Yuri Alexeyevich Dmitriev, nacque nel 1956 a Petrozavodsk, una città della Russia nord occidentale capitale della Repubblica di Carelia.
E’ uno storico russo, dissidente e storico della memoria dei gulag, il quale verso la fine degli anni Novanta scoprì le fosse comuni staliniane di Sandarmokh (una zona boschiva vicino a Medvezhyegorsk, capoluogo della Carelia), e di Krasnyj Bor (una cittadina nei pressi di San Pietroburgo), entrambe nella Russia nord occidentale.
Alla nascita venne affidato ad un orfanotrofio, poi all’età di un anno fu adottato da una coppia senza figli che lo allevò crescendolo.
A. Dmitriev |
Il nonno materno fu deportato come kulaki (contadino considerato ricco) e mandato a lavorare alla costruzione del Canale del Mar Bianco, mentre il nonno paterno, contabile in una fattoria collettiva, venne arrestato nel 1938 e deportato in un gulag staliniano fino alla sua morte.
Il padre adottivo di Yuri era un ufficiale dell’esercito che venne poi dislocato nella Germania Est, e si trasferì quindi a Dresda con tutta la famiglia.
Yuri dal 1988 al 1991 fece parte del Fronte Popolare della Carelia, una branca dell’armata rossa e divenne assistente del deputato del Popolo dell’Urss Mikhail Zenko, nel distretto di Besovets in Carelia.
Oggi Yuri è un membro della sezione russa dell’Associazione Memorial Internazionale che lotta contro il totalitarismo comunista e si batte per la difesa dei diritti umani e il rispetto dei diritti civili in Russia.
La sua attività è sempre stata focalizzata a stabilire la verità storica sui crimini di Stalin e rivolta ad individuare i luoghi di esecuzione delle vittime del Grande Terrore, rintracciando gli elenchi segreti che identificano l’identità di coloro che sono stati fucilati a centinaia di migliaia.
Il ricercatore, oggi vicino ai 67 anni di età, ha lavorato per
oltre 20 anni alla guida della sezione di Memorial in Carelia, al fine di
documentare le atrocità della repressione staliniana, cercando anche di dare un
nome alle vittime.
Grazie al suo costante impegno i dati storici raccolti pongono la Carelia al primo posto come paese in cui la conoscenza del passato è maggiormente documentata sotto questo profilo rispetto alle altre Repubbliche della federazione russa.
Dmitriev nel 2007 |
Infatti il 13 dicembre 2016 il regime neo comunista di Vladmir Putin ha azionato la "macchina del fango" sempre attiva contro gli oppositori politici, e si è inventato una infamante calunnia nei suoi riguardi per poterlo incarcerare e bloccare così la sua raccolta di dati storici sui crimini commessi da Stalin e dal suo apparato delinquenziale.
Yuri venne accusato di aver realizzato immagini pornografiche fotografando la figlia adottiva Natasha, ma il mondo intellettuale, consapevole del fatto che le accuse fossero infondate, si schierò subito schierato in sua difesa, catalizzando l’attenzione della comunità internazionale sul processo a porte chiuse intentato allo scrittore.
Una successiva perizia tecnica stabilì che non c’era alcun elemento di reato, poiché le fotografie erano state scattate per monitorare il miglioramento della salute della figlia, la quale proveniva da un orfanotrofio e appariva molto trascurata, anoressica e denutrita.
Le foto avevano il solo scopo di consentire l’analisi del
dietologo, in modo che stabilisse la terapia, e ciò venne avallato da una
sentenza del dicembre del 2017 secondo cui il materiale fotografico ritrovato
nel computer di Dmitriev non aveva effettivamente alcun contenuto pornografico.
I sostenitori di Yuri raccolsero oltre 30 mila firme chiedendone la scarcerazione, mentre il regime lo sottopose a perizia psichiatrica liberandolo solamente il 27 gennaio 2018 con l’imposizione di non lasciare Petrozavodsk.
La Corte decise però di condannare Yuri per il possesso di un’arma da fuoco, ordinando la sua carcerazione per la durata di un anno seguita da altri tre mesi di obbligo di firma presso l’istituto carcerario.
