lunedì 6 dicembre 2021

Massoneria e dittatura

Le maggiori Massonerie mondiali hanno in corso di realizzazione un progetto dittatoriale di controllo delle masse popolari che si palesa già ai nostri giorni in maniera piuttosto evidente attraverso le alleanze strategiche che queste hanno stretto con i gruppi politici marxisti e mondialisti.

Il capitalismo finanziario palesato dai regimi comunisti è, non a caso, in perfetta simbiosi con le linee guida che impongono la distruzione dei punti di riferimento sociali e religiosi, a partire dalla famiglia.

L’elemento di convergenza comune a massoni e a marxisti è l’identica connotazione che si ritrova in entrambi, e cioè la propensione ad accettare Satana anziché Dio come punto di riferimento.

Nella corsa alla disgregazione dei valori familiari, sociali, e religiosi, che guidano la società occidentale da migliaia di anni, sono intervenuti in prima persona i personaggi di spicco dei raggruppamenti di sinistra, coadiuvati purtroppo da una politica espressa dalla Santa Sede che pare contaminata e assuefatta a spinte antitradizionaliste enfatizzate da Papa Bergoglio.

La pandemia è stata la “ciliegina sulla torta” che ha consentito ai gestori del potere di privare le popolazioni dei loro diritti elementari, stuprando la democrazia e imponendo un controllo fisico, psicologico, e morale su ogni aspetto della vita quotidiana.

In Italia, ma non solo, il dissenso espresso democraticamente da chi si oppone a tutto ciò, appare oggi come un elemento inaccettabile agli occhi del regime, il quale lo reprime con metodi sempre meno democratici soffocandolo in ogni modo.

Circa dieci  milioni di italiani hanno capito che cosa si nasconde veramente dietro allo spauracchio della pandemia, e soprattutto hanno verificato con mano la gestione criminale della stessa espressa dai politicanti del regime massonico-comunista-capitalista, il nuovo mostruoso ossimoro politico che è stato creato per instaurare il sistema del “pensiero unico”.

Tutti i lacchè appartenenti a questo sistema, e cioè le cosiddette viro-star, i media, ridotti a semplici relatori dei dictat di Speranza e Draghi, insieme alle Forze dell’Ordine, declassate a foze distropiche antidemocratiche, si accaniscono giornalmente sui cosiddetti no vax, e cioè contro coloro che esprimono una dissidenza a questo regime.

Intanto il PD siede sugli scranni parlamentari governando il Paese senza essere mai stato votato dal Popolo, il quale è stato esautorato dal suo diritto costituzionale ad esprimersi con il voto.

La compiacenza e la complicità del Presidente della Repubblica in tutto ciò sono evidenti, poiché il canuto rappresentante del Colle ha accompagnato gli eredi di Togliatti al potere tenendoli per mano e operando in modo che il Popolo non si potesse opporre.

La compagine governativa, composta appunto da massoni e comunisti, con l’ignobile apporto delle new entries dei forzisti berlusconiani e dello squallore leghista, ha azionato la macchina del fango per offendere, delegittimare e colpire tutti coloro che non si sono vaccinati, in una sorta di persecuzione e di istigazione a un “pogrom” nazionale che ha riscontro solo negli anni bui dell’olocausto ebraico.

Le infamie commesse dalle cosiddette toghe rosse, dai media a libro paga della dittatura, dai mercenari e dai criminali che hanno operato come sciacalli nella gestione pandemica, per poi scaricare il loro odio contro chi non la pensava come loro, sono tipiche del comunismo, ma aggravate dal fatto che ora sono sostenute dal capitalismo massonico, quello per intenderci praticato da Draghi e dall’Europa.

Non a caso la Cina è ritenuta da elementi idiopatici e cerebrolesi come Di Maio un partner ineludibile.

Questo marciume di Stato, che si è prostituito alla massoneria e al comunismo, come nelle peggiori realtà di una Unione Sovietica in cui i diritti umani erano inesistenti, dovranno prima o poi fare i conti non solo con la Storia, ma anche con le persone che hanno tentato di soggiogare.

Ricordo a chi legge che Nicolae Ceasusescu, il dittatore rumeno comunista, pagò con la vita il fatto di aver esercitato una feroce dittatura contro il Popolo.

I crimini di Conte e di Draghi non sono certo inferiori a quelli del dittatore rumeno, poiché il loro operato ha provocato direttamente migliaia di morti a causa di una gestione che ha tenuto conto solamente degli interessi delle lobbies farmaceutiche, e non della vita delle persone.

La vigile attesa e la tachipirina hanno costituito un’aberrante modus operandi imposto dal Governo anche a quei sanitari come De Donno che salvavano i pazienti terminali da fine certa.

Il Male si è manifestato così come i massoni atei e anti-Cristo volevano che si manifestasse, con buona pace di Bergoglio.

I conflitti sociali e la guerra civile sono esattamente ciò a cui il Governo vuole tendere, come risultato di una politica che disprezza i diritti umani e che umilia la dignità delle persone, anche con l’imposizione di liquami sperimentali che vengono iniettati perfino nei bambini.

In tutto ciò la Chiesa, che dovrebbe fare una ferma opposizione all’ateismo di Stato di stampo massonico e marxista, assume un ruolo passivo tacendo e anzi accogliendo le tesi espresse nei roboanti proclami del "pensiero unico".

Gli esperti di Stato che riferiscono sulla pandemia, falsando i dati e plagiando le masse popolari meno dotate intellettualmente, sono tutti asserviti alle multi-finanziarie farmaceutiche, così come il ruolo di Mario Draghi è direttamente proporzionale alle speculazioni della potente Banca americana Goldman Sachs.

Le sinistre fanno parte di tutto ciò, come alleate e complici, affascinate dall’enorme flusso di denaro e di potere che il coito contro natura gli garantisce, specialmente ora che il flusso economico proveniente da Mosca, dopo tanti anni di generose elargizioni verso le casse di partito, non c’è più.

Questi signori spadroneggiano impunemente, grazie ad una rete di complicità e di coperture, garantite dalle toghe rosse, sulla pelle delle persone e sulla loro vita, come se queste fossero marionette da usare a piacimento.

Qualcuno pagherà per le morti causate dalla cosiddetta “vigile attesa” e Tachipirina, così come per quelle causate dall’arroganza di elementi criminali come Draghi, Speranza e Di Maio.

Dobbiamo combattere tutto ciò, e opporci alla dittatura, nella consapevolezza che stiamo difendendo la nostra stessa anima, e quella dei nostri figli.

Dio ci vede, e questo mi basta per essere convinto che non mi arrenderò mai.


Dissenso


martedì 12 ottobre 2021

I TALEBANI DEL GREEN PASS

Il governo dittatoriale delle sinistre capeggiato dal massone Mario Draghi, già tristemente noto nel ruolo di leader della BCE come affamatore del Popolo Greco, e sorretto da una rete di complici che annovera criminali del calibro di Mattarella, Conte, Letta, Berlusconi, Fratoianni, oltre alla new entry Matteo Salvini, stupra quotidianamente la Democrazia italiana tenendo in ostaggio milioni di lavoratori a cui è imposto, pena il divieto di lavorare, l’uso del cosiddetto green pass.

