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Come oramai tutti sanno, i beceri dictat della vulgata resistenziale comunista hanno sempre imposto stereotipi di riferimento creati ad hoc per autoincensarsi e per mostrare una realtà addomesticata e palagiata che nulla ha a che vedere con la reale essenza dei fatti storici.
L’ANPI, che da sempre è in sintonia con i peggiori criminali del partigianato comunista italiano, è sempre stata in prima linea sia per realizzare e costruire falsi storici che per negarne altri, decidendo arbitrariamente quale fosse il confine fra la lotta al fascismo e il crimine stragista figlio dell’odio che continuò a trasudare dalle formazioni garibaldine nel dopoguerra, ad armi deposte.
Il comunismo si è macchiato di una serie infinita di crimini, anche in Italia, imperversando nei territori orientali della penisola come complice di tito, il massacratore delle foibe, nell’intento di trasformare la Nazione in un satellite sovietico.
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Palmiro Togliatti, idolatrato ancora oggi dall’ANPI, e vezzeggiato con l’appellativo di “il Migliore”, uccise più comunisti e compagni di sinistra, come anarchici o appartenenti a correnti non allineate all’ortodossia staliniana, dell’apparato fascista in tutto il suo ventennio di potere.ANPI però ha sempre deliberatamente omesso di parlarne, poiché impegnata a creare flasi miti ed eroi, da consacrare come apoteosi comunista sull’altare del resistenzialismo.
E’ nato così anche il falso mito di Irma Bandiera, a cui il Comune di Bologna ha dedicato una via della Città, traendo linfa vitale dal racconto di Pietro Secchia, il famigerato comunista che sosteneva tesi rivoluzionarie dopo l’armistizio dell’8 settembre.
Lo stesso Secchia, in qualità di ex signore della guerra, fu infatti curatore di una “opera letteraria” intitolata “Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza”, in sei volumi, pubblicata dalla casa editrice milanese del partito Comunista “La Pietra”.
Alla voce Irma Bandiera si legge :
1 - (…) Sposa e madre affettuosa (…)
2 - (…) straziata da orribili ferite, senza che i suoi torturatori riuscissero a strapparle sotto la tortura i nomi dei suoi compagni di lotta (…) dopo 6 giorni di sevizie lei non parla, e i fascisti le cavarono gli occhi (…)
3 - (…) fu trasportata davanti alla casa dei suoi genitori e le fu detto “Ecco la tua casa, dentro ci sono tua madre e tuo padre. Non li vedrai più se non parli (…)
(…)La verità è invece la seguente, come risulta dagli studi storici compiuti da Maurizio Ravaglia e riportati nel suo libro: “Resistenza bugiarda”.
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1 - Il racconto di Secchia inizia con una menzogna, poiché Irma era fidanzata e non sposata.
Era nubile e non aveva figli, come risulta anche dal necrologio scritto su “il Resto del Carlino” del 21 agosto 1944, che riporta:
“Lascia nel dolore i genitori, la sorella nastia, il cognato Sergio Marchesini, il fidanzato lontano e i parenti tutti”.
Nonostante ciò l’ANPI scrisse ancora nel 2015, durante un programma commemorativo, che Irma Bandiera era moglie e madre affettuosa”.
I manipolatori che infestano la vulgata resistenziale comunista hanno fatto anche di peggio, inventandosi una finta lettera che gli aguzzini di Irma Bandiera le avrebbero permesso di scrivere.
Tale lettera è stata inserita nella documentazione inerente Irma Bandiera sul sito ufficiale del Comune di Bologna, nel portale “Storie e memoria di Bologna”, rimanendovi fino all’estate del 2017.
Ecco un estratto del famigerato e squallido tentativo di manipolazione, da cui si evince con assoluta certezza che sia in atto una costante disinformazione, criminale e menzognera:
(…) Caro figlio, non posso scriverti tutto quello che sento, ma quando sarai grande ti immedesimerai nella mia situazione, allora capirai (…)
(…) Mio caro marito, il mio ultimo respiro sia ancora di ringraziamento al destino, che mi ha concesso di amarti e di vivere sette anni con te (…)
Essendo Irma nubile e senza figli, lo scritto si commenta da solo …
I comunisti si inventarono il fatto che fosse “sposa e madre affettuosa”, per fare leva sul fatto che una tragedia familiare avrebbe aumentato a dismisura la portata dell’evento tragico..
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2 - La vulgata resistenziale comunista, ripresa dai seguaci metamorfizzati che si raccolgono attorno alle nostalgie staliniste di Togliattiana memoria espresse dall’ANPI, e pervasa da un’enfasi caratterizzata da un delirio di onnipotenza che la contraddistingue, insiste a mentire sapendo di mentire.
Nella fattispecie, continua a riferire di torture sul corpo di Irma Bandiera, protrattesi per giorni e giorni, “fino al punto di ammazzarla”, non prima di averla accecata perché “guardava gli aguzzini con sguardo sprezzante” !
E ancora : “Per sette giorni e sette notti l’hanno torturata facendole l’indicibile, strappandole perfino gli occhi”!
Da questa enfatica ricostruzione, con cui la versione comunista si scaglia contro il mostro fascista e torturatore, si evince che il corpo di Irma, dopo un periodo di sei giorni di ininterrotte sevizie e torture dovrebbe essere martoriato e ridotto ad un ammasso di ferite, contusioni, fratture, e quant’altro, compreso la enuclkeazione delle orbite oculari.
Ebbene tutto ciò si è rivelato completamente falso!
