martedì 23 giugno 2009

Assessori, artisti, e Talebani...


Le prerogative artistiche e culturali di ogni popolo costituiscono un patrimonio rappresentativo dell’evoluzione di tutte le civiltà, e sono intrinsecamente indivisibili dalla Storia dell’Uomo.
Per questo motivo tali ricchezze intellettuali devono poter essere accessibili a tutti, in un percorso di prosecuzione verso una universalità di intenti cui tende l’essenza stessa dell’arte e delle sue più svariate espressioni.
Non a caso, gli esempi di intolleranza verso forme artistiche, o le persecuzioni nei riguardi di artisti, il più delle volte non allineati con i regimi politici concomitanti, ci riconducono al concetto di inscindibilità del binomio arte e civiltà.
La genesi evolutiva intellettuale umana ha segnato le sue tappe fondamentali fin dall’inizio mediante quelle espressioni artistiche che solo alcuni fortunati dotati di un dono divino particolare ci hanno potuto trasmettere.
Artista è colui che, dotato di genio creativo, riesce ad interpretare le sequenze di emozioni che risultano essere solitamente soggettive, e a restituircele plasmate, secondo caratteristiche che esternano lo stato d’animo concomitante.
L’artista ci permette di partecipare all’essenza delle sue rappresentazioni, sviluppate grazie ad una sensibilità interiore e alla padronanza di tecniche soggettive di elaborazione.
Artista è colui quindi che riesce a rappresentare le emozioni, sia esso pittore, scultore, disegnatore di fumetti, intagliatore, scrittore, poeta, attore, mimo, e così via, in un lungo elenco di assonanze ideologico culturali che accomuna ognuno sotto un unico denominatore : il dono divino della creatività, il genio intrinseco che solo loro possiedono.
Tutte queste osservazioni ci inducono a considerare con profondo rispetto tutte le forme artistiche conosciute, siano esse pittoriche, scultoree, o di altra natura, unitamente ad una infinita gratitudine verso i protagonisti di tali realizzazioni : gli artisti.
Questi sono i motivi per i quali fin dall’antichità alcune menti illuminate hanno voluto e potuto erigersi a sostegno di quegli artisti che meritoriamente si distinguevano al di sopra della mediocrità, proponendosi e attivandosi come loro mecenati e protettori.
Molte importanti opere sono state realizzate solo grazie al sostegno che gli artisti hanno ricevuto da questi benefattori.
Senza tale attività di compartecipazione filantropica, noi saremmo oggi inariditi dalla mancanza di opere importantissime.
A testimonianza di ciò sono nate strutture pubbliche, oltre che private, allo scopo di tutelare, promuovere, incentivare, e diffondere lo sviluppo artistico, inteso come patrimonio collettivo.
I funzionari preposti a sovrintendere l’apparato pubblico relativo all’arte e alla cultura devono obbligatoriamente interpretare un ruolo il cui copione preveda da un lato la tutela e la divulgazione dei contenuti culturali e artistici, e dall’altro la possibilità che ogni singolo cittadino vi possa accedere.
Poiché questo copione è stato scritto nell’interesse della collettività, deve essere interpretato in maniera oggettivamente scevra da influenze soggettive, personali, egoistiche, o politiche.
Se per qualsiasi motivo un artista viene osteggiato e boicottato si impedisce alla collettività di fruire del suo genio creativo, e si depaupera la società civile di uno dei suoi fautori.
E’ sufficiente osservare quanto è accaduto in Medio Oriente alcuni anni or sono, quando a causa della ottusità del regime dei Talebani sono state distrutte le statue in pietra di Buddha.
Questo impeto di furore irrazionale, scatenato da motivi religiosi e politici, ha danneggiato non solo gli artisti che avevano ideato e realizzato l’opera, ma anche l’umanità intera che ha perso in maniera definitiva una importante testimonianza culturale.
La Storia è testimone di esempi di questo tipo e, tra i tanti, mi tornano alla memoria le discriminazioni per motivi razziali, come al tempo del nazismo in Europa, o a quelle del periodo staliniano in Unione Sovietica, così come quelle perpetrate in Sud Africa durante gli anni della carcerazione di Nelson Mandela.
I primi a pagare, in termini di sopraffazione, sono sempre stati gli artisti, in quanto simboli della civiltà da abbattere, rappresentanti e depositari delle tradizioni, e allo stesso tempo importanti fautori di un percorso di sviluppo.
Purtroppo anche oggi assistiamo alla proliferazione di mentalità “Talebane”, riscoprendola in funzionari dei settori della pubblica amministrazione, annidati proprio negli assessorati dell’arte e della cultura, inadatti quindi a ricoprire incarichi di responsabilità in tale ambito.
Come puo’, ad esempio, un Assessore Comunista che trae le sue origini politiche dall’evoluzione metamorfica di un regime depositario di retaggi culturali e ideologici contrari a qualsiasi esperienza di liberalismo intellettuale, interpretare il ruolo del patrocinatore pubblico ?

