lunedì 18 maggio 2020

SERGEJ PETROVIC MEL'GUNOV

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SERGEJ PETROVIC MEL’GUNOV
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(IL TERRORE ROSSO IN RUSSIA - 1918-1923)
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(Mosca, 24/12/1879 – Parigi, 26/05/1956)
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Sergej Mel'gunov è stato un politico, storico e pubblicista russo, conosciuto per la sua opposizione al bolscevismo, autore di numerosi lavori sulla rivoluzione e sulla guerra civile del 1917 in Russia.
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Nacque a Mosca da madre polacca (Gruszacka), in una famiglia aristocratica decaduta a causa degli stravizi del padre.
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Si laureò a Mosca nel 1904 e iniziò la sua carriera politica e accademica nella Russia dell’Impero zarista.
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Nel 1906 entrò a far parte dei “cadetti” del Partito Democratico Costituzionale russo e l’anno successivo si iscrisse al Partito socialista popolare.
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Scrisse e pubblicò testi sulla massoneria, sui movimenti religiosi e sull’ortodossia, e curò le opere dello scrittore Lev Tolstoj che frequentava prima che questi venisse a mancare.
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Nel 1911 fondò una casa editrice, sotto forma di cooperativa, a cui diede il nome di Zadruga, in cui raccolse intorno a sé oltre seicento fra soci, scrittori, giornalisti e studiosi, dei quali pubblicò più di 500 libri raggiungendo una tiratura complessiva di dieci milioni di copie ed entrando di fatto nella leggenda dell’editoria russa.
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Dopo il colpo di Stato bolscevico del mese di Ottobre 1917 divenne un avversario attivo di Lenin e delle sue politiche aderendo all’Unione anti-sovietica della Rinascita della Russia, auspicando la lotta armata per il rovesciamento del regime bolscevico, e lavorando come responsabile degli Archivi.
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Nel 1919 venne arrestato e condannato a morte, poi graziato con pena commutata in detenzione, e poi rilasciato nel 1921 con l’obbligo dell’esilio. 
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Nel 1922 Mel’gunov riparò quindi a Praga, poi a Berlino, e infine si stabilì a Parigi dove si dedicò agli studi e alle ricerche storiche, curando la pubblicazione di diverse riviste per emigrati.
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Nei quattro anni precedenti l’esilio, Mel’gunov fu sottoposto ad arresti, a perquisizioni e a requisizioni, ma riuscì comunque, come archivista, a raccogliere una imponente mole documentale, composta da testimonianze e da documenti ufficiali, come i verbali degli interrogatori condotti dalla Ceka.
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Grazie a questa esauriente documentazione nel 1923 pubblicò a Berlino la sua opera più famosa intitolata  Il Terrore rosso in Russia (1918-1923)”, un lavoro dettagliato sul sanguinoso periodo degli scontri fra bolscevichi e Armate Bianche, in cui la minoranza politica rappresentata da Lenin impose alla Russia il famigerato Terrore attraverso cui mise in atto la repressione delle opposizioni e dei moti operai e contadini.
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Nel 1925 venne pubblicata la traduzione in lingua inglese, mentre nel 1927 uscirono anche quella spagnola e quella francese.
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Nel 1975 il libro arrivò anche negli Stati Uniti, mentre nel 1990, nel periodo della glasnost di Gorbaciov, fu pubblicato anche in Russia.
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Tra i suoi numerosi libri, ripubblicati in Russia tra il 2003 e il 2008 ricordiamo :
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I giorni di Marzo 1917.
Come i bolscevichi si sono impadroniti del potere.
La tragedia dell’ammiraglio Kolcak. Dalla storia della guerra civile.
Sulle vie delle congiure di palazzo. I complotti prima della rivoluzione del 1917.
“La chiave d’oro tedesca” per la rivoluzione bolscevica.
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In Italia l’opera di Mel’gunov approdò tardivamente solamente nel 2010, a causa dell’apparato mistificatore delle sinistre, che per decenni tentarono in tutti i modi di nascondere al Popolo le atrocità e le nefandezze del comunismo a cui loro stesse facevano riferimento.
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Il libro, curato da Sergio Rapetti e Paolo Sensini, ci racconta come la soppressione della Democrazia nell’Unione sovietica andasse di pari passo con l’istituzione della Ceka, la tristemente e onnipotente polizia segreta bolscevica, e all’avvento dei tribunali rivoluzionari che si sostituirono ai soviet.
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Il Terrore si focalizzò sulle odiate classi borghesi, dilagando nell’intera società sovietica e accanendosi contro tutto e tutti indistintamente.
