Nei
primi giorni del 2012 ho scritto un post sul sistema delle caste in India, che
potete leggere al seguente Link :
.http://www.italian-samizdat.com/2012/01/schiavitu-in-india.html
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Ho ricevuto delle segnalazioni da un sacerdote
indiano dalit che ben conosce la realtà in cui vivono i credenti cristiani in
India,
compresi coloro che prendono i voti ed entrano a far parte della Chiesa cattolica.
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Il 2,5 della popolazione in India è cristiana, e di
questi il 65 % è dalit.
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All’interno della Chiesa indiana si contano 200 vescovi,
ma nonostante il fatto che la stragrande maggioranza dei fedeli appartenga al
popolo dei dalit, solamente 6 di loro sono stati ammessi a far parte
dell’episcopato.
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La discriminazione è evidente, e viene compiuta oltre che
dalla gerarchia ecclesiastica anche dai cristiani laici delle caste
“superiori”e dallo Stato indiano stesso.
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C’è una maggiore discriminazione perfino verso i dalit
cristiani rispetto ai dalit hindu, ponendo il fattore religioso come elemento
di ulteriore influenza negativa nel sistema delle caste indiane.
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I cimiteri cattolici accolgono i defunti in spazi
separati a seconda che questi siano dalit oppure no, costringendo così gli
“intoccabili” a subire una ulteriore onta anche dopo la loro morte, e ponendo
le famiglie di fronte ad una vergognosa presa di posizione ecclesiastica,
indegna dei valori di fratellanza cristiana.
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Anche all’interno delle chiese, durante le cerimonie
religiose, i dalit sono confinati in posti loro riservati e distaccati dai non
dalit, quasi a voler evitare una “contaminazione” da parte della casta
“inferiore”.
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Il potere ecclesiastico è gestito dai non dalit, che
approvano evidentemente il sistema discriminatorio che impera da sempre in
India.
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La Chiesa Romana non può non sapere come è strutturato
l’insieme delle Diocesi indiane, ma sembra insensibile a tutto ciò, e appare
refrattaria a ripristinare quei valori cristiani predicati dai primi missionari
che, in India, si rivolsero proprio alla popolazione dalit per ottenere
proseliti e conversioni.
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I media occidentali sono corresponsabili della situazione
sociale indiana, e del vergognoso sistema di caste su cui si regge l’intera
società di quel Paese, in quanto compiono una vera e propria disinformazione,
raccontando solo una parte della realtà quotidiana.
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Si parla dell’India come Nazione emergente, del suo boom economico, e
della crescita delle sue città, ma si omette di tracciare un quadro esaustivo
della tragica situazione di povertà in cui vivono i milioni di persone che
abitano l’entroterra e i territori lontani dagli agglomerati urbani più
importanti.
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La chiesa impedisce ai dalit di accedere alla carriera
ecclesiastica, boicottandoli fin dal loro ingresso in seminario, o addirittura
espellendoli.
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Le proteste, tra cui anche quelle più plateali,
sono passate inosservate, compresa quella di una
dalit che si voleva dare fuoco di fronte al vescovado, allo scopo di attirare
l’attenzione sulla esclusione di un seminarista dalit dal percorso di
formazione religiosa.
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Un sacerdote dalit che vive in Italia ha scritto a
Radio Vaticana, ringraziando l’emittente per l’articolo diffuso in rete sui
dalit cristiani , ( che potete vedere al seguente LINK :
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ma ponendo anche una serie di interrogativi sulla
realtà effettiva dei dalit cristiani in India, compresa la discriminazione
della stessa Chiesa cattolica.
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Il sacerdote esprime il dubbio che Radio vaticana non
sia, in effetti, a conoscenza della reale situazione contingente indiana,
poiché nell’articolo non viene fatta alcuna menzione sul fatto che i cimiteri
siano divisi tra dalit e non dalit, oppure sulla alta percentuale dei dalit
nella composizione della chiesa indiana (70 %) , contrapponendola al numero
molto basso dei vescovi dalit.
