mercoledì 16 agosto 2017

STALIN ORDINAVA, TOGLIATTI ESEGUIVA

Gianni Corbi
Propongo un articolo di Gianni Corbi, edito su "la Repubblica"  nel 1997, ancora oggi attualissimo.
Corbi, scomparso il 31 luglio 2001, all'età di 75 anni, era nato nel 1926 ad Avezzano ed è stato una delle penne più incisive del panorama giornalistico e letterario nazionale.
Divenne Direttore dell'Espresso negli anni di piombo, dal 1968 al 1970.
Le sue numerose inchieste sul potere in Urss, lo condussero a divenire un esperto del mondo comunista, oltre che dell'Italia del dopoguerra.
Per il suo talento e la sua preparazione storico-politica fu eletto "Garante dei lettori" di "Repubblica", per rappresentare i diritti dei lettori.
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STALIN ORDINAVA TOGLIATTI ESEGUIVA
Di Giani Corbi
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Due libri che hanno per tema i rapporti intercorsi tra la Russia di Stalin e il Pci di Palmiro Togliatti stanno provocando discussioni e polemiche nel mondo degli studiosi del comunismo italiano.
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La tesi portante è che la strategia di tutti i partiti comunisti, in particolare di quello italiano e di quello francese, non ebbe nulla di originale e di "nazionale", ma seguì sempre, con obbedienza quasi assoluta, le esigenze e le direttive di Stalin e dell' Urss.
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Il primo saggio è “L'altra faccia della luna”, a cura di Elena Aga-Rossi e Gaetano Quagliarello, edito da Il Mulino (pagg. 287, lire 35.000).
Elena Aga Rossi
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Il secondo, uscito in questi giorni sempre per Il Mulino è intitolato “Togliatti e Stalin. Il Pci e la politica estera italiana” (pagg.312, lire 38.000).
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Gli autori, Elena Aga-Rossi e Victor Zaslavsky, sono arrivati alla conclusione che la strategia di Togliatti nel periodo preso in esame, cioè dalla caduta del fascismo ai primi anni Cinquanta, fu eterodiretta da Mosca, personalmente da Togliatti o dai suoi più diretti collaboratori.
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Che, per esempio, la famosa "Svolta di Salerno" fu autorevolmente suggerita e dettata da Stalin a Togliatti nella primavera del 1944, alla vigilia della partenza del segretario del Pci per l' Italia.
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Viktor Zaslavsky
Non è una rivelazione di poco conto.
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La "Svolta di Salerno" infatti, è uno dei pilastri su cui ha poggiato la politica di unità nazionale del Pci, per alcuni è addirittura l'atto fondativo di un partito che abbandonava i vecchi schemi del massimalismo per imboccare la strada del movimento progressista di massa intenzionato a trasformare la società attraverso la politica delle riforme.
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Buona parte della storia del Pci, così come ci è stata raffigurata dagli storici comunisti, sarebbe dunque da riscrivere ?
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Per capire come andarono le cose è necessario ricostruire una intricata vicenda di cui, forse, sono da scrivere molti altri capitoli.

