Il 2021 è stato l’anno in cui con grande enfasi tutto l’apparato della politica sinistroide, oggi metamorfizzata sotto termini come “democratico” o “area dem”, ha celebrato il centenario della nascita di quel P.C.I. da cui trae il proprio retaggio politico e pseudo culturale.
Un retaggio proliferato all’insegna della menzogna per nascondere all’opinione pubblica gli orrori commessi dal comunismo e per presentarlo come “paradiso” dell’umanità.
Un paradiso che è stato però sempre intriso di un odio cieco e incommensurabile, a causa del quale hanno trovato la morte oltre cento milioni di esseri umani innocenti, solo nel secolo scorso, continuando ancora oggi a mietere vittime nei luoghi in cui il comunismo è ancora in vita, come in Cina o nella Corea del Norrd, solo per citarne un paio.
Il Partito comunista ha sempre cercato di nascondere il suo legame con Mosca, cercando di far vedere una realtà diversa da quella che era, mimetizzandosi e proclamandosi, ad esempio attraverso Enrico Berlinguer, come comunisti atipici, sostituendo subdolamente e furbescamente le politiche anti borghesi e anti capitaliste con un anacronistico antifascismo.
La macchina del fango comunista, sempre attiva, provvede oltre a demonizzare chiunque non sia allineato ai dictat del “pensiero unico” marxista, a spargere disinformazione storica e a minimizzare sui crimini dei vari gerarchi comunisti sanguinari autori di genocidi e di deportazioni epocali.
Anche per quanto riguarda la genesi del fascismo, gli pseudo intellettuali radical chic che palesano un arrogante atteggiamento di superiorità intellettuale, palesando di essere depositari dell’unica verità possibile, sproloquiano sulle violenze fasciste del 1921, tacendo omertosamente su quelle che assediarono l’Italia nel famigerato biennio rosso che le aveva precedute.
I vari Istituti storici come il “Ferruccio Parri” sono creature della sinistra, appositamente concepite per poter manipolare ed egemonizzare la verità storia, addomesticandola a proprio uso e consumo, così come la Rete degli Istituti storici dell’Emilia Romagna, che si nutrono di antifascismo e di odio.
La didattica manipolata attraverso cui questi pseudo storici manifestano una compiacente sudditanza con le tesi imposte dai seguaci di Togliatti, oggi ammantati del termine “democratico”, che palesa un evidente ossimoro, stupra quotidianamente la verità dei fatti, sostituendola con tesi giustificazioniste, riduzioniste, o negazioniste, a seconda dei casi.
Questo tipo di informazione, che piace molto all’ANPI e a tutti coloro che tributano ogni sorta di onori alla massa delinquenziale del partigianato comunista, considerando gli orrendi crimini delle Brigate Garibaldi come un lecito percorso di lotta politica, omettono astutamente di evidenziare che lo scopo del comunismo a quei tempi (e anche successivamente) era quello di prendere il potere con le armi e di trasformare l’Italia in un satellite sovietico.
Tale itinerario criminale fu percorso da Longo e Togliatti, pianificando l’uccisione di altri partigiani colpevoli di non essere comunisti e che quindi avrebbero potuto costituire un ostacolo alla riuscita del piano criminale.
Fu per questo motivo che gli “eroici combattenti” cari al PCI, all’ANPI, e agli pseudo intellettuali delle sinistre odierne, quelli che cantano “bella ciao” in ogni occasione, manifestarono il loro odio comunista trucidando a sangue freddo i Carabinieri Reali a Malga Bala, nelle Cave di Predil vicino a Tarvisio, oppure massacrando venti partigiani della Brigata Osoppo a Porzus, in Friuli.
La lista dei crimini comunisti nei territori dell’Italia orientale fu l’esito della politica criminale del PCI, tesa a compiacere Stalin e Tito, e a offrire loro i territori istriani che divennero legittimamente italiani grazie al Trattato di Rapallo.
Il massimo artefice del crimine comunista italiano fu senza dubbio Palmiro Togliatti, che ancora oggi viene vezzeggiato dai radical chic del PD, o dai gruppuscoli nostalgici delle sinistre più becere, con il vezzeggiativo di “il Migliore”!
Anche in questo caso la disinformazione espressa dalla macchina del fango post comunista evita di dire che Togliatti fu responsabile della morte di un elevato numero di comunisti, socialisti, anarchici o componenti della variegata galassia di antifascisti, inviati a Mosca dal “Migliore” per essere epurati dalla NKVD.