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Statua del Buddha di Bamiyan prima e dopo la distruzione,
ad opera dei Talebani
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La stessa considerazione è d’obbligo per coloro che fanno riferimento a leader che impostano le loro priorità socio politiche su nostalgiche ideologie di stampo fascista.
L’ancestrale base di partenza su cui poggiano i pilastri filosofici di tali appartenenze politiche riconducono a valori di riferimento che identificano l’odio, le repressioni, le deportazioni, le torture, e ogni feroce vessazione possibile, come unico vero indiscusso rappresentante di questi totalitarismi.
L’ideologia di coloro che sono cresciuti pascendosi e beandosi delle massime di Carlo Marx da una parte, oppure divorando avidamente la struggente filosofia di Nietzche dall’altra, sono oggi storicamente fuori dalla realtà che ci circonda, condannati ad essere dinosauri contemporanei, estranei al procedere del progresso evolutivo, compromessi però ideologicamente e intrinsecamente in modo irreversibile.
Ecco perché non di rado ci si può imbattere in Assessori incompetenti, frustrati dalla loro ignoranza e dal loro ristretto hinterland cerebrale, che si crogiolano nel boicottaggio di artisti rappresentativi delle realtà locali.
E’ facile constatare come artisti affermati e conosciuti sul territorio, amati per le loro peculiarità, autori di innumerevoli e apprezzate opere, siano oggetto non solo dell’indifferenza ostentata da Assessori alla cultura, ma anche di subdole campagne di boicottaggio e di isolamento.
In un contesto di questo tipo risulta fondamentale la presenza di persone sensibili che riescano ad apprezzare i contenuti espressi dagli artisti e che possano dare loro un concreto contributo, sostituendosi all’Assessore Talebano di turno.
In conclusione mi sento di affermare che mentre esprimo un profondo senso di gratitudine nei confronti di coloro che possono essere ritenuti “nuovi mecenati”, poiché si adoperano a favore degli artisti e delle loro realizzazioni, parimenti provo un sentimento di ripugnanza verso i metodi di quei rappresentanti delle istituzioni che arbitrariamente si interpongono tra l’artista ed il suo percorso creativo, negandogli quelle opportunità di cui avrebbe diritto.
Questi personaggi possono essere identificati come “nuovi Talebani” in quanto, come loro, ci privano di un patrimonio collettivo.
La mia speranza, in nome della Civiltà, è che questi “Talebani” possano provare almeno, in cuor loro, un profondo senso di vergogna, consapevoli di quanto nefasto sia il loro operato, scientemente messo in atto per considerazioni di carattere politico, razziale, religioso, o di altro tipo.
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5 commenti:

  1. Zorzi
    Molte verità in questo articolo che tuttavia sembra dare importanza quasi trascurabile all'efficacia comunicativa ed informativa del linguaggio figurale il quale, per quanto assuma a volte connotazioni criptiche rasentando l'incomunicabilità, se chi lo esprime è un vero artista (Siqueiros, per esempio) diventa un'arma culturale efficace, comprensibile anche dagli illetterati e dai non filosofi e pertanto politicamente temibilissima. Non per dar ragione all'ignoto assessore e neppure per giustificare l'abominevole misfatto dei Talebani (il Mullah Omar una volta ha detto che quella stupida distruzione fu dovuta ad un equivoco o ad un contrattempo. Mah!?) ma per dare all'Arte quello che è dell'Arte: un linguaggio ad altissima densità comunicazionale e alle volte di insospettabile suggestione persuasiva (persino subdola nella pubblicità e nella propaganda). Non é un caso se le forme artistiche degli "artisti accademici" sono state ostracizzate dalle nuove correnti artistiche pullulate nel '900 perché portatrici di concezioni e di valori culturali (inevitabilmente anche socio-politici) da combattere per dar luogo all'affermazione di filosofie culturalmente iconoclaste e "rivoluzionarie".