Subito dopo la prima assoluzione, nel mese di aprile 2018, il Procuratore della città di Petrozavodsk, Yelena Askerova, presentò ricorso alla Corte contro la sentenza, ottenendo così un nuovo processo.
Yuri venne nuovamente arrestato e contro di lui fu aggiunta una accusa di violenza sessuale nei riguardi della figlie, a causa della quale fu sottoposto ad una ulteriore visita psichiatrica.
Nel 1997-1998 scoprì due importanti fosse comuni : la prima a Krasny Bor, vicino a Petrozavodsk e la seconda a Sandarmokh, un imponente campo di sterminio contenente le salme delle vittime uccise da Stalin.
Nell’area forestale di Sandarmokh furono ritrovate 236 fosse comuni in cui vennero sepolte 9.000 persone di oltre 58 nazionalità diverse nel periodo compreso fra il 1937 e il 1938.
Il lavoro investigativo di Yuri, svolto insieme al Co-presidente del Centro di ricerca Memorial di San Pietroburgo, Venyamin Ioffe, permise di identificare, studiando i documenti di archivio del FSB di Arkhangelsk, il luogo di sepoltura di coloro che erano stati condannati a morte e uccisi nel gulag delle Solovki.
Dal 1998 in questo orribile e immenso campo di sterminio, in cui riposano finalmente in pace i prigionieri di Solovki e di altre 8.000 vittime del comunismo, sono stati eretti trecento monumenti a scopo commemorativo e si tiene una Giornata internazionale della memoria ogni 5 agosto.
Il lavoro di Yuri, di Venyamin Ioffe e di Memorial Society ha permesso di dare un nome ad oltre cinquemila delle vittime sepolte a Sandarmokh, in cui emergono le identità di contadini, pescatori e cacciatori, scrittori e poeti, medici, insegnanti e ingegneri, e sacerdoti di tutte le confessioni.
Le vittime ucraine rappresentano una percentuale consistente nel numero globale delle identità scoperte nelle fosse comuni di Sandarmokh, seguite da quelle finlandesi, careliane, e dai tedeschi del Volga.
Riporto di seguito i nominativi di alcune delle vittime cui Yuri Dmitriev ha ridato le rispettive identità :
Principe Yasse Andronikov, ufficiale dell’esercito zarista, attore e regista teatrale. Venne fucilato il 27 ottobre 1937 all’età di 44 anni.
Fyodor Bagrov, Capo di una Fattoria collettiva della carelia. Fucilato il 22 aprile 1938 all’età di 42 anni.
Nikolai Durnovo, linguista russo. Fucilato il 27 ottobre 1937, all’età di 60 anni.
Hryhorii Epik, scrittore ucraino. Fucilato il 3 novembre 1937, all’età di 36 anni.
Vasily Helmersen, bibliotecario e artista russo. Fucilato il 9 dicembre 1937, all’età di 64 anni.
Nikolay Hrisanfov, scrittore careliano. Fucilato l’9 gennaio 1938 all’età di 39 anni.
Camilla Krushelnitskaya, organizzatrice di un gruppo cattolico clandestino a Mosca. Fucilata il 27 ottobre 1937, all’età di 45 anni.
Mykola Kulish, scrittrice, educatrice, giornalista e drammaturga ucraina. Fucilata il 3 novembre 1937 all’età di 40 anni.
L’esame
necroscopico effettuato sui teschi delle vittime di Sandarmokh ha rivelato che
le vittime sono state uccise con un colpo di pistola alla nuca dai sicari di
Stalin che vestivano la divisa della NKVD, i quali eseguivano gli ordini della
troika comunista.
Yuri è riuscito a identificare sia i nomi dei componenti delle troike assassine che si macchiarono di questi orribili delitti contro l’umanità che di quelli dei capi squadra che impartivano gli ordini nelle esecuzioni.
Eccone alcuni :
Matveev, era un boia esperto della NKVD e organizzava i trasporti dalle località delle Solovki al luogo delle esecuzioni.
I suoi successori furono : IA Bondarenko e il suo vice AF Shondysh che vennero anch’essi fucilati nel 1939.
