Ancora
oggi l’universo cui appartengono coloro che si identificano nelle politiche
cosiddette “di sinistra”, incominciando con i nostalgici comunisti e passando
attraverso le varie tappe di un polimorfismo di sopravvivenza di coloro che
hanno cambiato la pelle ma non l'intima essenza, e finendo con personaggi
che fanno dell’anacronismo e della falsità ideologica un vero e proprio “modus
vivendi” (come i politicanti dell’odierno PD), si riferisce ad un criminale
sanguinario ed efferato chiamandolo con l’appellativo “il Migliore” !.
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Si
tratta di Palmiro Togliatti, a cui oggi la verità storica ascrive precise
responsabilità criminali in termini di terribili efferatezze contro l’umanità,
sottolineandone gli aspetti palesi di ferocia e di disprezzo per la vita umana,
non solo verso schiere di innocenti, come nel caso delle popolazioni carsiche
vittime delle foibe a causa della furia comunista slava, ma anche verso molti dei suoi
stessi compagni di partito, colpevoli di non aver ottemperato
all’imposizione di una rigida ortodossia politica dettata da Mosca.
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Togliatti,
che era il N° 2 del Comintern (detta anche Internazionale comunista),
l’organismo internazionale per la diffusione del comunismo e della rivoluzione
bolscevica nel mondo, secondo solo a Stalin, che ne fu l’artefice, appoggiò
tutte le scelte del dittatore georgiano, comprese quelle più feroci, rendendosi
complice a tutti gli effetti dei crimini sanguinari e dell’orrore che il
comunismo produsse sulle popolazioni civili.
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Togliatti
viene presentato ancora oggi dai personaggi che guidano l’accozzaglia di
disinformatori e dai seguaci del Male assoluto, come alfiere di democrazia e
come politico illuminato, al punto che se ne stigmatizza il ruolo nella
composizione di una Italia del dopo guerra come “padre costituente”, senza però
mai accennare al fatto che “il Migliore” nel 1930 rinunciò alla cittadinanza
italiana a favore di quella sovietica, perché – a suo dire – come italiano si
sentiva “un miserabile mandolinista e nulla più” mentre come “cittadino
sovietico” sentiva di “valere dieci volte più del migliore italiano”. !
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Alla
luce di queste sue dichiarazioni, vediamo quale furono le azioni da lui compiute
negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, e quale fu l’apparato
criminale escogitato per compiacere e soddisfare la smisurata ferocia
del suo compagno sovietico Iosif Stalin.
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L'oltraggio di Togliatti all'Italia e il suo disprezzo per il Popolo Italiano |
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Va
detto innanzitutto che l’intero gruppo dirigente del Partito comunista italiano
era composto da una "èlite" rivoluzionaria i cui componenti erano stati precedentemente inviati
in Urss per essere addestrati, e poi rimandati in Italia per fare politica.
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Come
si sa, dalle numerose testimonianze storiche e dagli studi approfonditi delle
carte d’archivio sovietiche, Stalin era ossessionato da una preoccupazione che
assorbiva ogni suo impegno quotidiano, cioè quella di riuscire a mantenere il
potere conquistato, e di consolidarlo sempre di più.
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Per raggiungere questo scopo ogni sua decisione era finalizzata alla distruzione e
all’annientamento di qualsiasi ostacolo che si frapponesse alla sua dittatura o
che potesse, anche solo a livello embrionale, suggerire ipotesi di futuro
pericolo per la riuscita di un controllo totale sulla società sovietica.
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Naturalmente
Togliatti, che era in perfetta simbiosi con Stalin, nonostante fosse
perfettamente a conoscenza delle deportazioni epocali che condussero nei gulag
milioni di kulaki (contadini cosiddetti “ricchi” perché possedevano una mucca),
si preoccupò di soddisfare la brama di “pulizia politica” che avvelenava il
dittatore, creando per l’occasione un vero e proprio apparato operativo.
