domenica 12 aprile 2020

Criminale comunista : LEV KAMENEV


Lew Borisovic Rozenfeld  (Mosca, 18/07/1883 – Mosca, 25/08/1936) fu un politico e rivoluzionario ebreo russo, meglio noto con lo pseudonimo di KAMENEV.
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Lev Kamenev
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Nacque dall’unione fra il padre, ferroviere ebreo, e la madre, russa di fede ortodossa.
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Sposò Olga Davidovna Bronstejn, una delle due sorelle del rivoluzionario russo Lev Trockij, diventando suo cognato.
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La biografia di Kamenev ci testimonia sintomaticamente come l’apparato staliniano fosse impregnato di un intenso e sistematico odio, rivolto non solo verso gli oppositori politici, ma anche diretto a colpire i singoli individui che appartenendo alla macchina del potere comunista bolscevico ne costituivano  l’ossatura.
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Le alleanze, le prese di distanza, i giochi di potere, le trame, i tradimenti o il servilismo, sono tutti strumenti attraverso cui Kamenev si palesò come protagonista stereotipato dell’”homo” comunista.
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La compiacenza verso Stalin fu il motivo conduttore che guidò l’operato dei personaggi di potere dell’apparato comunista bolscevico, costituito per circa la metà da ebrei che, mettendo in secondo piano le loro origini e la loro supposta umanità, ne tradirono l’essenza stessa.
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Non a caso infatti i dirigenti del Comitato centrale del partito bolscevico che parteciparono alla riunione in cui fu deciso di prendere il potere con la forza erano dodici : quattro russi (incluso Lenin, di origini ebraiche), un georgiano (Stalin), un polacco (Dzerzinsky) e sei ebrei.
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Kamenev è da considerare a tutti gli effetti un criminale comunista, al pari dei più feroci Berija, Ezov o Jagoda, in quanto elemento di spicco su cui poggiava saldamente il folle teorema del terrore staliniano, in perfetta simbiosi con le paranoie che lo identificavano come interprete del Male assoluto.
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Fece i suoi primi studi a Vilnius, in Lituania, dove nei mesi estivi, durante le vacanze, alternava lo studio al lavoro in fabbrica.
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Il padre lavorava come meccanico della ferrovia Mosca-Kursk e nel 1896 fu dislocato a Tbilisi, in Georgia, dove si trasferì con tutta la famiglia.
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Qui Kamenev proseguì gli studi del ginnasio ed entrò a far parte dei circoli politici clandestini anti-zaristi.
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Nel 1900 una ondata di arresti colpì molti dei suoi compagni e Kamenev fu sospettato di connivenza con gli studenti ribelli, motivo per cui fu espulso dall’Università nel 1901 con una nota di cattiva condotta che gli precluse il proseguo degli studi universitari a Tbilisi.
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Nello stesso anno Kamenev entrò a far parte del partito socialdemocratico.
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Per poter continuare a studiare dovette trasferirsi a Mosca, dove frequentò i corsi di giurisprudenza e dove fu eletto a rappresentare la corporazione degli studenti denominata la “Fraternità”, ma nel 1902 durante una riunione della stessa, questa fu sciolta dalla Polizia che eseguì anche numerosi arresti fra i capi del movimento studentesco.
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Kamenev allora si occupò di riorganizzare la corporazione, collegandola agli studenti di Pietroburgo e promuovendo una manifestazione di studenti e di operai.
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Nel 1903 confluì nell’ala bolscevica del partito socialdemocratico.
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Cortile interno del carcere moscovita di Butyrka
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Kamenev, che assunse questo nome a 21 anni (“uomo di pietra”), nel 1904,  fu arrestato e conobbe così le prigioni zariste della Butyrka e della Taganka a Mosca, a causa appunto della sua attività politica come socialista, per la quale si era distinto anche come valente teorico e oratore.
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Dopo un paio di mesi Kamenev fu scarcerato e dopo la sua espulsione dall’Università fu rimandato a Tbilisi, dove si unì al circolo socialdemocratico iniziando a svolgere attività politica presso i ferrovieri.
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Nell’autunno del 1902 espatriò e si trasferì a Parigi, dove conobbe Lenin entrando a far parte del gruppo dell’Iskra, il giornale socialdemocratico russo di cui Lenin, appunto, fu co-fondatore.