In gioventù Yuri iniziò le sue ricerche in collaborazione con Ivan Chukhin, a quel tempo a capo dell’Associazione Memorial della Carelia, il cui padre era stato una delle vittime della repressione staliniana, poi alla sua morte nel 1997 proseguì da solo il lavoro che avevano iniziato insieme.
Il giornalista Alexander Burtin ha descritto la vita di Yuri come intensamente dedicata ad una minuziosa ricerca negli archivi durante i mesi invernali, a cui seguiva nei mesi estivi una attività sul campo, setacciando le zone boschive intorno a città e paesi alla ricerca di possibili fosse comuni.
Dmitriev è stato nominato Segretario della Commissione di Petrozavodsk per la tutela delle vittime riabilitate della repressione politica.
Dal 1997 è a capo dell’Accademia per la difesa dei diritti socio-legali, una ONG che si batte per la difesa dei diritti umani.
Foresta di Sandarmokh |
Come Capo dell’Accademia Yuri nel 2002 scrisse all’allora Presidente della Repubblica careliana, Sergei Katanandov, opponendosi al progetto di erigere una statua a Yury Andropov, che era stato Presidente del KGB dal 1967 al 1982 guidando il Komsomol in Carelia dal 1940 al 1944.
Katanandov non prese nemmeno in considerazione la lettera di Dmitriev, e su tale atteggiamento il ricercatore e storico careliano affermò :
“Non conosciamo il passato e non lo vogliamo sapere”.
Nel 2005 Dmitriev è stato insignito del premio “Golden Pen of Russia” per le sue pubblicazioni.
Nel 2015 ha ricevuto la Croce d’Oro al merito dalla Polonia per il suo lavoro di ricerca e di identificazione delle vittime di Solovki a Sandarmokh, mentre l’anno successivo il Capo della Carelia, Alexander Hudilainen gli ha consegnato il Diploma d’Onore della Repubblica di Carelia.
Mercoledì 22 luglio 2020 Yury Dmitriev, all’età di 64 anni, è stato condannato dal regime dittatoriale di Putin a tre anni e mezzo di prigione da scontare in una colonia penale, accusato di violenza sessuale sulla figlia adottiva.
Scontando il periodo di detenzione a cui lo storico è già stato sottoposto nel recente passato, Dmitriev avrebbe potuto finalmente riacquistare la libertà, ma la Corte Suprema della Carelia ha accolto il ricorso del procuratore, il quale ha aumentato la pena a 13 anni da scontare in una colonia penale.
La condanna equivale ad una sentenza di morte, in quanto Dmitriev è già fortemente debilitato dall’isolamento forzato in cui è stato costretto dai sadici carcerieri di Putin, e non potrà reggere ad altri 10 anni di carcere “a regime severo”, configurando il provvedimento come vero e proprio “omicidio su commissione” in cui lo Zar del Cremlino appare mandante e protagonista.
Nel 2021 il Tribunale municipale di Petrozavodsk ha aumentato la pena
a 15 anni, e per ribadire che tale sentenza era definitva la Corte Suprema
Russa ha rifiutato di prendere in considerazione la richiesta di revisione del
processo avanzata dai suoi avvocati.
Paradossalmente, e in barba a qualunque difesa dei diritti umani, è accaduto quindi che Dmitriev, dopo essere stato dichiarato per due volte innocente in relazione ai principali capi di accusa e dopo che la sentenza è stata per due volte annullata, è stato condannato a 15 anni di reclusione.
Va detto che la sentenza è stata emessa dalla giudice Ekaterina Chomjakova, in evidente stato di compiacenza con i desideri del dittatore russo, tanto che dopo il verdetto è stata nominata, proprio per decreto diretto di Putin, Giudice della Corte Suprema della Repubblica di Carelia.
Memorial Italia, presieduta da Andrea Gullotta, ha dichiarato che
l’intera vicenda giudiziaria è costellata di momenti poco chiari e che le
decisioni sono state prese in aperta violazone dei diritti fondamentali.
