giovedì 21 febbraio 2019

Palmiro Togliatti e l'apparato criminale del P.C.I.


Ancora oggi l’universo cui appartengono coloro che si identificano nelle politiche cosiddette “di sinistra”, incominciando con i nostalgici comunisti e passando attraverso le varie tappe di un polimorfismo di sopravvivenza di coloro che hanno cambiato la pelle ma non l'intima essenza, e finendo con personaggi che fanno dell’anacronismo e della falsità ideologica un vero e proprio “modus vivendi” (come i politicanti dell’odierno PD), si riferisce ad un criminale sanguinario ed efferato chiamandolo con l’appellativo “il Migliore” !.
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Si tratta di Palmiro Togliatti, a cui oggi la verità storica ascrive precise responsabilità criminali in termini di terribili efferatezze contro l’umanità, sottolineandone gli aspetti palesi di ferocia e di disprezzo per la vita umana, non solo verso schiere di innocenti, come nel caso delle popolazioni carsiche vittime delle foibe a causa della furia comunista slava, ma anche verso molti dei suoi stessi compagni di partito, colpevoli di non aver ottemperato all’imposizione di una rigida ortodossia politica dettata da Mosca.
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Una delle tante vittime di Togliatti e Stalin
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Togliatti, che era il N° 2 del Comintern (detta anche Internazionale comunista), l’organismo internazionale per la diffusione del comunismo e della rivoluzione bolscevica nel mondo, secondo solo a Stalin, che ne fu l’artefice, appoggiò tutte le scelte del dittatore georgiano, comprese quelle più feroci, rendendosi complice a tutti gli effetti dei crimini sanguinari e dell’orrore che il comunismo produsse sulle popolazioni civili.
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Togliatti viene presentato ancora oggi dai personaggi che guidano l’accozzaglia di disinformatori e dai seguaci del Male assoluto, come alfiere di democrazia e come politico illuminato, al punto che se ne stigmatizza il ruolo nella composizione di una Italia del dopo guerra come “padre costituente”, senza però mai accennare al fatto che “il Migliore” nel 1930 rinunciò alla cittadinanza italiana a favore di quella sovietica, perché – a suo dire – come italiano si sentiva “un miserabile mandolinista e nulla più” mentre come “cittadino sovietico” sentiva di “valere dieci volte più del migliore italiano”. !
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Alla luce di queste sue dichiarazioni, vediamo quale furono le azioni da lui compiute negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, e quale fu l’apparato criminale escogitato per compiacere e soddisfare la smisurata ferocia del suo compagno sovietico Iosif Stalin.
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L'oltraggio di Togliatti all'Italia e il suo disprezzo per il Popolo Italiano
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Va detto innanzitutto che l’intero gruppo dirigente del Partito comunista italiano era composto da una "èlite" rivoluzionaria i cui componenti erano stati precedentemente inviati in Urss per essere addestrati, e poi rimandati in Italia per fare politica.
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Come si sa, dalle numerose testimonianze storiche e dagli studi approfonditi delle carte d’archivio sovietiche, Stalin era ossessionato da una preoccupazione che assorbiva ogni suo impegno quotidiano, cioè quella di riuscire a mantenere il potere conquistato, e di consolidarlo sempre di più.
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Per raggiungere questo scopo ogni sua decisione era finalizzata alla distruzione e all’annientamento di qualsiasi ostacolo che si frapponesse alla sua dittatura o che potesse, anche solo a livello embrionale, suggerire ipotesi di futuro pericolo per la riuscita di un controllo totale sulla società sovietica.
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Naturalmente Togliatti, che era in perfetta simbiosi con Stalin, nonostante fosse perfettamente a conoscenza delle deportazioni epocali che condussero nei gulag milioni di kulaki (contadini cosiddetti “ricchi” perché possedevano una mucca), si preoccupò di soddisfare la brama di “pulizia politica” che avvelenava il dittatore, creando per l’occasione un vero e proprio apparato operativo.