L’esame medico autoptico effettuato dal Professor Benassi sulla salma ha rivelato infatti quanto segue:
“Le ipostasi (chiazze formatesi dal ristagno di sangue) sono molto scarse e risiedono dal lato anteriore del corpo.
Il volto, il petto e le braccia sono molto imbrattate di sangue essiccato.
Sulla faccia anteriore delle ginocchia aderiscono alla cute granelli di sabbia”.
Eppure, dopo tanti giorni di incredibili sevizie dovrebbero esserci almeno delle ecchimosi, dei lividi, delle contusioni, o altri segni come traumi, lesioni, ferite più o meno superficiali.
Invece vennero trovati i fori di due proiettili alla testa che provocarono una morte istantanea, e un altro foro prodotto anch’esso dallo sparo di una rivoltella che la colpì ad un’anca.
Irma Bandiera fu fotografata da Filippo D’Ajutolo, un medico che raccoglieva le foto degli antifascisti uccisi durante la guerra civile, e in tre immagini della ragazza si vede che né il viso e nemmeno il corpo sono sfigurati da segni di sevizie e percosse.
Il viso è rovinato non dalle sevizie che la vulgata resistenziale continua a presentare nel suo racconto, bensì dai proiettili sparati a distanza ravvicinata.
Le orbite oculari non presentano segni di enucleazione degli occhi, smentendo anche questo raccapricciante particolare.
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3 - Anche lo scrittore Aldo Cazzullo nel suo libro “Possa il mio sangue servire” ripete il ritornello secondo cui Irma Bandiera “abita in un palazzo al Meloncello” e conferma che gli assassini “la portarono davanti a casa sua”.
In realtà, anche in questo caso, ci troviamo di fronte ad un falso storico, sapientemente elaborato (ma non abbastanza) dalla vulgata resistenziale comunista.
Irma Bandiera abitava con i genitori in via Gorizia, una parallela della via Emilia, e non al Meloncello, come indicato da ANPI e dai suoi “storici” manipolatori.
Quindi tutto il racconto secondo cui i fascisti le avrebbero detto “qui ci sono i tuoi genitori, e se non parli non li rivedrai mai più”, precedentemente alla sua esecuzione a colpi di mitra, in realtà è falso.
L’abitazione era in via Gorizia, mentre il suo cadavere fu trovato al Meloncello, contraddicendo la ricostruzione comunista.
C’è inoltre un elemento inquietante che incrocia le dinamiche esistenziali della famiglia di Irma Bandiera con quelle criminali del partigianato comunista bolognese.
Mi riferisco al fatto che alcuni parenti di Argentina Manferrari, la mamma di Irma Bandiera, furono trovati morti, interrati in due buche, a Funo di Argelato, zona in cui imperversava a quel tempo il famigerato assassino comunista Luigi Borghi, alias “Ultimo”, appartenente alla 7a Brigata Gap.
Le vittime erano la sorella Brunilde e il cognato Giuseppe Marzocchi, che vennero prelevati a casa loro, a Funo di Argelato, da tre individui armati, i quali rubarono anche del denaro, gli orologi da polso, e due biciclette, la sera del 31 marzo 1945.
Dopo oltre un anno, a guerra finita, quando a Bologna era Sindaco il comunista Giuseppe Dozza, la mamma di Irma ricevette un documento redatto da Luigi Borghi, alias “Ultimo”, in cui dichiarava:
“Il 31 marzo 1945 è avvenuta la morte dei coniugi Marzocchi Giuseppe e Manferrari Brunilde, rei confessi di aver fatto pervenire la delazione in collaborazione di Rapparini e Cussini Carlo da San Giorgio di Piano, a Tartarotti che la nipote Irma Bandiera sfollata presso di essi era staffetta e combattente partigiana.
Delazione che provocò l’arresto e l’assassinio di Irma Bandiera, dopo sevizie e torture. (…)
Il Tribunale, successivamente, accordò grande benevolenza a Borghi, che fu sicuramente l’esecutore materiale del duplice delitto, accordandogli la non punibilità per ciò che venne considerata una azione di guerra (a meno di un mese dalla pace del 35 aprile 1945).
La mamma di Irma accusò il fascismo dell’uccisione della figlia, in seguito alla delazione del cognato, il quale aveva ricevuto da Irma l’incauta confidenza di essere appunto una staffetta partigiana.
Ciò che non è stata presa in considerazione è l’ipotesi che Borghi, oltre ad aver eliminato i coniugi delatori, abbia punito anche Irma, responsabile di aver tradito la “consegna del silenzio” che legava a filo doppio gli appartenenti alle formazioni clandestine del partigianato comunista.
Sappiamo che “Ultimo” fu responsabile di una lunga e impressionante catena di omicidi e di stragi efferate, di torture e sevizie, di stupri e mutilazioni, di rapine e furti, che ho raccolto in un mio post al seguente Link:
A quel tempo l’appartenenza ai Gap comunisti comportava l’osservanza di rigide regole da seguire ciecamente, e il fatto che Irma avesse rivelato incautamente allo zio la sua appartenenza al gruppo partigiano era sufficiente ad essere condannata a morte.
E’ probabile che la vulgata resistenziale che tanto piace ai veterocomunisti dell’ANPI, dei centri sociali e dell’universo anarco insurrezionale marxista, abbia costruito una vicenda ex novo, dopo che Borghi e la sua accozzaglia di garibaldini asassini avevano trucidato la giovane Irma, approfittando di tale omicidio per addossarne la colpa al fascismo.
Altrimenti viene da chiedersi :
Perché ancora oggi si raccontano tante menzogne ?
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Dissenso
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