Il provvedimento che impone il ricorso al green pass a tutti i lavoratori, nessuno escluso, disposto dal gotha che rappresenta gli eredi di Togliatti, è paragonabile solo alle persecuzioni con cui il Governo cinese e quello nord coreano annichiliscono le opposizioni interne al regime comunista.


Questo particolare e nuovo assetto della società italiana ricalca quello in cui era costretta a vivere la popolazione russa negli anni ’20 e ‘30 per assecondare la famigerata N.E.P. (Nuova Politica Economica) imposta da Lenin e da Stalin.

Come si sa la N.E.P. condusse la Russia alla guerra civile e fu la causa diretta dell’Holodomor, la carestia indotta in Ucraina dai gerarchi comunisti sovietici che causò milioni di vittime per fame.

In ottemperanza alle disposizioni della dittatura comunista il Popolo era tenuto ad esibire un Passaporto interno, senza il quale ogni spostamento era proibito, esattamente come accade oggi in Italia.

Oggi, nonostante il fatto che le Piazze italiane siano piene di Cittadini che esprimono pacificamente e pubblicamente il loro dissenso verso questa dittatura, il Governo persevera nel suo disegno eversivo e criminale, coadiuvato da alcune frange violente, come gli sciacalli di Forza Nuova, che con le loro azioni forniscono un alibi alla reazione violenta del regime.

I nuovi TALEBANI che rappresentano la dittatura comunista in Italia sono oggi uniti fra di loro in una sorta di coesa complicità che vede affratellati nel medesimo intento criminale i gruppi parlamentari che fino a ieri si differenziavano per ideologia e programmi.

PD, LeU, 5 stalle, Lega, Forza Italia, votano ora all’unisono, come fautori e ligi esecutori del “pensiero unico”, complici delle nefandezze istituzionali che tengono in ostaggio il Popolo italiano.

Questi delinquenti stanno conducendo il Paese sull’orlo di una guerra civile, forti del potere che viene loro NON dal consenso del voto popolare, ma dall’arroganza dei gruppi massonici che gestiscono i flussi di denaro e i politicanti asserviti al loro disegno eversivo.

Sappiano questi “signori” che il Popolo italiano ha fieramente combattuto contro l’oppressione nazista, rifiutando anche i tentativi di rivoluzione comunista con cui i seguaci di Togliatti avrebbero voluto fagocitare la democrazia, e non si lascerà mettere i piedi in testa da un manipolo di criminali che si è insediato ABUSIVAMENTE nei palazzi del potere.

Mattarella, che rappresenta la figura del peggior Presidente che mai abbia varcato la soglia del Quirinale, non solo per il suo trasformismo e il suo polimetamorfismo politico, essendo migrato tranquillamente dai cattolici della DC fino ai post comunisti del PD, ma anche per aver condotto l’estrema sinistra al Governo senza che il Popolo sovrano potesse esprimere la propria volontà elettorale, e tacendo su fatti criminosi di gravità inaudita che coinvolgevano le istituzioni stesse, come gli scandali di Bibbiano, delle toghe rosse e dello scafismo.

Anche in questo preciso momento Mattarella tace, nonostante si compia il crimine peggiore di quel Governo che lui per primo ha legittimato, e cioè lo stupro della Democrazia.

E’ dimostrato che il cosiddetto “vaccino” antiCovid altro non è che una sorta di sperimentazione sulla pelle delle persone, e che oltre a non immunizzare può causare seri danni alla salute, non ultima la morte, ma nonostante ciò un vero e proprio stuolo di ferventi sostenitori di Big Pharma, alimentati dalla propaganda di regime e sospinti dalle menzogne dell’apparato disinformatore delle sinistre, celebra quotidianamente il green pass come eccellenza insostituibile.

A prescindere dalle considerazione di carattere soggettivo sull’opportunità o meno di ricorrere alla vaccinazione (che tale non è), mi domando perché il Cittadino sprovvisto di green pass debba essere costretto (ogni 48 ore) a sborsare 15 euro per fare un tampone per dimostrare di essere sano.

Coloro che sono stati sottoposti a vaccinazione e sono in possesso di green pass, per contro, NON sono immunizzati e possono contagiare ed essere contagiati, mettendo a rischio anche coloro che, dopo aver fatto il tampone, risultano essere sanissimi.

Da questa constatazione si evince che l’interesse dei delinquenti che siedono negli scarnni parlamentari non è rivolto alla tutela della salute dei Cittadini, ma è orientata a garantire introiti miliardari alle industrie farmaceutiche di cui sono servili marionette.

In tutto ciò Mattarella continua a tacere, così come tutte quelle toghe rosse che asfissiano la democrazia tenendola in ostaggio, coadiuvati dallo squallido supporto di personaggi berlusconiani come, ad esempio, il malefico nano famoso per aver coniato il termine di “bamboccioni”, Renato Brunetta.

Anche il soglio pontificio, dimentico del sacrificio dei martiri cristiani, si è piegato al volere dittatoriale del comunismo, prima sacrificando il clero cinese in subordine ad accordi con gli interpreti del male assoluto, poi modificando la liturgia cattolica per soddisfare i dictat del pensiero unico e della dittatura sanitaria.

Il Pontefice non perde occasione per enfatizzare proclami in cui dichiara la necessità di ricorrere al vaccino imposto dalle multinazionali del farmaco, e imponendo ai fedeli l’uso delle mascherine, dimenticando che Cristo predicava tra i lebbrosi, così come era solita fare Madre Teresa di Calcutta.

Il pensiero unico si è evidentemente insinuato profondamente nelle alte sfere ecclesiastiche, modificandone l’essenza e la natura cristiana ed evangelica.

La ribellione cova però sotto la cenere, così come accadeva al tempo delle catacombe, utilizzate dai cristiani come luoghi di riunione per manifestare la loro fede in opposizione alle persecuzioni attuate dagli imperatori romani.

Draghi e l’accolita delinquenziale che si prostra al suo cospetto, Salvini in testa, rappresenta il marcio di una classe politica che da troppo tempo costringe la popolazione, attraverso la spavalderia criminale, a subire ogni sorta di soprusi e di angherie.

Uno Stato che oltraggiando la Costituzione smentisce sé stesso, per voce e per mano dei suoi maggiori vertici istituzionali, è condannato a subirne gli effetti e ad entrare nella Storia come esempio negativo da ripudiare.

Un Presidente come Mattarella che ha prostituito l’immagine sacra della più alta carica dello Stato ai dictat del pensiero unico, è già iscritto nell’elenco di coloro che hanno tradito gli ideali di democrazia su cui è fondata la Repubblica italiana.

Il green pass di Draghi verrà ricordato, insieme al passaporto interno sovietico di Lenin e alla “stella di Davide” cucita addosso agli ebrei nel 1945, come esempio di una politica che ha toccato i più bassi livelli di moralità e di decenza esistenti, in cui i diritti umani sono calpestati e vilipesi con arroganza.

