Il
19 gennaio del 2009 Vladimir Putin, ex colonnello del KGB, ha mostrato al mondo il suo
vero volto per l’ennesima volta, a dimostrazione del fatto che, come recita un
vecchio proverbio, “il lupo perde il pelo ma non il vizio !”.
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In
quella data, infatti, sia Anastasia Baburova che Markelov Stanislav, la prima
giornalista della Novaja Gazeta, e il secondo avvocato e Presidente
dell’Istituto Russo per lo Stato di Diritto, sono stati freddati da un sicario
mentre percorrevano le strade di Mosca.
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Qualche mese più tardi,
nel mese di luglio, anche Natalia Estemirova seguirà la stessa tragica fine.
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Il regime dittatoriale di Putin colpisce senza pietà
chiunque si ponga sulla sua strada, uccidendo soprattutto (ma non solo), coloro
che danno voce al dissenso e alle proteste di una poplazione succube della
violenza di Stato : i giornalisti.
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Così
come Anna Politkovskaja anche le eredi del suo retaggio giornalistico hanno
trovato la morte per mano di Putin, senza che l’Occidente abbia mostrato per
ciò un particolare interesse.
Poco
conta infatti, o almeno così sembra, che i diritti umani siano calpestati in
Russia, e che oramai si contino a centinaia le vittime del nuovo Zar, che
appare anzi come un nuovo leader osannato addirittura dalle destre europee.
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Il
paradosso è evidente, e tutto ciò pone i suoi estimatori nella condizione di
apparire come complici di un regime che fino a ieri l’intero Occidente
condannava senza appello.
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Il
trentaquattrenne avvocato Stanislav Markelov si batteva contro il rilascio
anticipato del colonnello Yuri Budanov, che era stato condannato per crimini di
guerra.
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Budanov
insieme ai suoi soldati aveva infatti stuprato e barbaramente ucciso la ragazza cecena
diciottenne Elza Kungayeva e per questo efferato delitto era stato prima
arrestato nel 2000 e poi condannato nel 2003 a dieci anni di reclusione.
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Il criminale BUDANOV |
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L’immediata
reazione del regime si è manifestata nel proditorio attentato a colpi di arma
da fuoco contro di lui e contro Anastasia Baburova, che al momento
dell’uccisione era in sua compagnia.
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In
un solo colpo Putin si è così liberato da due scomodi interpreti del dissenso
interno, che coraggiosamente e a costo della vita combattevano per i diritti umani
calpestati in Russia.
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Subito
dopo le uccisioni è iniziata la campagna di disinformazione di regime, che ha
deviato l’attenzione popolare indicando nei gruppi neonazisti i responsabili
degli omicidi.
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I
metodi staliniani adottati da Putin come modus operandi si riscontrano in tutte
le sue operazioni, anche militari, come in Cecenia, in Crimea, in Ucraina, in
Georgia, e in tutte le altre località verso cui lo zar vuole espandere
l’egemonia russa.
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E’
facile per il regime di Mosca addossare la responsabilità di omicidi o di
fermenti da reprimere a quei gruppi di ispirazione neonazista che sembrano nati
proprio allo scopo di fargli da comodo ed opportuno capro espiatorio…
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Ciò
che mi meraviglia è il fatto che molti occidentali abbiano abboccato all’amo,
identificando Putin come esempio di nazionalista da seguire, mentre a tutti gli
effetti l’ex colonnello del KGB è proprio colui che azzera le identità
nazionali altrui, in spregio dei diritti umani, calpestando le più elementari
norme di convivenza civile e democratica.
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Cito
solo alcune delle sue vittime illustri :
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Il
miliardario Boris Berezovsky è stato strangolato nel marzo del 2013
nella sua casa di Ascot, vicino a Londra, dopo aver sostenuto economicamente
l’opposizione russa ;
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L’avvocato
Serguei Magnitski, difensore dei diritti umani, è morto in galera nel
2009 dopo una grave malattia, senza aver ricevuto alcuna cura o trattamento
sanitario.
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La
giornalista Natalia Estemirova è stata uccisa nel luglio del 2009 dopo
aver criticato il Cremlino per un rapporto sulle vittime civili in Cecenia;
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L’ex
agente dei Servizi segreti russi, Alexander Litvinenko è morto nel
novembre del 2006 a Londra dopo essere stato avvelenato col polonio
radioattivo;
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La giornalista Anna Politkovskaija è stata uccisa
nel 2006 a Mosca mentre rientrava a casa.
Era
nota per i suoi articoli contro Putin e per le rivelazioni degli abusi commessi
in Cecenia sulla popolazione.