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Formò
quindi una sorta di NKVD (la famigerata polizia segreta staliniana) italiana,
che operava su due fronti, quello nazionale e quello russo.
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A
Roma stazionavano Palmiro Togliatti, Giuseppe
Dozza, Luigi
Longo (alias Gallo), Gian Carlo
Pajetta, e tutto il partito, mentre a
Mosca l’apparato faceva riferimento all’Ufficio Quadri (tutti membri del
Comintern) che si occupava dei controlli e dell’esame delle “schede
informative” inviate da Roma.
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Il
dirigente moscovita di questa “inquisizione comunista” era Antonio Roasio, ex “bordighista” (e proprio per
questo più zelante degli altri, allo scopo di far dimenticare i propri trascorsi),
coadiuvato da Paolo Robotti (cognato
di Togliatti), addetto a raccogliere informazioni “sul campo” frequentando il
“Club” degli italiani a Mosca (circolo ricreativo che divenne in effetti un
centro di controllo politico).
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I dati completi, sia quelli provenienti da Roma che quelli
raccolti a Mosca, riguardanti ogni italiano, andavano poi a comporre un
fascicolo personale per ognuno di loro, e veniva poi inviato sia a Togliatti
che alla NKVD.
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Ecco
il Link ad un mio articolo che tratta questo
argomento sul blog "Italian samizdat" :
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Gli
altri collaboratori di Roasio e Robotti erano : Vittorio
Vidali, Ilio Barontini, Pietro Secchia, Giovanni
Germanetto, Domenico Ciufoli, Aldo
Moranti, Elena Montagnana
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La prassi seguita dall’accolita delinquenziale e comunista
di Togliatti prevedeva di annotare in ogni scheda (che sarebbe poi stata
inviata alla NKVD) le “note caratteristiche” necessarie affinchè fosse aperta
una indagine.
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Palmiro Togliatti e Pietro Secchia |
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I
malcapitati che, grazie alle segnalazioni di Togliatti e del suo apparato
criminale, entravano nel mirino della polizia politica sovietica, diventavano
oggetto di brutali istruttorie in cui la tortura rappresentava solo un tassello
di tutto l’infame percorso distruttivo, il cui epilogo era sempre la
deportazione o la fucilazione.
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Togliatti
era ben consapevole di tutto ciò, ma imperterrito continuò a siglare i
fascicoli di ogni singolo italiano, inserendo le famigerate “note
caratteristiche” che avrebbero dato il via alla persecuzione.
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Così
facendo Togliatti poteva epurare anche lo stesso partito comunista italiano,
invitando i suoi stessi compagni a raggiungere il “paradiso sovietico” (accompagnati
a loro insaputa dalle note che li riguardavano), e liberandosi così da elementi
che non soddisfacevano la rigida ortodossia staliniana.
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Amadeo Bordiga |
Coloro
che come comunisti avevano dimostrato simpatia e vicinanza alle tesi espresse da
leader di riferimento quali Amadeo Bordiga, Lev Trockij, oppure elementi di
estrazione anarchica, rappresentavano esattamente il motivo della ossessione di Stalin, e Togliatti dimostrò con i fatti di essere ben felice di passare sopra i loro cadaveri.
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Dal
libro “A Mosca, solo andata” di Arrigo Petacco, insigne scrittore e
giornalista, ho estrapolato la “nota di accompagnamento” di Clementina Perrone,
comunista, che fu inviata in Russia in seguito ad agitazioni operaie nelle
fabbriche.
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“Ha
legami con elementi malsani (Andrea Rossetti, Mario Visconti, Emilia Mariottini
e altri), ha raccomandato tempo fa due elementi estranei : Federico Matteuzzi,
provocatore, e Emilio Guarnaschelli, trockista. Ha dimostrato debolezza nella
cospirazione in una conversazione con Guarnaschelli. Per questo motivo il Club
degli emigrati politici già un anno fa indirizzò una dichiarazione contro la
Perone alla cellula alla quale essa appartiene. Si ritiene opportuno che essa
viva in URSS e prenda la cittadinanza sovietica.”
