1945 : CRIMINI COMUNISTI NELLA "BASSA" BOLOGNESE - ZONA OCCIDENTALE DEL TRIANGOLO DELL'ODIO

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Questa pagina è dedicata alla raccolta di testimonianze, aneddoti, racconti, ed episodi inerenti al bagno di sangue che si è verificato nelle nostre zone nell’immediato dopoguerra, successivamente al 25 aprile del 1945, a guerra finita, e alla loro presentazione.
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Sul finire dell’ultima guerra mondiale, nel 1945, e anche a guerra già finita, l’Italia ha assistito sul proprio territorio ad una vera e propria escalation di delitti, di stragi, e di vendette, tutti a sfondo politico, che hanno raggiunto punte di ferocia e di malvagità molto elevate.

Tutti sanno che le vendette e i “conti in sospeso” tra opposte fazioni politiche, ma non solo, hanno scatenato una vera e propria “caccia all’uomo” che non ha risparmiato neppure persone innocenti, donne e anziani, in un clima di odio che non ha precedenti.
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I responsabili di questa lunga catena di omicidi e di efferatezze, furono i partigiani comunisti, che vollero così imprimere un triste e indelebile segno nella storia dell’Italia, incidendolo con il sangue delle loro vittime.
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I partigiani spesso hanno prelevato le persone direttamente dalle loro case e le hanno uccise senza neanche offrire loro un processo sommario, depredandole e infierendo sui corpi con ferocia.
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Molti di questi carnefici furono riconosciuti e arrestati, ma a causa dell’amnistia di Palmiro Togliatti furono rimessi in libertà, e spesso si ritrovarono faccia a faccia con i parenti delle loro stesse vittime,  potendo così irriderle e dileggiarle impunemente.
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Possiamo oggi affermare, nonostante i tentativi degli eredi di Togliatti di nascondere o dissimulare la realtà criminosa, che la vastità dei fatti di sangue imputabili ai partigiani comunisti induca a credere che essi siano stati realizzati seguendo un preciso disegno, uno schema pianificato e organizzato a tavolino, scientemente e criminalmente.

