Lew
Borisovic Rozenfeld (Mosca, 18/07/1883 – Mosca, 25/08/1936) fu
un politico e rivoluzionario ebreo russo, meglio noto con lo pseudonimo
di KAMENEV.
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Lev Kamenev |
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Nacque
dall’unione fra il padre, ferroviere ebreo, e la madre, russa di fede
ortodossa.
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Sposò Olga Davidovna Bronstejn, una delle due sorelle del rivoluzionario russo Lev Trockij, diventando suo
cognato.
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La
biografia di Kamenev ci testimonia sintomaticamente come l’apparato staliniano
fosse impregnato di un intenso e sistematico odio, rivolto non solo verso gli
oppositori politici, ma anche diretto a colpire i singoli individui che
appartenendo alla macchina del potere comunista bolscevico ne costituivano l’ossatura.
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Le
alleanze, le prese di distanza, i giochi di potere, le trame, i tradimenti o il
servilismo, sono tutti strumenti attraverso cui Kamenev si palesò come
protagonista stereotipato dell’”homo” comunista.
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La
compiacenza verso Stalin fu il motivo conduttore che guidò l’operato dei
personaggi di potere dell’apparato comunista bolscevico, costituito per circa
la metà da ebrei che, mettendo in secondo piano le loro origini e la loro
supposta umanità, ne tradirono l’essenza stessa.
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Non
a caso infatti i dirigenti del Comitato centrale del partito bolscevico che
parteciparono alla riunione in cui fu deciso di prendere il potere con la forza
erano dodici : quattro russi (incluso Lenin, di origini ebraiche), un georgiano
(Stalin), un polacco (Dzerzinsky) e sei ebrei.
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Kamenev è da considerare a tutti gli effetti un criminale comunista, al pari
dei più feroci Berija, Ezov o Jagoda, in quanto elemento di spicco su cui
poggiava saldamente il folle teorema del terrore staliniano, in perfetta
simbiosi con le paranoie che lo identificavano come interprete del Male
assoluto.
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Fece
i suoi primi studi a Vilnius, in Lituania, dove nei mesi estivi, durante le
vacanze, alternava lo studio al lavoro in fabbrica.
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Il padre lavorava come meccanico della ferrovia
Mosca-Kursk e nel 1896 fu dislocato a Tbilisi, in Georgia, dove si trasferì con
tutta la famiglia.
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Qui Kamenev proseguì gli studi del ginnasio ed entrò a far
parte dei circoli politici clandestini anti-zaristi.
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Nel 1900 una ondata di
arresti colpì molti dei suoi compagni e Kamenev fu sospettato di connivenza con
gli studenti ribelli, motivo per cui fu espulso dall’Università nel 1901 con una nota di cattiva condotta che gli
precluse il proseguo degli studi universitari a Tbilisi.
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Nello stesso anno Kamenev entrò a far parte del partito
socialdemocratico.
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Per poter continuare a studiare dovette trasferirsi a
Mosca, dove frequentò i corsi di giurisprudenza e dove fu eletto a
rappresentare la corporazione degli studenti denominata la “Fraternità”, ma nel 1902 durante una
riunione della stessa, questa fu sciolta dalla Polizia che eseguì anche
numerosi arresti fra i capi del movimento studentesco.
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Kamenev allora si occupò di riorganizzare la corporazione,
collegandola agli studenti di Pietroburgo e promuovendo una manifestazione di
studenti e di operai.
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Nel 1903 confluì
nell’ala bolscevica del partito socialdemocratico.
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Cortile interno del carcere moscovita di Butyrka |
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Kamenev,
che assunse questo nome a 21 anni (“uomo di pietra”), nel 1904, fu
arrestato e conobbe così le prigioni zariste della Butyrka e della Taganka a
Mosca, a causa appunto della sua attività politica come socialista, per la quale si era
distinto anche come valente teorico e oratore.
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Dopo un paio di mesi Kamenev fu scarcerato e dopo la sua
espulsione dall’Università fu rimandato a Tbilisi, dove si unì al circolo
socialdemocratico iniziando a svolgere attività politica presso i ferrovieri.
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Nell’autunno
del 1902 espatriò e si trasferì a Parigi,
dove conobbe Lenin entrando a far parte del gruppo dell’Iskra, il
giornale socialdemocratico russo di cui Lenin, appunto, fu co-fondatore.
