Per ricordare il grande scrittore e storico anglo-americano Robert Conquest propongo un articolo scritto da Giulio Meotti nel 2015.
Conquest, dopo essere stato
inizialmente comunista ha poi maturato una profonda disillusione, che lo ha
portato a scrivere libri come :
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Il Grande Terrore,
Il costo umano del
comunismo,
Lenin,
Il secolo delle idee
assassine,
Stalin. La rivoluzione, il Terrore, la Guerra,
Raccolto di dolore. Collettivizzazione sovietica e carestia terroristica,
I dragoni della speranza. Realtà e illusioni nel corso della storia.
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Riguardo al “Grande Terrore” citiamo quanto segue :
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Da : il Giornale.it
"… l'idea
dominante negli ambienti progressisti era…. che le «purghe» fossero il
risultato aberrante della personalità criminale del «piccolo padre» …
Conquest dimostrò la falsità di questa tesi sostenendo che
il «grande terrore» non era riducibile ai «processi di Mosca» degli anni
Trenta, ma era qualcosa di inerente alla natura stessa del comunismo per cui
Stalin appariva come il continuatore, e non già come il traditore, di Lenin.
Non solo.
Il volume non lesinava
rimbrotti a tutti quegli intellettuali occidentali - da Romain Rolland a Jean
Paul Sartre, da George Bernard Shaw a Theodore Dreiser, da Lion Feuchtwanger a
Bertolt Brecht e via dicendo - che negavano o minimizzavano quando non
giustificavano gli orrori del periodo staliniano.”
Ecco di seguito l’articolo del 2015 edito da :
OPACT
-
Osservatorio politico ambiente cultura
turismo.
(link : http://www.simofin.com/simofin/index.php/estero/7588-stali-russia-conquest )
Il grande reietto.
Il grande reietto.
Dopo averne
boicottato i libri, l’Italia ha ignorato anche la morte di Robert Conquest,
lo storico che svelò al mondo i crimini di Stalin.
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Stalin in un manifesto di propaganda sovietica |
di Giulio Meotti | 24 Agosto
2015 ore 09:27
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Susan Sontag era una
stella in visita al campus di Stanford nel 1990
.
Quando le venne
presentato Robert Conquest, l’icona dell’intellighenzia liberal esclamò :
“Tu sei il mio eroe
!”, abbracciando poi lo storico settantenne.
In quello stesso
periodo il poeta e premio Nobel Czeslaw Milosz, parlando di Conquest, lo aveva
definito “il poeta che aveva ragione”.
Conquest si è spento
alcuni giorni fa in California a novantacinque anni a causa di una polmonite.
“Lo storico eroe
morale”, recita il Weekly Standard e The Nation, rivista della sinistra
radical, ha pianto “il grande uomo di lettere”.
In Italia, invece,
per Conquest è stata una damnatio memoriae.
La Repubblica non ha
neppure riportato la notizia della sua scomparsa, la Stampa e il Corriere della
Sera hanno pubblicato due brevi commenti di Gianni Riotta e Federico
Argentieri, mentre lo storico Francesco Perfetti lo ha omaggiato sul Giornale.
Per il resto, silenzio totale.
Nessun mistero, quanto la prosecuzione di un
boicottaggio che pesò su Conquest anche da vivo.
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Malgrado le smentite, lo
spettro del comunismo immaginario agita i sogni della classe media.
“Dedicato, con il suo
permesso, a Robert Conquest, precoce antifascista, precoce antistalinista,
poeta e mentore, fondatore del ‘fronte unito contro le cazzate’”, aveva scritto
Cristopher Hitchens sul frontespizio di un suo saggio in difesa di Orwell.
La Casa Bianca gli aveva
assegnato la Medaglia presidenziale per la libertà, in cui Conquest figurava al
fianco di Aretha Franklin, Alan Greenspan e Muhammad Ali.
Paul
Johnson
lo aveva definito
“il nostro più grande storico vivente”, il letterato che aiutò Margaret
Thatcher a scrivere il discorso sul comunismo che la rese famosa come la “Iron
Lady”.
“I libri di Conquest hanno avuto un enorme impatto sul dibattito sull’Unione sovietica, sia in occidente sia a est”, aveva detto Radoslaw Sikorski, ministro polacco degli Affari esteri, mentre gli assegnava la Medaglia al merito.
“Sentivamo il bisogno di una conferma che l’occidente sapeva cosa stava succedendo dietro la cortina di ferro e i libri di Robert Conquest ci hanno dato tale conferma.
“I libri di Conquest hanno avuto un enorme impatto sul dibattito sull’Unione sovietica, sia in occidente sia a est”, aveva detto Radoslaw Sikorski, ministro polacco degli Affari esteri, mentre gli assegnava la Medaglia al merito.