In effetti uccise più comunisti Togliatti, alias Ercole Ercoli, alis Mario Corenti, insieme al suo apparato delinquenziale con sede a Roma e terminale a Mosca, composto da elementi criminali come Giuseppe Dozza, Luigi Longo, Gian Carlo Pajetta, Antonio Roasio, Paolo Robotti, Vittorio Vidali, Ilio Barontini, Pietro Secchia, Giovanni Germanetto, Domenico Ciufoli, Aldo Moranti, Elena Montagnana che il regime fascista in vent’anni di governo.
Il PD ha adottato lo stesso metodo usato dal PCI per quanto riguarda la demonizzazione dell’avversario politico, facendo ricorso alla macchina del fango e palesando lo stesso odio dei suoi predecessori, senza il quale non potrebbe esistere, essendo questo un elemento inscindibile della sua stessa essenza vitale.
Oltre a questo il vecchio PCI di cui oggi il PD è l’erede diretto si faceva vanto della lotta partigiana, nonostante il fatto che i comunisti avessero svolto un ruolo criminale, costituendo una vera e propria spina nel fianco dell’apparato resistenziale.
Il PD oggi, vero esempio di camaleontismo politico, si palesa come paladino dei diritti gay e dell’antirazzismo, intercalando l’autoproclamazione a ”democratici” a prese di posizione che condannano lo stalinismo come forma degenerativa del comunismo reale.
Tuttavia, nonostante i proclami, l’essenza del comunismo si rivela oggi nel modus operandi dei suoi stessi artefici, che arrogantemente si arroccano sugli scranni del potere senza aver avuto una benchè minima legittimazione elettorale, palesando un disprezzo per la democrazia e per le istituzioni che caratterizza, caso mai ce ne fosse bisogno, i seguaci di Togliatti.
Il PCI nacque a Livorno il 21 gennaio 1921 dalla scissione del PSI e morì ufficialmente il 3 febbraio 1991, dopo il crollo del Muro di Berlino, non senza aver provocato nei suoi 70 anni di presenza nella società civile una serie di danni incalcolabili per la democrazia del nostro Paese.
Eppure la prosopopea di personaggi come Romano Prodi, Massimo D’Alema, Valter Veltroni, Rosy Bindi, Pier Luigi Bersani, Piero Fassino, Nicola Zingaretti, Enrico Letta, pur manifestando reciproche intolleranze e diatribe infinite fra le diverse fazioni che li caratterizzano, hanno trovato un elemento di convergenza celebrando nel 2021 il centenario della nascita del PCI.
I “dinosauri” della politica appartenenti al PD hanno organizzato manifestazioni come quella di Milano, intitolata “Cento anni dopo. L’eredità politica del PCI”, oltre a stanziare cospicui finanziamenti di quasi 500.000 euro per le celebrazioni, palesando così non solo la supina accettazione dei crimini e dei criminali di cui il vecchio PCI fu responsabile, ma anche sbugiardando le tante prese di posizione contro un comunismo che loro stessi avevano bollato come espressione dei gulag o della repressione popolare in Ungheria.
Due volti, quelli del PD, uno metamorfico e mimetico, subdolo e ambiguo, e l’altro arrogante e autoreferenziale, che risultano essere comunque due lati della stessa medaglia.
Il PD non riesce a fare i conti con la Storia e con il proprio passato, come dimostrano i libri di testo delle scuole, nei quali ancora oggi viene presentata una verità storica addomesticata ad uso e consumo degli eredi di Togliatti.
Nei libri di Storia scolastici si accenna al famigerato “triangolo della morte” dell’Emilia Romagna, in cui vennero assassinati barbaramente decine di migliaia di esseri umani, per soddisfare la brama di sangue dei partigiani comunisti, a guerra finita.
E nemmeno c’è traccia degli stessi efferati omicidi a sangue freddo, commessi in tempo di Pace nelle altre regioni dell’Italia, in Toscana, Lombardia, Piemonte e Liguria.
A molti di questi criminali, a cui il PCI offrì tutto l’aiuto possibile per evitare il carcere, facendoli anche espatriare nei Paesi dell’est europeo, fu poi concessa l’amnistia emanata da Togliatti permettendo loro di rientrare in Patria.
Ne fu l’esempio ecclatante Francesco Moranino, uno squallido assassino messo dal PCI a capo delle formazioni partigiane che tanto piacciono all’ANPI e al PD.
Venne infatti inviato a comandare il distaccamento “Pisacane” delle Brigate Garibaldi, dove assunse lo pseudonimo di “Gemisto”, e poi la 50° Brigata Garibaldi e la XIIa Divisione Pietro Pajetta, entrambe comuniste.
Il 26 novembre del 1944, a Portula, in val Sessera, nei boschi dell’alto biellese, questo personaggio si macchiò di una strage efferata ed infame, organizzando una imboscata insieme ai suoi “garibaldini” e massacrando 7 persone.