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Dopo
alcuni trasferimenti, prima a Ginevra, dove scrisse alcuni articoli contro la
dissidenza dei cosiddetti “marxisti legali” Struve, Berdjaev, e Bulgakov,
poi a Londra nel 1903, dove si tenne il II° Congresso del Partito
social-democratico, Kamenev tornò in Russia poi nuovamente a Parigi dove durante una
riunione del Bund (il movimento socialista ebraico di Lituania, Polonia, e
Russia) conobbe Ol’ga Bronstejn, una delle sorelle di Trotsky, che sposò dopo
un paio di anni.
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Dal
matrimonio nacquero due figli ma nel 1927 la
coppia divorziò e Kamenev si risposò con Tat’jana Glebova.
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Tornò a Tbilisi alla fine del 1903
e organizzò insieme al gruppo locale dei socialdemocratici uno sciopero dei
ferrovieri del Caucaso, ma dovette fuggire a Mosca a causa della reazione della Polizia.
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Nella
capitale fu coinvolto nella lotta fra la fazione bolscevica e quella
menscevica, decidendo di parteggiare per il bolscevismo.
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Fu
arrestato nel febbraio del 1904 a causa della
sua attività organizzativa nella
preparazione di una manifestazione in programma per il 4 marzo, ma fu
poi scarcerato alla fine di giugno.
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Fu
rimandato nuovamente a Tbilisi ed entrò nel Comitato dell’Unione del Caucaso,
del quale faceva parte anche Stalin.
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Collaborò
alla diffusione del giornale illegale pubblicato dal Comitato (La lotta del
proletariato) e intanto collaborò con l’Avanti, il settimanale pubblicato a
Ginevra da Lenin.
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Nel
1905 durante la rivoluzione contro l’Impero
zarista fu inviato nella Russia centrale per perorare i tatticismi del
bolscevismo.
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Alla
fine di ottobre partecipò ai moti di Minsk, durante i quali l’esercito zarista
sparò sulla folla.
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Ripiegò a San Pietroburgo, proprio nel momento in cui
Lenin rientrava in Russia, venendone in contatto e iniziando una collaborazione
di propaganda e agitazione che durò fino al 1° maggio 1908,
data in cui fu arrestato per volantinaggio contro il Governo zarista.
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Kamenev
fu rilasciato nel mese di luglio e si trasferì a Ginevra, dove era situato il
Centro estero del partito, collaborando con la redazione dell’organo
“Proletarij”.
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Divenne
delegato bolscevico dell’Internazionale socialista, e come tale partecipò al
Congresso di Copenaghen nel 1910, a quello di
Basilea del 1912 e al Congresso dei
socialdemocratici tedeschi a Chemnitz.
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Sotto
la supervisione di Lenin scrisse il libro “Due partiti”, con il quale ruppe
definitivamente con i menscevichi.
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Nel
1913 si unì a Lenin e a Zinov’ev a Cracovia e
fu da questi inviato a Pietroburgo a dirigere la Pravda, oltre che la frazione
bolscevica dei deputati alla IV Duma (il Parlamento russo).
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Nel
1914 il giornale venne proibito dalle
autorità zariste e Kamenev espatriò in Finlandia.
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Allo
scoppio della 1a guerra mondiale, nel luglio del 1914,
Kamenev tornò a Pietroburgo, dove fu arrestato insieme a 5 deputati bolscevichi
e deportato in Siberia, dove rimase fino al 1917,
anno in cui venne scarcerato subito dopo la Rivoluzione di febbraio.
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Una
volta libero Kamenev si trovò a dirigere il Partito bolscevico insieme a Stalin
e a Muranov, in attesa che tornasse Lenin dall’estero.
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Lenin rientrò il 16 aprile, presentando al Comitato
centrale del partito le sue direttive politiche sui compiti del proletariato
nell’attuazione della rivoluzione.
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Le
sue tesi furono approvate dal Partito che lo elesse membro del Comitato
centrale richiedendo la sua presenza ai negoziati di pace di Brest-Litovsk fra la Russia Bolscevica e gli Imperi centrali (Germania , Austria-Ungheria, Impero ottomano e Regno di Bulgaria).
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Dopo
le dimostrazioni di luglio, le forze del Governo provvisorio, composte dagli appartenenti al Partito dei cadetti
(Liberali), ai socialisti e ai menscevichi, attaccarono i bolscevichi nel
tentativo di distruggerli politicamente.
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Lenin
e Zinov’ev furono costretti a nascondersi, mentre Kamenev fu arrestato con
l’accusa di essere un agente dell’Ochrana, la polizia zarista.
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Quando
fu rilasciato, il 23 ottobre, prese parte alla riunione clandestina del
Comitato centrale bolscevico che decise l’insurrezione proposta da Lenin.