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La segnalazione secondo cui la Perrone doveva essere
trattenuta in URSS equivaleva a indicare il suo probabile passaggio al nemico
in caso ne fosse invece uscita, e questo le costò una condanna a 10 anni di
lavori forzati a Karaganda nel Kazakhstan.
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Gli
elementi “malsani” citati nelle “note” furono invece arrestati e fucilati.
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La
Perrone sopravvisse al gulag e rientrò in Italia nel 1960, dove scoprì che il
marito Giovanni Parodi, credendola morta, si era risposato.
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Per
il suo calvario le fu concessa una pensione dal Governo sovietico a titolo di
indennizzo e finì i suoi giorni vivendo in solitudine.
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Sulle vicende di Emilio Guarnaschelli suggerisco di visitare il seguente LINK ad un mio precedente articolo, sul blob "Italian samizdat".
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Occorre sottolineare e precisare che ogni singola scheda relativa agli italiani comunisti emigrati in
Russia era visionata e vidimata per la relativa approvazione da Togliatti in prima persona, per cui appare
evidente la sua responsabilità diretta nelle deportazioni di un enorme numero
di sventurati, quantificabili in migliaia di unità.
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Lev Trocki, ucciso dai sicari di Togliatti |
Quando
Stalin si rese conto della efficacia del metodo attuato da Togliatti per fare
una vera e propria “pulizia politica” nel mondo comunista, se ne avvalse per fare
la medesima cosa in Spagna, in occasione della guerra civile.
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Poiché
la resistenza antifranchista era saldamente in mano degli anarchici e dei
comunisti legati a Trocki, Stalin temeva che queste formazioni politiche da lui
perseguitate in Russia, potessero in Spagna ed in Europa riprendere vigore, proprio "cavalcando" la guerra civile spagnola.
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Fu
così che decise di inviare Palmiro Togliatti in Spagna, segretamente e facendolo operare nell’ombra, come funzionario plenipotenziario del Comintern.
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Questa
segretezza servirà poi alla storiografia comunista, falsa e mistificatrice,
per scagionare e assolvere Togliatti
dalle sue pesanti responsabilità, negando anche la sua presenza in Spagna.
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In
realtà “il Migliore” alias “Ercole Ercoli” operò per tutto il periodo della
guerra sotto falso nome, dirigendo le attività presso il quartier generale dei
consiglieri sovietici, nell’albergo Gaylord di Madrid.
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I
crimini commessi da Togliatti, unitamente ai cospicui finanziamenti che provenivano da Mosca furono diretti a rafforzare il piccolo partito comunista
iberico per farlo diventare la forza preponderante nel Governo e nell’Esercito della Spagna.
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La
componente anarchica, senza controllo, aveva nel frattempo trasformato
Barcellona nella capitale dell’anarchia, saccheggiando le chiese e bruciandole,
collettivizzando qualsiasi attività commerciale presente, sequestrando le
automobili private ed esasperando al massimo una insana febbre politica.
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Vittorio Vidali |
Togliatti
si adoperò per far cadere il Governo del socialista Largo Caballero che si era
opposto alla “eliminazione” degli anarchici e dei trockisti, sostituendolo con
Juan Negrìn a cui diede il compito di smembrare la milizia popolare (anarchici
e trockisti) e di ripristinare l’esercito regolare, affidandone il comando a
comunisti di sua fiducia.
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Della
“liquidazione” di anarchici e trockisti, definiti “banditi”, se ne occupò
direttamente Togliatti, coordinando le operazioni e usando come “arma” i killer
sanguinari di “Soccorso rosso”, guidati da Vittorio Vidali, uomo del Comintern.
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Vittorio Vidali,
alias Enea Sormenti, alias Jacobo Hurwitz Zender, alias Carlos Contreras o “Comandante
Carlos” era il killer a cui Stalin affidò il compito di eliminare i
personaggi che gli erano più invisi, a partire da Trocki, ma non solo.
