domenica 21 agosto 2011

L'EPOPEA UNGHERESE E IL GIOGO COMUNISTA

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Vorrei far conoscere, a chi ancora non ne è al corrente, il ruolo devastante del Comunismo nella travagliata Storia del popolo Magiaro, dal 1919, passando anche attraverso il Nazismo, durante la Seconda Guerra Mondiale, e completando un quadro d'insieme generale.
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Per questo, propongo, di seguito, alcun cenni storici sulla Storia Ungherese .
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Il 21 marzo 1919 nacque in Europa il secondo Stato socialista dopo l'Unione Sovietica, con il nome di Repubblica Sovietica Ungherese.
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Ciò avvenne perchè le due maggiori forze politiche, il Partito Socialdemocratico, e il Partito Comunista confluirono nel Partito Socialista Ungherese dei Lavoratori, dando vita ad una nuova compagine di Governo.
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Fautore e interprete di questa svolta storica del popolo ungherese fu il comunista magiaro BELA KUN, che ricopriva la carica di Commissario per gli Affari Esteri, ma che in realtà rappresentava la personalità di maggior spicco ed influenza del nuovo Governo.
E' famosa la sua dichiarazione a Stalin, che recitava :
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La mia personale influenza nel Consiglio Rivoluzionario di Governo è tale da garantire la stabilità della dittatura del proletariato, dal momento che le masse mi sostengono”.
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Kun procedette quindi alla nazionalizzazione di diverse industrie e di società commerciali, e la socializzazione dei trasporti, delle banche, della sanità, degli alloggi, delle istituzioni culturali e di tutte le proprietà terriere sopra i 100 acri.
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Successivamente, in contrasto con il parere di Lenin e dei bolscevichi, Béla Kun si rifiutò di ridistribuire i terreni ai contadini, alienandosi così la maggioranza della popolazione.
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Kun dichiarò, al contrario, che tutti i terreni dovevano essere riconvertiti in cooperative agricole, ma poi, per la mancanza di agronomi qualificati a gestirle, mantenne al loro posto gli ex proprietari e dirigenti delle tenute, come dirigenti delle nuove aziende collettive.
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Nel frattempo, all'interno del nuovo Partito Socialista, di recente creazione, aumentavano le divergenze sul nome stesso del Partito.
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Gli ex socialdemocratici volevano che si chiamasse Partito Socialista Ungherese dei Lavoratori, mentre gli ex comunisti esigevano che diventasse, invece, Partito Comunista Socialista Ungherese dei Lavoratori.
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Il 24 giugno 1919 avvenne un tentativo di colpo di stato anti-comunista, al quale il Governo rispose instaurando una feroce repressione, attraverso la polizia segreta e tribunali rivoluzionari.
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Furono arrestati e condannati a morte i cadetti dell'Accademia militare, che si erano schierati con i golpisti, e solo l'intervento mediatore del rappresentante degli Alleati a Budapest, il colonnello Guido Romanelli, salvò loro la vita.
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Gli ex socialdemocratici si opposero al clima di terrore instaurato da Bela Kun e costituirono un esercito nazionale per combattere la Repubblica Sovietica.
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Il governo dei Soviet durò solo 133 giorni e cadde il 1 agosto 1919.
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L'Ungheria entrò in guerra contro il Regno di Romania e la Cecoslovacchia e, nonostante i tentativi di aiuto dell'Armata Rossa, impegnata su altri fronti, subì l'invasione rumena.
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Il 1 agosto 1919 la Romania conquistò Budapest e sconfisse i Comunisti , dopo averli forzati a lasciare il potere passò nelle mani del Partito Socialista Ungherese.
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Bela Kun si ritirò dalla scena politica magiara, e dopo alterne vicende in Europa, dopo aver supportato Zinoviev e la sua fallimentare “Teoria dell'Offensiva” all'interno del Comintern, di cui era diventato membro nel 1921, finì per essere accusato di trotskismo.