Non è un caso che interi gruppi familiari siano stati sterminati, spesso aggiungendo l’efferatezza della tortura agli omicidi, e che poi i partigiani si siano appropriati dei beni materiali delle vittime.
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Non è un caso che dopo la guerra, ci si sia trovati davanti a partigiani improvvisamente diventati ricchi, che poterono così iniziare delle attività imprenditoriali usando i soldi sporchi del sangue delle loro stesse vittime.
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La scure comunista si è abbattuta con violenza anche sui rappresentanti del Clero, nel tentativo di decapitare coloro che potevano guidare i cattolici verso destinazioni e percorsi diversi da quelli previsti dal comunismo.
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Lo storico Roberto Beretta ci segnala nel suo studio del 2005, “Storia dei preti uccisi dai partigiani”, che il numero dei sacerdoti uccisi dall’odio comunista è stato in totale di 130 vittime !
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Dopo aver condotto una vera e propria “caccia alla tonaca”, prodromica ad una lunga serie di esecuzioni, compiute appunto dai partigiani, divenne chiaro il tentativo dei comunisti di impadronirsi “politicamente” della società, mediante la forza e l’intimidazione.
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Questa tesi fu sostenuta anche dal Cardinale di Bologna, sua Eccellenza Giacomo Biffi, nel 1995, in occasione del cinquantenario della Resistenza, riprendendo e amplificando ciò che già era stato affermato in precedenza da Don Lorenzo Tedeschi, un coraggioso sacerdote che citò la frase di un comandante partigiano comunista :
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"Se dopo la liberazione, ogni compagno avesse ucciso il proprio parroco e ogni contadino il padrone, a quest’ora avremmo risolto il problema. "
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Il Partito Comunista Italiano ha provveduto poi a mantenere una totale disinformazione sulle stragi, omettendo di parlarne e di pubblicizzare qualsiasi cosa fosse inerente a tutto ciò, stendendo un velo di minacciosa omertà sull’argomento.
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Lo dimostra il fatto che ancora oggi si riferiscano a Togliatti come a : “il Migliore” !!!
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Si stima che gli uccisi, dopo il 21 aprile 1945 nel bolognese, ammontino a 773, di cui 334 civili (fra cui 42 donne).
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Vorrei tentare di dare il giusto ricordo alle vittime, attraverso una serie di rievocazioni storiche, di racconti e di aneddoti, che permetta di collocarle in un contesto non più dimenticato.
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Vorrei far riaffiorare le ignobili circostanze attraverso cui sono state messe in atto vere e proprie stragi contro persone spesso innocenti, perpetrate comunque a “sangue freddo”, e cioè a guerra finita, ad armi deposte.
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La vigliaccheria è stato il motivo trainante che ha permesso al comunismo di approfittare della violenza insita nei suoi sostenitori per appropriarsi dei beni, oltre che della vita, di centinaia di vittime delle nostre zone.
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Sono rimasti in pochi i superstiti, o i figli dei superstiti, o delle vittime, che potrebbero oggi dare luce alle pagine buie degli stermini effettuati dai partigiani nel 1945.
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Risulta quindi estremamente difficile comporre un quadro di insieme uniforme, sia per la disinformazione operata in precedenza, sia per il velo che il tempo ha calato sulle vicende, ma certamente tutto ciò non ferma il desiderio di dare alle vittime un giusto riconoscimento, che permetta anche future commemorazioni.
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Cerchiamo, attraverso i racconti dei parenti, o degli amici delle vittime, di “mettere insieme” gli aneddoti che la memoria ha tramandato, per poter fruire di un quadro omogeneo che dimostri la verità storica dell’immediato dopoguerra.
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Se ricordate qualche particolare inerente alla soppressione di parenti, in riferimento a quell’epoca, magari corredato da vecchie fotografie, sarei lieto di poter avere un colloquio con Voi, nel pieno rispetto della Vostra privacy e del tutto informalmente.
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IL TRIANGOLO DELLA MORTE DELLE NOSTRE ZONE, COMPRESO TRA CENTO, GALLIERA, E SAN SISTO.
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Abbiamo inserito nella mappa del territorio un TRIANGOLO VIRTUALE, per identificare il teatro delle "nostre zone" in cui la FEROCIA COMUNISTA" ha agito come interprete di un ruolo drammatico e devastante, COMPIENDO STRAGI EFFERATE, OGGI DIMENTICATE nell'immediato dopoguerra.
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I lati del triangolo della provincia di Bologna presi in esame, vanno dal Comune di Pieve di Cento a quello di Galliera, per confluire poi come vertice inferiore nella frazione di San Sisto di Quarto Inferiore.
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Mappa allargata delle zone interessate al nostro studio, in relazione alle stragi del dopoguerra, compiute dai partigiani.
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MAPPA della ZONA OCCIDENTALE,
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compresa nel triangolo virtuale dell'odio comunista che va da Pieve di Cento, a Galliera, a San Sisto di Quarto Inferiore.
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Presentiamo un martirologio delle vittime di queste zone.
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Seguono anche gli articoli su episodi e persone che la disinformazione comunista NON è riuscita a nascondere, e che testimoniano la crudeltà e la ferocia che le bande partigiane "rosse" hanno espresso su vittime innocenti, spesso a guerra finita.
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MARTIROLOGIO
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LEANDRO ARPINATI
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Vice Segretario generale del Partito Nazionale Fascista, divenne Podestà di Bologna.
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Fece costruire lo Stadio Littoriale e la piscina olimpionica, oltre che la funivia per San Luca.
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Fu ucciso dai partigiani davanti alla sua tenuta di Malacappa, una frazioncina di Argelato, insieme a Torquato Nanni.
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http://www.italian-samizdat.com/2014/07/leandro-arpinati.html
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L'ECCIDIO DEI 7 FRATELLI GOVONI
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Una delle stragi più efferate compiute dai partigiani nel dopo guerra, ad opera della 2a brigata Paolo, un gruppo della 7a GAP.
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Le vittime furono tutte selvaggiamente torturate e picchiate con insistenza e crudeltà, e poi strangolate.
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I responsabili furono tutti individuati e condannati, ma grazie all'amnistia "Togliatti" furono tutti liberati e accolti dai loro "compagni" come eroi, con tanto di bandiere rosse e canti.
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http://www.italian-samizdat.com/2014/07/leccidio-dei-7-fratelli-govoni.html
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L'ECCIDIO DI ARGELATO
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Comprende due feroci stragi compiute dai partigiani della Brigata Garibaldina "Paolo", a guerra finita, in località Pieve di Cento (Bologna).
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29 persone furono massacrate dalla furia e dall'odio che i comunisti riservarono a chi non la pensava come loro, stuprando e uccidendo, in totale disprezzo della vita umana.
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ROSA ATTI - San Pietro in Casale
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Era una impavida militante cristiana, attiva ed esemplare presidente della Gioventù Femminile di Azione Cattolica.
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I partigiani pensarono bene di colpire la famiglia Atti, a causa della sua collocazione religiosa, e della sua parentela con il Reggente.
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Fu vigliaccamente crivellata di colpi, e il suo corpo non fu mai ritrovato.
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http://www.italian-samizdat.com/2014/07/rosa-atti-san-pietro-in-casale.html
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