giovedì 9 febbraio 2023

Il Festival di Sanremo e la macchina del fango veterocomunista

Benigni con il leader
comunista Berlinguer
nel 1983

Da kermesse musicale, interprete della canzone italiana, Sanremo si è trasformata quest’anno in uno strumento di diffusione dell’odio comunista, azionato e usato come macchina del fango per ribadire i famigerati assiomi della disinformazione cara ai seguaci di Togliatti.

Gli interpreti della vulgata veterocomunista odierna che appaiono in continuità con l’anacronistico e nostalgico, quanto metamorfico universo marxista di epoca staliniana, sono stati nel contesto sanremese Roberto Benigni e Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez.

Il primo lo ha fatto ricorrendo alle sue indubbie doti di istrione e di manipolatore, affascinando la platea dell’Ariston e quella televisiva con la sua dialettica e con talentuose elucubrazioni intellettuali sulle dinamiche relative alla nascita della nostra Costituzione.

Peccato però che ogni sua parola fosse intrisa di demagogia e di lusinghe di parte, e che l’intero suo discorso fosse finalizzato ad imporre una visione subdolamente orchestrata della realtà dei fatti, travisata e manipolata ad uso e consumo delle sinistre.

Benigni ha citato come padri della Costituzione sia Sandro Pertini che Nilde Iotti (la concubina di Togliatti), enfatizzando il loro ruolo nella costruzione di una Italia democratica.

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L’istrione toscano ha però deliberatamente omesso di dire che Pertini era un partigiano stalinista e assassino che il 30 aprile 1945 ordinò la fucilazione dei due famosi attori Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, in quanto aderenti alla Repubblica Sociale e sospettati di appartenere ad un gruppo di torturatori denominato “banda Kock”, accusa che cadde post mortem.

Pertini era contornato da criminali comunisti del calibro di Giuseppe Marozin (omicidi, stupri, e rapine) a cui egli stesso aveva conferito l’autorità del comando nelle famigerate brigate partigiane Matteotti, legate al Partito socialista.

Durante il procedimento penale a suo carico per quei delitti Marozin incolpò Pertini di aver dato l’ordine di fucilare i due attori pronunciando le precise parole: “Fucilali, e non perdere tempo !”, e affermò inoltre che Luisa Ferida “non aveva fatto niente, veramente niente!”.

Questo era lo squallido “ambiente politico” tanto caro ai gruppi partigiani cui apparteneva Sandro Pertini, intriso di sangue, di omicidi e di fanatismo marxista.

Ebbene sì, perché Sandro Pertini, mitizzato come personaggio amato dagli italiani, dalla gente e dai bambini, il Presidente con la pipa, era un fervido ammiratore di Stalin, nonostante il fatto che lo statista sovietico fosse (e rimane) uno dei più efferati criminali di tutti i tempi.

Alla morte di Stalin, nel 1953, l’ex partigiano Pertini, oggi osannato da Benigni, dichiarò sull’Avanti, il quotidiano socialista di quei tempi:

Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo.

L'ultima sua parola è stata di pace. (...)

Si resta stupiti per la grandezza di questa figura...

Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l'immensa statura di Giuseppe Stalin.

Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto.” 

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Pertini si schierò quindi ufficialmente a fianco di colui che aveva prodotto decine di  milioni di vittime innocenti deportando intere popolazioni nei gelidi lager della Siberia, condannandole a morte per fame, per freddo o per le torture che il comunismo infliggeva alle sue vittime.

L’antifascista Pertini va ricordato per questo, per essere stato ammiratore di un criminale e di avere lui stesso interpretato il ruolo di artefice di una parossistica emulazione, in nome di un becero antifascismo.

La sua arroganza intellettuale unita alla sua sudditanza psicologica e politica nei confronti di Mosca continuarono anche nel dopoguerra, palesando comportamenti che vanno al di là del semplice condizionamento mentale, identificandolo come persona ostile ai diritti umani e alla libertà dei Popoli.

Quando, paradossalmente, divenne Presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini manifestò chiaramente la sua dipendenza dall’odio e dalla violenza marxista, approfittando della sua posizione istituzionale per concedere la grazia a Mario Toffanin (alias Giacca), un criminale partigiano che aveva ucciso ben 17 persone, partigiani della brigata Osoppo, in quello che fu chiamato l’Eccidio di Porzus.

Nel 1978, in pieno delirio di accondiscendenza con il crimine, Pertini graziò anche Giulio Paggio, un altro delinquente comunista appartenente alla famigerata “Volante rossa”, responsabile di una lunga lista di omicidi in Lombardia, in Emilia e nel Lazio.


PERTINI: il volto di
un assassino
Riguardo a tutto ciò Benigni si è ben guardato di fare il benchè minimo accenno, stando ben attento a seguire un percorso precedentemente delineato e finalizzato alla distorsione di fatti storici incontestabili e per questo motivo tenuti accuratamente nascosti.