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L’uso della tortura divenne endemico e diffuso capillarmente in ogni territorio, e prodromico alla soppressione delle vittime, elevando i peggiori istinti primordiali a sistema di potere, e giustificandone gli eccessi come necessari per stroncare la classe borghese.
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La morte arrivava sotto forma di fucilazione, di percosse, di efferati procedimenti di tortura per estorcere confessioni, per stupri e sevizie, mutilazioni, e non di rado le vittime venivano seppellite ancora vive in fosse comuni colme di cadaveri e di altri sventurati agonizzanti.
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Mel’gunov, avendo vissuto la detenzione proprio nel periodo del Terrore, ci racconta dettagliatamente e con agghiacciante dovizia di particolari, cosa avveniva realmente in quel Paradiso comunista che tanto piaceva ai comunisti occidentali come il PCI italiano piuttosto che il PCF francese.
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Il suo racconto ci mostra come fosse diffuso il sistema di violenza attuato dal comunismo, frutto non di intemperanze episodiche e disgiunte dal contesto generale, ma di imposizioni dogmatiche all’uso del Terrore che Lenin attraverso la Ceka aveva reso obbligatorie.
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La sanguinaria dittatura bolscevica si avvalse anche del sistema degli ostaggi, con cui Lenin e la Ceka ricattavano le opposizioni minacciandone lo sterminio in caso di attacchi militari o di attentati.
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Interi gruppi familiari, politici, e sociali, venivano arbitrariamente tenuti in carcere in attesa di essere giustiziati nel caso che si fossero verificate delle intemperanze da parte delle opposizioni.
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Tutta la classe borghese, denominata col termine dispregiativo di “colletti bianchi” e “donne col cappellino” fu sottoposta a rastrellamento e a cattura, cui seguiva la detenzione, la tortura, la deportazione, o la morte immediata.
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Le persone venivano arrestate per strada o in seguito all’irruzione nelle abitazioni, in un clima surreale di violenza che solo il comunismo ha saputo creare contro la Popolazione civile.
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I contadini erano assediati dalle truppe bolsceviche poichè riluttanti a consegnare loro ogni risorsa alimentare, e subivano per questo motivo incendi di interi villaggi, requisizioni, stupri, bombardamenti, e ogni altra forma di violenza che si concludeva poi con lo sterminio totale dei rivoltosi.
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In questo periodo di verificò il genocidio dei Cosacchi, le cui popolazioni  dopo la ribellione alle imposizioni comuniste furono oggetto di una repressione che comportò la morte e la deportazione di mezzo milione di persone.
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Il libro di Mel’gunov è considerato un “classico” dalla cui consultazione non si può  prescindere per l’accertamento delle responsabilità del Totalitarismo sovietico e del ruolo svolto in quanto essenza di un Male assoluto denominato comunismo.
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La testimonianza di Mel’gunov, così come quella di Aleksandr Solzenicyn, conferma la pesante responsabilità di Lenin come maestro di Stalin nella pratica del Terrore, smentendo le tesi sostenute maldestramente e ambiguamente dalle sinistre che assolverebbero Lenin disgiungendo il suo operato dai crimini di Stalin.
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Fu Kruscev che nel 1956 inventò il cosiddetto “stalinismo” inteso come fenomeno criminale, allo scopo di addossare esclusivamente al dittatore georgiano la responsabilità e i crimini attuati dal comunismo.
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Esecuzioni sommarie - Disegno di Danzig Baldaev - Tratto da "Drawings from the GULAG"
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In realtà Stalin proseguì ciò che Lenin aveva ideato ed iniziato, costruendo una struttura di potere fondata sulla malvagità e sul Terrore indiscriminato.
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La tesi di Kruscev fu prontamente acclamata dalle sinistre europee, felici di poter assolvere (davanti al loro elettorato) il comunismo russo, oltraggiato da un criminale di nome Stalin.
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Questa falsità storica che il PCI ha sostenuto per decenni, si sposa con un’altra palese mistificazione diffusa dalle schiere di pseudo intellettuali delle sinistre, riguardante la Rivoluzione russa.
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Ancora oggi gli eredi di Togliatti celebrano la Rivoluzione russa come quella attuata da Lenin nel mese di Ottobre, mentre quella effettiva e reale si compì nel mese di Febbraio, attuata da un movimento democratico di operai, studenti, e militari che dopo aver detronizzato lo Zar Nicola II Romanov formarono un Governo provvisorio comandato dall’avvocato socialista e antizarista Aleksandr Kerenskij, vicepresidente del Soviet di Pietroburgo.