“Sentivamo il bisogno di una conferma che l’occidente sapeva cosa stava succedendo dietro la cortina di ferro e i libri di Robert Conquest ci hanno dato tale conferma.
Hanno trasmesso un messaggio
di solidarietà con gli oppressi e ci hanno dato la speranza che la verità
avrebbe prevalso”.
Conquest non era nato
anticomunista.
Anni dopo avrebbe contribuito
a far cadere un impero totalitario con una combinazione straordinaria di
immaginazione storica e vecchio stile dell’empirismo inglese.
Bon vivant, era reduce da
quattro matrimoni, l’ultimo con Liddie, sposata nel 1979, che ne curava i
manoscritti, la corrispondenza e le interviste.
Conquest leggeva francese,
tedesco, italiano, ceco, russo, bulgaro, greco e latino.
Si dilettava di fantascienza.In un’intervista con il Los Angeles Times nel 1986 disse che perdere tempo dietro alla fantascienza “è stato utile per ottenere la giusta prospettiva sui sovietici”.
Come Churchill, era un mezzo sangue :
nato nel 1917 in un hotel, da un padre gentiluomo americano della Virginia e una madre inglese.
Da qui la sua passione per quella che chiamava “anglosfera”.
Quando apparve la prima edizione del suo libro più celebre, “Il grande terrore”, nel mondo accademico e intellettuale dominava l’idea che le purghe, quando non venivano negate, fossero il risultato della personalità di Stalin.
Conquest sostenne il contrario, ovvero che la repressione era inerente al comunismo.
La cifra di tredici milioni di morti, avanzata dallo storico e contestata come “propaganda controrivoluzionaria” durante la Guerra fredda, trovò conferma quando egli poté accedere agli archivi degli ex servizi segreti sovietici e alla documentazione ufficiale.
sparito, inghiottito
dall’oblio.
Fu sempre Conquest a scoprire
che la “Grande carestia” che settant’anni fa, tra il 1932 e il 1933, uccise in
Ucraina tra i sette e i dieci milioni di persone, non fu una fatalità, ma
un’operazione organizzata da Stalin per piegare i contadini che resistevano
alla collettivizzazione.
Oggi sappiamo che non è vero,
come sostiene Conquest, che Stalin abbia voluto uccidere in massa i contadini.
E’ vero piuttosto che usò la
carestia per punire l’Ucraina in modo esemplare e per spezzare la resistenza
dei contadini.
Il risultato, però, non cambia.
Ed è quello che ha scoperto
Conquest per primo.
Per parafrasare Timothy Garton
Ash, “Conquest era Solgenitsin prima di Solgenitsin”.
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Il suo “Grande terrore”
apparve quattro anni prima di “Arcipelago Gulag”. In Italia, il suo libro fu però protagonista di una singolare vicenda.
La casa editrice Garzanti
all’epoca ne aveva acquisito i diritti, lo fece tradurre ma non lo pubblicò mai
(“Raccolto di dolore” sarebbe uscito soltanto nel 2004 grazie alla piccola e
agguerrita Liberal Edizioni).
Il clima era quello in cui la
slavistica ufficiale era stata “normalizzata”, nel senso di Praga, in cui
Umberto Eco definiva Alexander Solgenitsin un Dostoevskij da strapazzo e i
dissidenti invocavano quelle “libertà formali” che la sinistra non dimostrava
di apprezzare molto.
Un intellettuale comunista,
Lombardo Radice, elogiava solo quegli scrittori censurati che non facevano
“disperare Billancourt, che non toglievano, cioè, agli operai la fiducia nel
comunismo”.
La dittatura culturale c’è
stata a Varsavia, Praga, Mosca e Budapest.
In Italia ha prevalso una tranquillizzante
abitudine alla reticenza.
La rivista di Nicola
Chiaromonte, Ignazio Silone e Gustav Herling, Tempo presente, poteva uscire
senza che nessuna censura glielo impedisse.
Bastava farle il vuoto
attorno, non parlarne mai.
Chiuse dopo poco.
Come i libri di Conquest.
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La sorte di alcuni milioni di
contadini russi fu decisa per sempre nella settimana tra il 10 e il 17 novembre
1929.
Fu in quei giorni che il
Plenum del Comitato centrale del Pcus decretò la “soluzione radicale”
(sinistramente assonante con un’altra “soluzione”, questa come si sa “finale”)
dei problemi dell’agricoltura sovietica.
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Fu la più gigantesca uccisione
di esseri umani mai decretata da qualsiasi potete politico al di fuori di un
evento bellico.
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In Italia alcuni testi di
Conquest non sono mai stati tradotti.