Sappiano gli ITALIOTI che si sono meritati il termine di INOCULATI dopo aver ricevuto un liquame non ben definito nelle loro vene, attraverso ciò che viene definito “vaccino antiCovid”, che tutto ciò che può accadere loro come effetto di tale somministrazione sarà solo frutto della loro compiacenza al regime.

Noi combattenti per la libertà, che ci opponiamo alla dittatura comunista del Governo Draghi, terremo duro opponendoci giorno per giorno alla violenza istituzionale, in nome della Democrazia.

Mentre gli “inoculati” offriranno ai loro figli una visione del mondo legata al compromesso vaccinale, grazie al quale potranno andare al cinema o al mare, grazie alla loro prostituzione intellettuale, noi insegneremo ai nostri il valore della dignità umana, grazie alla quale è possibile opporsi alla dittatura, lottando per la libertà.

E’ meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora!


Dissenso

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domenica 8 agosto 2021

CRIMINALE COMUNISTA PARTIGIANO E ASSASSINO : SAURO BALLARDINI

Sauro Ballardini fu un assassino partigiano comunista del partigianato bolognese, soprannominato “Topo” per via della sua bassa statura, a cui i “compagni” di Castelmaggiore aggiunsero il nomignolo di “romagnolo” a causa dei suoi trascorsi nel Faenza calcio.

Il suo nome compare in parecchi procedimenti penali per reati ascrivibili al banditismo partigiano comunista che insaguinò le zone del bolognese a guerra finita.

Fu condannato dai Tribunali della Giustizia italiana per omicidio volontario, occultamento di cadavere, furto e rapina.

Nel 1945 fu indicato da Guido Cevolani, a cui i partigiani avevano prelevato il fratello, di essere l’autore insieme ad altri della strage dei sette fratelli Govoni e di altre dieci persone a Casadio, una località del Comune di Argelato.

Cevolani, accompagnato dall’amico Giovanni Campanini, riuscì a seguire l’auto che i partigiani avevano usato per il sequestro del fratello, e a raggiungere il luogo in cui venivano condotti i prigionieri.

Cevolani, a rischio della sua stessa vita,  affrontò Luigi Borghi, alias “Ultimo”, a capo della brigata partigiana “Paolo”, e riuscì a farsi consegnare il fratello, che nel frattempo era già stato sottoposto a violente percosse.

Fu così che Cevolani divenne testimone oculare della presenza di Ballardini, braccio destro di Borghi, fra coloro che compirono l’eccidio delle sequestrate.

Le vittime furono portate nella casa colonica dell’agricoltore Emilio Grazia, in frazione Casadio, dove confluirono parecchi partigiani, avvisati che lì ci sarebbe stata una bella “festa”.

I partigiani comunisti iniziarono così a raggrupparsi sempre più numerosi, per partecipare attivamente al massacro.


Per parecchie ore, i fratelli Govoni, che furono i primi ad essere portati al podere Grazia, vennero torturati, picchiati, e seviziati da chiunque raggiungesse il luogo della “festa”.


 

Il calvario dei fratelli Govoni continuò tra urla disumane, violenza selvaggia, e imprecazioni, fino a quando quasi tutte ossa dei malcapitati furono fratturate e incrinate dalle percosse.

 

Ida Govoni, che fu prelevata appena ventenne mentre allatava la figlioletta Paola partorita due mesi prima, morì tra sevizie inimmaginabili e orrende, invocando la sua bambina.

 

Coloro che non perirono tra i tormenti e le sevizie, furono strangolati.


Le indagini dei Carabinieri, dopo la denuncia-confessione di Cevolani, portarono al rinvenimento di una fossa comune, il 24 febbraio 1951, che conteneva i resti dei 7 fratelli Govoni e dei 10 cittadini di San Giorgio di Piano (Bologna).


Nel processo che seguì, Ballardini Sauro fu assolto per insufficienza di prove dai reati di omicidio e rapina.


Il curriculum criminale di Ballardini è così lungo da indurre a ritenere che  il suo pseudonimo, anziché “Topo romagnolo”, avrebbe dovuto essere quello di “ratto di fogna”, così come tutti i suoi complici partigiani comunisti e assassini !


I suoi delitti furono commessi dopo la guerra, in tempo di pace, successivamente alla cosiddetta “liberazione”, nella feroce mattanza attuata dai partigiani che insanguinò l’Italia.

L’Emilia in particolare fu trasformata in mattatoio dalla furia omicida da quei comunisti partigiani che ancora oggi l’ANPI delinea come giustizieri popolari.

Nella zona di Castelmaggiore, da cui proveniva Ballardini, imperversavano sia la banda della Brigata partigiana comunista “Paolo” che la Gap locale, guidata da Luigi Borghi, alias “Ultimo”.

Ballardini operava in quei territori, insieme a questa accozzaglia criminale, come commissario politico e “braccio destro” di Borghi, con cui organizzava omicidi, rapine, estorsioni, saccheggi, e ogni altro tipo di nefandezze, nascondendo le proprie azioni dietro l’alibi della lotta al fascismo.


A Ballardini si deve l’uccisione di Francesco Testoni, reo di essere imparentato con l’ex Console della Milizia volontaria Enea Venturi.

Testoni venne prelevato a casa sua, di fronte i suoi figli, e condotto fino ad una cascina, in località Castagnolino di Bentivoglio, e percosso a lungo perché rivelasse dove si trovava Venturi.

Dopo aver denudato la vittima, Ballardini (Topo romagnolo) e i suoi complici la seviziarono e si appropriarono dei suoi averi, consistenti nel vestiario, nelle scarpe, nell’orologio e in una catenina d’oro, poi lo  strangolarono e gli spararono diversi colpi di pistola, infine lo gettarono in una fossa, forse ancora vivo.

Le successive indagini dei Carabinieri condussero all’arresto di Mario Neri, un partigiano comunista di ventitrè anni, che confessò, indicando il luogo dove fu interrato Testoni e i nomi degli assassini suoi complici.

Furono così arrestati e sottoposti a processo i partigiani comunisti che vennero definiti la “comitiva di belve umane”, i cui appartenenti erano:

Sauro Ballardini, Luigi Borghi (Ultimo), Paolino Vergnana, Fedele Ziosi, Dino Bolelli, Giorgio Chiarini, Rino Resca, Lino Michelini, Mario Neri.

Il Tribunale li condannò tutti a pene varianti dai 17 ai 26 anni di carcere, ma Ballardini espatriò clandestinamente in Jugoslavia, aiutato dal P.C.I. bolognese, insieme a Borghi, Ziosi e Vergnana, sfuggendo così alla Giustizia italiana.

Ballardini collezionò un’altra condanna a 21 anni di carcere per l’omicidio di Elio Fioravanti, un partigiano che dopo aver collaborato con le truppe dell’Esercito popolare nella Jugoslavia di Tito, era rientrato in Italia a causa di una ferita riportata in battaglia.

A Bologna Fioravanti stava indagando sull’eccidio della famiglia Bolzan, i cui componenti erano stati prelevati il 10 aprile del 1945 nella loro abitazione di via Lame da un commando di quattro persone.

