La diffusione delle notizie che riguardano le Olimpiadi invernali di Pechino 2022, e la divulgazione di tutto ciò che orbita intorno ad essa, è strettamente subordinata a ciò che il “pensiero unico” dominante vuole che sia o che non sia detto.
La censura dittatoriale a cui i media italiani, ma non solo, sono assuefatti e proni, palesa infatti una loro sudditanza vergognosa che travalica i confini della decenza.
Si osannano gli atleti nazionali e le medaglie conquistate nelle varie discipline sportive, senza però mai accennare al fatto che i giochi si svolgono in una Nazione nella quale i diritti umani sono quotidianamente calpestati con estrema ferocia.
Federica Pellegrini, nuova componente della Commissione atleti del Cio si dice emozionata nell’interpretare questo ruolo, e rimembra con nostalgia la sua partecipazione ai giochi di Pechino del 2008.
In entrambi i casi, l’atleta italiana sembra non essersi minimamente interessata al fatto che l’etnia tibetana e quella uiguri fossero massacrate senza pietà proprio nella Cina in cui lei sembra essere così a suo agio.
Non importa che i dissidenti cinesi che si oppongono al comunismo di Xi Jinping siano deportati, torturati, e obbligati a lavorare gratis nei famigerati Laogai con cui il regime cinese produce materiali a costo zero, destinati poi a invadere i mercati internazionali.
Non importa nemmeno che in Cina esista la pena di morte e che questa Nazione sia fra le prime nella macabra classifica della vendita di organi umani, espiantati dai corpi dei detenuti alla loro morte.
E’ significativo che il numero dei decessi aumenti in relazione alla maggiore richiesta di organi sul mercato internazionale, facendo supporre un dinamismo criminale di causa effetto che solo un Paese comunista può disinvoltamente pilotare.
Coloro che sono deputati all’informazione pubblica in Italia (ma non solo) come le televisioni, le radio e i giornali, magnificano le imprese sportive e gli atleti che si sono distinti in quella stessa Cina che è anche il fulcro del Male, il regno del comunismo più becero, assetato del sangue dei suoi stessi figli.
Un comunismo che ha annichilito l’etnia tibetana, bruciandone le millenarie pagode, e lasciando che centinaia di monaci budditi si immolassero come torce umane per protestare contro la violenza cinese.
Un comunismo che ci ha “regalato” una pandemia planetaria, frutto dell’arroganza con cui Xi Jinping e l’apparato comunista cinese interagiscono nei confronti di chiunque non appartenga all’elite del politburo marxista leninista dell’ex “Celeste Impero”.
D’altra parte l’Italia è governata da politicanti senza scrupoli che non hanno la minima esitazione a sacrificare l’importanza dei diritti umani sull’altare del commercio, operando un mercimonio dei valori di civiltà e prostituendosi in nome della “via della seta”.
Di Maio è l’esempio tipico di questa sottospecie di squallidi interpreti della bassezza umana, la cui caratura morale è simile se non inferiore a quella di uno scarafaggio o di un ratto di fogna.
Gli atleti che partecipano alle Olimpidi cinesi dovrebbero vergognarsi, nella consapevolezza che il loro apporto e la loro presenza costituiranno una sorta di legittimazione alla dittatura comunista, che nel frattempo opera una stretta censura sulle tragiche realtà presenti nel Paese.
Le medaglie vinte da Arianna Fontana, Stefania Constantini, Francesca Lollobrigida, Federica Brignone, Dorothea Wierer o di Davide Ghiotto, solo per citarne alcune, non sono né d’oro e nemmeno d’argento o di bronzo, poiché sono rosse del sangue dei martiri cinesi, immolati dal regime comunista in nome di quel marxismo e di quel totalitarismo che traggono le proprie origini dal cosiddetto “Grande Timoniere” Mao Tse Tung, uno dei più feroci assassini e criminali che la Storia dell’umanità ricordi.
Questi atleti italiani che sorridono sul podio, mentre molte vittime del comunismo cinese sono in stato di detenzione e vengono torturate con i più atroci sistemi di coercizione, dimostrano di non avere una pur minima parvenza di umanità o di empatia, e di essere privi di una coscienza sociale, religiosa, e morale.
La Pellegrini li rappresenta tutti degnamente, esibendosi con disinvoltura in ciò che in effetti altro non è che uno spettacolo, mentre la drammatica realtà che si svolge nella vita reale assume i toni di un genocidio, quello degli uiguri, oppure quelli della distruzione della cultura tibetana, o anche i toni della violenta repressione della dissidenza manifestata ad Hong Kong dalla popolazione.
Non importa quante medaglie saranno vinte dall’Italia, poiché il vero esito della manifestazione si è già conclamato e palesato, mostrando al mondo il menefreghismo dell’Italia nei confronti della dittatura, dell’abominio comunista, e il suo servilismo nei confronti di una Cina che, a detta di Di Maio, è un partner ineludibile …
Dissenso