Gli
eredi poli-metamorfizzati del vecchio PCI, tentano di ammantarsi di un’aura
nivea e immacolata, a riguardo del loro modus operandi e dell’etica sia
politica che morale, che però sicuramente risultano essere in uno stato di
profonda e irreversibile compromissione.
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A
questo proposito voglio raccontare una storiella, che forse pochi conoscono, e
che coinvolse, all’inizio degli anni ’60, sia l’Eni che il Partito Comunista
Italiano.
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Tutto
nacque dalle rivelazioni del periodico “Il Settimanale”, che faceva emergere lo
scandalo di una grossa tangente al PCI legata all’affare del gasdotto
siberiano, per le forniture di gas naturale dall’Urss alla SNAM.
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Fu
istituita una commissione d’inchiesta, presieduta da una triade composta da due
luminari di fiducia nominati dall’ENI stessa (il Professor Luigi Guatri
dell’Università Bocconi, e il Professor Gerardo Broggini), e uno nominato dal
Ministero delle Partecipazioni Statali (il Dottor Ettore Costa).
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Dopo
breve tempo la Commissione rassegnò le dimissioni, dichiarando di aver assolto
il mandato “nei limiti del possibile”.
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Le
limitazioni incontrate nel corso delle indagini consistevano nel fatto che due
degli ex Presidenti ENI, direttamente implicati all’epoca nella realizzazione
del gasdotto e nel pagamento delle tangenti, osteggiavano sfacciatamente la
stessa commissione.
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Il
primo, Eugenio Cefis, addirittura si rese irrintracciabile, mentre l’altro,
Raffaele Girotti fece sapere alla Commissione che non aveva nessuna intenzione
di rispondere alle loro domande da rompiscatole.
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L’esito
investigativo della triade non condusse ad alcun risultato, nonostante le
indagini parallele del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza,
che in quel periodo indagò contro ignoti per il reato di peculato aggravato,
dopo una ispezione negli archivi dell’Eni, in cui si scoprirono documenti
compromettenti.
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Tra
i motivi delle dimissioni la commissione addusse anche l’indisponibilità delle
fonti (alcuni erano deceduti nel corso del tempo), la riservatezza delle
banche, e l’impossibilità materiale di condurre accertamenti più incisivi.
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Tornando
al Dottor Bernasconi, responsabile del Servizio commerciale della “Nuovo
Pignone” va detto che fu lui stesso a raccontare alla Commissione come si
svolsero i fatti.
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Ogni
sei mesi si recava a Roma, in Via Gaeta al numero 5, recando con sé una borsa,
all’interno della quale era riposto un assegno circolare in bianco, firmato, e
intestato alla società stessa, senza l’indicazione del destinatario.
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Giunto
a destinazione suonava il campanello e rispondeva al citofono pronunciando una
frase convenzionale, in seguito alla quale gli veniva aperto il cancello.
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Dopo
essere entrato attendeva che arrivasse un personaggio, che si qualificava
sempre come funzionario della rappresentanza commerciale sovietica.
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Dopo
il controllo e la verifica che i dati fossero congruenti il funzionario
intascava l’assegno e firmava la quietanza, consegnandola poi al dirigente
fiorentino, concludendo l’incontro.
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Bernasconi
dopo essere rientrato a Firenze consegnava la ricevuta alla Direzione
amministrativa.
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Dopo
alcuni giorni, si presentava in Via Gaeta al numero 5 un altro personaggio.
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Si
trattava di un responsabile amministrativo del Partito Comunista Italiano, che
dopo essere stato accolto dallo stesso funzionario sovietico, riceveva
l’assegno ( o il contante ) portato in precedenza da Bernasconi.
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Scarabocchiava
una quietanza a mano, su un foglio di carta bianco senza intestazione, e dopo
averla consegnata al funzionario sovietico si accomiatava.
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Evidentemente
il malaffare è radicato all’interno di chi si vuole erigere, invece, ad esempio
nel panorama dei partiti italiani.
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Corruzione, illegalità, e falsità, sono da sempre gli stereotipi di riferimento dei comunisti in Italia e della loro politica di manipolazione della realtà.