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Lenin, Trockij e Kamenev |
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Kamenev
e Zinov’ev si opposero, richiedendo di attendere le elezioni dell’assemblea
costituente.
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Il
29 ottobre ci fu una nuova riunione, allargata ai quadri bolscevichi di
Pietrogrado, ma anche in questa occasione fra i 25 partecipanti solamente
Kamenev e Zinov’ev si opposero, ribadendo poi durante una intervista che una
insurrezione armata, pochi giorni prima del Congresso dei soviet, sarebbe stata
fatale per il proletariato e per la la rivoluzione.
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Le
rivelazioni fatte durante l’intervista fecero infuriare Lenin che chiese
l’espulsione sia di Kamenev che di Zinov’ev, ma il Partito non adottò alcun
provvedimento, se non quello di decidere la data dell’insurrezione, che venne
fissata per la sera del 6 novembre.
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Il
7 novembre il Congresso dei Soviet aprì la seduta decretando la vittoria della
rivoluzione e i bolscevichi in maggioranza elessero Kamenev presidente del
comitato esecutivo centrale.
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Kamenev
e Zinov’ev rimasero però all’opposizione interna al Partito, proclamandosi a
favore di un Governo di coalizione con
menscevichi e socialisti rivoluzionari, pur consapevole che questi avevano però già iniziato
a combattere la rivoluzione bolscevica.
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Nel
1917 Kamenev fece parte della delegazione russa per trattare con la Germania la
pace di Brest-Litowske e successivamente fu inviato sia in Francia (1918) che
in Gran Bretagna (1920) per comunicare ai rispettivi Governi di quei paesi gli
obiettivi del Governo sovietico.
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Kamenev
fu espulso da Londra dopo una settimana di permanenza e decise di rientrare in Russia
passando per la Finlandia proprio quando la guerra civile fra i finlandesi
rossi (comunisti e socialdemocratici) e finlandesi bianchi (conservatori) era
già iniziata.
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In questo frangente Kamenev
fu catturato dai Bianchi finlandesi, i quali lo liberarono in agosto grazie ad uno scambio
di prigionieri con la Russia.
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Nel
1919 fu designato come delegato straordinario del consiglio
di difesa al fronte della guerra civile.
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Kamenev e Trockij |
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Quando
Lenin si ammalò di una gravissima forma di arteriosclerosi subendo due ictus in
successione che comportarono la paralisi parziale del lato destro del corpo,
Kamenev divenne Presidente del Soviet di Mosca e, insieme a Zinov’ev, a sua volta
Presidente del Soviet di Pietrogrado e dell’internazionale comunista, e a
Stalin (segretario del Partito), fece opposizione a Trockij.
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Alla
morte di Lenin, nel 1924, la guida
dell’Unione sovietica fu nelle mani della troika composta da Stalin, Kamenev, e
Zinov’ev, mentre il principale oppositore
di Stalin all’interno al Partito divenne Trockij, che propugnava la
teoria della “Rivoluzione permanente” contraria a quella di Stalin della
“costruzione del socialismo in un solo paese”.
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Negli
anni 1924-25 la troika fu responsabile degli
arresti e delle deportazioni delle opposizioni, i cui partecipanti furono
imprigionati e deportati a migliaia.
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Stalin
accrebbe il suo potere proprio grazie all’alleanza con Zinov’ev e Kamenev, che
usò per contrastare Trockij.
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Per
combattere la troika Trockij diede alle stampe un resoconto degli avvenimenti
del 1917, intitolato “Lezioni d’Ottobre”, evidenziando l’atteggiamento tenuto a
quel tempo da Kamenev e Zinov’ev, che erano contrari e ostili alla presa di
potere da parte dei bolscevichi.
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L’alleanza
di Kamenev e di Zinov’ev con Stalin in chiave anti Trockij si concretizzò fino
al 1925, anno in cui Stalin estromise i due
compagni, stringendo una nuova alleanza sia con Nikolaj Bucharin, un teorico
comunista redattore della Pravda con Aleksej Rykov.
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Nel frattempo Trockij che si era ammalato, fu costretto a
dimettersi sia dalla carica di Commissario del Popolo per l’Esercito che da
quella di Presidente del Consiglio Militare Rivoluzionario.
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Zinov’ev
e Kamenev si allearono con la vedova di Lenin, Nadezda Krupskaja, e a Grigorij
Sokol’nikov, Commissario del popolo per la Finanza e membro del Plitburo,
formando la cosiddetta “Nuova Opposizione”, ostile a Stalin.