Non c’è il suo libro sulla
polizia politica sovietica né quello su Kolyma, il primo tentativo di
ricostruzione storica della realtà di un lager staliniano, fatto conoscere al
pubblico occidentale ben prima che uscissero i memorabili “Racconti della
Kolyma” di Varlam Salamov.
Mai tradotto neppure il
“Coraggio di un genio”, sull’affare Pasternak-Zivago e la persecuzione dello
scrittore e poeta russo.
Mai tradotto “Lenin”, dedicato
a colui che Conquest riteneva il vero padre del terrore sovietico, poiché già
nel 1918 proclamava la necessità di “ripulire la terra russa da tutti gli
insetti dannosi” e definiva il terrore “un mezzo per convincere”.
Einaudi, Feltrinelli, Laterza,
Garzanti, cioè le maggiori case editrici di cultura nel nostro paese, sono
state solertissime nel fare il vuoto attorno a Conquest (Einaudi addirittura
cestinò la prefazione di Gustav Herling ai “Racconti” di Salamov, che Primo
Levi liquidò come superfluo).
E lo si è visto anche nei
giorni scorsi, nel silenzio che ha accolto la morte di Conquest..
Non è stato mai tradotto
nemmeno il libro di Conquest sull’omocidio di Sergej Kirov, leader comunista di
Leningrado, che segnò l’inizio della “ezovscina”, l’epoca di Ezov, il capo
della polizia.
In un inesorabile crescendo,
milioni di persone morirono, o scomparvero, in una strage che raggiunse il suo
folle parossismo tra il 1936 e il 1938.
Uccidendo Kirov, Stalin
eliminò un potenziale avversario e si assicurò un pretesto per distruggere non
soltanto i suoi eventuali oppositori ma qualsiasi individuo, o gruppo, per
quanto innocente.
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Il terrore calò sulla Russia.
Conquest rivelò che sotto
Stalin morirono anche duecento comunisti italiani, tra i quali Edmondo Peluso,
uno degli eroi della rivolta di Canton, torturato.
Arrestato pure il cognato di
Togliatti, Paolo Robotti (“gli ruppero i denti e gli lesero incurabilmente la
spina dorsale”, anche se poi fu rilasciato).
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Conquest si diede allo studio
dell’Unione sovietica negli metà degli anni Cinquanta mentre lavorava al Foreign
Office britannico, in un ufficio semi-segreto responsabile della lotta contro
la propaganda sovietica.
La libertà bolscevica |
“La sua intuizione storica è
stata sorprendente”, ha detto al New York Times Norman M. Naimark, professore
di Storia dell’Europa orientale presso la Stanford University.
“Ha visto le cose con
chiarezza, senza aver accesso agli archivi o a informazioni interne da parte
del governo sovietico.
Molti storici sovietici, che
pure avevano a disposizione quel materiale, non sono arrivati alle stesse
conclusioni.
Conquest è stato innovativo,
pionieristico”.
E pensare che aveva iniziato la carriera come poeta, vincendo il premio Pen per la migliore poesia lunga scritta durante la Seconda guerra mondiale.
E pensare che aveva iniziato la carriera come poeta, vincendo il premio Pen per la migliore poesia lunga scritta durante la Seconda guerra mondiale.
Poesie divertenti, licenziose,
liriche e satiriche.Scritte assieme a Kingsley
Amis, il padre dello scrittore Martin Amis.
Una vocazione letteraria che
lo storico coltiverà anche come editor letterario dello Spectator.
I critici chiamavano Conquest
“un rabbioso anticomunista”, invidiosi di quello che soltanto lui aveva saputo
mettere assieme e portare alla luce.
Lui è sempre rimasto in disparte anche dalla comunità accademica, disprezzando “la natura arcana e parrocchiale di certa letteratura accademica”, come ha dichiarato Mark Kramer, professore di Storia della Guerra fredda ad Harvard.
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Nella prefazione al suo “ Raccolto di dolore”, Conquest ha osservato che “nelle azioni qui registrate circa venti vite umane sono state perse, non per ogni parola, ma per ogni lettera, in questo libro”.
Indegno, purtroppo, per le miopi case editrici italiane.
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(Le immagini sono state aggiunte dal Blog)
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Dissenso
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Lui è sempre rimasto in disparte anche dalla comunità accademica, disprezzando “la natura arcana e parrocchiale di certa letteratura accademica”, come ha dichiarato Mark Kramer, professore di Storia della Guerra fredda ad Harvard.
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Nella prefazione al suo “ Raccolto di dolore”, Conquest ha osservato che “nelle azioni qui registrate circa venti vite umane sono state perse, non per ogni parola, ma per ogni lettera, in questo libro”.
Indegno, purtroppo, per le miopi case editrici italiane.
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(Le immagini sono state aggiunte dal Blog)
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Dissenso
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