A chiedergli di indagare erano state Albertina e Rosanna, le due sorelle di Antonio (sparito insieme ai due figli Bruno di vent’anni e Jada di ventiquattro) che gli chiesero di interessarsi della loro sparizione.

Le indagini di Elio Fioravanti condotte negli ambienti del partigianato comunista bolognese produssero forti preoccupazioni negli autori del crimine, al punto che gli fu dato un appuntamento con la scusa di fornire dati utili alle sue ricerche.

Fioravanti si recò all’appuntamento in compagnia di Albertina, ansiosa di avere qualche notizia sulla vicenda, ma mentre i due si recavano sul luogo concordato vennero raggiunti da tre individui in bicicletta.

Uno di loro estrasse una rivoltella e sparò a sangue freddo contro Fioravanti, uccidendolo.

Sauro Ballardini, il ratto di fogna partigiano e assassino, era colui che aveva sparato, riconosciuto da Albertina mentre premeva il grilletto contro il partigiano Elio Fioravanti, reo di essere molto vicino a scoprire chi fossero gli autori della “sparizione” della famiglia Bolzan.

La Jugoslavia comunista di Tito accolse Ballardini tra i suoi combattenti, nascosto sotto lo pseudonimo di Athos Bovina, mentre l’apparato disinformatore delle sinistre in Italia lo proclamava come esule in fuga dalle persecuzioni della Magistratura italiana.

Il “ratto di fogna” però, convintamente staliniano, iniziò ad operare in una cellula jugoslava che complottava contro il regime di Tito, dopo che questi era entrato in rotta di collisione con il regime sovietico, ma fu scoperto e arrestato dalll’UDBA, la famigerata polizia segreta che perseguiva la dissidenza politica nei territori della Jugoslavia.

Nel 1950 scontò tre mesi di carcere, poi nel 1952 venne di nuovo arrestato e accusato di spionaggio militare e politico, per il quale era prevista la pena di morte.


I ratti di fogna della Brigata "Paolo".
Al centro si riconosce Sauro Ballardini.

Bovina, alias Ballardini, alias “Topo”, da me ribattezzato “ratto di fogna” se la cavò con una sentenza che lo condannava a 14 anni di lavori forzati, da scontare nel lager di Sremska Mitrovica.

La fortuna, sotto le mentite spoglie della distensione tra l’Unione Sovietica di Khruscev e la Jugoslavia di Tito, successiva alla morte di Tito, favorì la liberazione degli internati comunisti italiani, tra cui Ballardini.

Nel 1956 l’assassino partigiano uscì dal carcere-lager di Sremska Mitrovica, decidendo di trasferirsi in Cecoslovacchia, uno dei luoghi scelti dal P.C.I. per la latitanza dei suoi protetti, quasi tutti omicidi, rapinatori, delinquenti di bassa lega, e terroristi.

Nell’aprile del 1965 gli fu concessa la Grazia dal Presidente della Repubblica italiana Giuseppe Saragat, lo stesso squallido policante che graziò Francesco Moranino, alias Gemisto, capo del sesto distaccamento partigiano comunista “Pisacane” della Brigata Garibaldi-Biella, autore della strage di sette persone.

Nel 1981  il partigiano comunista assassino tornò in Italia, stabilendosi a Bologna.

La sua immagine di boia e di criminale fu rapidamente trasformata dall’ANPI in quella di un eroico combattente antifascista, mentre l’apparato disinformaore e propagandistico del Partito comunista gli creava un’aura leggendaria.

Ballardini fu invitato anche a presenziare a commemorazioni della Resistenza, come quella che si tenne davanti al sacrario in piazza del Nettuno a Bologna  in cui è ricordato il partigiano Elio Fioravanti da lui assassinato.

La sua partecipazione fu richiesta in convegni e incontri, oppure nelle scuole, per raccontare con enfasi la sua versione dela Resistenza, ponendosi agli occhi degli astanti, adulti e bambini, come personaggio mitico e comunista appassionato.

Nei suoi racconti, naturalmente, Ballardini si è ben guardato dal menzionare le degenerazioni delle squallide squadracce partigiane e le loro stragi di uomini e donne innocenti, così come i furti o le rapine perpetrate a danno delle loro vittime.

Nessun accenno anche al suo “curriculum” criminale, degno di un partigiano comunista crriminale e assetato di odio e di sangue.

Una vera icona del Partito Comunista Italiano!

Ballardini morì nel 2010 a 85 anni di età, liberando il mondo dalla sua squallida presenza.


Dissenso

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giovedì 24 giugno 2021

Comunismo cinese e "Festival di Yulin"

Nella cosiddetta Repubblica Popolare Cinese assistiamo quotidianamente a manifestazioni di disprezzo dei diritti umani, palesate apertamente dal regime comunista di Xi Jinping.

In realtà, nonostante la definizione adottata dai governanti di Pechino, non si riscontra in essa alcuna caratteristica per cui si possano accettare i termini di “Repubblica” e nemmeno di “Popolare”, poiché in Cina appaiono esclusivamente i caratteri identificativi di una feroce dittatura comunista.

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Squallore istituzionale: stretta di mano con un criminale assassino!

Nel sistema totalitario cinese, l’individuo è infatti spersonalizzato e privato della possibilità di esprimere un qualunque dissenso sull’operato dei gerarchi comunisti, pena la deportazione in strutture detentive denominate Laogai, tristemente famose e famigerate, che consistono in veri e propri lager camuffati da industrie.

In realtà queste strutture funzionano esattamente come poli produttivi e sforrnano milioni di manufatti di qualunque tipo, con cui il Partito comunista cinese invade i mercati mondiali a prezzi minimali.

Il basso costo di produzione è legato al fatto che come operai vengono utilizzati gli stessi detenuti, i quali sono costretti a lavorare gratuitamente, senza alcuna assistenza sindacale, e con l’obbligo di raggiungere quote di produzione prefissate, pena la tortura, le sevizie, e le ritorsioni contro i loro familiari.

Non ci si può quindi meravigliare del fatto che, in un contesto simile, si svolga annualmente in Cina il cosiddetto “Festival di Yulin”, e cioè una kermesse alimentare nella quale vanno in scena la barbarie e l’orrore, trattandosi di una manifestazione in cui i nostri amici a quattro zampe vengono macellati e consumati come cibo prelibato.

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Bancarella a Yulin:
i cani sono esposti già arrostiti 
e pronti per essere consumati
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Il Partito comunista cinese guidato da Xi Jinpig non oppone alcun divieto al festival della carne di cane, che è a tutti gli effetti una vera e propria mattanza in cui vengono cotti e consumati decine di migliaia di cani.

Nella regione autonoma di Guangxy Zhuang, nel piccolo centro di Yulin, arrivano da ogni parte i vari Fido e i Bobby, i Fuffi e i Black, che in precedenza sono stati allevati intensivamente, come polli, e rinchiusi in centinaia di gabbie, ammassati gli uni agli altri per mesi, perché predestinati a divenire il piatto forte della orrenda sagra culinaria cinese, una vera vergogna per l’umanità.

