Ernesto Galli della Loggia |
Ernesto
Galli della Loggia è uno storico e giornalista italiano, editorialista del
“Corriere della Sera”.
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La
memoria della Repubblica e le modalità con cui questa viene recepita dal Popolo
italiano costituiscono il motivo di fondo dell’articolo che vi sottopongo,
veramente molto interessante e chiarificatore, in linea con gli scritti con cui
Galli ci ha abituati, frutto di una verità storica da cui non si può
prescindere.
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Tratto da “Corriere della Sera” – 1 novembre 2003
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La storia scritta (e riscritta) sempre a sinistra
di Ernesto
Galli della Loggia
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C'è davvero
qualcosa di singolare nel modo in cui è venuta formandosi la memoria della
Repubblica, nel modo in cui tale memoria è stata ed è elaborata dalla cultura
ufficiale del Paese.
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Parlare di
guerra civile era giudicato fattualmente falso, e ancor di più ideologicamente
sospetto.
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Bisognava
dire che quella che c'era stata era la resistenza, non la guerra civile;
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di guerra
civile parlavano e scrivevano, allora, solo i reduci di Salò, i nostalgici del
regime e qualche coraggioso giornalista o pubblicista di rango come Indro
Montanelli, che mostravano così da che parte ancora stavano.
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Finché,
all'inizio degli anni Novanta, come si sa, uno storico di sinistra, Claudio
Pavone, scrisse un libro sul periodo 1943-'45 che si intitolava precisamente "Una
guerra civile" :
solamente
da allora tutti abbiamo potuto usare senza problemi questa espressione, ben
inteso non cancellando certo la parola resistenza.
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Altro esempio :
Altro esempio :
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il
cosiddetto «triangolo della morte», ovvero le uccisioni indiscriminate di
fascisti e non commesse dai partigiani dopo il 25 aprile.
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Anche qui è
valsa fino ad oggi la regola che bisognava negare che quelle uccisioni fossero
avvenute, per lo meno che fossero avvenute su larga scala e assai spesso con
efferatezza e gratuità spaventevoli.
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Solo quelli
di Salò e i neofascisti ne parlavano, naturalmente si può immaginare come.
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Il discorso
storico ufficiale, invece, al massimo e solo dopo molte riluttanze arrivava
alle mezze ammissioni :
più in là
c'era ancora una volta il divieto del politicamente e dello storiograficamente
corretto ;
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finché con
il recente libro di un noto e bravo giornalista di sinistra, Giampaolo Pansa ("Il
sangue dei vinti"), il divieto è stato tolto, sicché ora siamo tutti
finalmente autorizzati a conoscere e a discutere liberamente gli avvenimenti di
quei terribili giorni.
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Ma mi
domando :
non è
singolare che su due aspetti così significativi della fondazione del nostro
presente, la memoria ufficiale del Paese abbia per tanto tempo preferito
guardare dall'altra parte ?
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E non è
ancor più singolare che a conti fatti su entrambi quei nodi di eventi la
versione anche lessicalmente più vicina alla verità non fosse quella della democrazia
repubblicana e della sua memoria bensì quella dei suoi nemici ?
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Ma le
singolarità non finiscono qui.
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C'è anche il non trascurabile particolare che è solo nel momento in cui personalità culturali di sinistra decidono che è giunto il momento di cambiare la versione fin lì consacrata dei fatti, è solo allora che il Paese si sente autorizzato a prendere ufficialmente conoscenza di parti di verità che fino ad allora, viceversa, si riteneva ideologicamente più opportuno far finta di ignorare ;
C'è anche il non trascurabile particolare che è solo nel momento in cui personalità culturali di sinistra decidono che è giunto il momento di cambiare la versione fin lì consacrata dei fatti, è solo allora che il Paese si sente autorizzato a prendere ufficialmente conoscenza di parti di verità che fino ad allora, viceversa, si riteneva ideologicamente più opportuno far finta di ignorare ;
è solo allora
che giornali, televisioni, opinione pubblica, si sentono in grado di poter
discutere liberamente.
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Non solo,
ma, come ha ricordato Otello Montanari in una lunga lettera al "Foglio", capita
addirittura che proprio l'odierno denunciatore delle stragi del dopo 25 aprile,
proprio lui solo una decina di anni fa giudicasse negativamente e con pesante
sarcasmo il suddetto Montanari che, pur militando da sempre nel Pci, cercava
già allora di sollevare il velo della verità su quelle indiscriminate uccisioni
;
che cercava
cioè di fare in anticipo la medesima cosa che lui stesso fa oggi.