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Bela Kun venne infine ucciso, il 20 novembre 1939, durante le purghe staliniane contro la vecchia guardia comunista.
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Nel settembre del 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale, e l'Ungheria si mantenne neutrale, pur minacciando un conflitto aperto con la Romania.
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L'intervento diretto di Hitler impose alla Romania di restituire agli ungheresi il territorio della Transilvania, perso dai magiari durante la Prima Guerra Mondiale.
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Nel novembre del 1940 l'Ungheria si schierò a fianco dell'Asse Germania, Italia e Giappone.
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Il 20 marzo 1944 le truppe tedesche occuparono Budapest governata allora dal reggente Miklos HORTHY e dal Primo Ministro Miklos Kallay, che volevano recidere i legami con i nazisti.
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Il primo passo dell'occupazione tedesca consistette nell'arresto delle figure di spicco della Comunità ebraica, seguendo una lista stilata da Wilhelm Hoetti, membro del controspionaggio nazista.
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Entro il mese di Aprile vennero arrestati 7.289 ebrei, che furono poi trasportati nei campi di concentramento di Kistarcsa, di Topolya, e di Csepel, prima tappa del viaggio senza ritorno ad Auschwitz.
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Nel mese di Luglio, intanto, i sovietici erano giunti alle porte dell'Ungheria, e la situazione impose alle truppe tedesche di lasciare i territori occupati.
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L'Armata Rossa sovietica occupò a sua volta l'Ungheria, dal settembre 1944 all'Aprile 1945.
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Ci vollero circa due mesi per conquistare Budapest, e buona parte della città fu distrutta.
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Successivamente, nel novembre del 1945, furono indette le elezioni per il nuovo Governo, che sancirono la vittoria, con il 57 % dei voti, del Partito dei Piccoli Proprietari.
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Il comandante sovietico in Ungheria, il Maresciallo KLIMENT VOROSILOV, rifiutò però di concedere al partito vincitore di formare un governo, instaurandone invece uno di coalizione con i comunisti che detenevano alcuni posti chiave.
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Subito dopo, Vorosilov fece arrestare i capi del Partito dei Piccoli Proprietari e anche del Partito Nazionale degli Agricoltori.
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Seguirono alcune metamorfosi e alleanze, che videro i comunisti interpretare un ruolo sempre più dominante, fino alla realizzazione, nel 1949, della nuova costituzione ungherese, plasmata su quella sovietica.
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In precedenza, i capi dei Partiti di opposizione furono deportati in Siberia o esiliati.
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MATYAS RAKOSI divenne il nuovo capo dell'Ungheria e iniziò con lui un regime autoritario, durante il quale furono “giustiziate” circa 2.000 persone, e altre 100.000 imprigionate.
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Introdusse una vera e propria disseminazione dell'ideologia comunista nelle scuole e nelle università e bandì, invece, l'istruzione religiosa.
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RAKOSI intraprese poi un'aspra guerra di potere con IMRE NAGY che divenne per un breve periodo il nuovo capo ungherese, ma che fu poi nuovamente sopraffatto da Rakosi stesso.
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Il suo potere, però risultò minato dal famoso discorso di Nikita Chruscev del febbraio 1956, che mise a nudo le nefandezze di Stalin, e in seguito fu annunciata la riammissione al Partito di Imre Nagy.
Nell'Ottobre dello stesso anno, il 1956 scoppiò la rivolta ungherese, e il popolo magiaro cercò di ribellarsi all'oppressore sovietico.
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Gli insorti si armarono e combatterono contro gli invasori sovietici, che però soffocarono nel sangue i rivoltosi ungheresi.
geresi.
I morti arrivarono ad essere circa 20.000, mentre i feriti furono molte migliaia, e circa 250.000 (circa il 3% della popolazione dell’Ungheria) furono gli Ungheresi che lasciarono il proprio Paese rifugiandosi in Occidente.
