La
parola recessione appare sempre più frequentemente sugli organi di
informazione in generale, che la propongono come prossima e quasi
certa costante del nostro aleatorio futuro immediato.
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La
crisi, dunque, è quell'entità astratta ma concretamente devastante
che starebbe attentando al benessere delle nostre famiglie e che mina
alle fondamenta l'evoluzione e la stabilità della nostra struttura
societaria.
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In
realtà le cose, a mio parere, non stanno proprio così.
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I
mercati finanziari non sono responsabili direttamente dell'andamento
di una azienda piuttosto che di un'altra, anche se possono incidere
sul costo delle materie prime che le ditte acquistano per la loro
produzione.
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L'impatto
diretto, semmai, è sulle banche, sugli investitori internazionali,
sulle finanziarie che movimentano ingenti capitali, sulle borse, sui
grandi capitali gestiti perlopiù dai poteri forti, e quindi sulle
politiche di import export che ne sono condizionate alla base.
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La
vera crisi, e cioè quella che impedisce alle aziende di continuare a
esistere e che le fa chiudere una dopo l'altra, è da addebitare al
comportamento criminale che i Governi dal dopoguerra ad oggi hanno
tenuto nei confronti della società.
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Il
binomio recessione e politica è inscindibile, e racchiude al suo
interno le problematiche che ci stanno facendo fare lo stesso
percorso di annichilimento che già in un recente passato ha messo in
ginocchio l'Argentina.
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Per
decenni i politici nostrani, a iniziare da quelli che sono poi
scomparsi nella famosa tangentopoli hanno succhiato come vampiri la
linfa vitale del nostro tessuto produttivo, esigendo pesanti tributi
alla loro insaziabile smania di potere, in un gioco perverso in cui
la parola ricorrente era “corruzione”.
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Ecco
che allora sono comparse innumerevoli “cattedrali nel deserto”,
come autostrade che finivano nel vuoto, nel nulla, oppure caselli
autostradali ubicati in zone quasi desertiche (dove magari qualche
politico aveva nei pressi una seconda o terza casa di
villeggiatura).
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Oppure
ci sono stati appalti nell'ente pubblico, o negli ospedali, che hanno
poi richiesto l'avvio di inchieste da cui sono emersi illeciti per
milioni di euro, o miliardi delle vecchie lire.
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Soldi,
e ancora soldi, da arraffare, da fagocitare, da ingurgitare
avidamente, in una corsa all'ammasso che fa vomitare, come quando
furono scoperti in casa di Duilio Poggiolini i puff pieni di
banconote e i rubinetti d'oro massiccio nei bagni di casa.
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Poggiolini
fu indagato anche per aver concesso la commercializzazione di sangue
infetto da HIV in cambio di denaro.
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“Mani
pulite”, “lenzuola d'oro”, sono solo due dei nomi di inchieste che
identificano alcune gocce nell'immenso mare del malaffare e della
corruzione che hanno portato l'Italia sull'orlo di un baratro economico
già incombente.
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La
totale assenza di autocritica da parte della “casta” ci induce a
pensare che il loro modus operandi sia tuttora finalizzato a
conseguire e a mantenere, se non aumentare, tutta la serie di
privilegi che li caratterizza rispetto al resto della popolazione.
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I
responsabili del declino industriale e della deflagrazione del debito
pubblico sono proprio quei politici che hanno raggiunto un livello di
insostenibilità folle della corruzione tale da portarci sul limite
di una bancarotta che difficilmente riusciremo a evitare.
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Tutti
i responsabili siedono ancora comodamente sugli scranni della Camera
o del Senato, e continuano imperterriti a condizionare negativamente
la vita degli italiani e a nulla vale lo sdegno oramai diffuso della
popolazione intera.
Costoro
sono veri e propri nemici dell'umanità, e rappresentano la forma più
estrema di un parassitismo che andrebbe stroncato alla radice.
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Occorrerebbe una epurazione totale della classe politica, che andrebbe relegata entro i ristretti confini di un penitenziario, per tutto il rimanente periodo della loro inutile e perniciosa esistenza.
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Occorrerebbe una epurazione totale della classe politica, che andrebbe relegata entro i ristretti confini di un penitenziario, per tutto il rimanente periodo della loro inutile e perniciosa esistenza.
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Se
fosse per me, io li manderei in Siberia, nelle stesse condizioni di
quei martiri della libertà di cui spesso le sinistre hanno negato
l'esistenza.
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Farei
provare a Bersani e a Prodi l'ebbrezza della deportazione, magari
sulle note dell'”internazionale” o di “bella ciao”, in
omaggio al loro leader principe : Palmiro Togliatti.
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A
Prodi dobbiamo anche l'evento più negativo che a mio parere ha fatto
colmare e tracimare la bottiglia già piena fino all'orlo di
un'Italia esausta e sfinita : l'entrata in Europa !
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Prodi
non ci aveva certamente detto, quando tuonava contro coloro che
esprimevano timidi dubbi, che gli stipendi sarebbero rimasti
invariati ma che il costo della vita sarebbe raddoppiato !
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Ma
già, lui faceva e fa ancora parte di quella stessa “casta” che
percepisce emolumenti principeschi e faraonici, sulla pelle dei
cittadini.
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Stiamo
per entrare in una bufera che rimarrà scolpita nella Storia della
nostra amata Italia, e la colpa sarà ascritta a caratteri cubitali
proprio agli ingordi politici nazionali.
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Alcuni
esponenti della “casta” invitati a talk show in televisione,
puntano il dito, indignati, contro i sentimenti di anti-politica che
stanno attraversando il paese da nord a sud.
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Evidentemente
hanno capito che presto saranno spazzati via, e che saranno fortunati
se l'ira della folla non li trascinerà nell'abisso che loro stessi
hanno creato, immolandoli a parziale risarcimento del danno
irreparabile che hanno causato.
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Auspico
per l'intero Parlamento Italiano di provare anche solo per un mese le
condizioni di vita che sopporta ogni giorno la maggioranza della
popolazione italiana, augurandomi che riescano a provare almeno
qualche rimorso per come hanno ridotto il nostro Paese.
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Tardivamente,
e solo perchè costretti dalle circostanze, ipotizzano tagli ai loro
vitalizi e ai privilegi, come se volessero far intendere che la loro
“casta” contribuisce con sacrifici in questo frangente di crisi,
avvicinandosi al popolo.
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In
realtà noi tutti siamo in balia di un manipolo di delinquenti,
avvezzi ad ogni ingordigia sulla nostra pelle, e privi di ogni
qualsiasi ritegno o pudore.
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Se
fossimo nel 1789 costoro sarebbero immediatamente ghigliottinati per
rispondere al popolo delle loro malefatte.
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La
ripugnanza verso i politici italiani emerge dappertutto, in ogni
discussione nei bar, nei luoghi pubblici, nei talk show, nelle
piazze, all'interno delle famiglie, in dialoghi tra le persone, a
tutti i livelli della società, universalmente.
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Prima
o poi faremo i conti con queste persone, ne sono certo, ed io spero
di essere in prima fila ad esigere la mia parte di giustizia come
cittadino italiano.
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I
nodi prima o poi vengono al pettine... è iniziato il conto alla
rovescio.
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Dissenso
tanti cari auguri di Buone Feste. Alessandra
RispondiEliminaNon son certo che sia imminente la rivoluzione, te lo auguro
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