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Dopo alcuni trasferimenti, prima a Ginevra, dove scrisse alcuni articoli contro la dissidenza dei cosiddetti “marxisti legali” Struve, Berdjaev, e Bulgakov, poi  a Londra nel 1903, dove si tenne il II° Congresso del Partito social-democratico, Kamenev tornò in Russia poi nuovamente a Parigi dove durante una riunione del Bund (il movimento socialista ebraico di Lituania, Polonia, e Russia) conobbe Ol’ga Bronstejn, una delle sorelle di Trotsky, che sposò dopo un paio di anni.
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Dal matrimonio nacquero due figli ma nel 1927 la coppia divorziò e Kamenev si risposò con Tat’jana Glebova.
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Tornò a Tbilisi alla fine del 1903 e organizzò insieme al gruppo locale dei socialdemocratici uno sciopero dei ferrovieri del Caucaso, ma dovette fuggire a Mosca  a causa della reazione della Polizia.
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Nella capitale fu coinvolto nella lotta fra la fazione bolscevica e quella menscevica, decidendo di parteggiare per il bolscevismo.
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Fu arrestato nel febbraio del 1904 a causa della sua attività organizzativa nella  preparazione di una manifestazione in programma per il 4 marzo, ma fu poi scarcerato alla fine di giugno.
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Fu rimandato nuovamente a Tbilisi ed entrò nel Comitato dell’Unione del Caucaso, del quale faceva parte anche Stalin.
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Collaborò alla diffusione del giornale illegale pubblicato dal Comitato (La lotta del proletariato) e intanto collaborò con l’Avanti, il settimanale pubblicato a Ginevra da Lenin.
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Nel 1905 durante la rivoluzione contro l’Impero zarista fu inviato nella Russia centrale per perorare i tatticismi del bolscevismo.
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Alla fine di ottobre partecipò ai moti di Minsk, durante i quali l’esercito zarista sparò sulla folla.
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Ripiegò a San Pietroburgo, proprio nel momento in cui Lenin rientrava in Russia, venendone in contatto e iniziando una collaborazione di propaganda e agitazione che durò fino al 1° maggio 1908, data in cui fu arrestato per volantinaggio contro il Governo zarista.
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Kamenev fu rilasciato nel mese di luglio e si trasferì a Ginevra, dove era situato il Centro estero del partito, collaborando con la redazione dell’organo “Proletarij”.
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Divenne delegato bolscevico dell’Internazionale socialista, e come tale partecipò al Congresso di Copenaghen nel 1910, a quello di Basilea del 1912 e al Congresso dei socialdemocratici tedeschi a Chemnitz.
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Sotto la supervisione di Lenin scrisse il libro “Due partiti”, con il quale ruppe definitivamente con i menscevichi.
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Nel 1913 si unì a Lenin e a Zinov’ev a Cracovia e fu da questi inviato a Pietroburgo a dirigere la Pravda, oltre che la frazione bolscevica dei deputati alla IV Duma (il Parlamento russo).
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Nel 1914 il giornale venne proibito dalle autorità zariste e Kamenev espatriò in Finlandia.
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Allo scoppio della 1a guerra mondiale, nel luglio del 1914, Kamenev tornò a Pietroburgo, dove fu arrestato insieme a 5 deputati bolscevichi e deportato in Siberia, dove rimase fino al 1917, anno in cui venne scarcerato subito dopo la Rivoluzione di febbraio.
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Una volta libero Kamenev si trovò a dirigere il Partito bolscevico insieme a Stalin e a Muranov, in attesa che tornasse Lenin dall’estero.
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Lenin rientrò il 16 aprile, presentando al Comitato centrale del partito le sue direttive politiche sui compiti del proletariato nell’attuazione della rivoluzione.
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Le sue tesi furono approvate dal Partito che lo elesse membro del Comitato centrale richiedendo la sua presenza ai negoziati di pace di Brest-Litovsk fra la Russia Bolscevica e gli Imperi centrali (Germania , Austria-Ungheria, Impero ottomano e Regno di Bulgaria). 
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Dopo le dimostrazioni di luglio, le forze del Governo provvisorio, composte dagli appartenenti al Partito dei cadetti (Liberali), ai socialisti e ai menscevichi, attaccarono i bolscevichi nel tentativo di distruggerli politicamente.
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Lenin e Zinov’ev furono costretti a nascondersi, mentre Kamenev fu arrestato con l’accusa di essere un agente dell’Ochrana, la polizia zarista.
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Quando fu rilasciato, il 23 ottobre, prese parte alla riunione clandestina del Comitato centrale bolscevico che decise l’insurrezione proposta da Lenin.