Si trattò di due genovesi, agenti dei servizi segreti americani n missione, e di tre partigiani vercellesi che li accompagnavano, oltre a due delle loro mogli.
I partecipanti all’eccidio si abbandonarono al saccheggio, depredando le vittime dei loro beni personali che consistevano in 400 mila lire e un orologio, ricevendo anche dallo stesso Moranino un premio di 300 lire ciascuno.
Come si sa, nel dopoguerra a soli 27 anni di età Moranino fu eletto nelle file del PCI come Parlamentare e divenne sottosegretario al Ministero della guerra nel Governo De Gasperi.
La Giustizia italiana tentò di incarcerarlo ma grazie al PCI che lo fece espatriare a Praga Moranino non fece nemmeno un giorno di prigione.
Fu condannato all’ergastolo ma il Presidente Gronchi commutò la sua pena in dieci anni di reclusione, mentre il suo successore, il Presidente Giuseppe Saragat gli concesse la grazia, permettendogli di tornare libero in Italia, osannato come un eroe dal PCI.
Moranino fu eletto senatore del PCI e rimase in carica fino alla sua morte che avvenne nel 1971.
Questo è solo uno dei tanti esempi che costellano la Storia dell’Italia e del PCI, e di come l’arroganza degli eredi di Togliatti si sia sempre sovrapposta ai valori di giustizia e di libertà, palesati con la commemorazione della nascita del PCI.
Il Moloch comunista che ha oppresso e ucciso milioni di esseri umani durante i decenni della dittatura sovietica, esempio di riferimento per il PCI di Palmiro Togliatti, è oggi ricordato con nostalgia da chi si presenta con l’appellativo di “Democratico” .
Nel 2020 la “democratica” Reggio Emilia ha palesato apertamente la sua sudditanza al retaggio politico comunista di togliattiana memoria, rifiutando di intitolare una strada cittadina a Norma Cossetto, la martire istriana trucidata e infoibata dai partigiani comunisti ad Antignana, nei pressi di Villa Surani nel 1943.
Nonostante il fatto che tale episodio dimostri e confermi la brutalità e la ferocia tipiche delle orde comuniste nei territori dell’Italia orientale, da cui prendere le distanze, e che la povera ragazza ricevette una decorazione postuma nel 2005 dal presidente Carlo Azeglio Ciampi, gli attuali eredi di Togliatti si sono opposti alla doverosa dedica di una via.
L’Istituto storico della resistenza reggiano (ISTORECO) infatti, così come il suo Presidente Massimo Storchi, hanno palesato il loro ruolo di “gendarmi della memoria” come ebbe a definirli lo scomparso Giampaolo Pansa, impedendo che si faccia luce sui lati oscuri della memoria e infangando il ricordo delle vittime uccise dai comunisti, opponendosi alla intitolazione della via a Norma Cossetto.
I nostalgici marxisti di Reggio Emilia, sempre pronti a ostacolare anche in modo violento coloro che non la pensano come loro, sono anche la testimonianza diretta di come l’odio comunista si sia profondamente incuneato nel substrato politico costituzionale, provocando marcescenze tossiche che avvelenano la democrazia e il concetto stesso di libertà.
Per questi personaggi Norma Cossetto, appena ventenne, era una fascista e come tale meritava di essere violentata ripetutamente, di essere mutilata dai suoi aguzzini che le tagliarono i seni e le infilarono un pezzo di legno nella vagina, e di essere infine gettata ancora viva in una foiba profonda 136 metri.
Se Massimo Storchi e ISTORECO si compiacciono di questo modus operandi, evidentemente rispecchiano esattamente il prototipo del comunista in quanto tale, e cioè criminale, assassino, perverso, sadico e indegno di essere chiamato essere umano.
In compenso il giustizialismo da quattro soldi dei coraggiosi e intrepidi tupamaros che rappresentano il microcosmo comunista reggiano non ha impedito di intitolare vie e piazze a veri ed effettivi criminali comunisti, colpevoli di aver massacrato migliaia di esseri umani, come ad esempio Via Togliatti, Via Tito, il massacratore delle foibe, Piazza Lenin, Via Che Guevara, solo per indicarne alcuni.
In linea con le devastanti politiche del PCI, l’odierno PD si batte per conclamare leggi liberticide a discapito della democrazia, come ad esempio il famigerato progetto ZAN che discrimina i cittadini dotati di sesso ben definito a vantaggio di chi ancora non ha trovato una sua identità di genere.
Il modus operandi del PD riguardo le politiche dell’immigrazione dimostrano chiaramente come poco interessi ai dinosauri marxisti o post comunisti il fatto che decine di migliaia di clandestini irregolari approdino sul suolo italiano senza il necessario permesso, senza lavoro, senza casa, senza mezzi di sussistenza, al solo scopo di parassitarci e di delinquere.