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La chiesa è a conoscenza di tutto ciò fin dal 1992, anno
in cui il Padre gesuita dalit e sociologo Don Antony Raj SJ, diffuse i risultati di uno studio sulla discriminazione
contro i cristiani dalit in Tamil Nadu, nel sud est della penisola indiana.
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Lo studio evidenziava diversi aspetti discriminanti
insiti all’interno della Chiesa cattolica, diffusi nelle zone rurali :
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La presenza di due cappelle separate, una per dalit e una
per non dalit.
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In alcune parrocchie i servizi liturgici sono condotti
separatamente.
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La disposizione dei posti, all’interno della stessa
cappella, è separata, e disloca i dalit lungo le navate laterali.
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Anche se ci sono sedie e panche i dalit devono sedere sul
pavimento.
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Esistono cimiteri separati e servizi funebri differenziati, compresi i
carri funebri per dalit e per non dalit..
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In alcune località, ricevono la comunione prima i non
dalit, poi per ultimi i dalit.
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La lettura dei testi sacri durante la messa non è permessa ai dalit,
così come essere chierichetti.
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I Dalit non possono partecipare alla cerimonia del
lavaggio dei piedi durante il Giovedì Santo.
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In occasione della celebrazione del Santo patrono di ogni
parrocchia, non vengono accettati i contributi in denaro dei dalit ( perché non
possano rivendicare una parità di partecipazione ).
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Queste sono solo alcune delle discriminazioni effettuate
dalla Chiesa verso i dalit cattolici, nonostante che questi compongano il 65/70
% dell’intera comunità cristiana.
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E’ interessante e significativo anche il contributo di
Padre William Premdass Chaudary, un prete dalit, che ha scritto una
autobiografia dal titolo :
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“Un sacerdote indesiderato”.
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Il libro rivela senza mezzi termini il dispotismo
all’interno del mondo della Chiesa, e solleva domande sullo stile di
funzionamento di questa grande istituzione, mostrando con chiarezza le
ingiustizie e le discriminazioni inflitte al popolo dei dalit, sia laici che
sacerdoti.
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Lo stesso Padre William si definisce polemicamente
un “prete indesiderato” proprio perché è un sacerdote dalit locale, e ciò
riflette il ruolo interpretato all’interno della chiesa cattolica indiana.
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La Chiesa ufficialmente ha preso posizione solamente nel
2003 con l’intervento di Papa Giovanni Paolo II, l’amato Karol Woityla, in
occasione del suo incontro con i vescovi indiani di Madras, Mylapore, Maturai,
Cuddalore, e Pondicherry.
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Il Papa espresse una critica verso la discriminazione di
casta della Chiesa cattolica in India, e proseguì dicendo :
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“E’ dovere della Chiesa lavorare incessantemente per
cambiare i cuori, aiutando tutte le persone a vedere ogni essere umano come
figlio di Dio, un fratello o sorella di Cristo, e quindi un membro della nostra
famiglia.”
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Auspichiamo quindi che il vergognoso comportamento della
Chiesa indiana sia stigmatizzato dalla Chiesa Romana, affinché cessino le
discriminazioni e le repressioni che non appartengono ai valori e agli
insegnamenti di Cristo.
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Coloro che negano la fratellanza e l’amore per il
prossimo si identificano con il Male, e non possono certo esprimere l’esempio
da seguire in un contesto non solo cristiano.
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Ci appelliamo quindi a tutti quei sacerdoti che, in cuor
loro, sentono di appartenere alla fratellanza umana, e non ad una casta di
riferimento.
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I Dalit non chiedono altro che non sia il rispetto dei
loro diritti, a partire da quelli umani.