La risposta del regime che fa capo al Presidente Vladmir Putin, oramai conclamatosi come il fetido erede di un becero comunismo staliniano, si è palesata il 28 dicembre 2021 con un ordine di chiusura dell’Associazione “Memorial International” seguito il giorno successivo da quello che ha posto fine all’attività del “Centro Memorial” per i diritti umani.
Memorial venne fondata
dall’accademico e scienziato dissidente Andrej
Dmitrievic Sacharov, premio Nobel per la Pace, ed è legalmente
riconosciuta come associazione «internazionale» in base ad atti giuridici
sottoscritti dalla Russia che hanno valore prevalente rispetto a quelli
federali.
Nonostante ciò è accusata da Putin, fuori controllo e in pieno delirio di onnipotenza, di essere un agente straniero, in pratica una spia al soldo del nemico, e viene quindi trattata come colpevole di alto tradimento in un paese in guerra.
Secondo l’apparato dittatoriale del regime russo, Memorial avrebbe creato una falsa immagine dell’URSS, dipingendola come uno Stato terrorista e infangando la memoria della Grande guerra patriottica.
La documentazione di quel terrore staliniano che ogni cittadino russo ha sperimentato sulla propria pelle per decenni, sarebbe invisa all’ex colonnello del KGB, le cui politiche prevedono di assolvere invece la Russia sovietica in funzione del ruolo svolto contro il nazismo.
Un nazismo di cui l’Unione Sovietica era alleata per spartirsi i territori europei, ma che Putin si guarda bene dal ricordare.
Le farneticazioni
attraverso cui la Procura generale russa ha condannato Memorial per compiacere
Putin, indicano come motivazione la violazione della legge sugli “agenti stranieri” e l’aver
giustificato il terrorismo e l’estremismo.
La volontà del Cremlino, è palesemente rivolta all’annichilimento della dissidenza, con qualunque mezzo, così come comprova il modus operandi del regime post sovietico guidato dall’ex colonnello del KGB.
La metodologia con cui Putin distrugge i suoi avversari è tristemente nota e passa anche attraverso la costruzione di false accuse infamanti, con conseguente gogna mediatica, tese alla delegittimazione e a provocare il biasimo popolare.
Fortunatamente lo sciacallaggio esercitato da Putin su chiunque non osservi la rigida ortodossia di un comunismo sopito ma mai scomparso dalla Russia, è ben noto a livello internazionale, così come i suoi metodi brutali e l’uso dell’assassinio mediante sicari prezzolati.
Dmitriev rimane colui che ha restituito a migliaia di persone senza nome, assassinate dal comunismo staliniano, quelle identità che erano destinate ad un colpevole oblio, sepolte non solo fisicamente ma anche nel ricordo di ciò che rappresentarono per l’intera umanità, una massa sofferente in balìa del mostro vorace che si chiama comunismo.
Dmitriev è stato prelevato dalla cella di isolamento del carcere
di Petrozavodsk in cui era stato incarcerato e in cui aveva trascorso quasi ininterrottamente gli ultimi cinque
anni, prima della sentenza finale, e trasferito nella Colonia Penale n° 1 della
località di Nadvoicy in Carelia.
Questo luogo è tristemente famoso perché nei primi anni 30 del secolo scorso ospitava la Direzione del Belbaltlag e cioè il sistema concentrazionario che si occupava, attraverso il lavoro coatto dei detenuti, della costruzione del canale Mar Bianco-Mar Baltico.
Dopo una settimana di permanenza a Nadvoicy, Dmitriev è stato di nuovo traferito in una colonia penale della Mordovia, il luogo finale previsto dal regime per la sua deportazione, e cioè la Stazione di Yavas.
Le colonie penali della Repubblica di Mordovia, situata nella zona orientale della Russia europea, costituiscono la tragica eredità del sistema repressivo sovietico, in cui vennero usate le strutture carcerarie nate al tempo dello Zar per essere poi fagocitate e sviluppate seguendo il modello del Gulag sovietico, in cui i detenuti erano obbligati a lavorare.
Queste colonie sono state per decenni, e lo sono
ancora, il luogo in cui venivano reclusi tutti coloro che manifestavano
liberamente la loro contrarietà al regime comunista, come testimoniato dalla vasta letteratura in
materia.
