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L’orrore è l’elemento principale
che contraddistingue l’incedere di Isis, l’organizzazione islamica che sta
seminando morte e dolore in tutti i luoghi in cui è presente.
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Nel mese di Settembre a Mosul, in Iraq, un tribunale
jihadista ha condannato a morte per apostasia (aveva rifiutato l’islamismo come
propria religione) l’attivista per i diritti umani Samira Salih al-Nuaimi,
uccidendola in piazza dopo cinque giorni di tortura.
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La furia di costoro si manifestò già nel 2001, allorquando
i talebani afgani riversarono il loro odio anche contro i monumenti di
religioni diverse dalla loro, distruggendo le statue dei buddha di Barmiyan.
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La forsennata corsa alla distruzione, che prevedeva nei piani degli integralisti la distruzione del minareto “pendente”, il simbolo della città di Mosul, è stata interrotta dalla provvidenziale rivolta degli abitanti stessi della città, che si sono opposti alla furia devastatrice.
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L’efferatezza ricorrente a cui ricorrono con ferocia i
guerrieri islamisti (ma sarebbe meglio chiamarli criminali) è quello del taglio
della testa di coloro che hanno la sventura di scontrarsi con loro.
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In particolare il loro accanimento si palesa verso le
minoranze cristiane in Siria e in Iraq, contro le quali Isis adotta metodi
terroristici quali le uccisioni di massa, la decapitazione, la vendita di donne
come merce di scambio, l’arruolamento coatto di bambini da usare in
combattimento, e la distruzione dei luoghi di culto diversi da quello islamico.
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Le coperture finanziarie di Isis sembrano essere imponenti, e questo
permette ai fanatici e barbari vigliacchi sostenitori di un integralismo
distruttivo e malato di proseguire la loro folle corsa verso un totalitarismo
che assume i connotati di nuovo “male assoluto” del terzo millennio, dopo il
nazismo e il comunismo.
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La morte e le atrocità sono parte
integrante dell’essenza stessa di Isis, come provano le esecuzioni quotidiane
di migliaia di innocenti, e gli attentati dinamitardi che colpiscono
indifferentemente la popolazione civile.
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Neanche bambini sono esenti da
questo stillicidio di violenza gratuita, sadica e perversa, e lo provano le
autobombe fatte splodere davanti alla scuola “Akrima Majzumi” e all’ospedale
“Zaim” nella città di Homs, nella zona centrale della Siria, nei primi giorni
del mese di ottobre.
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Trenta studenti, di cui la maggior parte di età inferiore a 12 anni,
sono rimasti uccisi.
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La situazione in Iraq non è molto
diversa, e le bande armate dei miliziani del terrore si macchiano impunemente
di atrocità quotidiane, come il massacro di 480 prigionieri detenuti nel
carcere di Badush a Ninive, nella parte settentrionale del territorio iracheno,
come l’uccisione di 14 religiosi, e come la strage di 175 studenti, i cui corpi
sono stati poi gettati in una fossa comune.
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A migliaia i bambini cercano scampo sulle montagne, e molto di loro portano sul loro corpo i segni della mutilazione selvaggia e sadica provocata dagli “eroici combattenti di Allah”, come spavaldamente si definiscono i criminali di Isis, che trovano nella brutalità una loro caratteristica primaria, che li identifica e li inchioda alle loro responsabilità.
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La cosiddetta “sharia” (guerra
santa) contro gli “infedeli” (chiunque non sia seguace dell’Islam) guida i
passi di costoro, ispirandoli quando mozzano teste (per poi esibirle come
trofei impalate su una picca), oppure quando si dedicano a trucidare, a lapidare, ad amputare, a
flagellare, a torturare, in un crescendo di orrore che sembra non avere fine.
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I seguaci del cosiddetto “califfato islamico”, Isis, non disdegnano anche un’altra forma aberrante di uccisione, e cioè la crocifissione, di cui si affannano poi a diffondere le immagini.
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In perfetta sintonia con Isis,
così come con i palestinesi che mettono le bombe sugli autobus in Israele,
troviamo la famigerata Al Qaeda, che tesse quindi i fili di una simbiosi
collaudata tra integralismo islamico, sete di sangue, e odio per l’occidente.
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L’Europa, con l’aiuto di quei
paesi che amano la libertà e la democrazia, dovrebbe trovare elementi di
coesione che permettano così, uniti, di schiacciare il verme schifoso che
rappresenta oggi l’odio integralista musulmano.
Sembra però che la preoccupazione
principale della classe politica dirigente sia quella di mantenere un ferreo
controllo sulla poltrona su cui sono seduti, e di strafogarsi di privilegi
sulla pelle del popolo che, affamato dalla crisi, arranca sempre più
faticosamente.
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Figuriamoci se si preoccupano
delle popolazioni dell’est in balia di Isis…chissà forse quando anche le loro
poltrone vacilleranno, forse sarà troppo tardi…
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Dissenso
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Sarebbe opportuno chiedersi anzitutto: "Un trionfo dell'ISIS significherebbe un trionfo dell'Islam?"
RispondiEliminaGià sono affiorate però opinioni che sostengono derivare dalle nefandezze della moderna jihad reazioni negative da parte di una certa parte dell'opinione pubblica il che può voler dire che la Jihad infame condotta dai miliziani finisce per nuocere all'Islam . Non si sa se ciò sia vero, ma le atrocità commesse finora non sono certo propizie al proselitismo sincero e ingenuo di cui si nutrono ideologicamente molte religioni.
Personalmente, anni or sono devo ammettere che una Religione che inizia tutte le invocazioni all'Altissmo con la frase "nel nome di Dio misericordioso e compassionevole" possiede un innegabile fascino. Gli Arabi, una volta, consideravano questi attributi (la misericordia e la compassionevolezza) come fra i più fondamentali di un Dio capace di "amare" tutti gli umani. Basta ricordare la storia di Agar, la schiava egizia di Sarah fatta cacciare da questa nel deserto, cioè in una terra inospitale e mortifera. Invece la Scrittura ci dice che la misericordia e la compassionevoezza di Dio mandarono a salvarla degli "Angeli" così che da Ismaele fiorirono gli Arabi. Un'altra frase del Corano afferma decisamente che "Dio non ha scelto nessuno per figlio", concetto che non è certo razzista.