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Il
politico liberale russo Boris Nemtsov, oppositore di Putin, è stato
assassinato con quattro colpi di arma da fuoco mentre passeggiava nel centro di
Mosca insieme ad una giovane donna, il 27 febbraio 2015.
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Per meglio inquadrare chi è veramente Vladimir Putin,
espongo di seguito una breve biografia.
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Nasce
a Leningrado (oggi San Pietroburgo) nel 1952 da madre operaia, Maria Ivanovna
Putina, e da padre marinaio, Vladimir Spiridonovic Putin, arruolato nella
Marina sovietica.
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Putin e Matteo Salvini |
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Si
laurea in Diritto Internazionale all’Università statale di Leningrado nel 1975
e si arruola subito dopo nel KGB.
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Come membro dei servizi segreti arriva a ricoprire
incarichi dirigenziali e a diventare ufficiale, con il grado di colonnello.
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Durante
la sua carriera, collabora nella Germania dell’Est con la famigerata STASI,
la temuta Polizia segreta comunista dislocata in quei territori.
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Nel 1991 rassegna le dimissioni dai servizi di sicurezza a
seguito del fallito colpo di Stato organizzato dai tradizionalisti e sostenuto
dal KGB contro Gorbacev.
L’ex
agente del KGB torna a Leningrado per ricoprire un ruolo di primo piano
all’Università statale, come membro della Sezione Affari internazionali.
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Questo
suo nuovo ruolo gli permette di riallacciare i rapporti con il suo vecchio
professore dell’Università, Anatolj Sobcak, divenuto Sindaco di Leningrado.
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La
sua rete di contatti e di conoscenze gli permette di arrivare a ricoprire
incarichi di vario tipo, sia pubblici che privati, che sfociano poi nella
nomina a Deputato nel 1994, nelle elezioni di San Pietroburgo.
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Nelle
elezioni amministrative del 1996 il sindaco Sobcak viene sconfitto e Putin
viene così richiamato a Mosca, dove ricopre diversi incarichi al vertice del
potere federale.
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Putin e Kim Jong Il |
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Nel
1999 Putin diventa responsabile del Consiglio di Sicurezza della Federazione
Russa e nello stesso anno viene nominato Primo Ministro dal Presidente russo
Boris Eltsin.
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Il
31 dicembre del 1999 Eltsin rassegna le sue dimissioni e lascia a Putin il
mandato di Presidente ad interim.
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Nel
marzo del 2000 Putin vince le elezioni presidenziali con il 53 % dei voti,
grazie alla visibilità acquisita con il precedente ruolo ad interim.
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Putin risponde alla domanda di stabilità espressa dal popolo russo dopo anni di terremoti politici e dopo le rivolte separatiste in Cecenia, e lo fa iniziando una dura repressione contro i ribelli ceceni e l’intera popolazione di quello Stato, sterminando e deportando a migliaia le vittime del suo furore, e spingendosi a radere al suolo intere città, in balia delle truppe russe di cui avvalla tacitamente l’uso continuato dello stupro e della tortura.
Putin risponde alla domanda di stabilità espressa dal popolo russo dopo anni di terremoti politici e dopo le rivolte separatiste in Cecenia, e lo fa iniziando una dura repressione contro i ribelli ceceni e l’intera popolazione di quello Stato, sterminando e deportando a migliaia le vittime del suo furore, e spingendosi a radere al suolo intere città, in balia delle truppe russe di cui avvalla tacitamente l’uso continuato dello stupro e della tortura.
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Durante
il suo primo mandato Putin riesce a concentrare buona parte del potere federale
nelle sue mani, avviandosi poi con il secondo mandato verso una deriva
autoritaria, manipolando l’informazione e tacitando le opposizioni con la
forza.
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Inizia
così una lunga scia di sangue che vede i suoi oppositori soccombere sotto i
colpi di sicari prezzolati al soldo del regime.
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Il suo potere aumenta proporzionalmente al terrore che Putin stesso diffonde in tutta la Russia, con la collaborazione dei Servizi segreti di cui era stato colonnello.
Il suo potere aumenta proporzionalmente al terrore che Putin stesso diffonde in tutta la Russia, con la collaborazione dei Servizi segreti di cui era stato colonnello.
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Dal
2012, con il terzo mandato presidenziale, Putin si conferma ancora di più come
interprete principale della deriva autoritaria.
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L’opposizione
viene perseguitata e fatta oggetto di incarcerazione, o ridotta al silenzio con
l’uso delle armi :
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Il
gruppo pop delle Pussy Riot viene incarcerato, mentre il blogger Alexei Navalny
viene condannato a 15 anni di carcere per aver denunciato la corruzione
dilagante nell’entourage di Putin.