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Formò quindi una sorta di NKVD (la famigerata polizia segreta staliniana) italiana, che operava su due fronti, quello nazionale e quello russo.
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A Roma stazionavano Palmiro Togliatti, Giuseppe Dozza, Luigi Longo (alias Gallo), Gian Carlo Pajetta, e tutto il partito, mentre a Mosca l’apparato faceva riferimento all’Ufficio Quadri (tutti membri del Comintern) che si occupava dei controlli e dell’esame delle “schede informative” inviate da Roma.
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Il dirigente moscovita di questa “inquisizione comunista” era Antonio Roasio, ex “bordighista” (e proprio per questo più zelante degli altri, allo scopo di far dimenticare i propri trascorsi), coadiuvato da Paolo Robotti (cognato di Togliatti), addetto a raccogliere informazioni “sul campo” frequentando il “Club” degli italiani a Mosca (circolo ricreativo che divenne in effetti un centro di controllo politico).
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I dati completi, sia quelli provenienti da Roma che quelli raccolti a Mosca, riguardanti ogni italiano, andavano poi a comporre un fascicolo personale per ognuno di loro, e veniva poi inviato sia a Togliatti che alla NKVD.
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Ecco il Link ad un mio articolo che tratta questo argomento sul blog "Italian samizdat" :
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Gli altri collaboratori di Roasio e Robotti erano : Vittorio Vidali, Ilio Barontini, Pietro Secchia, Giovanni Germanetto, Domenico Ciufoli, Aldo Moranti, Elena Montagnana
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La prassi seguita dall’accolita delinquenziale e comunista di Togliatti prevedeva di annotare in ogni scheda (che sarebbe poi stata inviata alla NKVD) le “note caratteristiche” necessarie affinchè fosse aperta una indagine.
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Palmiro Togliatti e Pietro Secchia
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I malcapitati che, grazie alle segnalazioni di Togliatti e del suo apparato criminale, entravano nel mirino della polizia politica sovietica, diventavano oggetto di brutali istruttorie in cui la tortura rappresentava solo un tassello di tutto l’infame percorso distruttivo, il cui epilogo era sempre la deportazione o la fucilazione.
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Togliatti era ben consapevole di tutto ciò, ma imperterrito continuò a siglare i fascicoli di ogni singolo italiano, inserendo le famigerate “note caratteristiche” che avrebbero dato il via alla persecuzione.
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Così facendo Togliatti poteva epurare anche lo stesso partito comunista italiano, invitando i suoi stessi compagni a raggiungere il “paradiso sovietico” (accompagnati a loro insaputa dalle note che li riguardavano), e liberandosi così da elementi che non soddisfacevano la rigida ortodossia staliniana.
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Amadeo Bordiga
Coloro che come comunisti avevano dimostrato simpatia e vicinanza alle tesi espresse da leader di riferimento quali Amadeo Bordiga, Lev Trockij, oppure elementi di estrazione anarchica, rappresentavano esattamente il motivo della ossessione di Stalin, e Togliatti dimostrò con i fatti di essere ben felice di passare sopra i loro cadaveri.
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Dal libro “A Mosca, solo andata” di Arrigo Petacco, insigne scrittore e giornalista, ho estrapolato la “nota di accompagnamento” di Clementina Perrone, comunista, che fu inviata in Russia in seguito ad agitazioni operaie nelle fabbriche.
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Ha legami con elementi malsani (Andrea Rossetti, Mario Visconti, Emilia Mariottini e altri), ha raccomandato tempo fa due elementi estranei : Federico Matteuzzi, provocatore, e Emilio Guarnaschelli, trockista. Ha dimostrato debolezza nella cospirazione in una conversazione con Guarnaschelli. Per questo motivo il Club degli emigrati politici già un anno fa indirizzò una dichiarazione contro la Perone alla cellula alla quale essa appartiene. Si ritiene opportuno che essa viva in URSS e prenda la cittadinanza sovietica.”