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Corruzione, illegalità, e falsità, sono da sempre gli stereotipi di riferimento dei comunisti in Italia e della loro politica di manipolazione della realtà.
Durante
la loro camaleontica metamorfosi i seguaci di Togliatti non hanno mai smesso di
interpretare un ruolo subdolo che li identifica come protagonisti del malaffare
di casa nostra.
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Ancora
oggi la magistratura si occupa di indagare su personaggi di spicco del PD, e
tanti di coloro che vi appartengono nascondono scheletri nell’armadio.
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Cito
solo alcuni dei nomi eccellenti :
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Ottaviano del Turco, (membro della Direzione nazionale del PD), fu arrestato con
l’accusa di associazione a delinquere, truffa, corruzione, e concussione
(inchiesta sulla gestione della Sanità in Abruzzo).
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Alberto Ravaglioli, ex
Sindaco di Rimini della coalizione dell’Ulivo, fu indagato per falso ideologico
e concorso in truffa ai danni del SSN nell’ambito di una inchiesta sulla Sanità
Pubblica.
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Fu
accusato anche di furto aggravato di energia elettrica (perpetrato tra il 2005e il 2007) ai danni
dell’Enel.
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Flavio Delbono, (PD) ex
Sindaco di Bologna, fu indagato per reati come peculato, truffa aggravata, e
abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta denominata “Cinziagate”.
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Filippo Penati (+ altri 15 seguaci di Togliatti), (PD) ex vice Presidente del Consiglio
regionale lombardo, è indagato per concussione, corruzione, e illecito
finanziamento dei partiti (inchiesta Falck di Sesto San Giovanni).
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Indagato per corruzione nell'inchiesta che riguarda l'acquisto della Milano-Serravallle.
Penati è stato il responsabile della segreteria politica di Pier Luigi BERSANI, il Segretario del PD.
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Penati è stato il responsabile della segreteria politica di Pier Luigi BERSANI, il Segretario del PD.
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La
lista degli indagati del PD si allunga fino a raggiungere il numero di 400
persone come si può constatare visitando il Link :
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Come si può evincere da questi dati, il lupo perde il pelo, ma non il vizio…
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Dissenso
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Arrivo qui e imparo ogni volta qualcosa di nuovo. Tante volte parli di cose accadute quando ancora non ero nata. Qualcuna delle cose che dici qui però le ho sentite. Sembra che tutto sia dimenticato e che il PD sia la nostra prossima arca di Noè. Grazie per le tue estimonianze.
RispondiEliminaQuesti signori sono maestri nel creare e far scoprire gli scandali altrui e nascondere i propri, soltanto in questo modo possono pensare di arrivare al potere sul popolo italiano.
RispondiEliminaGià prima di mani pulite, secondo un vecchio progetto transiberiano per la sinistra italiana al potere , erano sempre loro gli artefici di tutti i vecchi scandali della Dc.
Dalla storia del dopoguerra è rimasto insoluto il mistero della morte del bandito Giuliano che accusato della strage di comunisti venne ucciso dalla mano di un Picciotto.
Quel fatto passato nel dimenticatoio rivelò silenziosamente a molti il connubio mafia-comunismo,lo stesso connubio che più vivo che mai li lega alle brigate rosse.
Senza telefonate (rintracciabili) la Lioce presa in uno dei suoi viaggi in treno che da un certo Nord la portavano al sud estremo era un punto di collegamento tra il potere mafioso e la nostra sinistra politica.
Se avesse parlato,la signora in questione avrebbe potuto dire di più nel merito, ma non fu chiesto nulla al Sindacalista Cofferati in merito alle sue Mail profetiche sulla morte di Massimo D'Antona , figuriamoci se vanno ad estorcere una confessione ad una brigatista convinta.
E’ Il caso di dire che la dove c’è la sinistra anche il potere dei sindacati e dei magistrati è controllato, che siano anche loro tutta una cosa con quel potere politico, come dice questo mio schemetto?:
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Preso dal blog:
http://viaveritavita-rasthafari.blogspot.it/
Rasthafari