Bisognerebe spiegare ai cinesi, mentre cuociono cosce di beagle o arrostiscono interi bassotti allo spiedo, che la grandezza di una Nazione passa anche attraverso il modo in cui vengono trattati i suoi animali.

In questo tipo di situazione pare evidente che si tratti invece di bassezza, sia morale che politica, culturale ed etica, che riflette un contesto del mondo comunista di più ampie proporzioni, in cui l’orrore rappresenta l’incedere quotidiano della società civile.


Si tratta di un comunismo fatto di Laogai, di disprezzo dei diritti umani, di deportazioni e torture, di violenza istituzionale diffusa capillarmente, e di Festival come quello di Yulin, in un crescendo di arroganza inaccettabile.

Viene da chiedersi cosa sia ancora necessario che accada perché l’Occidente decida di opporsi al gigante asiatico, anziché concludere con esso rapporti commerciali ?

Il mercimonio attuato dalla politica europea, Italia compresa, nei confronti della Cina, è indicativo di come i diritti umani siano passati in secondo piano rispetto ai profitti che derivano dalle alleanze e dalle interazioni economiche.

Per questo motivo è importante continuare a raccontare a tutti cosa sia veramente il comunismo e quali nefaste conseguenze abbia prodotto in termini di vite umane.

La diffusione e la cultura dell’anticomunimo devono risultare prodromiche ad una evoluzione sistematica delle coscienze, precedentemente fagocitate da un esercito sinistroide di disinformatori di professione, per riaffermare una esigenza di verità altrimenti compromessa.

Le condizioni che appartengono alla sfera cognitiva individuale prescindono dall’apprendimento oggettivo, in quanto condizionate dall’approccio culturale verso punti di riferimento personali, ed è proprio su questi parametri che la sinistra ha fatto leva per oltre settant’anni, continuamente e capillarmente.

Ogni singolo giorno e in ogni contesto sociale gli intellettuali che si rifanno all’ideologia della falce e martello hanno indirizzato e manipolato le masse, non solo popolari, verso un movimento di pensiero che nulla ha da invidiare a quello “unico” sottolineato da Orwell nel suo libro “1984”.

E’ tempo che gli individui pensanti, non ancora fagocitati e spersonalizzati dalle sinistre, riscoprano assiomi di riferimento diversi da quelli proposti dagli adoratori di Togliatti e dai mondialisti marxisti e massoni alleati con il capitalismo delle Banche, e che intraprendano un percorso libero e deciso a recuperare i valori concreti della tradizione.

Il feudo della mondializzazione capitalistica ha costruito una sovrastruttura ideologica su cui poggia l’intero assunto della omologazione culturale, economica, etnica, laicizzata e sessuale, attaccando chiunque si opponga ai suoi dictat.

Il nemico per costoro, chiunque esso sia, diventa un fascista, che viene additato al pubblico disprezzo, e fornisce un facile alibi per l’attuazione di una repressione coercitiva e immediata.

Combattiamo quindi il comunismo e le sue divagazioni metamorfiche, le sue metastasi e le simbiosi con cui si è compenetrato.

Lo strumento da usare è quello della verità, la semplice verità diffusa attraverso la conoscenza e la cultura, la condivizione e la sintesi di un ideale comune, la fratellanza e il  cameratismo, e il rifiuto di ideologie legate al Male assoluto rappresentato dal comunismo!

Dopo questo breve escursus sul “Male assoluto” cinese, si comprende come sia possibile che il modello comunista di riferimento non consenta alla popolazione cinese di indignarsi per l’esposizione al dolore e alla sofferenza degli animali, divenuti parte di un processo di annichilimento e di spersonalizzazione dell’intera società, amici dell’uomo compresi.

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Un cane viene prelevato dalla gabbia per essere macellato

La violenza contro gli animali da compagnia che da secoli vengono  identificati come i migliori amici degli esseri umani, si ripropone annualmente nelle periferie delle grandi città cinesi e nelle zone rurali dal nord al sud dell’intero Paese, estendendosi in Corea, Vietnam, Cambogia, Laos, India e Thailandia.

Cani e gatti vengono sacrificati in nome di una squallida tradizione che trasforma la Cina in uno squallido mattatoio, nel quale oltre trenta milioni di esseri viventi soffrono a causa della malvagità degli esseri umani.

Contemporaneamente il regime comunista è impegnato nella deportazione degli uiguri, dei tibetani, dei dissidenti politici, e di qualunque altra persona che non si prostri ai dictat del pensiero unico imposto da Xi Jinping.

Lo Yulin Dog Meat Festival, cioè il festival della carne di cane, ha una durata di dieci giorni, in corrispondenza del solstizio d’estate, e fu inaugurato la prima volta nel 2010 a Yulin allo scopo di richiamare turisti.

Va considerato oltre all’aspetto etico, anche il fatto che le insane abitudini alimentari del popolo cinese, come il consumo di animali spesso non controllati dal punto di vista sanitario e portatori di malattie, hanno già prodotto esiti infausti, come le pandemie degli ultimi anni.

L’asiatica del 1957, l’influenza aviaria, quella di Hong Kong del 1968 e la Sars, sono state drammaticamente prodromiche alla pandemia globale che ha infettato l’intero Pianeta con il Covid 19.

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che l’origine della malattia provenga proprio da uno “wet market” nel quale si uccidevano e si consumavano animali come cani, gatti, tartarughe, rane, anatre, oche, piccioni, pipistrelli, e ogni altra specie di animali, macellati in condizioni igieniche inesistenti.

Nei “mercati di merce umida”, i wet market appunto, sono state documentate immagini in cui si vedono cani vivi tenuti in gabbia accanto ad altri cani morti appesi ad un gancio, oppure carne di cane e di gatto esposta sulle bancarelle dopo la scuoiatura sul posto.

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Frame tratto da un filmato delle "IENE" in cui si vede un
cinese  che "cuoce" un cane con la fiamma ossidrica,
davanti ad altri cani in gabbia

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Non di rado sulle bancarelle sono venduti anche animali come i ratti del bambù, le nutrie, i procioni, i serpenti, i tassi, i porcospini, gli alligatori, gli scoiattoli, le volpi, gli zibetti, i pistrelli e i pangolini.

Il passaggio di virus all’ìuomo, che in termini scientifici si chiama “zoonosi” avviene proprio in simili condizioni di promiscuità, non solo fra animali di specie diverse, ma anche fra gli animali e l’uomo, provocando contagi e pandemie come quella che ha messo in ginocchio l’intera popolazione mondiale.

Per un regime, quello comunista, che disprezza i diritti umani, è ben poca cosa considerare il benessere degli animali, così come preoccuparsi di eventuali conseguenze che portino la morte al di fuori dei loro confini.



Ricordiamoci sempre che il Male assoluto si nutre di odio, senza il quale non può esistere, come ho più volte ribadito nel mio libro intitolato "Gli orrori del comunismo cinese", disponibile su Amazon. !.

Dissenso

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domenica 13 giugno 2021

Conte, Speranza, il PD, e lo stragismo di Stato

 Sottotitolo : Ribelliamoci alla dittatura socio-sanitaria delle sinistre.

