Joze Pirjevec : Questo personaggio è docente di Storia all’Università del
Litorale, Koper/Capodistria e membro dell’Accademia slovena delle Scienze e
delle Arti.
Fin dalla prefazione e dalle
note scritte sulla sovracoperta del suo libro “Foibe. Una storia d’Italia”,
Pirjevec pone il lettore davanti ad affermazioni che deviano dai binari di una
informazione storica obiettiva e sincera.
L’autore vorrebbe infatti
relegare la sanguinosa vicenda delle Foibe entro i limiti di un ristretto “problema
tipico delle aree piuttosto limitate situate sulla frontiera orientale”,
affermando che la portata della vicenda
ha superato l’ambito locale per divenire nazionale solamente per
soddisfare motivazioni di carattere politico meramente speculativo.
La memoria collettiva delle
popolazioni giuliane in cui non si è ancora risolta la crisi di identità
nazionale causata dalla conflittualità pregressa, ma in cui questa si è anzi
rinfocolata e alimentata, prima con lo sfacelo della Repubblica Jugoslava e
successivamente con la caduta del muro di Berlino, ha evidenziato la necessità,
secondo Pirjevec, di ricorrere allo strumento tradizionale del nazionalismo.
Secondo quanto affermato
dall’autore quindi, le Foibe sarebbero state la giusta risposta a tutto ciò,
relegando così l’enormità e le pesanti responsabilità dell’immane strage etnica
entro i ristretti limiti di una normale azione di propaganda.
Non solo, ma Pirjevec tenta di
deresponsabilizzare l’entità stessa della strage etnica, sia in termini
quantitativi che in relazione alla dimensione storica, definendo le vittime
delle Foibe come il risultato esecrabile di atti di vendetta provocati da
altrettanto escrandi odi e pregiudizi razziali.
Tutto ciò per sminuire la
responsabilità criminale degli atti criminali e dello sterminio su base etnica
pianificato a tavolino dai comunisti titini, e per mistificare una realtà ben
diversa da come invece vorrebbe presentare Pirjevec.
Secondo l’autore quindi, una
normale reazione, seppur cruenta, ad una pregressa realtà in cui gli sloveni
erano definiti da Mussolini come cimici da eliminare.
Pirjevec arriva a definire il
comportamento dei criminali partigiani come frutto di un radicalismo
messianico, consapevole e orgoglioso della loro origine marxista e leninista,
il cui destino era quello di forgiare l’umanità.
Forgiare l’umanità….
Questa definizione esprime senza dubbio un palese disprezzo nei confronti delle vittime delle Foibe, declassate al rango di elementi forgiati dal maglio titino, come sottoprodotto delle politiche di intransigenza comunista.
La Storia, quella vera, ci
racconta ben altra verità in termini di precise responsabilità, sia jugoslave
che italiane, sia di Tito che di Togliatti, e delle rispettive formazioni
criminali partigiane e comuniste.
Il Trattato di Rapallo del 1920
sancì gli accordi fra Roma e Belgrado riguardo alla suddivisione dei territori
di confine e fu prodromico al successivo processo di italianizzazione delle
zone interessate.
In base agli accordi
consensuali fu stabilita l’annessione al Regno di Italia di :
Gorizia, Trieste, Gradisca,
l’Istria, alcuni distretti della Carniola (Postumia, Bisterza, Idria, Vipacco,
e Sturie), Zara, le isole del Quarnaro (Cherso, Lussino, Pelagosa, e Lagosta),
lo Stato libero di Fiume.
Il legittimo processo di
italianizzazione di quei territori, pur contrassegnato da episodi di
intolleranza e di violenze contro la popolazione di etnia slava, non fu mai
nemmeno lontanamente paragonabile alla vera e propria strage etnica compiuta
scientemente e premeditatamente dai comunisti slavi nel 1943.
La stessa ferocia e
determinazione nell’accanimento contro le vittime civili rappresenta una
costante nell’universo comunista, così ci testimoniano migliaia di documenti
esaminati all’apertura degli archivi precedentemente secretati.
La disamina della monumentale
mole di documenti degli archivi ex comunisti ci permette di ribaltare e
confutare decenni di mistificazione della realtà operata dai disinformatori
della sinistra europea e mondiale, di cui troviamo in Pirjevec un valido
rappresentante.
Un esempio fra tutti ci è dato
dal massacro di Katyn, che per interi decenni è stato attribuito dagli pseudo
intellettuali sinistroidi alla violenza nazista, mentre poi è invece emerso che
la strage è stata compiuta dai comunisti russi.
Gli eccidi delle Foibe, in verità,
sono stati il frutto di una azione politica coordinata e premeditata, che ha
tratto il suo input dal modus operandi di specialisti del terrore, come gli
spietati assassini di Katyn appunto, secondo logiche pseudo militari e
criminali tipiche degli apparati polizieschi sovietici.
I marxisti di casa nostra, che
puntano il dito, come Pirjevec, contro le politiche di italianizzazione di quei
territori volute da Mussolini, non raccontano però delle stesse politiche
condotte dai comunisti sovietici in tutto il mondo, con maggiore brutalità e
determinazione, per espandere la rivoluzione marxista.
Lo stesso Governo Jugoslavo era
un regime comunista !
L’Europa è stata frammentata
dagli accordi, decisi a tavolino, tra Germania e Unione Sovietica, che si sono
amorevolmete divisi i territori, occupandoli militarmente a discapito delle
popolazioni, deportate e sterminate.
