Forse non tutti lo
sanno, ma il comunismo sta ancora oggi continuando ad uccidere quotidianamente.
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L’epurazione e
l’assassinio, la deportazione e la tortura, sono i mezzi con i quali i
dirigenti comunisti cinesi attuano quella “rivoluzione permanente” che è alla
base stessa della “filosofia” comunista.
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L’uso della
violenza è infatti prodromica al comunismo stesso, e la Storia ce lo insegna.
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Ce lo dicono i
milioni di morti sacrificati sull’altare di un comunismo voracemente assetato
del sangue dei popoli stessi sui quali vuole dominare.
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In Tibet sono
proibiti l’uso del linguaggio e le tradizioni locali, insieme alla bandiera
tibetana e alla religione.
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I monaci buddisti
sono oggi perseguitati e uccisi dal regime comunista, e per protesta molti si
loro si sono immolati dandosi fuoco, in
un estremo immenso sacrificio.
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Non passa giorno
senza che le cronache ci mostrino le crude immagini di un monaco tibetano in
preda alle fiamme.
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L’orrore
attanaglia la coscienza di tutti coloro che hanno a cuore la democrazia e la
libertà, così come lo sdegno verso chi ancora si lascia affascinare dalle false
lusinghe di un male oscuro quanto terribile : il comunismo.
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Gli apparati
dirigenziali comunisti cinesi sono tra l’altro composti da criminali allo stato
puro, e sono lordi del sangue dei loro stessi fratelli.
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In Cina sono
fiorite infatti delle strutture chiamate Laogai che sono veri e propri lager,
per mezzo dei quali il regime comunista colpisce ogni forma di dissenso, usando
mezzi quali la tortura e la pena capitale.
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Gli organi dei
condannati a morte diventano poi oggetto di transazioni commerciali ad
esecuzioni avvenute.
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Il mostro
comunista, in Cina, evidenzia il suo vero volto, che non è quello
metamorfizzato espresso dal PD nostrano, bensì quello che costringe le
minoranze a darsi fuoco per la disperazione.
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La prassi
comunista del ricorso ai lager e alle deportazioni è consolidata fin dai tempi
del crudele e sanguinario dittatore cinese Mao Tse Tung, e ci riporta alla
memoria anche i milioni di vittime del comunismo russo, e le sue famigerate
ondate di deportazioni nei gulag.
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La Cambogia, altro
Paese che orbita nella sfera d’interesse dell’universo comunista, usa metodi coercitivi
e dittatoriali non dissimili da quelli usati dai loro “fratelli” comunisti
cinesi o russi.
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I khmer rossi sono
infatti noti per la ferocia e la brutalità con cui si sono distinti nel corso
della loro dittatura.
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L’attacco cinese
al Tibet, che quotidiamente tenta di annichilirne l’identità stessa, sta
facendo salire il numero dei monaci che si immolano in difesa dei loro diritti
umani e di quelli dell’intero popolo tibetano.
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Le vittime dal
marzo 1979 ad oggi sono ben 62, e il numero è destinato ad aumentare a causa
della repressione cinese che strangola l’etnia tibetana.
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Il Dalai Lama ha
chiesto ai fedeli di interrompere questa estrema forma di protesta, che si sta
consumando, tra l’altro, nell’assoluta indifferenza della comunità
internazionale.
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Sembra che non
esista più una onestà intellettuale che permetta di discernere tra il bene e il
male, ma solo una disinformazione vigliaccamente colpevole che mistifica la
realtà dei fatti.
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I media
occidentali sembrano essere più interessati a diffondere le notizie relative ai
partecipanti dell’”Isola dei famosi”, oppure ai processi di Berlusconi,
piuttosto che schierarsi con decisione contro le continue e sanguinose
violazioni dei diritti umani in Tibet.
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Questo significa
che il comunismo continua ancora oggi a mistificare la verità, e a compiere una
subdola opera di disinformazione che non ha mai smesso di attuare, fin dai
tempi di Togliatti.
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Tocca a noi
opporci.
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Per la libertà del
popolo tibetano e di tutti i popoli, e per il rispetto dei diritti umani.
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Dissenso
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Te deseo felices fiestas y año nuevo, en unión de tu seres queridos.
RispondiEliminaUn cordial saludo.