Le colonie penali della Mordovia rappresentano uno dei complessi penali più grandi, la cui storia risale ai primi anni del Gulag, e da cui passarono molti dissidenti sovietici come ad esempio :
Aleksandr Ginzburg, Anatolij Marčenko,
Irina Ratušinskaja, Julij Daniel’, Jurij Galanskov, Kronid Ljubarskij, Tat’jana
Velikanova, e altri.
Anche Putin, che è solito fare uso della repressione per zittire
gli avversari politici, ha usato le colonie penali della Mordovia per deportare
molti di loro, tra cui ad esempio Nadia Tolokonnikova, la cantante della band
russa “Pussy Riot” che nel 2012 dopo essere stata detenuta in Mordovia è stata
poi deportata nella città di Nizhny Ihash, nella Regione siberiana di
Krasnoyarsk.
L’ammissione di responsabilità di colui che ha fatto parte di questo apparato criminale, e cioè Vladimir Putin, ex colonnello del KGB, non sono non è contemplata ma anzi costituisce motivo di imbarazzo per chi sulla scena internazionale vorrebbe porsi come idolo di riferimento.
Sono state molte le personalità della cultura e i testimoni
storici dell’orrore comunista che sono intervenuti a difesa di Dmitriev, come ad
esempio Natal’ja Solzenicyna, la vedova del grande scrittore dissidente
Aleksandr Solzenicyn, che ha messo in guardia contro l’insorgenza di una nuova
pericolos dittatura.
E’ opinione di molti, confermata dalla realtà dei fatti e dalle migliaia di omicidi di dissidenti, che la Russia stia precipitando in caduta libera verso un nuovo totalitarismo, nel totale disprezzo della Democrazia, della libertà e dei diritti umani.
Il 29 ottobre 2021, a Oslo, Jurij Mnitriev ha ricevuto dal Comitato norvegese di Helsinki il premio Sacharov per la libertà, in riconoscimento del suo impegno per i diritti umani, ma non potendo presenziare alla cerimonia perché prigioniero del regime russo, ha inviato una lettera in cui ha dichiarato:
Putin non riuscirà comunque mai nascondere la verità sulle stragi
comuniste del periodo staliniano, che nel caso di Sandarmokh si palesa con
evidenza in ben 236 fosse comuni.
Sicuramente
un’autocelebrazione della potenza sovietica senza macchia e senza paura
potrebbe servire a rinforzare l’attuale linea politica di Putin, ma l’amnesia
di cui il dittatore intende farsi interprete è solo a livello istituzionale,
considerando che i sondaggi sociologici hanno dimostrato che i russi, ancora
oggi, non hanno dimenticato il terrore sovietico.
Lo sterminio di un gran numero di persone innocenti che sono sepolte a Sandarmokh e a Krasnyj Bor risale al 1937/1938 e di queste, almeno un migliaio, su un totale di oltre 9.500, provenivano dalla prigione speciale delle Isole Soloveckie (SLON), un famigerato gulag del mar Bianco.
Per molto tempo si pensò che le barche adibite al trasporto dei
prigionieri fossero state fatte affondare deliberatamente per affogare i
prigionieri a bordo, come era consuetudine della NKVD, la polizia segreta
staliniana, ma evidentemente molti di loro furono invece fucilati e sepolti a
Sandarmokh.
Le ricerche di Dmitriev hanno permesso di scoprire che il 27 ottobre 1937 ben 1.116 prigionieri furono appunto caricati su tre chiatte e trasportati dalle isole alla terraferma.
Tra i documenti trovati negli archivi dell’FSB, il Servizio di Sicurezza Federale di Arcangelo (sul Mar Bianco) vi erano gli elenchi di coloro che dovevano essere fucilati.
Incrociando i dati e collaborando con Irina Flige, Capo del Centro di Informazione e di educazione Memorial di San Pietroburgo, Dmitriev insieme anche a Veniamin Iofe, uno dei fondatori dell’Associazione, trovarono i luoghi di sepoltura.
Krasnyj Bor
Nel 1997 grazie a Jurij Dmitriev è stato identificato un luogo di
sterminip e di sepoltura per le esecuzioni della NKVD durante le purghe
staliniane.