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I fatti dimostrano, a  tutt’oggi, e con palese evidenza, che i due Governi che si sono insediati al potere in Italia, senza che alcun Cittadino li abbia votati, e cioè quello Conte e quello Draghi, attualmente in carica con la complicità della Lega e di Forza Italia, sono semplicemente due aspetti dello stesso problema : l’assassinio premeditato di migliaia di Cittadini italiani, diventati ostaggi del crimine organizzato pilotato dalle industrie di Big Pharma.

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Speranza, il Ministro di Leu (la sigla parrebbe indicare una brutta malattia, ma si tratta invece dell’acronimo che si riferisce al Partito politico di “Liberi e Uguali”) ha interpretato un ruolo delinquenziale, frutto di protervia, di incapacità e inadeguatezza, oltre che di delirio di onnipotenza, con cui prono ai dictat dei colossi farmaceutici ha svelato il vero volto dell’ossimoro che rappresenta.

L’interprete del pensiero unico dal sapore totalitario che lo ha animato fino ad oggi, ha vietato le cure anticovid esistenti, al fine di ossequiare le case farmaceutiche desiderose non di curare i malati di Covid, ma di commercializzare (a caro prezzo) i loro pseudo vaccini, o presunti tali, non testati a sufficienza e pericolosi per i suoi effetti collaterali.

Mentre Speranza vietava le cure domiciliari con cui migliaia di medici coscienziosi salvavano la vita alle persone ammalate di Covid, guarendole completamente, il Governo di criminali che si è insediato in Parlamento con la compiacenza del canuto rappresentante del Colle, ha iniziato una campagna terroristica per indurre la popolazione a vaccinarsi.

L’Aifa e l’Oms, e cioè gli organismi pubblici che dovrebbero controllare le aziende farmaceutiche sono finanziati proprio da queste ultime, trasformandosi da controllori a controllati, uniti in simbiosi con le strategie di marketing che muovono le azioni delle multinazionali del farmaco.

Il profitto e non la salute dei Cittadini è ciò che anima l’essenza delle aziende del farmaco, le quali usano la corruzione e il potere politico per incrementare i loro guadagni sulla pelle delle persone.

Le cure contro il Covid 19 esistono, ma i giornali e gli pseudo intellettuali che appartengono all’universo sinistroide, completamente assuefatti ai dictat del pensiero unico, non ne fanno parola, ma anzi glorificano l’operato del criminale seriale Roberto Speranza e pontificano sulla necessità di vaccinarsi.

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Il “Popolo bue”, riconoscibile attraverso la lunga eco di belati che contraddistingue la massa di pecoroni che si sono vaccinati, sono estremamente ignoranti, nel senso che sono all’oscuro del fatto che non era necessario inoculare nelle loro vene un liquido potenzialmente mortale, poiché il Covid è curabilissimo.

La loro “grassa” ignoranza si è rivelata una panacea per il traballante Governo comunista, il quale ha introdotto una dittatura sanitaria senza la quale non avrebbe potuto sperare di sopravvivere.

Speranza e Conte hanno migliaia di morti sulla coscienza e ne dovranno rispondere quando si troveranno ad affrontare la Giustizia divina, dalla quale nessuno può sperare di fuggire.

I crimini del Governo Conte e di Speranza dovrebbero essere giudicati anche da una sorta di Norimberga della Sanità, insieme ai criminali comunisti cinesi che hanno innescato la pandemia, e ai massoni che guidano le multinazionali del farmaco.

Strage, crimini contro l'Umanità, disprezzo dei diritti umani e pandemia sono una piccola parte dei crimini che li vedono interpreti e responsabili!

Il nuovo Governo, fotocopia di quello precedente, con la sola differenza che ora ha nuovi complici reclutati nelle file della destra, come Salvini e Berlusconi, diventati parte del sistema ed elementi della macchina delinquenziale e quindi corresponsabili delle nefandezze compiute sul Popolo italiano, continua nel suo disegno eversivo.

Uno dei crimini che lo caratterizza è rappresentato dal cosiddetto “passaporto vaccinale” attraverso il qule si perpetua la strategia terroristica con cui si spingono gli italiani a farsi inoculare nelle vene il prodotto commerciale in via di sperimentazione denominato “vaccino”.

Ora Draghi e Speranza, nel silenzio stucchevole di Matteo Salvini, spingono i giovani a morire, come raccontano le cronache degli ultimi giorni, con la chimera di poter andare in vacanza al mare o in montagna.

PRIMA

DOPO
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Dopo il lungo coprifuoco imposto dagli assassini di Stato ora si spingono i giovani a svendere la loro esistenza in cambio di una spiaggia assolata o di una gita in barca.

La Democrazia è in totale ostaggio di questo apparato criminale colluso con il traffico miliardario di Big Pharma, in un delirio delinquenziale che arricchisce gli interpreti del malaffare, sulla pelle dei Cittadini.

Arcuri, il deus ex machina imposto da Zingaretti e da Conte (il fallimentare criminale che credendosi il Duce si è rivelato invece uno squallido servitore del mondo massonico), ha dilapidato svariate decine di milioni di euro per l’acquisto di mascherine “farlocche” senza nemmeno rendicontarne la spesa.

Chissà, forse saranno contente le banche delle isole Cayman, i famigerati paradisi fiscali che consentono agli speculatori di nascondere ingenti somme di denaro …

La Democrazia è in pericolo, assediata da un lato da personaggi dalla caratura morale inferiore a quella di un ratto di fogna, e dall’altro dalla colpevole ignoranza di masse di  pecoroni supini e rassegnati ai voleri del “pensiero unico” dominante.

Non mancano i profeti di regime, come ad esempio Beppe Severgnini, il quale pontificando con smisurata arroganza grazie al pulpito televisivo gentilmente offerto dall’apparato disinformatore delle sinistre, interpreta il ruolo di satrapo e di unico depositario della verità.

Che dire poi delle schiere di catto-comunisti che enfaticamente si prostrano al nuovo feticcio rappresentato dal blasfemo Dio vaccino, sapendo bene che per ottenerlo si interviene sui feti abortiti, e che a volte si ricorre al prelievo della materia cerebrale fetale direttamente dall’interno dell’utero in cui il nascituro è ancora vivo e vegeto?

Con quale spirito etico o cristiano i ferventi cattolici si iniettano il cosiddetto “vaccino” ?

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Forse perché preferiscono tacitare le loro coscienze ossequiando le imposizioni governative al fine di sentirsi liberi di viaggiare verso qualche località di villeggiatura ?

In tutto ciò vengono coinvolti anche i bambini, sottoposti alla cosiddetta vaccinazione “anticovid” da genitori irresponsabili guidati da egoismo e scarsità di discernimento.

Non si conoscono infatti gli effetti a lungo termine dell’esperimento chiamato “vaccino” sulle persone, e tanto meno sui bambini.

Essendo basato sulla manipolazione genica, e approvato senza disporre dei necessari riscontri che possano fugare il rischio di gravi effetti collaterali, il prodotto farmaceutico spacciato per vaccino è come una vera e propria bomba a orologeria.

