giovedì 24 giugno 2021

Comunismo cinese e "Festival di Yulin"

Nella cosiddetta Repubblica Popolare Cinese assistiamo quotidianamente a manifestazioni di disprezzo dei diritti umani, palesate apertamente dal regime comunista di Xi Jinping.

In realtà, nonostante la definizione adottata dai governanti di Pechino, non si riscontra in essa alcuna caratteristica per cui si possano accettare i termini di “Repubblica” e nemmeno di “Popolare”, poiché in Cina appaiono esclusivamente i caratteri identificativi di una feroce dittatura comunista.

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Squallore istituzionale: stretta di mano con un criminale assassino!

Nel sistema totalitario cinese, l’individuo è infatti spersonalizzato e privato della possibilità di esprimere un qualunque dissenso sull’operato dei gerarchi comunisti, pena la deportazione in strutture detentive denominate Laogai, tristemente famose e famigerate, che consistono in veri e propri lager camuffati da industrie.

In realtà queste strutture funzionano esattamente come poli produttivi e sforrnano milioni di manufatti di qualunque tipo, con cui il Partito comunista cinese invade i mercati mondiali a prezzi minimali.

Il basso costo di produzione è legato al fatto che come operai vengono utilizzati gli stessi detenuti, i quali sono costretti a lavorare gratuitamente, senza alcuna assistenza sindacale, e con l’obbligo di raggiungere quote di produzione prefissate, pena la tortura, le sevizie, e le ritorsioni contro i loro familiari.

Non ci si può quindi meravigliare del fatto che, in un contesto simile, si svolga annualmente in Cina il cosiddetto “Festival di Yulin”, e cioè una kermesse alimentare nella quale vanno in scena la barbarie e l’orrore, trattandosi di una manifestazione in cui i nostri amici a quattro zampe vengono macellati e consumati come cibo prelibato.

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Bancarella a Yulin:
i cani sono esposti già arrostiti 
e pronti per essere consumati
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Il Partito comunista cinese guidato da Xi Jinpig non oppone alcun divieto al festival della carne di cane, che è a tutti gli effetti una vera e propria mattanza in cui vengono cotti e consumati decine di migliaia di cani.

Nella regione autonoma di Guangxy Zhuang, nel piccolo centro di Yulin, arrivano da ogni parte i vari Fido e i Bobby, i Fuffi e i Black, che in precedenza sono stati allevati intensivamente, come polli, e rinchiusi in centinaia di gabbie, ammassati gli uni agli altri per mesi, perché predestinati a divenire il piatto forte della orrenda sagra culinaria cinese, una vera vergogna per l’umanità.

Bisognerebe spiegare ai cinesi, mentre cuociono cosce di beagle o arrostiscono interi bassotti allo spiedo, che la grandezza di una Nazione passa anche attraverso il modo in cui vengono trattati i suoi animali.

In questo tipo di situazione pare evidente che si tratti invece di bassezza, sia morale che politica, culturale ed etica, che riflette un contesto del mondo comunista di più ampie proporzioni, in cui l’orrore rappresenta l’incedere quotidiano della società civile.


Si tratta di un comunismo fatto di Laogai, di disprezzo dei diritti umani, di deportazioni e torture, di violenza istituzionale diffusa capillarmente, e di Festival come quello di Yulin, in un crescendo di arroganza inaccettabile.

Viene da chiedersi cosa sia ancora necessario che accada perché l’Occidente decida di opporsi al gigante asiatico, anziché concludere con esso rapporti commerciali ?

Il mercimonio attuato dalla politica europea, Italia compresa, nei confronti della Cina, è indicativo di come i diritti umani siano passati in secondo piano rispetto ai profitti che derivano dalle alleanze e dalle interazioni economiche.

Per questo motivo è importante continuare a raccontare a tutti cosa sia veramente il comunismo e quali nefaste conseguenze abbia prodotto in termini di vite umane.

La diffusione e la cultura dell’anticomunimo devono risultare prodromiche ad una evoluzione sistematica delle coscienze, precedentemente fagocitate da un esercito sinistroide di disinformatori di professione, per riaffermare una esigenza di verità altrimenti compromessa.

Le condizioni che appartengono alla sfera cognitiva individuale prescindono dall’apprendimento oggettivo, in quanto condizionate dall’approccio culturale verso punti di riferimento personali, ed è proprio su questi parametri che la sinistra ha fatto leva per oltre settant’anni, continuamente e capillarmente.

Ogni singolo giorno e in ogni contesto sociale gli intellettuali che si rifanno all’ideologia della falce e martello hanno indirizzato e manipolato le masse, non solo popolari, verso un movimento di pensiero che nulla ha da invidiare a quello “unico” sottolineato da Orwell nel suo libro “1984”.

