domenica 13 ottobre 2019

LA VIOLENZA COMUNISTA


Karl Marx ha sempre auspicato nei suoi scritti l’uso della violenza, esaltandola come mezzo rivoluzionario e come strumento per distruggere la società borghese.
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Una violenza quindi, reputata “giusta” dai seguaci della “falce e martello”, che si sono sempre arrogati il diritto di decidere e  di sentenziare chi fosse, oppure no, degno di identificare lo spirito marxista e chi invece ne fosse un nemico.
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L’ortodossia di riferimento comunista impone ai suoi adepti, come in una setta, che chiunque risulti non allineato alle linee guida imposte dalla dirigenza di Partito, debba essere considerato un nemico da abbattere, ad ogni costo e con qualsiasi mezzo, non ultimo quello della violenza, appunto.
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Siamo in presenza della assoluta antitesi di quei princìpi su cui si fonda la Democrazia nei Paesi civili, nei quali questa si sviluppa grazie al confronto dialettico e al rispetto delle altrui idee, alla tolleranza reciproca e al pacifico confronto.
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In pratica il marxismo è esattamente il contrario, poiché ribadisce costantemente il suo assolutismo e totalitarismo, che si basa precipuamente sul rifiuto del dialogo, contrapponendo ad esso l’uso della violenza per ottenere il potere.
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Il paradosso consiste anche nel fatto che tale violenza, per i  marxisti, non è illegale in quanto espressione di una opposizione alla classe dominante cui si vorrebbero sostituire, divenendo a propria volta detentori del potere.
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Una considerazione questa che costituirebbe di per sè un ridicolo ossimoro, se non fosse per il fatto che tale pseudo-filosofia ha condotto i suoi fautori all’applicazione di una violenza che ha prodotto milioni di vittime innocenti, e che assume quindi una valenza tragica e penosa.
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Ai nostri giorni, nella civile Europa, non passa giorno che il totalitarismo comunista esprima una violenza (considerata”giusta”, tanto unilateralmente quanto opportunisticamente), indirizzandola contro quei bersagli che per motivi di opportunità vengono contraddistinti e catalogati come fascisti, palesando quindi un alibi e una giustificazione che assolve gli interpreti degli eccessi “rivoluzionari” grazie alla “comoda” patente di antifascismo militante.
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Se ad esempio si mettono a ferro e fuoco interi quartieri cittadini, in un crescendo di violenza innescato dal proposito di impedire un comizio di Matteo Salvini, ciò diventa legittimo (secondo gli schematismi mentali e socio politici dei centri sociali anarco comunisti) perché è il solo mezzo, quello della violenza, per impedire di esprimersi a coloro che sono stati da loro giudicati come fascisti.
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Una sentenza, quella di fascismo, che è spesso applicata dai facinorosi pseudo rivoluzionari dei centri sociali e dei gruppi cosiddetti antagonisti che parassitano la nostra civiltà democratica,  che trova condiscendenza nella mimetizzazione istituzionale dei partiti della sinistra, primo fra tutti il PD, sempre pronto ad una stucchevole benevolenza nei confronti dei suoi “beniamini”.
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L’evidenza di una totale assenza di influenze culturali nello sviluppo delle democrazie liberali europee, e non solo, ha condotto i comunisti a strategie di sopravvivenza poli-metamorfiche attraverso cui è stato sostituito l’aspetto esteriore, l’involucro esterno (fregiandosi anche di appellativi quale “democratico”), lasciando invariato il contenuto, la loro intima essenza.
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In questo modo il PD e i partiti delle sinistre appartenenti all’arco costituzionale e parlamentare si sono ammantati di un’aura di legalità con cui proseguono il loro devastante percorso di nefandezze, iniziato sotto la guida del criminale comunista Palmiro Togliatti, e ripreso oggi dal gotha delinquenziale degli apparati politici autodenominati “democratici”.
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La falsità ideologica che si è palesata durante tutto l’itinerario percorso dal comunismo italiano, asservito ai dictat di Mosca e ai suoi decennali finanziamenti, è stata prodromica ad una evoluzione che si è rivelata poi in tutto il suo squallore, rivelando il vero scopo del comunismo : distruggere la società occidentale e democratica, destabilizzandone l’incedere quotidiano, distruggendo le identità nazionali e le prerogative culturali, religiose, e razziali.