Potrebbe avere effetti devastanti che vanno al di là del semplice effetto collaterale, ma alcuni sconsiderati genitori sono talmente eccitati all’idea di mostrarsi in costume e mascherina in qualche litorale di villeggiatura che espongono i propri figli a rischi ignoti.

Veniamo ora ad un altro aspetto delle problematiche inerenti alla cosiddetta pandemia, che riguarda tutta la società civile e democratica.

Mi riferisco alla Magistratura e al silenzio di tomba che ha fatto calare non solo sui crimini commessi dal Governo e dai personaggi come Arcuri o Zingaretti, così come da Letta o da qualche pentastellato colluso con Big Pharma, ma anche sulla diffusione di notizie false che hanno procurato allarme e disinformazione nella popolazione.

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I virologi assuefatti ai dictat di OMS, nonostante la simbiosi dimostrata da questa con il regime comunista cinese responsabile della pandemia, i falsi profeti che tuonano contro i cosiddetti negazionisti, crocifiggendoli mediaticamente e arrogandosi il diritto di sentenziare chi debba parlare e cosa debba dire, sono solo alcuni degli elementi di un malaffare che dovrebbe essere esaminato minuziosamente dalla Magistratura, o almeno da quella parte sana che si discosta dal consistente gruppo massonico delle “toghe rosse”.

Chiudo questa mia breve “requisitoria” facendo presente a chi legge che tutto ciò è potuto accadere grazie al Presidente Mattarella, che passerà alla Storia come colui che ha condotto per mano i comunisti al Governo dell’Italia.


Dissenso

 

domenica 3 gennaio 2021

NINO BENVENUTI, ESULE ISTRIANO

 E’ stato uno dei più grandi pugili italiani di tutti i tempi.

Nacque a Isola d’Istria, nella Slovenia italiana, il 26 aprile 1938, in un territorio a pieno titolo appartenente al Regno d’Italia, come stipulato negli accordi consensuali del Trattato di Rapallo del 12 novembre 1920 con il Regno di Serbia, Croazia e Slovenia.

I nuovi confini territoriali furono infatti definiti alla fine della Prima Guerra Mondiale, in cui l’Italia svolse un ruolo da vincitore.

In base agli accordi venne ammessa all’Italia la Venezia Giulia orientale, Trieste, l’Istria, Zara (Dalmazia centrale), e le isole di Cherso, Lussino, Pelagosa e Lagosta.

E’ noto a tutti oramai che fin da subito la politica del Regno slavo, nonostante gli accordi internazionali, svolse un ruolo ambiguo e criminale nei confronti dell’Italia, palesato con il finanziamento di un terrorismo dilagante in quei territori verso le popolazioni di etnia italiana.

Negli anni ’40 il nazionalismo serbo, croato, e sloveno, distinto nelle sue forme più diverse e rappresentato da gruppi armati come quello dei Domobranci, degli Ustascia,  e dei Cetnici svolse un ruolo determinante nell’esasperazione conflittuale delle rivendicazioni etniche, scontrandosi non solo con la nuova entità politica rappresentata dal neonato fascismo, ma anche con le orde partigiane e comuniste del Maresciallo Tito, il nuovo Stalin dei Balcani.

Le vicende belliche dell’ultimo conflitto mondiale si avviarono alla conclusione, prima l’8 settembre 1943 con la firma dell’Armistizio fra il Regno d’Italia e le potenze cosiddette Alleate, e successivamente con la fine della guerra nel 1945.

Entrambe le date segnarono però l’inizio di un calvario per le popolazioni italiche dei territori giuliani, dell’Istria, e della Dalmazia, che divennero il bersaglio di un genocidio programmato dai comunisti slavi, finalizzato alla totale estirpazione dell’etnia italiana.

Questo disegno criminale jugoslavo ebbe lo scopo di poter affermare davanti al consesso internazionale del Trattato di Parigi del 1947 che quei territori erano popolati esclusivamente da etnie slave, e rivendicarne quindi il possesso. 

A questo scopo le orde titine, complici i comunisti italiani capitanati da Palmiro Togliatti e i partigiani della Brigata Garibaldi sotto il comando del criminale comunista Luigi Longo, iniziarono una metodica caccia all’italiano, esprimendo una ferocia e un sadismo genocida devastanti.

Il PCI si espresse apertamente a favore dell’annessione di quei territori alla Jugoslavia, tradendo l’Italia e gli italiani, a favore di un disegno politico ossequioso dei dictat imposti da Mosca.

Le foibe, le fosse comuni, gli annegamenti di gruppo, la tortura e il terrore, divennero i mezzi attraverso cui il comunismo jugoslavo attuò il genocidio programmato degli italiani di quei territori, compiendo così un vero e proprio crimine contro l’umanità.

Il terrore, così come Stalin aveva insegnato ad usare, divenne endemico e capillare, al punto da indurre le popolazioni italiche ad auto esiliarsi e ad abbandonare quei territori, in cerca di una salvezza e di un rifugio che desse loro la possibilità di sottrarsi alla devastante furia del comunismo e all’odio cieco e irrazionale che ne caratterizzava l’essenza.

Nel 1954 anche Nino divenne un esule, all’età di 16 anni, dopo che la polizia di Tito, a guerra finita aveva rapito il fratello Eliano, colpevole di essere italiano.

Venne liberato solamente dopo sette mesi, tornando a casa ma diventato l’ombra di sé stesso, dimagrito e silenzioso.

Il terrore divenne parte dell’incedere quotidiano, alimentato da episodi di crudeltà dei comunisti jugoslavi, come quando uno di loro sparò a Bianca, la loro cagnetta, uccidendola per semplice “divertimento”.

Nel 1956 la mamma di Nino, estremamente angosciata, morì di crepacuore.

La polizia politica di Tito, conosciuta attraverso il famigerato acronimo di OZNA, si presentò un giorno a casa della famiglia Benvenuti affermando che da quel momento in poi l’abitazione sarebbe diventata di loro proprietà.

Nino fu così costretto ad abbandonare l’Istria e tutto il suo mondo, la sua casa, la vigna, le barche usate dalla famiglia per la pesca, la sua stessa adolescenza, le tradizioni, e a riparare a Trieste dove c’era la pescheria dei nonni.

A Trieste Nino e la famiglia furono etichettati come fascisti, definiti tali non solo perché italiani ma anche perché erano scappati dall’Istria diventata comunista.

La boxe divenne la grande passione di Nino.

A Isola d’Istria (“zona B di Trieste”), nello scantinato dove abitava prima del trasferimento nella “zona A” di Trieste amministrata dall’Italia, aveva ricavato insieme al padre  una sorta di palestra, delineando un ring triangolare per mezzo di corde legate alle colonne, e aveva incominciato ad allenarsi molto intensamente.

Il padre, che condivideva la sua stessa passione per il pugilato, lo aiutò ad appendere al soffitto dello scantinato un sacco pieno di foglie di mais, che Nino si esercitava a colpire picchiandovi sopra con foga, al punto che si faceva sanguinare le nocche delle mani.