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Tra
gli omicidi di cui si rese responsabile Vidali, come esecutore o come organizzatore,
spicca quello di Julio Antonio Mella (tra i fondatori del partito comunista
cubano) in Messico nel 1929, di Camillo Berneri (anarchico ucciso in Spagna),
di Andres Nin (segretario del Poum spagnolo), di Buenaventura Durruti
(comandante della milizia popolare catalana), del sindacalista Carlo Tresca,
direttore de “il Martello” a New York nel 1943, e di Tina Modotti la sua
amante, attrice e attivista comunista.
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Le modalità con cui Vidali, Togliatti, e i
loro killer compirono la pulizia politica rappresentano un crimine contro
l’umanità, in quanto improntate alla ferocia e al disprezzo per la vita umana.
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Lo squallido deputato comunista Pajetta, che stilava gli elenchi delle vittime di Togliatti |
La tortura e le violenze esercitate contro gli anarchici e
gli attivisti del Poum (Partito operaio di unificazione marxista, legato a
Trocki) si concludevano sempre secondo una regola istituita dai dirigenti
comunisti : “nel sospetto si fucila”.
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I
soggetti catturati venivano quindi uccisi con un colpo alla nuca ed entravano a
far parte della macabra contabilità dei morti ammazzati tenuta da Edoardo D’Onofrio e Giuliano
Pajetta (aiutante di Luigi Longo).
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Nonostante
il fatto che costoro, Togliatti compreso, avessero le mani sporche del sangue
dei loro stessi fratelli, ciò non impedì al PCI di eleggerne alcuni come senatori
nelle file di partito, come ad esempio Pajetta che potè sedere sugli scranni
parlamentari italiani dal 1948 al 1972.
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Alla
morte di D’Onofrio, nel 1973, la città di Roma gli ha intitolato una via,
oltraggiando ancora una volta le vittime del comunismo di cui lui,
corresponsabile, teneva la macabra contabilità.
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Non
esiste ad oggi alcun retaggio culturale, o pseudo tale, che riferendosi alle
politiche del marxismo e del comunismo possa indurre qualsiasi persona sana di
mente ad approcciarsi ad esso con simpatia.
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Il
devastante impatto che delinquenti seriali come Togliatti e tutta la classe
dirigente del Partito comunista italiano hanno avuto sulle popolazioni,
dimostrano che il loro interesse politico era (ed è rimasto) il predominio
sulla società, a qualsiasi costo e con ogni mezzo.
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D’altra
parte Togliatti, dopo il suo silenzio assenso sulle deportazioni staliniane,
dopo la sua compartecipazione all’epurazione dei comunisti non legati
all’ortodossia bolscevica, e dopo le nefandezze commesse in terra di Spagna (migliaia di assassinati),
dimostrerà anche in occasione delle stragi e degli eccidi delle foibe negli
anni 1943-1945 di essere un vero e proprio criminale comunista, macchiandosi
del sangue stesso dei suoi fratelli italiani.
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La
sua vile attitudine al servilismo verso le teorie farneticanti di Marx, unitamente
all’indole criminale che lo ha sempre contraddistinto, ne fanno uno stereotipo
di riferimento che definisce l’essenza criminale stessa del comunismo.
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Togliatti
ha vigliaccamente permesso che i partigiani jugoslavi comunisti di Tito infoibassero
le popolazioni civili dei territori carsici, dando ordine ai partigiani
comunisti italiani di non interferire, rendendosi complice di una delle pagine
più tristi e squallide della Repubblica italiana e successivamente, non pago,
ha sputato tutto il suo disprezzo sugli esuli giuliano dalmati che scappavano
dai territori occupati dai comunisti slavi.
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Questo
è il volto di Palmiro Togliatti, alias “il Migliore”, alias Ercoli, a cui
ancora oggi schiere di fanatici estimatori guardano con ammirazione.
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Questo
è il personaggio, dai connotati chiaramente criminali, a cui sono dedicate vie o piazze in molte delle città italiane.
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Dissenso
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