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Siamo una democrazia, insomma, che per troppo tempo ha avuto un rapporto problematico con la verità delle sue origini.
Siamo una democrazia, insomma, che per troppo tempo ha avuto un rapporto problematico con la verità delle sue origini.
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E che
dunque ha avuto un rapporto egualmente problematico con l'anima profonda del
Paese che invece quella verità sapeva, o spesso intuiva, ma non poteva né
sapeva dire.
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Una
democrazia troppo abituata a praticare innanzitutto sulle proprie stesse
vicende il conformismo culturale, l'ossequio alle versioni di comodo, a
incensare come maestri gli araldi del primo e i fabbricanti delle seconde.
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Dissenso
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Nota del Blog : Le immagini non fanno parte dell'articolo originale, ma sono state aggiunte dall'autore del Blog.
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Siamo una
democrazia nata con una difficoltà profonda a fare i conti con il passato e
che, forse anche per questo, si è poi trovata costretta in sessant'anni ad
assistere tanto spesso senza batter ciglio al repentino cambiamento di senso
che ha colpito il passato di tante biografie politiche :
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ieri
postlittorie o postmonarchiche, oggi postfasciste, postcomuniste, postcraxiane,
domani chissà postberlusconiane o postleghiste.
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Siamo una
democrazia in cui la chiave della memoria pubblica è ancora e sempre nelle mani
di una parte sola, non da ultimo a causa dell'incapacità e dell'inconsistenza
culturale dell'altra, la quale, trovandosi tagliata fuori dall'elaborazione
attiva e riconosciuta del passato collettivo, è come se si trovasse essa stessa
senza radici e sempre sul punto di essere espulsa da quel passato medesimo, di
vedersi cacciata dalla koinè nazionale.
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Fino a quando sarà così non lo sappiamo :
Fino a quando sarà così non lo sappiamo :
sappiamo
solo che finché la memoria degli italiani non diverrà finalmente la sua stessa
memoria, la Repubblica sarà condannata ad accontentarsi di una memoria sempre
parziale e omissiva, a sentire sempre incerto e provvisorio il suo presente
proprio come sempre incerto e provvisorio è il suo passato.
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Dissenso
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Nota del Blog : Le immagini non fanno parte dell'articolo originale, ma sono state aggiunte dall'autore del Blog.
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Avrei una curiosità se ti va di risponere naturalmente.
RispondiEliminaC'è qualche forza politica o non politica per cui non avresti il pollice "verso"?
Carissimo Rasthafari, diciamo che non nutro simpatie, per esprimermi con un eufemismo, verso tutte le ideologie che hanno espresso le loro prerogative politiche sulla pelle delle persone e dei popoli, usando la violenza e la coercizione come modus operandi. Non c'è distinzione tra chi si è arrogantemente proposto all'attenzione con l'uso della ferocia, e chi invece si è mimetizzato e metamorfizzato, facendo credere di interpretare il volere del popolo (compiendo in verità crimini efferati) . Per questo rifuggo da qualunque anelito di compiacenza con criminali dello stampo di Togliatti, così come di quelli cambogiani, o cinesi, oppure del clero, anche contemporanei...
RispondiEliminaNon cito volutamente i crimini compiuti "dall'altra parte" perché da oltre 50 anni si parla SOLO di quelli...quindi vorrei controbilanciare..
Dissenso...
Hai detto bene "VITA cioè la pelle delle altrui persone".
RispondiEliminaSe facciamo I CONTI con la Vita cioè con le vite perdute o Acquistate non ci possiamo sbagliare non ti pare?
In tutto questo marasma dove con la guerra CIVILE, milioni di aborti, facili divorzi e relativi indottrinamenti al livello nazionale, iniziati subito dopo la fine della grande guerra hanno letteralmente decimato il nostro popolo lasciandolo allo sbando ; non puoi negare che coloro che c'erano prima in fatto di vite acquistate hanno fatto esattamente il contrario.
Che dire delle nostre attuali condizioni o del Boom italiano del dopo guerra non era forse un eredita di quella forza lavoro messa a disposizione da quella politica pro uomo?
Io per me ho già giudicato cosa è bene e cosa è male e siccome mi ritrovo ad essere un giudice non comune, ti dico che a breve di questo sistema non ne rimarrà nemmeno il ricordo.
Ciao Dissenzo