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    1. Thập Nhất hộ pháp hỏi Thập tam, chuyện ở Tháp Vĩnh Hằng thập tam đã nói cho hắn biết.

      Thập Tam hộ pháp cất tiếng nói:

      - Không tệ, không ngờ cuối cùng lại xuất hiện một thần hoàng tộc hộ pháp, thập nhị bị nàng ta đánh chết.
      đồng tâm
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      chém gió
      Nhớ tới cảnh thập nhị bị đánh chết, Thập tam hộ pháp tràn đầy hận ý.

      - Là người của Thần hoàng tộc chúng ta đáng lẽ phải sớm nghĩ đến chuyện nàng ta có ngọc giản hộ vệ, hiện tại Bất Tử Thảo đã bị người của Thần Hoàng tộc lấ được, nếu như cấp trên mà biết thì nhất định sẽ trách móc chúng ta.

      Thập Nhất hộ pháp nói.

      - Vậy phải làm sao bây giờ, chúng ta đã tận lực?

      Thập Tam hộ pháp tức tối hỏi.

      - Bất Tử Dược bị Thần hoàng tộc lấy được chúng ta đều có tránch nhiệm, ta đã

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  2. Se qualcuno li dovesse punire, secondo voi quale punizione sarebbe più appropriata per quei talebani?

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  3. Mosè, nella Legge, dichiara che sono colpevoli di idolatria coloro che osano riprodurre con la loro arte aspetti della realtà come stelle, animali, persone ecc.
    Quando noi consideriamo l'arte fino alla fine del secolo XIX constatiamo uno jato impressionante con la produzione artistica del presente. Comunemente si ritiene la rivoluzione artistica cosiddetta moderna come conseguenza indiretta dell'invenzione della fotografia, ma si trascura sempre il progressivo sovrapporsi sulla cultura figurativa occidentale tradizionale dell'affacciarsi con forza sull'orizzonte culturale europeo della cultura giudaica che ovviamente non è immemore dell'imposizione biblica "…non vi farete alcuna immagine ecc.ecc." Chi trasgredisce tale tabù diviene un trasgressore della Legge e quindi un avversario del Legislatore. Le varie correnti dell'arte moderna, specie il filone della arti non figurative (es. astrattismo) esprimono una tensione volta a schivare la trasgressione. . Per un Muslim, quindi, i Budda della Valle di Bamian erano blasfemi e immagini idolatriche. Non per dar loro ragione, ma per un credente, la loro distruzione era doverosa. Purtroppo si trattava di opere cariche di storia dal punto di vista artistico: erano documenti/monumenti figurati, reperti culturali da valutare con parametri non legati a credenze dogmatiche. In modo simile ai Talebani, agiscono gli adepti dell'ISIS, emanazione o corollario, a quanto si dice, del Mossad, ma le distruzioni del tipo di quelle di Palmira vengono fatte per accreditarsi come "veri credenti dell'Islam" più rigoroso così da far passare in secondo piano ogni altra colorazione politica.

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  4. Caro anonimo, ti ringrazio dei tuoi commenti. Per me sono un valore aggiunto, compreso le critiche, che considero un arricchimento e comunque una visione che va oltre la mia.
    devo dirti però che io non ho mai tagliato, proprio per questo motivo, alcun commento e lascio che chiunque scriva quello che vuole. Se guardi in giro per il blog ci sono commenti anche feroci e a volte offensivi, ma io ho lasciato anche quelli.
    Non so, forse il commento che non trovi non è andato a buon fine durante la procedura ? Comunque grazie ancora, a risentirci,
    Dissenso

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