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Il 1 novembre 1956 Imre Nagy annunciò che l'Ungheria voleva ritirarsi dal patto di Varsavia e proclamarsi neutrale e chiese alle Nazioni Unite di entrare nella disputa tra Ungheria e Unione Sovietica, ma nel mese di Novembre Chruscev inviò l'Armata Rossa per occupare il Paese.
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Nagy fu arrestato e tenuto prigioniero fino alla sua esecuzione, che avvenne nel 1958, mentre le truppe sovietiche restarono in Ungheria fino al 1991.
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Appare evidente come, fin dagli inizi della sua Storia, il popolo ungherese sia stato pesantemente condizionato dai movimenti politici comunisti, non solo nazionali, che hanno sempre cercato, con ogni mezzo, di fagocitare le coscienze e le vite delle masse popolari stesse.
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Il ricorso alla violenza, alle deportazioni, e alla coercizione, sono parte integrante di questo “modus operandi” a cui il sistema comunista ci ha tristemente abituati, nel suo tentativo di soffocare le dissidenze e le voci contrarie al loro regime.
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Prima dell'avvento dei lager nazisti, esistevano già altri campi di concentramento, e cioè i famigerati Gulag sovietici, o quelli presenti anche nella stessa Ungheria, a cui si riferivano gli aguzzini comunisti nella loro incessante opera repressiva e cruenta di annichilimento delle opposizioni (politiche o religiose).
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In Siberia, solo nella regione di Magadan ne esistevano ben 219 documentati !
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Questi lager servivano ai regimi comunisti come mezzo di detenzione, di tortura e di annientamento degli oppositori, sia prima che durante e dopo l'Ultima Guerra Mondiale.
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Potrei citare tra questi il lager ungherese di KISTARCSA, in cui venivano deportati gli oppositori del regime comunista, come ad esempio il Vescovo ZOLTAN LAJOS MESZLENY, vicario capitolare della cattedrale di Esztergom-Budapest.
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Il Vescovo fu internato nel 1950 per un periodo di 8 mesi, durante i quali fu sottoposto ai lavori forzati, alla fame, al freddo, e alle violenze.
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In conseguenza di ciò, morì, appunto, di botte, stenti, e fatica, nel 1951.
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Oppure JOHANN SCHEFFLER, vescovo di Satu Mare, in Romania.
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Dopo essere uscito indenne dai rastrellamenti sovietici del 1945 che portarono alla deportazione della popolazione di origine tedesca e all'uccisione del Vescovo Wilhelm Apor, fu poi arrestato e imprigionato nel penitenziario di JILAVA, in Romania, dove morì a causa dell'assenza di assistenza medica.
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La lista di questi veri e propri martiri è lunghissima, ma nonostante ciò sembra che i comunisti, anche quelli italiani, siano infastiditi al solo parlarne, rifiutando di fare ammenda ufficiale per questi crimini contro l'Umanità commessi dai loro stessi idoli di riferimento.
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A proposito poi della Rivolta Ungherese del 1956, va evidenziato che i comunisti italiani, i quali si sono sempre presentati agli elettori come simbolo di libertà, ebbero a quei tempi (e fin da allora cadde la loro maschera) un giudizio impietoso verso chi combatteva per la libertà del proprio Paese.
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Il famigerato Palmiro Togliatti, ancora oggi denominato “Il Migliore” dai nostalgici comunisti e da tutta la schiera di aficionados sinistroidi delle intellighenzie europee, disse :
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È mia opinione che una protesta contro l’Unione Sovietica avrebbe dovuto farsi se essa non fosse intervenuta, nel nome della solidarietà che deve unire nella difesa della civiltà tutti i popoli“.
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Il nostro attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, da sempre comunista, nel 1956 era responsabile della Commissione del Comitato Centrale del PCI, e condannò gli insorti ungheresi, bollandoli come controrivoluzionari.