Il luogo di sepoltura copre un'area di circa 350 metri per 150 e secondo i rapporti di esecuzione trovati negli archivi dell'ex KGB per la Carelia, vi sono sepolte 1.193 persone.
Di queste, 580 sono finlandesi, 432 careliani, 136 russi, e 45 di altre nazionalità.
Secondo i documenti di archivio le esecuzioni ebbero luogo dal 9 agosto al 15 settembre 1937 e dal 26 settembre al 2 ottobre 1938.Jurij Dmitriev affermò in una intervista del maggio 2015 che attraverso il lavoro negli archivi l'identità di tutti coloro che vennero uccisi a Krasny Bor è stata stabilita con un alto livello di certezza e che per fare un confronto, venne identificata circa la metà delle vittime di Sandarmokh.
Nel 1998 è stao inaugurato il cimitero commemorativo, fratello del complesso di Sandarmokh, e il giorno 30 ottobre di ogni anno viene celebrata una Giornata della Memoria.
In occasione della ricorrenza del 2017, la figlia di Dmitriev, Katerina, in assenza del padre prigioniero di Putin, ha partecipato alla cerimonia leggendo ad alta voce i nomi delle centinaia di vittime dagli elenchi compilati dal genitore.
Sandarmokh
Sandarmokh è, come già accennato, un massiccio forestale situato a circa 12 chilomteri da Medvezhyegorsk, nella Repubblica russa di Carelia.
In questo luogo vennero giustiziate migliaia di vittime del Grande Terrore staliniano, appartenenti a 58 diverse nazionalità.L’eccidio si consumò mediante fucilazioni e sepolture in 236 fosse comuni nell’arco di 14 mesi nel 1937 e nel 1938.
Spesso le modalità dell’esecuzione prevedevano che le vittime venissero disposte allineate sull’orlo dello scavo, precedentemente approntato, così che dopo un colpo di pistola sparato a bruciapelo alla nuca, cadessero morenti all’interno.
Dal 1997 nel sito delle fosse comuni sono presenti oltre 300 lapidi, ognuna delle quali reca il nome della vittima, oppure rappresenta un gruppo nazionale o religioso.
Le migliaia di vittime giustiziate sono state suddivise in tre grandi gruppi per meglio capire le dinamiche repressive del terrore staliniano.
Un primo gruppo di 2.344 vittime era costituito da liberi cittadini della Carelia, mentre un secondo raggruppamento si componeva di 1.612 contadini che erano stati esiliati dalle loro terre in seguito alla collettivizzazione forzata dell’agricoltura.
Un ultimo gruppo di 1.111 persone proveniva dai gulag delle isole Soloveckij.
Tutti costoro costituivano circa la metà del numero di vittime delle grandi purghe in Carelia.
Dmitriev ha affermato che “accanto a contadini, pescatori e cacciatori dei villaggi vicini, c’erano scrittori, poeti, scienziati, studiosi, capi militari, medici, insegnanti, ingegneri, ecclesiastici e statisti, che qui trovarono la loro ultima dimora”.
A Sandarmokh vennero uccisi anche 289 scrittori, artisti e poeti di lingua ucraina che tra il 1920 e il 1930, dopo che Stalin iniziò la politica di russificazione dei territori ucraini, erano stati interpreti del processo di rinascita dell’attività letteraria e culturale nel loro Paese, costituendo dozzine di gruppi intellettuali che cambiarono il volto della letteratura Ucraina.
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Il servilismo del potere giudiziario verso Putin ricorda molto da vicino quello delle toghe rosse italiane nei confronti ossequiosi con il PD e l’apparato criminale che lo compone.
Solamente la prostituzione ideologica e lo squallore morale di individui corrotti nell’anima possono arrivare a condannare un uomo innocente.
Tutto ciò rimarrà nel ricordo collettivo come una triste pagina di Storia in cui il sadismo espresso dagli eredi del comunismo ha prevalso sulla Democrazia e sui valori di libertà e di civiltà che dovrebbero essere il punto di riferimento per l’incedere della nostra società.
Di
fronte a tale arroganza, siamo tutti Yuri Dmitriev …
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Dissenso
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