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Lenin, Trockij e Kamenev
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Kamenev e Zinov’ev si opposero, richiedendo di attendere le elezioni dell’assemblea costituente.
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Il 29 ottobre ci fu una nuova riunione, allargata ai quadri bolscevichi di Pietrogrado, ma anche in questa occasione fra i 25 partecipanti solamente Kamenev e Zinov’ev si opposero, ribadendo poi durante una intervista che una insurrezione armata, pochi giorni prima del Congresso dei soviet, sarebbe stata fatale per il proletariato e per la la rivoluzione.
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Le rivelazioni fatte durante l’intervista fecero infuriare Lenin che chiese l’espulsione sia di Kamenev che di Zinov’ev, ma il Partito non adottò alcun provvedimento, se non quello di decidere la data dell’insurrezione, che venne fissata per la sera del 6 novembre.
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Il 7 novembre il Congresso dei Soviet aprì la seduta decretando la vittoria della rivoluzione e i bolscevichi in maggioranza elessero Kamenev presidente del comitato esecutivo centrale.
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Kamenev e Zinov’ev rimasero però all’opposizione interna al Partito, proclamandosi a favore di un Governo di coalizione  con menscevichi e socialisti rivoluzionari, pur consapevole che questi avevano però già iniziato a combattere la rivoluzione bolscevica.
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Nel 1917 Kamenev fece parte della delegazione russa per trattare con la Germania la pace di Brest-Litowske e successivamente fu inviato sia in Francia (1918) che in Gran Bretagna (1920) per comunicare ai rispettivi Governi di quei paesi gli obiettivi del Governo sovietico.
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Kamenev fu espulso da Londra dopo una settimana di permanenza e decise di rientrare in Russia passando per la Finlandia proprio quando la guerra civile fra i finlandesi rossi (comunisti e socialdemocratici) e finlandesi bianchi (conservatori) era già iniziata.
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In questo frangente Kamenev fu catturato dai Bianchi finlandesi, i quali lo liberarono in agosto grazie ad uno scambio di prigionieri con la Russia.
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Nel 1919 fu designato come delegato straordinario del consiglio di difesa al fronte della guerra civile.
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Kamenev e Trockij
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Quando Lenin si ammalò di una gravissima forma di arteriosclerosi subendo due ictus in successione che comportarono la paralisi parziale del lato destro del corpo, Kamenev divenne Presidente del Soviet di Mosca e, insieme a Zinov’ev, a sua volta Presidente del Soviet di Pietrogrado e dell’internazionale comunista, e a Stalin (segretario del Partito), fece opposizione a Trockij.
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Alla morte di Lenin, nel 1924, la guida dell’Unione sovietica fu nelle mani della troika composta da Stalin, Kamenev, e Zinov’ev, mentre il principale oppositore  di Stalin all’interno al Partito divenne Trockij, che propugnava la teoria della “Rivoluzione permanente” contraria a quella di Stalin della “costruzione del socialismo in un solo paese”.
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Negli anni 1924-25 la troika fu responsabile degli arresti e delle deportazioni delle opposizioni, i cui partecipanti furono imprigionati  e deportati a migliaia.
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Stalin accrebbe il suo potere proprio grazie all’alleanza con Zinov’ev e Kamenev, che usò per contrastare Trockij.
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Per combattere la troika Trockij diede alle stampe un resoconto degli avvenimenti del 1917, intitolato “Lezioni d’Ottobre”, evidenziando l’atteggiamento tenuto a quel tempo da Kamenev e Zinov’ev, che erano contrari e ostili alla presa di potere da parte dei bolscevichi.
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L’alleanza di Kamenev e di Zinov’ev con Stalin in chiave anti Trockij si concretizzò fino al 1925, anno in cui Stalin estromise i due compagni, stringendo una nuova alleanza sia con Nikolaj Bucharin, un teorico comunista redattore della Pravda con Aleksej Rykov.
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Nel frattempo Trockij che si era ammalato, fu costretto a dimettersi sia dalla carica di Commissario del Popolo per l’Esercito che da quella di Presidente del Consiglio Militare Rivoluzionario.
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Zinov’ev e Kamenev si allearono con la vedova di Lenin, Nadezda Krupskaja, e a Grigorij Sokol’nikov, Commissario del popolo per la Finanza e membro del Plitburo, formando la cosiddetta “Nuova Opposizione”, ostile a Stalin.