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Nel settembre del 1925, durante una riunione della
Commissione Centrale del partito, e a dicembre durante il XIV Congresso del
PCUS Kamenev e Zinov’ev arrivarono a chiedere pubblicamente la rimozione di
Stalin dalla carica di Segretario generale, ma si trovarono in minoranza e
furono sconfitti.
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Kamenev fu anche ambasciatore in Italia, a Roma per tutto il 1927, ma a causa
della sua opposizione a Stalin fu richiamato in Russia dove venne dapprima
retrocesso da membro con diritto di voto a membro senza voto, poi espulso dal
Partito insieme a Trockij.
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Nel
1928 sia Kamenev che Zinov’ev proclamarono
mediante una lettera pubblica il loro distacco dai trockisti e chiesero la
riammissione al Partito.
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La
domanda fu accolta sei mesi più tardi ma nel 1932
furono nuovamente espulsi, salvo poi essere riammessi nel 1933 dopo una loro “autocritica”.
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Due
anni più tardi furono accusati di essere implicati nell’assassinio di Sergej
Kirov e per questo motivo Kamenev nel gennaio del 1935
fu condannato a cinque anni di prigione a cui si sommarono nel mese di luglio
altri cinque anni.
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IL
24 agosto 1936 furono entrambi condannati a
morte.
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Kamenev
e Zinov’ev furono i principali imputati nel cosiddetto “processo dei sedici”,
in cui sia il procedimento che le condanna a morte di questo periodo, cosiddetto
delle grandi purghe (nella seconda metà degli anni ’30), facevano parte delle
repressioni volute da Stalin a seguito dell’omicidio di Sergej Kyrov
(importante dirigente del partito a Leningrado), per epurare il Partito
comunista da presunti cospiratori.
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Nonostante il carcere, le torture, e le condanne, Kamenev durante questo
periodo scrisse una lettera a Stalin di assoluta sottomissione:
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«
In un momento in cui l'anima mia è piena di amore per il
Partito e per la sua dirigenza, quando, avendo vissuto tra esitazioni e dubbi,
posso dire con coraggio che ho imparato a fidarmi totalmente della volontà
della Commissione centrale e di ogni decisione che tu, compagno Stalin, decida
di prendere; sono stato arrestato per i miei legami con persone che mi sono
estranee e che mi disgustano.»
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Prima del processo, Zinov'ev e Kamenev avevano
acconsentito a dichiararsi colpevoli in cambio della promessa di non essere
giustiziati e della salvezza delle rispettive famiglie, condizione accettata da
Stalin.
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Contrariamente agli accordi, poche ore dopo la
loro condanna, Stalin ordinò l'esecuzione dei due.
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Fra le loro nefandezze si ricordano l’eliminazione totale degli
anarchici, nonostante questi avessero aderito al Partito e si fossero allineati
all’ortodossia bolscevica.
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Kamenev si fece promotore di una legge, insieme a Zinov’ev, che
prevedeva la pena di morte per i bambini di dodici anni, stabilendo la
responsabilità dei loro genitori.
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Nel mese di novembre 1917 in piena contro rivoluzione bolscevica
contro i veri rivoluzionari che avevano sconfitto il potere zarista, Kamenev a
capo degli insorti lesse la formazione del Nuovo Governo provvisorio imposto
alla popolazione :
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Presidente del Consiglio :
Vladimir Ul’janov (Lenin)
Interni : A. I. Rykov
Agricoltura : Vladimir
Pavlovic Miljutin
Lavoro : A. G.
Sljapnikov
Guerra e marina : un comitato
composto da V. A. Ovseenko (Antonov), N. V.
Krylenko e F. M.
Dybenko
Commercio e industria : V. P.
Nogin
Istruzione pubblica : A. V.
Lunacarskij
Finanze : Ivan Ivanovic
Skvorcov (Stepanov)
Affari esteri : L. D.
Bronstejn (Trockij)
Giustizia : G. I. Oppokov
(Lomov)
Approvvigionamenti : Ivan
Adol’fovic Teodorovic
Poste e telegrafi : N. P.
Avilov (Glebov)
Incaricato per le nazionalità : Josif
Vissarionovic Dzugasvili (Stalin)
Ferrovie : Titolare non ancora designato
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Kamenev
fu anche membro di una commissione speciale (insieme a Kurskij, Unsliht e Mancev)
incaricata di schedare gli intellettuali, filosofi, scrittori, storici, e
professori universitari, destinati ad essere espulsi dalla Russia pena la fucilazione.
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Nel
biennio 1924–25 la troika composta da Stalin, Zinov’ev e Kamenev estromise Lev
Trockij dalle posizioni di potere, perseguitando con brutalità i suoi seguaci e
tutte le altre opposizioni.
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Dissenso
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