mercoledì 19 luglio 2017

PROVE DI COMUNISMO

Il Governo svela il suo vero volto, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, palesando comportamenti dittatoriali di stampo comunista.
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Dopo aver fatto l'occhiolino ai governanti comunisti del "Celeste Impero" il  cosiddetto "premier" Gentiloni, insieme a Renzi e alla compagnia di criminali che compongono l'elite politica, compiono una serie di atti (e misfatti) volti a compiacere i governanti comunisti.
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Mentre da un lato la congrega criminale accoglie centinaia di migliaia di clandestini (non autorizzati ad entrare in Italia, come dice la parola stessa), a discapito della popolazione italiana, dall'altro vietano ai monaci religiosi buddisti il sacrosanto diritto di partire dall'India alla volta del nostro Paese.
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I monaci sono soggetti, loro malgrado, allo status di rifugiati, di cui avrebbero fatto volentieri a meno se il comunismo cinese non avesse fagocitato, distruggendolo, tutto il loro universo.
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Il Dalai Lama è stato costretto all'esilio, mentre l'etnia cinese di stirpe han ha sostituito interi strati sociali nella regione del Tibet, in cui sono stati distrutti i monasteri e deportati gli abitanti, monaci compresi.
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Il regime comunista cinese, verso cui si sono prostrati i nostri governanti, avidi di collaborazioni commerciali, è ben contento che vengano boicottati i monaci buddisti, e che la compiacenza dei loro lacchè italiani si spertichi in manovre servili che soddisfino la Cina.
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L'enorme lager a cielo aperto cinese, composto da migliaia di laogai, produce materiali a costo zero, o quasi, grazie alla mano d'opera di milioni di schiavi, a cui poi una volta deceduti verranno espiantati perfino gli organi, per essere commercializzati in tutto il mondo.
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E che dire di Mattarella, sempre pronto a bearsi di frasi roboanti, riempendosi la bocca con paroloni quali libertà, diritti umani, dignità dell'uomo ...
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La figura presidenziale appare svilita e incongrua di fronte a tutto ciò, palesemente vilipesa da un comportamento offensivo e inadeguato, proprio nei riguardi di coloro che sono sottoposti a privazione della libertà di culto e di espressione, oltre che sopraffatti dalla violenza comunista.
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Evidentemente tutto ciò piace ai nostri governanti, Mattarella in testa.
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Lo provano i fatti, e le nefandezze quotidiane decise a tavolino nella sede del PD, come quella, ad esempio di vietare alle persone di pensare con la propria testa (saluti romani, manifestazioni fasciste, ecc, ecc)
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Lo provano lo "ius soli" grazie al quale l'Italia diviene meta di parti programmati e di rovesciamento delle identità culturali ed etniche, religiose e sociali, così come la grande Oriana Fallaci aveva pronosticato.
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Lo provano le collusioni con i poteri forti, che tolgono soldi dalle tasche degli italiani per riempire quelle dei banchieri senza scrupoli che speculano impuniti sulla pelle dei risparmiatori (vedi Monte Paschi Siena e Banche venete).
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Propongo ora un articolo scritto da C. Alessandro Mauceri, sul sito "Notizie geopolitiche" che tratteggia l'argomento del rifiuto dei visti ai monaci buddisti.
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VI SAREBBERO I RAPPORTI CON LA CINA ALLA BASE DEI VISTI NEGATI AI MONACI BUDDISTI
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18 luglio 2017
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Mentre nel sud del paese continuano gli sbarchi di migliaia di migranti irregolari provenienti dall’Africa e il governo cerca di trovare un modo per regolarizzare la loro presenza (si parla del visto per scaricarli negli altri paesi europei), ad alcuni monaci tibetani non è stato concesso di partire dall’India, nonostante avessero lo status di rifugiato e il relativo invito arrivato dall’Italia.
L’ambasciata italiana in India infatti ha concesso il visto solo a tre dei sei monaci che dovevano arrivare per un incontro religioso al monastero Buddista di Pomaia, il più grande d’Europa, adducendo a quanto pare la scusa che l’Identity Certificate finora riconosciuto come valido da tutti i paesi dell’area Schengen ad eccezione della Svezia e del Portogallo, non è accettato dall’Italia o esisterebbero pericoli di contraffazione dei titoli di viaggio che abilitano i monaci buddisti a viaggiare in Europa.
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Una giustificazione quest’ultima che appare strana dato che fino a poche settimane fa il rilascio dei visti ai rifugiati tibetani veniva accettato senza problemi dalle autorità di frontiera.
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Il provvedimento appare anomalo soprattutto perché, al contrario di quanto avviene con le migliaia di migranti irregolari, le persone che avevano chiesto di varcare i confini lo avevano fatto solo per partecipare ad alcuni incontri ed eventi religiosi che tradizionalmente si svolgono in questo periodo dell’anno.
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Dure le critiche della comunità tibetana in Italia, delle associazioni a sostegno del popolo tibetano e della sua cultura, dei i centri di Buddhismo e dei gruppi a difesa dei diritti umani.
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L’associazione Italia-Tibet intende attivarsi per conoscere le ragioni di tale decisione e chiedere la revoca del provvedimento.
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La vera motivazione, secondo molti, sarebbe politica e legata ai rapporti con la Cina.
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Per decenni l’Italia ha rilasciato i visti ai monaci tibetani come dimostrano le numerose visite dal Dalai Lama nel Paese.
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Come hanno fatto notare alcuni giornalisti, quella dei giorni scorsi potrebbe essere una “svolta diplomatica di avvicinamento alla Cina”.
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Entrambe le giustificazioni addotte alla decisione di non ammettere i monaci nel Paese appaiono arbitrarie e poco fondate.
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Negare l’ingresso a poche decine di monaci buddisti in possesso di regolari documenti mentre in altre regioni si accetta l’ingresso nel paese di migliaia di migranti appare davvero assurdo.
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Tanto più se si considera che, come è stato confermato da un recente rapporto dell’UCOI al ministro dell’Interno, in Italia esistono centinaia di moschee e luoghi di culto non autorizzati.
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Una disparità di trattamento che, cosa questa ancora più strana, pochi mezzi di stampa ufficiali hanno segnalato.


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Dissenso



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