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Festorazzi ha anche scritto numerosi libri, come :
“Rivoluzionari. Il secolo comunista raccontato da Gino
Longo”, “Gli archivi del silenzio. L’apparato
che nasconde i crimini della Resistenza rossa”, “I veleni di Dongo”, solo per citarne alcuni.
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Sottopongo l’articolo alla attenzione di chi legge, come
elemento sintomatico e chiarificatore di una delle tante realtà del dopoguerra
che sono state volutamente occultate dai “compagni” di partito di Pertini,
Napolitano, Cossutta, e Togliatti.
«Avvenire»
dell'8 luglio 2014
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L'inchiesta
di Roberto
Festorazzi
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E' il 26 o
il 27 ottobre 1943, a Queyrières località Raffy, sperduto villaggio dell’Alta
Loira, situato a 1.200 metri di altitudine.
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Quattro
ospiti del locale Maquis, unità combattente della Resistenza francese a
egemonia comunista, vengono prelevati a forza dalla fattoria in cui alloggiano
e, con il pretesto del trasferimento in altro luogo, fatti allontanare e
condotti presumibilmente poco distante, per essere fucilati.
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Ho scritto «ospiti», ma sarebbe meglio definirli prigionieri, in quanto erano nelle mani dei «franchi tiratori partigiani» che li avrebbero eliminati per le spicce.
Ho scritto «ospiti», ma sarebbe meglio definirli prigionieri, in quanto erano nelle mani dei «franchi tiratori partigiani» che li avrebbero eliminati per le spicce.
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Eppure non
erano spie, né agenti nemici nazisti o loro alleati.
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Solo che
non erano politicamente immacolati come gli altri :
erano
trotzkisti ;
e su di
loro calò la mannaia della vendetta comunista.
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L’episodio, a lungo occultato in una coltre di bugie e di silenzi eloquenti, va ricordato anche perché nel quartetto c’era un italiano con una storia particolare :
L’episodio, a lungo occultato in una coltre di bugie e di silenzi eloquenti, va ricordato anche perché nel quartetto c’era un italiano con una storia particolare :
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Pietro Tresso |
Pietro
Tresso, alias «Blasco», niente meno che uno dei fondatori del Partito comunista
d’Italia - organo della Terza Internazionale, da cui venne espulso con l’accusa
di frazionismo e di trotzkismo nel clima avvelenato che precedette e preparò le
purghe staliniane nel 1930.
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Tresso, nato a Schio nel 1893, operaio sarto, è stato cancellato dall’album di famiglia del comunismo nostrano insieme a tanti dirigenti e co-fondatori del partito ;
Tresso, nato a Schio nel 1893, operaio sarto, è stato cancellato dall’album di famiglia del comunismo nostrano insieme a tanti dirigenti e co-fondatori del partito ;
la lista dei
radiati, per limitarsi al solo periodo 1927-31, è impressionante :
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si va da
Nicola Bombacci al primo segretario Amedeo Bordiga, dal «destro» buchariniano
Angelo Tasca a Ignazio Silone e Antonio Graziadei, da bordighiani storici come
Luigi Repossi, Onorato Damen, Bruno Fortichiari, fino ai tre antistalinisti
cacciati nel 1930 :
Tresso,
Alfonso Leonetti e Paolo Ravazzoli.
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Per
comprendere in quale atmosfera si compissero queste violente epurazioni, basti
ricordare il caldo "elogio" che del suo predecessore alla guida del
partito tessé Palmiro Togliatti, nel 1937 :
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« Bordiga vive oggi in Italia come una canaglia trotzkista, protetto dalla polizia e dai fascisti, odiato dagli operai come deve essere odiato un traditore »...
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Pietro Tresso, cognato di Silone, era stato anch’egli incluso nella lista delle «canaglie», benché fosse stato un eminente dirigente del partito nato a Livorno nel 1921, e con una caratura internazionale, perché aveva preso parte in qualità di delegato al quarto congresso del Comintern, che si tenne a Mosca nel novembre 1922.
Nicola Bombacci |
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« Bordiga vive oggi in Italia come una canaglia trotzkista, protetto dalla polizia e dai fascisti, odiato dagli operai come deve essere odiato un traditore »...
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Pietro Tresso, cognato di Silone, era stato anch’egli incluso nella lista delle «canaglie», benché fosse stato un eminente dirigente del partito nato a Livorno nel 1921, e con una caratura internazionale, perché aveva preso parte in qualità di delegato al quarto congresso del Comintern, che si tenne a Mosca nel novembre 1922.
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Gramsci ne
aveva talmente stima da cooptarlo negli organismi dirigenti del Pci.
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Proprio
subendo l’influenza carismatica del leader sardo, nel 1924 Tresso abbandonò il
suo riferimento politico e morale :
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«Blasco» fu
un dirigente appassionato e intransigente, specializzato nel lavoro illegale.