E’ tempo che gli individui pensanti, non ancora fagocitati e spersonalizzati dalle sinistre, riscoprano assiomi di riferimento diversi da quelli proposti dagli adoratori di Togliatti e dai mondialisti marxisti e massoni alleati con il capitalismo delle Banche, e che intraprendano un percorso libero e deciso a recuperare i valori concreti della tradizione.

Il feudo della mondializzazione capitalistica ha costruito una sovrastruttura ideologica su cui poggia l’intero assunto della omologazione culturale, economica, etnica, laicizzata e sessuale, attaccando chiunque si opponga ai suoi dictat.

Il nemico per costoro, chiunque esso sia, diventa un fascista, che viene additato al pubblico disprezzo, e fornisce un facile alibi per l’attuazione di una repressione coercitiva e immediata.

Combattiamo quindi il comunismo e le sue divagazioni metamorfiche, le sue metastasi e le simbiosi con cui si è compenetrato.

Lo strumento da usare è quello della verità, la semplice verità diffusa attraverso la conoscenza e la cultura, la condivizione e la sintesi di un ideale comune, la fratellanza e il  cameratismo, e il rifiuto di ideologie legate al Male assoluto rappresentato dal comunismo!

Dopo questo breve escursus sul “Male assoluto” cinese, si comprende come sia possibile che il modello comunista di riferimento non consenta alla popolazione cinese di indignarsi per l’esposizione al dolore e alla sofferenza degli animali, divenuti parte di un processo di annichilimento e di spersonalizzazione dell’intera società, amici dell’uomo compresi.

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Un cane viene prelevato dalla gabbia per essere macellato

La violenza contro gli animali da compagnia che da secoli vengono  identificati come i migliori amici degli esseri umani, si ripropone annualmente nelle periferie delle grandi città cinesi e nelle zone rurali dal nord al sud dell’intero Paese, estendendosi in Corea, Vietnam, Cambogia, Laos, India e Thailandia.

Cani e gatti vengono sacrificati in nome di una squallida tradizione che trasforma la Cina in uno squallido mattatoio, nel quale oltre trenta milioni di esseri viventi soffrono a causa della malvagità degli esseri umani.

Contemporaneamente il regime comunista è impegnato nella deportazione degli uiguri, dei tibetani, dei dissidenti politici, e di qualunque altra persona che non si prostri ai dictat del pensiero unico imposto da Xi Jinping.

Lo Yulin Dog Meat Festival, cioè il festival della carne di cane, ha una durata di dieci giorni, in corrispondenza del solstizio d’estate, e fu inaugurato la prima volta nel 2010 a Yulin allo scopo di richiamare turisti.

Va considerato oltre all’aspetto etico, anche il fatto che le insane abitudini alimentari del popolo cinese, come il consumo di animali spesso non controllati dal punto di vista sanitario e portatori di malattie, hanno già prodotto esiti infausti, come le pandemie degli ultimi anni.

L’asiatica del 1957, l’influenza aviaria, quella di Hong Kong del 1968 e la Sars, sono state drammaticamente prodromiche alla pandemia globale che ha infettato l’intero Pianeta con il Covid 19.

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che l’origine della malattia provenga proprio da uno “wet market” nel quale si uccidevano e si consumavano animali come cani, gatti, tartarughe, rane, anatre, oche, piccioni, pipistrelli, e ogni altra specie di animali, macellati in condizioni igieniche inesistenti.

Nei “mercati di merce umida”, i wet market appunto, sono state documentate immagini in cui si vedono cani vivi tenuti in gabbia accanto ad altri cani morti appesi ad un gancio, oppure carne di cane e di gatto esposta sulle bancarelle dopo la scuoiatura sul posto.

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Frame tratto da un filmato delle "IENE" in cui si vede un
cinese  che "cuoce" un cane con la fiamma ossidrica,
davanti ad altri cani in gabbia

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Non di rado sulle bancarelle sono venduti anche animali come i ratti del bambù, le nutrie, i procioni, i serpenti, i tassi, i porcospini, gli alligatori, gli scoiattoli, le volpi, gli zibetti, i pistrelli e i pangolini.

Il passaggio di virus all’ìuomo, che in termini scientifici si chiama “zoonosi” avviene proprio in simili condizioni di promiscuità, non solo fra animali di specie diverse, ma anche fra gli animali e l’uomo, provocando contagi e pandemie come quella che ha messo in ginocchio l’intera popolazione mondiale.

Per un regime, quello comunista, che disprezza i diritti umani, è ben poca cosa considerare il benessere degli animali, così come preoccuparsi di eventuali conseguenze che portino la morte al di fuori dei loro confini.



Ricordiamoci sempre che il Male assoluto si nutre di odio, senza il quale non può esistere, come ho più volte ribadito nel mio libro intitolato "Gli orrori del comunismo cinese", disponibile su Amazon. !.

Dissenso

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