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L'Unità, organo di informazione ( ! ) del Partito Comunista Italiano arrivò addirittura a definire gli insorti come “teppisti” e “spregevoli provocatori”.
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Nelle pagine di allora, si arrivò a giustificare l'intervento delle truppe sovietiche sostenendo che si trattasse di un elemento di “stabilizzazione internazionale”e di un “contributo alla pace nel mondo” !
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Luigi Longo, dirigente comunista italiano a lungo osannato dai suoi fanatici sostenitori sostenne addirittura la tesi della rivolta fascista, dichiarando :
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L’esercito sovietico è intervenuto in Ungheria allo scopo di ristabilire l’ordine turbato dal movimento rivoluzionario che aveva lo scopo di distruggere e annullare le conquiste dei lavoratori…
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Mi chiedo fino a quando dovremo sopportare la mistificazione della realtà storica, il colpevole silenzio, e il velo di omertà che si stende sulle vicende mondiali più cruente, riguardanti il comunismo e i suoi feroci “compagni” …
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Mi chiedo come mai, coloro che provengono da una retrospettiva “culturale” prettamente comunista, non riescono a vergognarsi profondamente di denominarsi e identificarsi in tale modo, visto che la “filosofia” marxista è similmente paragonabile a quella nazista.
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E' sufficiente osservare ogni Paese, in Europa, come in Asia, o in Centro America, in cui sia stato al potere il Partito Comunista, per trovarsi di fronte a realtà devastanti, fatte di violenza, di ferocia, di sopraffazione, di miseria, e di mancanza di libertà.
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La realtà oggettiva lo prova, poiché abbiamo davanti agli occhi gli esempi della Russia sovietica, dell'Ungheria, della Romania, degli Stati Slavi, di Cuba, della Corea, della Cambogia, del Vietnam, della Cina, senza parlare dei paesi africani...
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L'estrema ferocia e l'estrinsecazione dei più bassi istinti bestiali caratterizzano il delirio di onnipotenza che impregna i personaggi del potere comunista, come Mao, Pol Pot, Stalin, Fidel Castro...ecc, ecc.
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Pensateci, quando sentirete i comunisti nostrani ricordare Togliatti, e mentre si riferiranno a lui come “il Migliore” , oppure con quale nostalgia commemorano la “falce e il martello” , e capirete che l'orrore e i crimini comunisti godono di una sorta di “immunità” e di benevola condiscendenza da parte loro ...
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Pensate solo se si facesse la stessa cosa, osannando personaggi come Hitler, o i gerarchi nazisti e la loro bandiera, la svastica !
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Oppure, forse, esistono crimini di serie A e crimini di serie B ?
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Io, personalmente, non credo … ogni crimine contro l'umanità è da condannare, assolutamente, e senza reticenze, in nome della civiltà e della libertà.
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Per questo dobbiamo mettere al bando il comunismo, così come il nazismo, e disprezzare coloro che, invece, assorbono dal passato queste ideologie dal sapore tragico che tanto male hanno fatto nel mondo.
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Dissenso
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3 commenti:

  1. Un popolo schiacciato da una storia travagliata e dolorosissima.
    La storia è costellata di crimini contro l'umanità, ma ho la sensazione che in tempi moderni si siano centuplicati.

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  2. Ciao Dissenso, doloroso racconto. Come dice Ambra anche per me c'è la sensazione che i crimini contro l'umanità oggi sono molti di più, troppi.

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  3. Le basi ideologiche sono una cosa, la loro attuazione tutt'altro. Storicamente il comunismo ha sempre assunto forme dittatoriali ben diverse dall'ideologia di partenza, quindi paradossalmente è sempre stato solo un nome usato per coprire crimini contro l'umanità. Dittature e crimini non hanno colori nè nomi: sono atrocità da cancellare e da non giustificare mai e in nessun modo.

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