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L’intento è quello di creare una società spersonalizzata, composta da un enorme gregge di pecoroni assuefatti ai dictat di regime, docile e mansueta, manipolabile e gestibile, inadatta a reagire alle strategie finanziarie dei gruppi bancari criminali che hanno stretto un legame con il marxismo europeo, dando vita all’Europa delle sinistre, propugnata e attuata da Prodi e compagni.
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Questa strategia richiede l’uso della violenza come modus operandi, così come impone il marxismo nella sua essenza.
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A questo scopo vengono utilizzate le bande criminali comuniste dei centri sociali, che ufficialmente svincolate dai giochi di partito, sono in effetti vere e proprie “costole” degli stessi, in grado di svolgere il cosiddetto “lavoro sporco”.
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Se ad esempio si vuole impedire un “presidio informativo” di Fratelli d’Italia sul territorio, oppure un comizio della Lega, è sufficiente “slegare” i cosiddetti antagonisti, i quali sfogando il loro impeto (pseudo) rivoluzionario sono ben felici di abbandonarsi ad episodi di violenza cieca e incontrollata, devastando e distruggendo quanto possibile, in un delirio di onnipotenza tipico di un anacronistico quanto irrazionale marxismo.
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La violenza del cancro comunista (leggi PD) si manifesta però in ogni campo della vita sociale, in cui questo si è ramificato, estendendo i suoi tentacoli, anzi le sue metastasi, nel settore dei Media (operando una disinformazione costante e capillare), nella Scuola (dedicandosi alla controcultura e alla mistificazione), nell’arte (fagocitando personaggi quali Picasso e Guttuso, espressioni di un  bieco servilismo), nella cultura (idealizzando personaggi ripugnanti come il pedofilo Pier Paolo Pasolini).
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A fare da corollario allo stillicidio di violenze espresse quotidianamente dal PD e dal suo apparato criminale c’è inoltre la demonizzazione dell’avversario, il quale subisce ogni sorta di oltraggio da personaggi che si vorrebbero porre come punto di riferimento e di esempio, ma che invece rivelano la vera essenza del retaggio pseudo culturale da cui derivano.
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Questi ignobili personaggi sono pronti a tutto, anche a sfruttare la candida innocenza dei bambini, rubandoli ai genitori naturali, come accaduto nel cosiddetto scandalo di Bibbiano, allo scopo di lucrare profitti.
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La vita delle persone (adulti e bambini) non ha alcun significato per gli orchi post-comunisti, così come era ai tempi di Stalin e di Togliatti, di cui il PD si manifesta degno erede.
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Non a caso, ancora oggi, Togliatti viene chiamato dai politicanti del PD con l’appellativo di “il Migliore”, nonostante i suoi molteplici crimini, commessi anche contro comunisti stessi, e in particolare contro gli esuli italiani in Russia, fatti deportare nei gulag perché non allineati all’ortodossia staliniana.
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Non a casa, ancora oggi, nelle vie e e nelle piazze della nostra Italia, compaiono nomi quali quelli di criminali efferati comunisti, come Tito, Stalin, Lenin, Togliatti, o quelli di partigiani che si sono macchiati di crimini a guerra finita.
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Non a caso, ancora oggi, si celebra annualmente la cosiddetta “liberazione”, ignorando il fatto che durante la quale i partigiani comunisti assassini hanno insanguinato la penisola, abbandonandosi a stupri, mutilazioni, torture, e uccisioni contro vittime civili innocenti, anche a guerra finita, dando vita a formazioni criminali quali quella della famigerata “Volante rossa” da cui ebbero poi origine le “Brigate rosse”.
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Questa è in sintesi la vera essenza del comunismo, che si avvale della violenza come elemento inscindibile del proprio essere per diffondere un odio insanabile a tutti i livelli della società civile.
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Il comunismo nel mondo riesce a sopravvivere solamente se si mimetizza falsificando la realtà e la verità, oppure imponendosi con la forza delle armi e la coercizione, come in Cina e nella Corea del Nord, dove i diritti umani sono inesistenti.
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Gli intellettualoidi delle sinistre, che si beano di una “protezione” a livello economico, lavorativo, e sociale, si affannano a prostrarsi come marionette al caporione di turno, oggi Zingaretti, ieri Renzi, l’altro ieri Bersani, in una squallida manifestazione di compiacenza dai toni prettamente servili.