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Con
l’assassinio di Boris Nemzov, ucciso in Piazza durante la notte di febbraio
2015, Putin rende chiaro il concetto che non più solo i giornalisti o qualche
oppositore isolato dovranno rispondere delle loro azioni di dissenso, ma
chiunque che con un po’ seguito lo manifesti pubblicamente.
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In
politica estera Putin ha rivolto i suoi appetiti espansionistici verso la
Crimea, sostenendo le forze filo russe che ne chiedevano l’annessione e
procedendo militarmente per fagocitarla, nonostante la contrarietà del mondo
occidentale.
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Le
manovre dell’insaziabile Putin sono rivolte ora verso l’Ucraina, in cui sta
compiendo lo stesso subdolo “gioco” che gli è riuscito in Crimea e prima ancora
in Georgia.
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Dopo aver sistematicamente favorito una consistente emigrazione dalla Russia all’Ucraina e dopo una martellante propaganda russofona, lo Zar ha dato il via all’operazione successiva consistente nel sollevamento popolare delle masse favorevoli all’annessione alla Russia.
Dopo aver sistematicamente favorito una consistente emigrazione dalla Russia all’Ucraina e dopo una martellante propaganda russofona, lo Zar ha dato il via all’operazione successiva consistente nel sollevamento popolare delle masse favorevoli all’annessione alla Russia.
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La
terza fase, è quella secondo cui Putin, sensibile al richiamo delle masse
russofile interviene militarmente per sostenerle e completare il percorso di
annessione.
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La
manovra più subdola di Putin è stata comunque quella attuata in Siria, sulla
pelle della popolazione locale.
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Il
territorio siriano è conteso da Assad, dai ribelli che lo vogliono deporre, e
dallo Stato Islamico (ISIS).
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L’incapacità
dell’Europa di fronteggiare ISIS e di opporsi militarmente a Putin pone la
stessa a dover scegliere il male minore fra la Russia e gli jihadisti islamici.
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Forte
di tutto ciò e dell’appoggio di Assad, suo alleato, Putin intraprende una cruda
serie di bombardamenti che coinvolgono aree non solo militari, ma abitate anzi da civili.
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Nel
parossismo di guerra e nella escalation di violenza che la lotta all’ISIS ha
generato, ogni giorno le città siriane vengono devastate dalla coalizione
Assad-Putin e vengono colpiti indiscriminatamnete sia gli ospedali che le scuole,
oltre che le abitazioni civili.
Nulla
viene risparmiato, perfino le colonne di aiuti umanitari e quelle dei profughi
che scappano dai territori bombardati.
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Le
destre europee provano simpatia per Putin, nonostante tutto ciò.
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Una
ragione può essere quella che trova motivazione nel fatto che l’U.E.
rappresenta una minaccia nei rapporti di forniture energetiche tra Putin e i
singoli Stati dell’Unione, generando quindi un conflitto anti europeista che si
sposa bene con le posizioni ugualmente simili delle destre.
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L’intervento
in Siria di Putin è visto come una sorta di “crociata” che vede la Russia
schierata contro il terrorismo islamico.
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Nessuno
considera però che è la popolazione a subire tutto ciò, stretta tra la
dittatura sanguinaria di Assad, i bombardamenti di Putin, e le atrocità
commesse da ISIS.
Un’altra
ragione può essere data dal fatto che Putin abbia dal 2009 sostenuto
attivamente ed economicamente alcuni partiti dell’estrema destra nell’Europa
dell’est, come lo Jobbik in Ungheria, il Partito della Gente in Slovacchia,
quello nazionalista in Bulgaria e il Movimento “anti-EU Attack”.
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Secondo
il quotidiano britannico “Guardian” Putin avrebbe sostenuto con ingenti
finanziamenti anche la campagna elettorale di Marine Le Pen e del Fronte
National alle lezioni amministrative.
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Il
motivo è palese e appare semplice nella sua devastante ambiguità :
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Sfruttare le formazioni nazionaliste europee per fomentare il sentimento euro-scettico ed indebolire così le istituzioni europee, a totale vantaggio di una supremazia russa nei delicati equilibri geopolitici esistenti.
Sfruttare le formazioni nazionaliste europee per fomentare il sentimento euro-scettico ed indebolire così le istituzioni europee, a totale vantaggio di una supremazia russa nei delicati equilibri geopolitici esistenti.
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I leader europei della destra dovrebbero quindi
riflettere su tutto ciò e combattere contro chi, senza alcun ritegno, uccide,
stupra, deporta, imprigiona, devasta, e calpesta, producendo una scia di sangue
e di delitti di cui Anastasia Baburova e Stanislav Markelo sono un tragico
esempio.
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Dissenso
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Alla fine caro Emanuele credo che il miglior governo sia quello che crea meno disordini, accontenta un pò tutti e sopratutto fa meno morti.
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