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Lenin a quel tempo era in Svizzera, a Zurigo, e rientrò in Russia per organizzare quella che le sinistre hanno denominato “Rivoluzione di Ottobre”, ma che in realtà fu un vero e proprio colpo di Stato militare per nulla rivoluzionario.
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I bolscevichi capeggiati da Lenin e forti dell’alleanza con l’Armata Rossa guidata da Trocky, assaltarono il Palazzo d’Inverno e si sostituirono al Governo democratico di Kerenskij, e non al regime zarista, che era già caduto nel mese di febbraio !
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Il risultato fu quello dell’instaurazione di un regime barbaro e inumano guidato da Lenin, che usò la ferocia e il Terrore come modus operandi per annichilire il Popolo russo, consegnando poi a Stalin le redini di un comunismo che produsse cento milioni di vittime innocenti nel secolo scorso.
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L’opera di Mel’gunov ci consente di rigettare la proposizione pseudo intellettuale secondo cui Lenin aprì la via ad un socialismo “sostenibile”, constatandone invece le prerogative criminali con cui il comunismo ha sprofondato il suo stesso universo in un abisso di orrore senza fine.
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Mel’gunov è stato il primo, nel 1923, a denunciare la realtà storica in cui il Terrore bolscevico ha affermato il suo potere in Russia, cancellando ogni traccia della cultura che lo aveva preceduto, e sostituendola con un “pensiero unico” dominante imposto a priori.
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La Ceka fu ideata per distruggere gli esseri umani e plasmare i sopravvissuti, rendendoli schiavi di un mostruoso esperimento di ingegneria sociale, terrificante e devastante per l’intera umanità, in nome del comunismo.
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Non è un caso che uno dei fondatori del PCI, Antonio Gramsci, si riferisse a coloro che non erano allineati ai dictat del Partito definendoli come “pulci di cane tignoso”, mentre asseriva che i nemici politici DEVONO essere insultati con parolacce e con la denigrazione, poiché l’insulto secondo il dogma comunista è uno strumento pedagogico finalizzato alla trasformazione rivoluzionaria del mondo…
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Torture - Disegno di Danzig Baldaev - Tratto da "Drawings from the GULAG"
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L’odio era per i comunisti alla base della loro stessa essenza e del loro nutrimento quotidiano, che veniva appagato dando libero sfogo alle più feroci manifestazioni di tale sentimento.
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Mel’gunov cita fra gli altri il famigerato Martyn Lacis, capo della Ceka, il quale espresse assiomi di riferimento imponendo la seguente linea guida :
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Noi non lottiamo più contro singole persone, noi sterminiamo la borghesia come classe”.
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In osservanza di tali dogmi la Ceka “annientava i nemici di classe” gettandoli vivi dentro altiforni, con mani e piedi legati, oppure incatenandoli e buttandoli in mare aperto, dopo averli torturati.
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Le numerose testimonianze prodotte dalla Commissione Denikin, raccolte a partire dal 1919 e consultabili negli archivi oggi accessibili, a cui anche Mel’gunov ha attinto a piene mani, confermano che il Terrore istituzionalizzato e l’odio di classe, poi generalizzato, diedero vita ad uno dei periodi più bui della Storia dell’Umanità.
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Mel’gunov nel suo libro "Il terrore rosso in Russia" descrive le torture che stuoli di ferventi comunisti applicarono contro le loro vittime, manifestando i più bassi istinti brutali e la più feroce indole sanguinaria mai estesi prima a livello così endemico e capillare.
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Recentemente l’Unione Europea ha equiparato comunismo e nazismo al medesimo totalitarismo, decretandone la messa al bando, ma nelle città italiane ed europee permangono manifestazioni di simpatia verso gerarchi e criminali comunisti, palesati dall’esistenza di vie e piazze nelle nostre città che sono intitolate a Stalin, Lenin, Tito, Togliatti, ecc.
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L’arroganza comunista descritta da Mel’gunov è ancora evidentemente presente, e ciò rappresenta un insulto alla memoria delle vittime del comunismo e un freno allo sviluppo culturale e intellettuale della società democratica.
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Un grazie di cuore a Sergej Mel’gunov per averci testimoniato la reale portata del Male assoluto, tramandandoci i suoi scritti e il suo incessante lavoro di opposizione letteraria ai crimini del comunismo.
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Questo libro, come anche Arcipelago Gulag di Solzenicyn, dovrebbe essere studiato a scuola, perché i nostri figli e nipoti comprendano appieno cosa sia stato e cosa è ancora oggi il comunismo.
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Dissenso
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