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La segnalazione secondo cui la Perrone doveva essere trattenuta in URSS equivaleva a indicare il suo probabile passaggio al nemico in caso ne fosse invece uscita, e questo le costò una condanna a 10 anni di lavori forzati a Karaganda nel Kazakhstan.
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Gli elementi “malsani” citati nelle “note” furono invece arrestati e fucilati.
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La Perrone sopravvisse al gulag e rientrò in Italia nel 1960, dove scoprì che il marito Giovanni Parodi, credendola morta, si era risposato.
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Per il suo calvario le fu concessa una pensione dal Governo sovietico a titolo di indennizzo e finì i suoi giorni vivendo in solitudine.
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Sulle vicende di Emilio Guarnaschelli suggerisco di visitare il seguente LINK ad un mio precedente articolo, sul blob "Italian samizdat".
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Occorre sottolineare e precisare che ogni singola scheda relativa agli italiani comunisti emigrati in Russia era visionata e vidimata per la relativa approvazione da Togliatti in prima persona, per cui appare evidente la sua responsabilità diretta nelle deportazioni di un enorme numero di sventurati, quantificabili in migliaia di unità.
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Lev Trocki, ucciso dai
sicari di Togliatti
Quando Stalin si rese conto della efficacia del metodo attuato da Togliatti per fare una vera e propria “pulizia politica” nel mondo comunista, se ne avvalse per fare la medesima cosa in Spagna, in occasione della guerra civile.
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Poiché la resistenza antifranchista era saldamente in mano degli anarchici e dei comunisti legati a Trocki, Stalin temeva che queste formazioni politiche da lui perseguitate in Russia, potessero in Spagna ed in Europa riprendere vigore, proprio "cavalcando" la guerra civile spagnola.
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Fu così che decise di inviare Palmiro Togliatti in Spagna, segretamente e facendolo operare nell’ombra, come funzionario plenipotenziario del Comintern.
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Questa segretezza servirà poi alla storiografia comunista, falsa e mistificatrice, per  scagionare e assolvere Togliatti dalle sue pesanti responsabilità, negando anche la sua presenza in Spagna.
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In realtà “il Migliore” alias “Ercole Ercoli” operò per tutto il periodo della guerra sotto falso nome, dirigendo le attività presso il quartier generale dei consiglieri sovietici, nell’albergo Gaylord di Madrid.
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I crimini commessi da Togliatti, unitamente ai cospicui finanziamenti che provenivano da Mosca furono diretti a rafforzare il piccolo partito comunista iberico per farlo diventare la forza preponderante nel Governo e nell’Esercito della Spagna.
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La componente anarchica, senza controllo, aveva nel frattempo trasformato Barcellona nella capitale dell’anarchia, saccheggiando le chiese e bruciandole, collettivizzando qualsiasi attività commerciale presente, sequestrando le automobili private ed esasperando al massimo una insana febbre politica.
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Vittorio Vidali
Togliatti si adoperò per far cadere il Governo del socialista Largo Caballero che si era opposto alla “eliminazione” degli anarchici e dei trockisti, sostituendolo con Juan Negrìn a cui diede il compito di smembrare la milizia popolare (anarchici e trockisti) e di ripristinare l’esercito regolare, affidandone il comando a comunisti di sua fiducia.
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Della “liquidazione” di anarchici e trockisti, definiti “banditi”, se ne occupò direttamente Togliatti, coordinando le operazioni e usando come “arma” i killer sanguinari di “Soccorso rosso”, guidati da Vittorio Vidali, uomo del Comintern.
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Vittorio Vidali, alias Enea Sormenti, alias Jacobo Hurwitz Zender, alias Carlos Contreras o “Comandante Carlos” era il killer a cui Stalin affidò il compito di eliminare i personaggi che gli erano più invisi, a partire da Trocki, ma non solo.