Nell'autunno del 1994, in un convegno internazionale svoltosi a Cortona col patrocinio della Fondazione Feltrinelli, proprio Elena Aga-Rossi e Victor Zaslavsky, un noto sociologo leningradese emigrato in Occidente ai tempi di Breznev, sostennero che fu Stalin in persona a disegnare la cornice strategica della "Svolta di Salerno".
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In particolare Togliatti, una volta in Italia, avrebbe dovuto "mettere da parte lo slogan dell'immediata abdicazione del re, se quest'ultimo avesse voluto combattere i tedeschi.
E puntare, invece, ad entrare nel governo di Badoglio".
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Sempre nell'autunno del 1994, in un saggio uscito nel numero luglio-settembre di Studi Storici, rivista trimestrale dell'Istituto Gramsci, lo studioso Mikhail M. Narinsky fornì altri importanti particolari.
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Utilizzando i documenti del Fondo Stalin conservati negli archivi del Presidente della Federazione russa e i diari personali dell'ex capo del Comintern Georgi Dimitrov, Narinsky rivelò che nella notte tra il 3 e il 4 marzo '44 Togliatti ebbe un importante colloquio con Stalin.
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Oggetto dell'incontro il suo prossimo ritorno in Italia, e l'atteggiamento da tenere nei confronti del governo Badoglio, della monarchia, degli angloamericani.
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Molotov, presente al colloquio, riferì per telefono a Dimitrov il contenuto dell'incontro.
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Dimitrov annotò velocemente su un foglio di carta le direttive di Stalin.
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"Primo :
Non chiedere l'immediata abdicazione del re.
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Secondo :
I comunisti possono entrare nel governo Badoglio.
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Terzo :
Concentrare i propri sforzi nel raggiungimento dell'unità per la lotta contro i tedeschi".
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Il 5 marzo, scrive Narinsky, Togliatti vide Dimitrov mettendolo al corrente, con più dettagli, della sua conversazione al Cremlino.
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Secondo Stalin "l'esistenza di 'due campi' (Badoglio e il re, i partiti antifascisti) sta indebolendo il popolo italiano.
Ciò va a favore degli inglesi, che vorrebbero avere un'Italia debole nel Mediterraneo".
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Subito dopo Stalin avrebbe aggiunto :
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"Se la lotta tra i due campi dovesse proseguire, si arriverebbe alla rovina del popolo italiano.
Gli interessi del popolo italiano impongono che l'Italia sia un paese forte con un forte esercito".
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Stabilito che fu Stalin a impostare la strategia della "Svolta di Salerno", gli autori del saggio “L'altra faccia della luna” hanno allargato il campo della polemica.
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La critica è rivolta ai maggiori storici del Pci, e al modo con cui essi avrebbero avvalorato la tesi della "diversità" di un Pci teso ad elaborare una sua originale via italiana al socialismo.
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Un attacco che prende di mira in modo particolare Paolo Spriano, al quale si riconosce il merito di aver introdotto qualche elemento di dubbio nel rapporto Pci-Unione Sovietica, ma al quale si rimprovera di aver accreditato la tesi di un Pci "in continua evoluzione verso una sempre maggiore autonomia dall'Urss, facendo di Togliatti il protagonista principale di questo processo".
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Un abbaglio grave poiché i documenti dimostrerebbero invece che le strategie comuniste furono "fondamentalmente identiche ad est come ad ovest dell' Europa".
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Narinsky, da parte sua, ha fornito ulteriori particolari sull' incontro Togliatti-Stalin.
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A conclusione del colloquio Stalin "avrebbe invitato i comunisti italiani a non identificarsi troppo con la politica dell'Urss, ed a mantenere rapporti leali con gli alleati occidentali...".
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Dettando, o suggerendo, a Togliatti quella che avrebbe dovuto essere la futura linea politica del Pci Stalin perseguiva un preciso calcolo geopolitico.
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Stalin, sostiene Narinsky, era infatti a favore "di una ampia unità di tutte le forze nazionali italiane, nell'interesse della lotta contro la Germania e per la creazione di un contrappeso all'influenza britannica nel Mediterraneo".
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La tesi della subordinazione piena del Pci alle esigenze della politica sovietica è però contestata dalla maggioranza degli storici che si sono occupati del Pci.
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Essi ricordano che cinque mesi prima dell'incontro con Stalin, Togliatti aveva elaborato la linea strategica che si realizzerà nella "Svolta di Salerno".
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Una politica di unità nazionale che Togliatti perfezionerà e proclamerà il 26 novembre del 1943 parlando nella Sala delle Colonne della Casa dei Sindacati.
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Negli stessi luoghi dove Wysinski aveva pronunciato le sue requisitorie, e Zinoviev, Kamenev, Bucharin, avevano confessato colpe terribili e inesistenti.
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Nella parte centrale del suo discorso Togliatti riassunse in poche frasi quella che sarebbe stata l'essenza della sua strategia :
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"...l'unità e la collaborazione di tutte le forze popolari dovranno essere l'asse della politica italiana :
la base su cui verrà costruito un vero regime democratico".
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Aldo Agosti, nella sua recente biografia di Togliatti, tiene conto dell'incontro Togliatti-Stalin, e delle novità contenute negli archivi sovietici e nel diario di Dimitrov.
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E giunge alla conclusione, forse un po' salomonica ma ragionevole, che nella "Svolta di Salerno" la strategia di Togliatti trovò una sponda consenziente nella visione geopolitica di Stalin.
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Non si può escludere, scrive infatti Agosti, che nel colloquio con Stalin Togliatti "abbia avuto una parte attiva, facendo valere le ragioni che aveva sostenuto nei discorsi radio della prima metà di gennaio".
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Il ritorno di Togliatti in Italia ebbe un risvolto misterioso.
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Ora sappiamo con certezza che la sua partenza per l'Italia avvenne il 6 o il 7 marzo del 1944, cioè due o tre giorni dopo il suo incontro notturno al Cremlino.
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Togliatti espone i suoi programmi al XX Congresso a Mosca, dimostrando di essere un traditore
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Ma Togliatti ha invece sempre affermato in più occasioni, parlandone per esempio con i suoi biografi "ufficiali" Marcella e Maurizio Ferrara, di essere partito da Mosca attorno al 26 febbraio del 1944.
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I depistaggi messi in opera da Togliatti, e la nuova documentazione sugli avvenimenti che precedettero il suo ritorno in Italia, aprono un varco nella storiografia comunista.
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E la polemica è destinata ad ingrossare, man mano che altri documenti allargheranno gli squarci di luce sulla storia del Pci, e anche del nostro paese.
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Nell'importante libro di Elena Aga-Rossi e di Victor Zaslavsky, oltre alla "Svolta di Salerno" si affrontano infatti altre importanti questioni che daranno filo da torcere agli storici che si occupano della materia.
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O quella dell'atteggiamento stranamente remissivo tenuto da Togliatti e da Thorez quando furono bruscamente estromessi, nella primavera del 1947, dai governi di cui facevano parte in posizioni di grande rilievo.
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Fonte :
(LINK)
Nota del Blog : le immagini sono state aggiunte dal blog.
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Dal 1997 ad oggi sono stati fatti importanti passi verso l'acquisizione di verità sempre più inconfutabili, grazie anche alle aperture/chiusure degli innumerevoli archivi da cui gli studiosi e gli storici hanno potuto desumere dati oggettivi.
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Manifesto dell'epoca, da cui si evince la responsabilità di Togliatti nelle stragi staliniane
Di sicuro è emersa la completa sudditanza di Togliatti e di tutto l'apparato politico del PCI, che mentre da un lato rappresentavano in Parlamento una parte del Popolo italiano, dall'altro prendevano ordini e finanziamenti dal Partito Comunista Russo.
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.Un vero e proprio tradimento quindi, testimoniato da decine di autori, quali ad esempio Valerio Riva che con il suo libro "Oro da Mosca" traccia un quadro esaustivo quanto sconcertante.
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Chissà se oggi gli eredi di Togliatti, pur metamorfizzati, seguono ancora i suoi insegnamenti...
Certo è che nelle ricorrenze ufficiali gli tributano onore e gloria, definendolo come "il Migliore" !
Chi ha orecchie per intendere ...
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Dissenso
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