Aggiungo che alcuni di quei cosidetti “padri fondarori” della Costituzione repubblicana italiana, furono invece traditori della Patria poiché legati al comunismo sovietico da cui venivano patrocinati con flussi costanti di denaro.

Mi riferisco a criminali del calibro di:

Celeste Carlo Negarville,

Francesco Moranino,

Giancarlo Pajetta,

Giorgio Amendola,

Giovanni Roveda,

Luigi Longo,

Nilde Iotti,

Rita Montagnana Togliatti,

Vincenzo (Cino) Moscatelli.

Fedez saluta a
 pugno chiuso
Ognuno di questi personaggi ha un oscuro passato criminale che Benigni si è premurato di nascondere, omettendo qualsiasi citazione nei loro riguardi che potesse contrapporsi al delirio di beatificazione imposto dal gotha resistenziale, Anpi in testa.

Per quanto riguarda Fedez, va detto che il suo operato, totalmente avulso da qualsiasi anelito intellettuale, vista la sua obiettiva incapacità di profferire elaborazioni culturali, appare come quello di semplice operatore e addetto alla manovalanza della macchina del fango, abitualmente usata come strumento per demolire l’avversario politico con argomentazioni strumentali.

Se il rapper milanese scavasse nel profondo della sua retrospettiva evolutiva, potrebbe scoprire che le fasi e le dinamiche che hanno tratto linfa vitale nel percorso formativo che lo ha poi contraddistinto, affondano le radici nello squallido e becero retaggio poltico della sudditanza politica al Male assoluto.

Parafrasando una parabola del Vangelo, possiamo affermare che Fedez si è arrogato il diritto di spargere odio e fango contro ciò che per lui rappresenta una pagliuzza nell’occhio di un suo simile, senza vedere la trave che sporge dalla sua stessa orbita oculare.

Probabilmente il fatto di palesarsi come paladino del comunismo (anche se è un plurimilionario che vive nel lusso) è per lui, come per Benigni, o per altri pseudo intellettuali del passato come Dario Fo, Pablo Picasso, Renato Guttuso, Alberto Moravia, un modo per costruire una immagine di sé che vorrebbe essere edificante, eroica, da imitare, se non fosse per il fatto che però tutto ciò è frutto di mistificazione e falsificazione.

La Destra di Governo è insediata al potere con un ampio consenso popolare e ciò genera un malessere diffuso nell’apparato politico sinistroide, il quale ricorre a squallidi mezzucci per tentare di delegittimare, spargendo odio, gli avversari politici, considerati null’altro che possibili bersagli.

A Benigni e a Mr. Ferragni (Fedez) non interessa il fatto che la maggioranza della popolazione italiana abbia consacrato legittimamente la destra alla guida della Nazione, e che in questo modo abbia deciso di reagire alla violenza istituzionale e all’arroganza sia grilina che veterocomunista espresse da personaggi come Zingaretti, Letta, Serracchiani, Conte, Fico, Di Maio, solo per citarne alcuni.

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Sanremo 2022  -  I  "Rappresentanti di lista" salutano a pugno chiuso
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Il Popolo è sovrano, anche quando gli apostoli della disinformazione tentano di carpirne la buona fede, sproloquiando con monologhi come quello di Roberto Benigni o imperversando con manifestazioni di odio come quella di Fedez.

Va detto che la performance sanremese dell’istrione, comico, regista e sceneggiatore, ex Premio Oscar al miglior attore nel 1999, si è svolta alla presenza di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica italiana, di cui non possiamo dimenticare il ruolo svolto nel recente passato della politica nazionale.

Come tutti sanno, Mattarella è stato il Presidente che, nel suo primo mandato, ha impedito al Popolo italiano di recarsi alle urne per votare, preferendo accompagnare la sinistra, mano nella mano,  a ricoprire un incarico di Governo non legittimato da alcuna elezione.

Ora però una cosa è certa, e cioè che l’Italia è ridiventato un Paese democratico e libero, nonostante loro.

Dovranno farsene una ragione.

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Dissenso

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2 commenti:

  1. Ciò che mi stupisce è che nei Suoi scritti sono presenti riferimenti storici che potrebbero essere utili per un'analisi critica e più completa di tante situazioni, ma la sua faziosità e il suo livore verso il pensiero di sinistra rendono inutile ogni Sua analisi. È come se il presupposto di ogni Suo scritto fosse: adesso vi spiego perché il comunismo e i comunisti sono tutti e in ogni caso delle persone orripilanti, assassini e maledetti. Peccato perché gli articoli sono interessanti e il Suo stile è attento e preciso, a mio parere - per quel che vale.

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