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E’ stato, dopo l’ultimo conflitto mondiale, uno dei
leader più importanti dei partigiani lituani, che opposero al comunismo russo
una resistenza armata antisovietica dal 1944 al 1956.
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Nel 1940, periodo in cui l’Unione sovietica invase la Lituania, Lukša divenne membro del
Fronte attivista lituano (LAF) che si proponeva di liberare il Paese
ristabilendone l’indipendenza.
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Fu catturato dai russi e imprigionato nella città
di Kaunas, il principale centro di resistenza contro il regime sovietico, ma
successivamente fu liberato quando la Germania nazista invase la Lituania.
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Lukša iniziò nuovamente a collaborare con il
movimento clandestino nel 1944, dopo il ritorno dell’Armata Rossa sovietica sui
territori lituani, dapprima partecipando come studente ad azioni disarmate di
supporto logistico, poi dal 1946 dopo l’arresto di molti attivisti, lasciando
la città ed entrando nella resistenza armata.
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Alla fine del 1947 attraversò la famigerata “cortina di ferro”
per raggiungere i Paesi occidentali e farsi portavoce della lotta e della
resistenza del popolo lituano contro il comunismo sovietico.
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Nel 1948 a Parigi conobbe
Nijole Brazenaitè Luksiene Paronetto, con cui dopo due anni di fidanzamento
convolò a nozze nel 1950.
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Purtroppo dopo appena un
mese furono costretti a separarsi, senza sapere che sarebbe stato per sempre.
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Nijolè emigrò negli Stati Uniti nel 1953 dove visse senza
avere notizie del marito, fino a quando nel 1957 apprese della sua tragica fine.
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Durante il suo soggiorno in Europa scrisse il libro
“Fighters for Freedom : Lithuanian Partisans
Versus the U.S.S.R. 1944-1947”, in cui descrive come e perché innumerevoli giovani sia uomini che donne
lituani furono costretti dalle implacabili persecuzioni sovietiche ad
abbandonare le loro attività quotidiane, e a prendere le armi in mano per
difendersi dagli oppressori.
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Vivendo
come fuorilegge e nascondendosi nei boschi, con la consapevolezza che ad ogni
istante avrebbero potuto essere cacciati e uccisi come qualcuno dei tanti
animali selvatici, questi giovani combattenti proseguirono decisi l’impari lotta, con ogni mezzo a loro disposizione.
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Tre partigiani del "Fronte invisibile", al centro Luksa Juozas |
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Lukša
scrisse anche un racconto autobiografico della sua lotta per la libertà,
intitolato "Forest brothers", attraverso cui abbiamo una diretta testimonianza
del fatto che ben 28.000 combattenti, partigiani anticomunisti, sia uomini che
donne, parteciparono a battaglie in tutta la Lituania, affrontando
sconvolgimenti inimmaginabili, costituendo ciò che i sovietici denominarono “il
Fronte invisibile”.
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Nel 2003 il regista Jonas Vaitkus prese
spunto da
queste vicende per girare un film sulla sua vita, intitolato Utterly
Alone.
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Il film racconta i tentativi compiuti da Lukša,
mediante i suoi viaggi in Europa occidentale, di trovare aiuti e sostegno per
continuare la resistenza armata contro i sovietici (i suoi partigiani erano
noti come “i Fratelli della foresta”), le cui fortune nella guerriglia
contro le autorità sovietiche stavano diminuendo, in gran parte a causa
dell'infiltrazione diffusa di spie dell’NKVD.
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L’epilogo del film mostra Lukša ucciso in un
agguato in Lituania, anche se in realtà il suo corpo non è mai stato trovato.
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Fu
ricercato senza successo dal controspionaggio sovietico salvo poi venir tradito
da un suo compagno di combattimento, Jonas Kukauskas, e ucciso nell’autunno del
1951 a soli 30 anni di età.
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Le
truppe comuniste di occupazione sovietiche in Lituania compirono sulla popolazione inerme
efferatezze di ogni tipo, come rapine, omicidi, torture, e deportazioni.
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La
NKVD, la famigerata polizia segreta di Stalin, e l’Armata Rossa, svelarono il
loro vero volto compiendo atrocità di ogni tipo sul popolo che avevano invaso
militarmente, sparando e uccidendo in nome del comunismo.
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In
risposta a questa violenza gli uomini e le donne lituane si riunirono in bande
e si rifugiarono nelle foreste per sfuggire alla repressione sovietica e
all’arresto.
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Poi
si organizzarono e iniziarono a combattere con qualsiasi mezzo a loro
disposizione : stampe clandestine, sabotaggi, assassinio dell’invasore,
battaglie.
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Molti di loro sperarono in un intervento
dell’Occidente che però non arrivò mai.
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La
NKVD, forte delle delazione di molti collaborazionisti, mise alle strette il
movimento partigiano catturando molti dei loro combattenti e sottoponendoli a
torture efferate.
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Spesso
i loro corpi venivano decapitati, smembrati, dilaniati e lasciati appesi nei
mercati rionali come terribile esempio di dissuasione per la popolazione.
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Le
storie di questi eroi partigiani combattenti anticomunisti sono sconosciute nel mondo occidentale,
poiché gli intellettualoidi delle sinistre, attuando la loro sistematica
disinformazione, ne hanno accuratamente
occultato e cancellato la memoria.
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Inoltre
l’apparato disinformativo dei nostalgici della falce e martello, ha tentato di
delegittimare l’operato dei partigiani anticomunisti lituani, accostandone le
gesta a presunte collusioni con il nazismo.
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Ciò
è veramente vergognoso, se consideriamo che l’Unione sovietica ha invaso la
Lituania per ben due volte, e che solo l’avanzata delle truppe germaniche ha
dato respiro alla popolazione oppressa, liberandola dal giogo comunista.
Questo
è l’unico motivo per cui le truppe tedesche vennero accolte con benevolenza,
grazie al fatto che senza di loro l’intero popolo lituano sarebbe stato
sterminato, così come era già successo in altre zone dell’oriente ad altre
etnie tragicamente sopraffatte dalla violenza comunista, come ad esempio i calmucchi, i tatari, o gli ingusci.
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Il
leggendario Juozas Lukša-Daumantas e i Fratelli della Foresta sono da
considerare eroici partigiani per la libertà, che hanno combattuto contro la
violenza esercitata dal comunismo sul popolo lituano, fino all’estremo
sacrificio.
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Oggi
la Lituania è un Paese finalmente libero, aderente alla NATO e all’Unione
europea.
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Una unità delle Forze Armate Lituane odierna (la LF
TC) è stata intitolata quindi a questo leader guerrigliero che si è distinto
nella lotta per la libertà della Lituania stessa :
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Juozas Lukša-Daumantas.
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Dissenso
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