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Tra gli omicidi di cui si rese responsabile Vidali, come esecutore o come organizzatore, spicca quello di Julio Antonio Mella (tra i fondatori del partito comunista cubano) in Messico nel 1929, di Camillo Berneri (anarchico ucciso in Spagna), di Andres Nin (segretario del Poum spagnolo), di Buenaventura Durruti (comandante della milizia popolare catalana), del sindacalista Carlo Tresca, direttore de “il Martello” a New York nel 1943, e di Tina Modotti la sua amante, attrice e attivista comunista.
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Le modalità con cui Vidali, Togliatti, e i loro killer compirono la pulizia politica rappresentano un crimine contro l’umanità, in quanto improntate alla ferocia e al disprezzo per la vita umana.
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Lo squallido deputato
comunista Pajetta, che
stilava gli elenchi delle
vittime di Togliatti
La tortura e le violenze esercitate contro gli anarchici e gli attivisti del Poum (Partito operaio di unificazione marxista, legato a Trocki) si concludevano sempre secondo una regola istituita dai dirigenti comunisti : “nel sospetto si fucila”.
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I soggetti catturati venivano quindi uccisi con un colpo alla nuca ed entravano a far parte della macabra contabilità dei morti ammazzati tenuta da Edoardo D’Onofrio e Giuliano Pajetta (aiutante di Luigi Longo).
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Nonostante il fatto che costoro, Togliatti compreso, avessero le mani sporche del sangue dei loro stessi fratelli, ciò non impedì al PCI di eleggerne alcuni come senatori nelle file di partito, come ad esempio Pajetta che potè sedere sugli scranni parlamentari italiani dal 1948 al 1972.
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Alla morte di D’Onofrio, nel 1973, la città di Roma gli ha intitolato una via, oltraggiando ancora una volta le vittime del comunismo di cui lui, corresponsabile, teneva la macabra contabilità.
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Non esiste ad oggi alcun retaggio culturale, o pseudo tale, che riferendosi alle politiche del marxismo e del comunismo possa indurre qualsiasi persona sana di mente ad approcciarsi ad esso con simpatia.
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Il devastante impatto che delinquenti seriali come Togliatti e tutta la classe dirigente del Partito comunista italiano hanno avuto sulle popolazioni, dimostrano che il loro interesse politico era (ed è rimasto) il predominio sulla società, a qualsiasi costo e con ogni mezzo.
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D’altra parte Togliatti, dopo il suo silenzio assenso sulle deportazioni staliniane, dopo la sua compartecipazione all’epurazione dei comunisti non legati all’ortodossia bolscevica, e dopo le nefandezze commesse in terra di Spagna (migliaia di assassinati), dimostrerà anche in occasione delle stragi e degli eccidi delle foibe negli anni 1943-1945 di essere un vero e proprio criminale comunista, macchiandosi del sangue stesso dei suoi fratelli italiani.
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Le vittime di Togliatti si contano a migliaia
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La sua vile attitudine al servilismo verso le teorie farneticanti di Marx, unitamente all’indole criminale che lo ha sempre contraddistinto, ne fanno uno stereotipo di riferimento che definisce l’essenza criminale stessa del comunismo.
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Togliatti ha vigliaccamente permesso che i partigiani jugoslavi comunisti di Tito infoibassero le popolazioni civili dei territori carsici, dando ordine ai partigiani comunisti italiani di non interferire, rendendosi complice di una delle pagine più tristi e squallide della Repubblica italiana e successivamente, non pago, ha sputato tutto il suo disprezzo sugli esuli giuliano dalmati che scappavano dai territori occupati dai comunisti slavi.
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Questo è il volto di Palmiro Togliatti, alias “il Migliore”, alias Ercoli, a cui ancora oggi schiere di fanatici estimatori guardano con ammirazione.
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Questo è il personaggio, dai connotati chiaramente criminali, a cui sono dedicate vie o piazze in molte delle città italiane.
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Dissenso
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