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L’uniformità del mondo intellettuale costituisce oggi uno stereotipo collaudato, creato in decenni di infiltrazione subdola nei gangli dell’organismo culturale italiano, appiattendolo e svilendone le prerogative, e subordinandone qualsiasi manifestazione che non fosse preconfezionata dal gotha di riferimento.
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Ed ecco che si sono manifestate, ad ondate successive, le varie predisposizioni di condizionamento politico verso argomenti e tematiche imposte alla cittadinanza come risultanze di proposizioni oggettive e scevre da manipolazioni di partito, creando movimenti di opinione tanto omogenei quanto falsati nella sostanza.
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Un esempio tipico è quello dell’approccio mentale verso le problematiche dell’immigrazione.
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Le destre sostengono una immigrazione controllata, secondo la quale chi viene in Italia non come rifugiato che scappa dalla guerra, ma come migrante clandestino, deve necessariamente farlo solo se è in possesso di un contratto di lavoro, oppure per turismo.
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Chi viene in Italia in modo illegale, sapendo di agire contravvenendo alle nostre Leggi, deve essere rimpatriato, poiché rimanendo qua senza lavoro e senza mezzi di sussistenza dovrebbe dedicarsi ad attività criminali per sopravvivere.
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Per le sinistre e il PD invece, le masse di disperati che tentano di arrivare in Europa via mare attraversando il Mediterraneo e approdando sulle coste italiane, costituiscono un affare su cui lucrare poiché la gestione della cosiddetta accoglienza è affidata alle coop rosse che si spartiscono i fondi pubblici ed europei destinati a tale occorrenza.
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Tutto ciò costituisce un vero e proprio affare milionario sulla pelle degli immigrati, a cui si promette la cittadinanza e una vita migliore, incentivando nuove partenze dal continente africano e i conseguenti nuovi arrivi sulle nostre coste.
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Il  mare però miete ogni volta nuove vittime esigendo dai migranti un tributo in vite umane, ed è per questo motivo che incentivarne la partenza significa diventare responsabili delle morti per annegamento.
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Il PD e taluni squallidi personaggi della sinistra come ad esempio Laura Boldrini, incuranti di tutto ciò, pontificano e sentenziano arrogantemente i loro dictat di accoglienza indiscriminata, rendendosi complici degli scafisti e dei trafficanti di esseri umani, come le ONG che imperversano incessantemente nel Mar Mediterraneo.
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Anche questa è una forma di violenza, esercitata in primis sulle popolazioni africane, ridotte a semplice merce da cui trarre profitto, e in secondo luogo sul popolo italiano costretto al disagio prodotto dalla presenza parassitaria di masse di individui nullafacenti e pretenziosi sul territorio nazionale.
Con la stessa violenza e arroganza il PD, che trare profitti da questo mercimonio di vite umane, diffonde odio e disprezzo nella società accusando di razzismo coloro che vorrebbero regolamentare e porre dei limiti a questi flussi epocali di clandestini.
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Il PD, anche in questi casi, rispolvera il suo trito e ritrito quanto anacronistico antifascismo, tacciando appunto di fascismo coloro che, guarda caso, non sono allineati con l’ortodossia del partito.
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Accade così che fascista sia Salvini, così come tutti coloro che simpatizzano o votano per lui, oltre a coloro che pur non essendo leghisti appartengono a schieramenti che esprimono dissenso per le politiche del PD, come ad esempio Vittorio Sgarbi, da sempre voce fuori dal coro in chiave anticomunista.
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Quello che però appare incredibile è che ci siano ancora molte persone, che io definisco italioti (personaggi ibridi nati dalla fusione di italiani e di idioti), i quali perseverano nell’appoggiare le politiche del PD, nonostante tutto ciò sia oramai di dominio pubblico.
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Tutti conoscono ormai le nefandezze che quotidianamente si sviluppano in ambito PD, come ad esempio il recente scandalo di Bibbiano, ma gli italioti sembrano non essere minimamente toccati da queste miserie umane, e continuano il loro delirio di condiscendenza verso gli interpreti del malaffare.
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Fortunatamente, essendo gli italioti individui ibridi, si estingueranno insieme al partito che sostengono, e tutta la babele di arroganza e di disinformazione, di odio e di malaffare, di disonestà non solo intellettuale, e di violenza, saranno solo un brutto ricordo.
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Solo allora la democrazia in Italia sarà ripristinata, e allora presenteremo il conto a chi, fino ad allora si è reso complice degli eredi di Togliatti, "il peggiore"!
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Dissenso
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