Entrò a far parte dell’Accademia pugilistica di Trieste e iniziò la sua graduale ma ininterrotta ascesa verso l’Olimpo dei grandi campioni.

Nel 1957 vinse la medaglia d’Oro agli Europei di Praga e nel 1959 la rivinse agli Europei di Lucerna.

Divenne Campione olimpico dei pesi welter nel 1960 battendo per KO alla undicesima ripresa il rivale Tommaso Truppi, poi Campione mondiale dei pesi medi tra il 1967 e il 1970,  vincendo anche il prestigioso premio di Fighter Of the Year nel 1968.

Nel 1961, dopo 120 vittorie da dilettante Nino passò al professionismo, vincendo fino al 1963 tutti i 29 incontri disputati, dei quali molti ottenendo la vittoria prima del limite.

Oltre all’Oro olimpico vinse anche la Coppa Val Barker, come pugile tecnicamente migliore del torneo, fregiandosi di tale riconoscimento come unico pugile italiano, insieme a Patrizio Oliva, ad averlo ottenuto.


Per due volte vinse il premio di Match Of the Year, prima per l’incontro iniziale con Emile Griffith e in seguito per quello contro l’argentino Carlos Monzon.

Un desiderio di Nino, espresso per quando la vita lo abbandonerà, è che le sue ceneri vengano sparse in mare da uno scoglio di Isola d’Istria, dove il campione imparò a nuotare da bambino, nel territorio rubato all’Italia dal comunismo jugoslavo.

Nino Benvenuti ha affidato i suoi ricordi alle pagine di un libro edito da Eracle, scritto in collaborazione con Mauro Grimaldi e intitolato “L’isola che non c’è”, dedicato a Isola d’Istria, il luogo che gli diede i natali ma che ora risulta essere per lui come priva della propria identità.

In un brano estrapolato dalle sue memorie scrive :

“La prima volta che sono salito su un ring, era nel mio paese, Isola d’Istria, avevo 13 anni, dinnanzi ad una piazza gremita di gente, e il mio avversario era un compagno di palestra, Gigi Viezzoli di 16 anni, che voleva dimostrare al pubblico amico, che ci conosceva entrambi, che era lui e non io la speranza del pugilato, visto che dicevano questo di me.

Fu l’arbitro dopo tre riprese da due minuti a venire verso di me ad alzarmi il braccio in segno di vittoria.

Non avrebbe dovuto farlo, il confronto era dimostrativo, ma era tale l’entusiasmo della folla ed il suo, per quello che avevo fatto, che non poté farne a meno.

Ricordo che mi sollevarono sulle spalle e mi fecero fare il giro della piazza”.

La storia e l’autobiografia di Benvenuti esule e Campione sono mirabilmente tratteggiate anche nella graphic novel edita da "Ferrogallico" intitolata “Nino Benvenuti. Il mio esodo dall’Istria”, realizzata in collaborazione con Mauro Grimaldi.

Oltre al già citato libro “L’isola che non c’è”, sono dello stesso autore, in relazione a Nino Benvenuti, anche altri tre saggi intitolati :

L’orizzonte degli eventi. Appunti di vita”,

N.Y. 1967. La notte che ha fatto sognare l’Italia. Nino Benvenuti, Emile Griffith”,

Diari paralleli”.

Nino Benvenuti non  ha mai dimenticato che la sua storia, come quella di un intero popolo, nasce dall’umiliazione di essere stato calpestato, deriso, e strappato dalla propria terra senza che alcuna persona sia mai intervenuta a difenderlo.

Il campione nella prefazione della sua grapich novel ribadisce il concetto che tutto ciò è stato accuratamente cancellato anche dai libri di storia, allo scopo di negare la verità.

Solamente la forza di coloro che come lui non hanno mai abbassato la testa, ha consentito nonostante tutto, di conservare quella dignità che ha permesso di ridare voce alle popolazioni dei territori italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.

Le vicende delle foibe e delle migliaia di vittime dell’orrore comunista, così come l’esodo di 350 mila italiani che hanno dovuto abbandonare quei territori, sono state oscurate e nascoste per oltre 60 anni dall’apparato disinformatore delle sinistre.

I “guru” che pontificando nei “salotti” dell’intellettualismo “radical chic” si sono affannati per decenni a proporre triti e ritriti anacronismi legati alle vicende di “Anna Frank”, inneggiando e intonando canzonette come “bella ciao”, e puntando il dito contro il fascismo, si sono dimenticati di dire che Palmiro Togliatti, il loro leader di riferimento, condannò a morte più antifascisti lui che l’intero apparato gerarchico del ventennio di Mussolini.

L’omertoso silenzio sulle Foibe e sull’esodo epocale che costrinse gli italiani a emigrare da quei territori, appartiene al modus operandi degli eredi di Togliatti, complici morali di tali crimini, e artefici di un disegno eversivo che ancora oggi continua il percorso di odio iniziato da Stalin e proseguito da Tito e dal PCI.

Il negazionismo e il riduzionismo che emerge dalle proposizioni dei politicanti delle sinistre si scontra con l’evidenza storica dei loro stessi crimini, e delle fosse comuni che ancora oggi vengono periodicamente scoperte nei territori del genocidio degli italiani.

Molti personaggi famosi che hanno reso grande il nostro Paese provengono da quei territori, oltre a Nino benvenuti, come lo scrittore Enzo Bettiza (da Spalato), l’attrice Irma Gramatica (da Fiume), l’investigatore Tommaso Ponzi (da Pola), il pittore e scrittore Piero Tarticchio (da Gallesano), il politico Leo Valiani (da Fiume), lo scrittore Pier Antonio Quarantotti Gambini (da Pisino d’Istria), la ristoratrice e Chef Lidia Bastianich (da Pola), lo scienziato Silvio Ballarin (da Zara), l’attrice Laura Antonelli (da Pola), e tantissimi altri.



I negazionisti di oggi, tutti appartenenti all’universo delle sinistre e all’intellighenzia marxista, si arrovellano in proposizioni che assumono il valore di sciacallaggio morale, etico, e sociale, ignorando il genocidio degli italiani a opera dei comunisti jugoslavi,.

L’apparato delinquenziale e mistificatore che fa capo al PD e ai suoi organi di diffusione e di propaganda, trae le sue origini dal retaggio culturale o pseudo tale di un comunismo che ha prodotto cento milioni di vittime innocenti, sacrificate sull’altare del nuovo sistema burocratico marxista con cui Lenin ha imposto i suoi dictat all’intera società russa nel 1917.

Lo stravolgimento della verità e l’imposizione di pseudo assiomi nati dall’odio osmotico che permea il tessuto dell’essenza comunista sono divenuti i prodromi su cui gli eredi metamorfizzati ne hanno elaborato il costrutto, senza uscire dai collaudati binari dell’ortodossia di riferimento.

Tocca a noi oggi combattere il comunismo, ridando dignità alle tante vittime nascoste dal moloch marxista,  rosso di odio e di sangue, e stringerci in un unico grande abbraccio ai mai dimenticati fratelli italiani dei territori giuliano dalmati uccisi o esiliati.

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Dissenso

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