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Fu parte
determinante del primo tentativo di costituire un Centro interno clandestino
del Pci in Italia, dopo che, verso la fine del 1926, il regime fascista cancellò
dalla vita pubblica multipartitismo e pluralismo.
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Ma il Centro interno, sotto la direzione di Tresso, Leonetti, Ravazzoli e Camilla Ravera, fu dapprima costretto a «sconfinare» in Svizzera, e infine, con la decimazione dei quadri e dei militanti arrestati dalla polizia fascista, dovette ammettere il fallimento.
Ma il Centro interno, sotto la direzione di Tresso, Leonetti, Ravazzoli e Camilla Ravera, fu dapprima costretto a «sconfinare» in Svizzera, e infine, con la decimazione dei quadri e dei militanti arrestati dalla polizia fascista, dovette ammettere il fallimento.
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Togliatti,
che intanto a Parigi aveva costituito il Centro estero del partito, in un
processo accusatorio interno fece a pezzi il lavoro di Ravera e degli altri,
con un crescendo di toni ingenerosi che fu percepito come un pessimo segnale
del cambiamento dei costumi dentro il Pci :
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Palmiro Togliatti |
dallo stile
fraterno di Gramsci, al cinico autoritarismo del "Migliore".
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L’espulsione
di Trotzki dal partito bolscevico ebbe, appunto, una proiezione italiana nella
lotta intrapresa da Togliatti contro tutti i dirigenti che pretendevano di
discutere la linea del partito, anziché approvarla a scatola chiusa.
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Tra questi vi era certamente Tresso, rimasto in Italia a organizzare la presenza del Pci sfidando la polizia del regime.
Tra questi vi era certamente Tresso, rimasto in Italia a organizzare la presenza del Pci sfidando la polizia del regime.
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Dopo la sua
espulsione dal partito, dovette tornare a fare il sarto a Parigi.
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Aderì al
Psi e si legò alle posizioni trozkiste che, da varie angolature e con diverse
sfumature, miravano alla costituzione di una Quarta internazionale,
anti-stalinista.
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Arrestato
nel giugno 1942 dalla polizia francese, «Blasco» finì come abbiamo raccontato.
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Ma chi fu a decretare la sua morte ?
Ma chi fu a decretare la sua morte ?
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Teatro Bolshoi (a aprile 1950) - Da sinistra : Togliatti, Budennyj, Kaganovic, Suslov, Mao Tse Tung, Bulganin, e Stalin |
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La questione è alquanto complicata, per il muro di omertà eretto attorno a questo omicidio eccellente.
La questione è alquanto complicata, per il muro di omertà eretto attorno a questo omicidio eccellente.
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Il
responsabile politico del Maquis in cui venne assassinato era un personaggio
inquietante :
Giovanni
Sosso, alias capitano Jean, ex imbianchino nato in Italia, che probabilmente
lavorava per i servizi segreti sovietici.
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Questo
anticipa una considerazione, comunemente accettata dai pochi storici che hanno
indagato sull’episodio :
e cioè che
l’ordine di sopprimere Tresso si radicasse nella collaborazione tra più
soggetti del comunismo internazionale.
Alfonso Leonetti |
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Alfonso Leonetti, uno dei tre dirigenti cacciati dal Pci nel 1930, raccolse un dossier che avrebbe contenuto prove tali da inchiodare addirittura Togliatti alle proprie responsabilità in questa oscura vicenda.
Alfonso Leonetti, uno dei tre dirigenti cacciati dal Pci nel 1930, raccolse un dossier che avrebbe contenuto prove tali da inchiodare addirittura Togliatti alle proprie responsabilità in questa oscura vicenda.
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Solo che
Leonetti, nel frattempo riammesso nel Pci nel 1962, si comportò ingenuamente
nell’affidare tale materiale a persone che credeva fidate.
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Temeva
l’uso politico improprio che si sarebbe potuto fare di quelle carte, d’accordo,
ma la consegna di prudenza non implicava la volontà di sotterrarle in qualche
archivio segreto.
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Nel
dicembre del 1984, poco prima di morire, l’ex storico dirigente del partito
ricevette in ospedale una strana visita di due emissari della segreteria del
Pci.
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I
personaggi gli domandarono il consenso alla distruzione di un biglietto, o di
una lettera, di Togliatti, che – se pubblicata – avrebbe scatenato l’inferno.
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Con le
residue energie, Leonetti allontanò i due, apostrofandoli con l’appellativo di
«corvi».
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Ma per
diradare le nebbie ora occorrerebbe un atto di coraggio :
chi sa,
parli.
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Dissenso
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Nota del Blog : Le immagini non fanno parte dell'articolo originale, ma sono state aggiunte dall'autore del Blog.
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