comunista in Italia.
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Un
poeta, la cui sensibilità dovrebbe costituire l’elemento prodromico alla
contemplazione dell’anima, glorificandone l’essenza interiore e la simbiosi con
i princìpi di consapevolezza che ci elevano al di sopra del gretto
materialismo, come l’amore universale, la fratellanza, la commozione, la pietà,
e tutti i sentimenti che ne definiscono la dimensione, non può definirsi tale e
contemporaneamente alzare il calice per brindare al trionfo di chi invece
costituisce, in ultima analisi,
l’apoteosi del male assoluto.
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La
figura di Mario Schifano, perfettamente inserita nel panorama pseudo culturale
asservito alla sinistra degli anni ’60, era quella di un tossicomane
appartenente a quella intellighenzia romana di cui faceva parte anche l’editore
trotzkista Giulio Savelli (in seguito divenuto deputato di Forza Italia), che
attribuiva tutte le colpe ai fascisti.
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La responsabilità criminale di Moravia nel “coprire” le nefandezze del comunismo italiano è ben delineata da alcune sue affermazioni sui delitti compiuti da gruppi terroristici, come quello ad esempio delle Brigate rosse, verso cui lo scrittore soleva affermare, insieme allo scrittore e politico del Partito Radicale Leonardo Sciascia, di non essere “né con lo Stato né con le Br”.
La responsabilità criminale di Moravia nel “coprire” le nefandezze del comunismo italiano è ben delineata da alcune sue affermazioni sui delitti compiuti da gruppi terroristici, come quello ad esempio delle Brigate rosse, verso cui lo scrittore soleva affermare, insieme allo scrittore e politico del Partito Radicale Leonardo Sciascia, di non essere “né con lo Stato né con le Br”.
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Modellando
il suo comportamento su quello tenuto dal Procuratore romano della Giudea
Ponzio Pilato davanti al Popolo, Moravia se ne lavò le mani, rifiutando di
prendere una posizione di condanna per i crimini comunisti in Italia, ed
esimendosi da qualsiasi responsabilità, anche morale, al riguardo.
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Una
superficialità, la sua, indubbia e criminale, poiché insita e rapportata alla
contestualità di un fenomeno, quello comunista, ugualmente deleterio e
delinquenziale.
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Resta
il fatto, inconfutabile, che cento milioni di vittime siano state il prezzo
altissimo di vite umane spezzate dal comunismo nel secolo scorso, nel silenzio
assordante di chi, come Moravia, ha interpretato il ruolo di complice,
coprendone i crimini e i criminali.
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Dissenso
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