La Gran Bretagna è stato ed è
ancora uno dei più prepotenti Paesi colonialisti mai esistiti, e il suo dominio
si è ramificato in Asia, in America, in Africa, in Australia, e in India.
La Francia ha esteso il suo
Impero coloniale in Asia, Africa, e America settentrionale, oltre che in
Oceania.
Ora mediante i disinformatori
come Pirjevec gli intellettuale della sinistra possono condannare la politica
imperialista di Mussolini e del Fascismo, ignorando le stesse politiche
espansionistiche attuate da inglesi, francesi, e americani.
Il motivo per cui costoro si
focalizzano solo sul Fascismo e su Mussolini è da ricercare, oltre che nelle
contrapposte ideologie politiche, anche nella malafede insita nella mentalità
stessa di chi ha una visione partigiana e settaria della società e della
Storia.
Non a caso Pirjevec è membro
attivo del Partito di centro-sinistra “Democrazia Liberale” della Slovenia, mentre
forse il suo “negazionismo” deriva dal fatto di essere nativo proprio della
Slovenia.
Secondo lui gli eccidi
jugoslavi compiuti sugli italiani a guerra conclusa non sono stati una pulizia
etnica, bensì una punizione atta a colpire i responsabili del fascismo.
Queste affermazioni e questo
approccio mentale cozzano contro la realtà dei fatti, oramai accertata, secondo
cui Tito ordinò la pulizia etnica delle popolazioni italiche delle zone
giuliane per poter rivendicare il possesso di quei territori alla Conferenza di
Pace di Parigi, motivandolo con la sola presenza etnica slava.
Un agghiacciante quadro di
sterminio pianificato a tavolino, con il silenzio e l’accondiscendenza del
comunista leader del PCI italiano, Palmiro Togliatti.
Pozzo minerario di Huda Jama, in cui sono stati rinvenuti i resti di 2.500 vittime del furore comunista |
Un macabro bagno di sangue di
migliaia di cittadini italiani che non ha risparmiato donne e bambini,
colpevoli solo di essere italiani.
Gli Italiani sopravvissuti
hanno poi dovuto subire l’umiliazione dei dictat promulgati con il Trattato di Parigi, grazie al quale sono stati
spogliati di ogni loro avere e costretti ad andarsene, come nel caso degli
abitanti di Pula, la ex italianissima Pola.
In ogni scritto di Pirjevec
traspare la malafede di chi ancora oggi continua a difendere le posizioni di un
sistema politico rappresentato dalla Jugoslavia comunista di Tito, con il
beneplacito dell’allora PCI, che oltre tutto era, guarda caso, favorevole alla
cessione non solo di Zara, Fiume, Pola, Capodistria, ma anche di Trieste.
La faziosità sembra essere il
motivo dominante delle elucubrazioni dello storico slavo e slavista, al punto
che nel suo libro una sola fotografia mostra la riesumazione delle vittime
delle Foibe, mentre tutte le altre sono rivolte ad evidenziare la presenza
fascista e nazista nei territori della Venezia Gulia, narrando con dovizia di
particolari le etrocità commesse ai danni della popolazione e dei partigiani
slavi.
Non c’è che dire : un vero
esempio di disinformazione consapevole, che sfruttando una realtà innegabile e
cioè quella dei crimini commessi dal fascismo e dal nazismo prima dell’8
settembre 1943, ne riempie con gli stessi contenuti anche la storia delle
vicende successive al 1943, omettendo di puntualizzare la serie di episodi
criminosi che caratterizzano appunto la tragedia delle Foibe.
Le intenzioni storicamente
accertate del nazionalismo titino e del partito comunista jugoslavo si
rivolgevano alla pulizia etnica delle componenti non slave (italiane, tedesche,
e ungheresi) ma astutamente e criminalmente si predispose il modo di nascondere
le epurazioni stesse, camuffandole con il pretesto di compiere una “guerra di
liberazione”.
Dopo che gli americani ebbero
raso completamente al suolo le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki,
impiegando il più grande mezzo di sterminio mai usato prima nella Storia
dell’umanità, la bomba atomica, e dopo che il processo di Norimberga decretò le
condanne per i crimini nazisti, omettendo di giudicare le mostruosità e i
crimini “alleati”, fu possibile anche scusare e giustificare la brutale
occupazione dei territori giuliani da parte dei partigiani comunisti e i
crimini da essi compiuti in nome del comunismo.
Ogni pagina di Pirjevec
contiene elementi di mistificazione e di ignobile, continua, e grossolana
distorsione dei fatti che hanno portato all’annessione di territori italiani
alla jugoslavia.
La Storia, quella vera, ci dice
che i comunisti titini, con la complicità di quelli italiani, criminali e
comunisti anch’essi, hanno rubato,
saccheggiato, ucciso, stuprato, compiuto crimini contro l’umanità, perseguendo
il tipico disegno marxista che si regge sull’uso della violenza pura e
devastante.
Joze Pirjevec dovrebbe vergognarsi solo per essersi permesso di presentare le sue falsità e le sue tesi anti italiane che offendono non solo tutti noi, ma anche la decenza civile e il ricordo delle vittime delle Foibe.
Joze Pirjevec va quindi
inserito nell’elenco purtroppo molto lungo dei disinformatori della sinistra,
degli operatori della menzogna, e della partigianeria comunista, come operatore
di una sfacciata e reiterata manipolazione, tipica degli pseudo intellettuali
come lui…
Dissenso
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