La Legge Italiana per il PD è un optional a cui fare ricorso solamente quando si deve attaccare l’avversario politico, attraverso l’arroganza delle toghe rosse, proprio come faceva Stalin ricorrendo all’ìopera di Andrej Vysinskij il procuratore genocida comunista sovietico.
Cosa dire della senatrice del PD Monica Cirinnà che in occasione della manifestazione dell’8 marzo inalberò un cartello in cui era scritto a chiare lettere:
“Dio-Patria-Famiglia: che vita de merda”.
Nel frattempo il PD partorisce anche il “reato d’opinione”, forse il più efferato dei reati di portata intellellegibile, affermando facendosene un comodo alibi che sia necessario difendere gli omosessuali dall’odio e dalla discriminazione.
Ciò è accaduto a Lizzano, in Puglia, dove è nato un gruppo di preghiera organizzato dal parroco, così come è costituzionalmente previsto nella totale legittimità, per pregare, appunto, contro il decreto Zan-Scalfarotto, suscitando le ire di coloro che invece sono allineati ai dictat del pensiero unico del PD.
Immagine blasfema ad un gay pride |
In tale frangente, mentre gli agenti provvedevano a prendere le generalità dei disturbatori, come prevede la prassi, è giunta la Sindaca del Paese, Antonietta D’Oria, la quale si è abbandonata ad una farsa tragicomica vergognosa e indecorosa, soprattutto in considerazione del ruolo istituzionale che interpretava, inveendo contro le forze dell’ordine e prendendo le difese del manipolo di seguaci delle politiche di Zan e Scalfarotto.
Il paradosso si è conclamato definitivamente allorquando la Sindaca, in pieno delirio di onnipotenza, ha intimato agli agenti prendere le generalità anche dei fedeli pacificamente radunati in Chiesa, superando i confini dell’illecita interferenza dell’autonomia fra Stato e Chiesa.
La parzialità ideologica e il fanatismo che hanno contraddistinto l’operato della Sindaca di Lizzano, sono solo un esempio di come le politiche del PD di oggi rispecchino il modus operandi del vecchio PCI, sempre allineato contro la Chiesa e qualsiasi altra forma di espressione religiosa.
La libertà di culto, come quella esercitata da don Giuseppe Vito, è sempre stata osteggiata dal comunismo, così come continua ad esserlo ancora oggi in Paesi come la Cina, la Corea del Nord, la Russia, solo per indicarne alcuni.
Del resto occorre considerare che la demolizione del cristianesimo ha sempre avuto nelle massonerie il suo più vivace interprete, definito come esoterismo e anticristico, interpretato dalle pseudo democrazie illuministiche che hanno condotto alla complicità con le dittature comuniste.
La massoneria emerge dalle pieghe della Storia ogni qualvolta si conclami un evento epocale e storico, come ad esempio l’illuminismo che portò alla Rivoluzione francese, il marxismo che beatificando l’illuminismo condusse alla rivoluzione russa.
Rappresentazione del giudaismo massonico/bolscevico |
Naturalmente, dell’illuminismo e del marxismo vengono raccontati solamente gli aspetti più edificanti, permettendo che succedessero abomini di portata planetaria, come quando fu permesso ad un caporale austriaco di nome Adolf Hitler di diventare il padrone del Male assoluto, o ad uno sconosciuto georgiano di nome Josif Stalin di uguagliarne e superarne la portata criminale.
L’illuminismo di Marx ed Engels afferma i concetti di violenza applicabile per esercitare e mantenere il potere, aprendo la porta alle teorie dello sterminio.
Occorre riflettere e considerare tutto ciò quando ci si trova a dover sopportare la presenza di formazioni politiche che si rifanno al comunismo, come il poli-metamorfizzato PD, ex Ulivo, ex DS, ex PDS, oppure come i nostalgici e anacronistici partiti, sempre presenti, come Rifondazione comunista, articolo UNO, Sinistra Italiana, LeU, Potere al Popolo, Sinistra rivoluzionaria, Partito comunista dei lavoratori, e chi più ne ha più ne metta.
Questo microcosmo di odiatori seriali, di protagonisti dell’inganno, di mistificatori professioniti, non hanno di certo a cuore la democrazia e la libertà, e per sincerarsene è sufficiente recarsi in quei luoghi dove la vita è ostaggio di un persistente comunismo che sfregia gli individui, privandoli del diritto di pensare e di agire secondo coscienza.
Il comunismo, Male assoluto, esiste ancora, e il PD ne è una appendice metamorfizzata…
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Dissenso
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tutti noi comunisti vorremmo che il PD fosse comunista come voi rincoglioniti lo descrivete. purtroppo non è cosi
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