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Nel settembre del 1925, durante una riunione della Commissione Centrale del partito, e a dicembre durante il XIV Congresso del PCUS Kamenev e Zinov’ev arrivarono a chiedere pubblicamente la rimozione di Stalin dalla carica di Segretario generale, ma si trovarono in minoranza e furono sconfitti.
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Kamenev fu anche ambasciatore in Italia, a Roma per tutto il 1927, ma a causa della sua opposizione a Stalin fu richiamato in Russia dove venne dapprima retrocesso da membro con diritto di voto a membro senza voto, poi espulso dal Partito insieme a Trockij.
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Nel 1928 sia Kamenev che Zinov’ev proclamarono mediante una lettera pubblica il loro distacco dai trockisti e chiesero la riammissione al Partito.
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La domanda fu accolta sei mesi più tardi ma nel 1932 furono nuovamente espulsi, salvo poi essere riammessi nel 1933 dopo una loro “autocritica”.
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Due anni più tardi furono accusati di essere implicati nell’assassinio di Sergej Kirov e per questo motivo Kamenev nel gennaio del 1935 fu condannato a cinque anni di prigione a cui si sommarono nel mese di luglio altri cinque anni.
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IL 24 agosto 1936 furono entrambi condannati a morte.
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Kamenev e Zinov’ev furono i principali imputati nel cosiddetto “processo dei sedici”, in cui sia il procedimento che le condanna a morte di questo periodo, cosiddetto delle grandi purghe (nella seconda metà degli anni ’30), facevano parte delle repressioni volute da Stalin a seguito dell’omicidio di Sergej Kyrov (importante dirigente del partito a Leningrado), per epurare il Partito comunista da presunti cospiratori.
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Nonostante il carcere, le torture, e le condanne, Kamenev durante questo periodo scrisse una lettera a Stalin di assoluta sottomissione:
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« In un momento in cui l'anima mia è piena di amore per il Partito e per la sua dirigenza, quando, avendo vissuto tra esitazioni e dubbi, posso dire con coraggio che ho imparato a fidarmi totalmente della volontà della Commissione centrale e di ogni decisione che tu, compagno Stalin, decida di prendere; sono stato arrestato per i miei legami con persone che mi sono estranee e che mi disgustano
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Prima del processo, Zinov'ev e Kamenev avevano acconsentito a dichiararsi colpevoli in cambio della promessa di non essere giustiziati e della salvezza delle rispettive famiglie, condizione accettata da Stalin.
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Contrariamente agli accordi, poche ore dopo la loro condanna, Stalin ordinò l'esecuzione dei due.
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Fra le loro nefandezze si ricordano l’eliminazione totale degli anarchici, nonostante questi avessero aderito al Partito e si fossero allineati all’ortodossia bolscevica.
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Kamenev si fece promotore di una legge, insieme a Zinov’ev, che prevedeva la pena di morte per i bambini di dodici anni, stabilendo la responsabilità dei loro genitori.
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Nel mese di novembre 1917 in piena contro rivoluzione bolscevica contro i veri rivoluzionari che avevano sconfitto il potere zarista, Kamenev a capo degli insorti lesse la formazione del Nuovo Governo provvisorio imposto alla popolazione :
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Presidente del Consiglio : Vladimir Ul’janov (Lenin)
Interni : A. I. Rykov
Agricoltura : Vladimir Pavlovic Miljutin
Lavoro : A. G. Sljapnikov
Guerra e marina : un comitato composto da V. A. Ovseenko (Antonov), N. V.   Krylenko e F. M. Dybenko
Commercio e industria : V. P. Nogin
Istruzione pubblica : A. V. Lunacarskij
Finanze : Ivan Ivanovic Skvorcov (Stepanov)
Affari esteri : L. D. Bronstejn (Trockij)
Giustizia : G. I. Oppokov (Lomov)
Approvvigionamenti : Ivan Adol’fovic Teodorovic
Poste e telegrafi : N. P. Avilov (Glebov)
Incaricato per le nazionalità : Josif Vissarionovic Dzugasvili (Stalin)
Ferrovie : Titolare non ancora designato
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Kamenev fu anche membro di una commissione speciale (insieme a Kurskij, Unsliht e Mancev) incaricata di schedare gli intellettuali, filosofi, scrittori, storici, e professori universitari, destinati ad essere espulsi dalla Russia pena la fucilazione.
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Nel biennio 1924–25 la troika composta da Stalin, Zinov’ev e Kamenev estromise Lev Trockij dalle posizioni di potere, perseguitando con brutalità i suoi seguaci e tutte le altre opposizioni.
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Dissenso
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