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In particolare, le rivendicazioni che i Dalit Cristiani
vorrebbero vedere risolte sono :
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1 ) Abolizione dei cimiteri separati . (Perfino nella
Città di Trichy, dove risiede il Vescovo esistono luoghi di sepoltura diversi
per dalit e non dalit.)
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2 ) Permettere la carriera ecclesiastica dei Preti dalit
all’interno della Chiesa indiana, al fine di consentire loro di governare le
proprie Diocesi e di servire la propria gente.
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3 ) Abolizione della separazione dei posti tra dalit e non
dalit all’interno delle Chiese.
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4 ) Riservare posti di lavoro nelle istituzioni cristiane
anche per i dalit.
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5 ) Aumento del numero di vescovi dalit all’interno della
Chiesa indiana.
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6 ) Mettere al bando le pratiche discriminatorie come quelle adottate
per i funerali discriminatori, vietando l’uso di carri funebri specifici e
separati tra dalit e non dalit.
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7 ) Divieto per tutto l’apparato ecclesiastico, vescovi
compresi, di maltrattare i cristiani dalit, che anzi devono poter godere di un
trattamento amorevole e umano e basato su sentimenti di rispetto e dignità.
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8 ) Controllo delle numerose risorse economiche
espressamente destinate a progetti di sostegno per i dalit, come le donazioni
occidentali finalizzate a questo scopo, che ora vengono dissipate dai vescovi
indiani.
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Lo sviluppo dei dalit è compromesso dall’apparato gerarchico
ecclesiastico della chiesa cattolica indiana, che fagocita ogni risorsa
disponibile, a discapito degli stessi dalit.
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E’ bene che i vescovi, in quanto successori degli
apostoli, e responsabili delle rispettive diocesi, tengano ben presente il
ruolo che devono interpretare, al di sopra di ogni interesse di casta.
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L’amore universale e la fratellanza dovrebbero costituire il perno
attorno a cui ruota l’opera di evangelizzazione che sono chiamati a svolgere.
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Ridiamo ai dalit la stessa dignità che per troppo tempo è
stata loro negata, e ai sacerdoti cristiani dalit il loro ruolo di pastori di
anime, alla stregua di ogni altro prete di Santa Romana Chiesa.
.Dissenso
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Speriamo queste parole sante raggiungono i capi della chiesa cattolica. Tutto quello che predicano dal pulpito della chiesa, delle parole del salvatore e liberatore Gesù, cercano anche mettere in pratica. Ringrazio di cuore per questo articolo.
RispondiEliminaMi vergogno di essere un cristiano indiano. Speriamo la gerarchia della chiesa prenda atto di tutto quello che scritto in questo articolo.
RispondiEliminaDie Christliche Kirchen, evangelisch und katholisch gleichermassen, sie befindet sich in ihrem Tun und Handeln immer noch weit im Mittelalter, da können auch die wenigen Neuerungen nichts dran ändern. Das System Kirche ist so überholt, es muss Erneuerung geben, sonst werden sich auch an den hier geschilderten Umständen nichts ändern, doch es wird wohl ein Wunsch der Hoffnung auf Besserung bleiben...
RispondiEliminaServus
CL
A pensare quanto sarebbe preziosa una vita umana considerando ciò che hanno fatto coloro che l'hanno messa al mondo nel corso di generazioni e generazioni (millenni …) e tenendo conto di quanto poco venga valutata in occasioni di guerre, persecuzioni e stermini viene da rabbrividire. C'è chi si chiede "Ma Dio dov'è? ha messo in atto tanto paziente ingegno e tanta abbondanza di doni e grazie perché quella vita venga annientata in pochi istanti? Ma pensiamo agli elaboratissimi sistemi cromosomici che hanno registrato nel corso dei millenni preziosissime "programmazioni" biologiche finalizzate ad un individuo sempre più dotato per rispondere alle estreme sollecitazioni del vivere, viene da gridare: " Ma perché tanto spreco dissipatore di sapienza creativa?"
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